Ogni giorno l'ambiente è alla ribalta della cronaca:
dalle discariche di casa nostra, all'effetto serra; dalla mancanza d'acqua nelle città
dei sud, all'avanzata dei deserti; dall'inquinamento generalizzato, allo smaltimento delle
scorie radioattive; dalla dissennata gestione del territorio, alla mancanza di una
legislazione adeguata.
Se l'ambiente è un problema, la responsabilità è nostra. Di un'industrializzazione
selvaggia e degli stili di vita dei Paesi sviluppati (ma non solo). Coscienti dei rischi,
i governi del mondo si parlano ed è un fatto positivo. Tuttavia faíicano a trovare
soluzioni comuni.
Da parte loro i cristiani hanno compreso sempre più, negli ultimi decenni, l'importanza
della salvaguardia dell'ambiente. Mentre ringraziano Dio di averlo creato, vogliono
impegnarsi per conservarlo e migliorarlo. In una creazione minacciata si scoprono
coinvolti in un'assunzione forte di responsabilità, ma anche in un'affermazione
altrettanto forte di speranza. Ammirano il mondo come realtà buona che ricevono dalle
mani del Creatore per consegnarla integra in eredità alle future generazioni, affinché
anch'esse vi possano abitare, trovandovi gioia. Accogliendo lo Spirito, lodano Dio per la
vita che sempre Egli suscita e sostiene, e s'impegnano per la tutela di ogni vivente.
L'impegno per una sostenibilità globale diviene allora dimensione essenziale del pensiero
cristiano che stimola alla ricerca di una diversa organizzazione sociale nel segno
dell'eco- giustizia e della capacità di futuro. Non è casuale dunque che, di fronte alle
emergenze ambientali dell'agenda politica, sempre più spesso i cristiani si trovino in
prima fila nel reclamare cambiamenti forti nel modello di sviluppo come negli stili di
vita.
La responsabilità per la salvaguardia del creato è emersa nella coscienza ecclesiale
tramite un percorso ecumenico. Una dimensione da mantenere e potenziare. Infatti solo
Chiese in comunione possono testimoniare efficacemente un impegno per la creazione di Dio
in quell'unità con la pace e la giustizia che la Scrittura chiama Shalom.
Per rendere sempre più sensibile l'opinione pubblica di credenti e non credenti alla
dimensione ambientate, da più di dieci anni il Patriarca Ecumenico Dimitrios I di
Costantinopoli ha fatto la proposta di dedicare un tempo al creato. Proposta fatta propria
anche dall'Assemblea Ecumenica di Graz del 1997. In concreto i cristiani sono invitati a
un giorno comune di preghiera per il dono della creazione, ma anche di supplica per la sua
conservazione e il suo rinnovamento.
Noi direttori dei settimanali cattolici la vogliamo rilanciare. Proponiamo alla Chiesa
italiana di celebrarla, fin dal prossimo anno, nella prima domenica di settembre in
comunione con le Chiese Ortodosse che in quella data iniziano l'anno civile e liturgico.
SCHEDA
Negli ultimi anni è cresciuta la responsabilità per la salvaguardia dell'ambiente nelle
istituzioni ecclesiali. Si tratta solo di primi passi che attendono ancora di trovare una
continuità nella vita delle comunità, ma certo segnalano l'emergere di una nuova
dimensione della coscienza sociale cristiana. Un'attenzione specifica per la cura del
creato e per la sua diffusione fino a livello di pastorale ordinaria la troviamo, in
particolare, a livello europeo. In questo senso opera, ad esempio, l'ECEN (European
Christian Environment Network) che raccoglie cristiani di diverse Chiese impegnati a
promuovere una società sostenibile.
In ambito specificamente cattolico si colloca l'azione delle Conferenze Episcopali
Europee, con gli incontri annuali rivolti ai delegati nazionali per l'ambiente. Il quarto,
programmato per il prossimo anno, avverrà probabilmente in Italia.
Anche nel nostro Paese si è recentemente costituito, presso l'Ufficio Cei per i problemi
sociali e del lavoro, un gruppo di lavoro sulla "Responsabilità per il Creato".
Tra i suoi primi atti, un seminario e un documento sull'effetto serra nonché un convegno
nazionale ad Assisi sul "Futuro della nostra terra.", che ha visto una
partecipazione ampia e stimolante. |