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MARTEDÌ 1 AGOSTO
Settimana della VIII domenica dopo Pentecoste • Anno I

Lettura del primo libro di Samuele.
In quei giorni. Il Signore aveva rivelato all’orecchio di Samuele, un giorno prima che giungesse Saul: «Domani a quest’ora ti manderò un uomo della terra di Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele. Egli salverà il mio popolo dalle mani dei Filistei, perché io ho guardato il mio popolo, essendo giunto fino a me il suo grido». Quando Samuele vide Saul, il Signore gli confermò: «Ecco l’uomo di cui ti ho parlato: costui reggerà il mio popolo». Saul si accostò a Samuele in mezzo alla porta e gli chiese: «Indicami per favore la casa del veggente». Samuele rispose a Saul: «Sono io il veggente. Precedimi su, all’altura. Oggi voi due mangerete con me. Ti congederò domani mattina e ti darò indicazioni su tutto ciò che hai in mente. Riguardo poi alle tue asine smarrite tre giorni fa, non stare in pensiero, perché sono state ritrovate. A chi del resto appartiene quel che c’è di prezioso in Israele, se non a te e a tutta la casa di tuo padre?». Rispose Saul: «Non sono io forse un Beniaminita, della più piccola tribù d’Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino? Perché mi hai parlato in questo modo?». Ma Samuele prese Saul e il suo domestico e li fece entrare nella sala, e assegnò loro il posto a capo degli invitati, che erano una trentina. Quindi Samuele disse al cuoco: «Portami la porzione che ti avevo dato dicendoti: “Mettila da parte”». Il cuoco prese la coscia con la parte che le sta sopra, la pose davanti a Saul e disse: «Ecco, quel che è rimasto ti è posto davanti: mangia, perché è per questa circostanza che è stato conservato per te, quando si è detto: “Ho invitato il popolo”». Così quel giorno Saul mangiò con Samuele.
Scesero poi dall’altura in città, e Samuele s’intrattenne con Saul sulla terrazza. Di buon mattino, al sorgere dell’aurora, Samuele chiamò Saul che era sulla terrazza, dicendo: «Àlzati, perché devo congedarti». Saul si alzò e ambedue, lui e Samuele, uscirono. Quando furono scesi alla periferia della città, Samuele disse a Saul: «Ordina al domestico che vada avanti». E il domestico passò oltre. «Tu férmati un momento, perché ti possa comunicare la parola di Dio».
Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: «Non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità?».

Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Il Signore Gesù parlava ai settantadue discepoli e disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Le parole di Gesù, che il Vangelo di oggi ci consegna, hanno come destinatari i settantadue discepoli che Gesù ha scelto per inviare in missione a due a due, davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Con parole dure Gesù termina il discorso di invio, con cui ha istruito i discepoli su come portare l'annuncio del regno, come comportarsi di fronte all'accoglienza del Vangelo e come rispondere al rifiuto e alla non accoglienza. L'espressione «guai!» ha più il significato di un grido di dolore e di lamento che di una minaccia o di una maledizione: esprime la dolorosa constatazione che chi rifiuta la buona notizia del regno di Dio e non le fa spazio nella propria esistenza reca male a sé, sceglie consapevolmente di non godere di un dono gratuito, di una promessa di vita... Stupisce che tra le città oggetto dei «guai» ci sia anche Cafarnao, dove molte folle avevano ascoltato Gesù con stupore e ammirazione e molti malati erano stati condotti da lui per essere guariti. Il riferimento a Tiro e Sidone, due città poste in territorio pagano, indicano che non basta provare timore e stupore di fronte alla parola di Gesù, ma è richiesta una conversione - vestite di sacco e cosparse di cenere - che si esprime in opere che trasformino la vita. È in gioco l'accoglienza del Vangelo, nella persona di Gesù e dei suoi inviati. Di fronte a questa accoglienza che deve farsi carne, e non può solo vantarsi del privilegio di chi riconosce di essere stato visitato dalla misericordia, si comprende che nel regno di Dio le logiche umane sono scardinate, come già esprime la domanda stupita di Saul di fronte alla scelta di Dio che Samuele gli rivela: Non sono forse io un beniaminita, della più piccola tribù di Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino?La scelta di Dio e il suo dono di salvezza superano ogni logica di merito e di grandezza umana, precedono la conversione dei destinatari, ma la richiedono in modo esigente come segno della piena accoglienza del dono. Con questa Parola esigente, oggi, siamo chiamati a confrontarci, personalmente e come comunità.