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settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

 

prima pagina
Dopo l'11 settembre di chi ci si può fidare?
di Francesco Zanotti
L'attesa si fa sempre più snervante. Dopo il terribile attacco dell'11 settembre alle Torri gemelle di New York tutto il mondo sta aspettando la risposta dell'America. Da quando è scattata l'operazione "giustizia infinita" ribattezzata "libertà duratura" ognuno di noi sa che prima o poi qualcosa dovrà accadere. Che cosa nessuno bene lo può comprendere. Comunque la risposta statunitense ci sarà e potrà avere conseguenze non da poco. 
Le previsioni si sprecano e ogni giorno sembra buono per l'azione decisiva. Sono trascorse più di tre settimane da quel tragico martedì, eppure il presidente Bush non si è ancora fatto prendere la mano dai falchi del suo governo. Chi gli consiglia prudenza sta avendo il sopravvento e l'opinione pubblica mondiale si sta spostando in suo favore. Una strategia di non breve periodo che sembra ripagare più di ogni altra azione militare. E' vero, sono stati schierati militari, forze navali, aeree e terrestri davanti alle terre incriminate, ma l'azione diplomatica svolta in questi giorni sta forse facendo molto di più dei tanti bombardamenti a tappeto invocati fin dai primi minuti dopo gli attentati.
Qualche filo di speranza ancora c'è. Nel frattempo siamo tutti coinvolti in questo dopo 11 settembre. Tornare alla normalità non è semplice ed anche chi pensa di poterlo fare poi fa i conti col mondo che non è più lo stesso. In questo i terroristi hanno già avuto una prima vittoria: hanno fatto cambiare le abitudini a milioni di cittadini occidentali ed hanno gettato nella paura, se non nel panico, prima i mercati finanziari e poi le convivenze di tutti i giorni. Viaggi annullati, consumi ridotti, timori di ogni genere verso il futuro, piani sconvolti: tutto è stato rimesso in discussione e il modello occidentale di un mondo in continua espansione ne esce drasticamente ridimensionato.
Gli oltre seimila morti sotto il World Trade Center di New York sono lì a ricordarci che il loro sacrificio non deve restare né impunito né può far rimanere tutto come prima. Se da un lato non ci sono giustificazioni per atti ignobili di un terrorismo che non conosce confini per la sua efferatezza, d'altro canto non possiamo più far finta che non esistano grandi disparità fra diverse aree della Terra. La globalizzazione forse è finita. Oppure, grazie proprio ad essa, ci sarà la possibilità per tutti di godere di un più diffuso benessere. 
Intanto si sprecano i titoloni drammatici: "Nelle città dilaga la grande paura" è quanto riporta un quotidiano nazionale di martedì scorso. La guerra chimica e batteriologica sta creando apprensione negli States, ma anche da noi c'è chi non ci scherza sopra. In ogni momento si ascolta una notizia nuova che sembra non far presagire nulla di buono. L'aria è carica di tensione e questa guerra che c'è ma non si vede rende ancora più nervosi.
Intanto che fare? Ciascuno può fare del suo. Chi può aver capito l'importanza di tanti aspetti della vita che prima non prendeva in considerazione e chi si è accorto che la vita stessa è proprio appesa a un filo. La potenza, di qualunque tipo, prima o poi crolla, proprio come le torri di New York. Allora sarà bene che ognuno di noi faccia un bell'esame di coscienza e si chieda una volta per tutte: su chi poggiare la nostra vita e di chi fidarsi per non restare delusi?
Anno XXXIV
n. 36
5 ottobre 2001

 

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