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settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

 

prima pagina
Ripartiamo dalla sete di speranza
di Ernesto Diaco
Dopo un'estate non priva di momenti formativi e di avvenimenti che hanno fatto riflettere anche le comunità - è stata, tra l'altro, l'estate del G8 di Genova - è tempo di riprendere le normali attività pastorali. Feste parrocchiali, incontri di preti e di catechisti, riunioni di programmazione segnano il calendario ecclesiale di settembre, forse a volte ricalcato su quello degli anni precedenti, ma anche molto diverso per l'atmosfera che si respira ovunque.
La prima differenza viene da quanto accaduto nei giorni scorsi negli Stati Uniti. È indubbio che il riesplodere così drammatico del terrorismo internazionale, con l'annunciata reazione politica e militare, non possa restare fuori dalla porta delle comunità cristiane. Mentre attorno si diffondono tensioni nuove e sentimenti confusi, oscillanti tra la paura e l'odio, lo sgomento e l'angoscia, i credenti sentono forte la chiamata a implorare il dono della pace. E seminare i germi di una civiltà giusta e fraterna.
Tocca soprattutto ai laici portare il mondo nella Chiesa e la Chiesa nel mondo, perché una reciproca sordità non finisca col far perdere all'uno le ragioni della speranza ed all'altra la concretezza della vita e delle domande di milioni di persone.
Non si tratta di abbandonarsi all'onda emotiva che in simili circostanze sommerge le menti, ma di riappropriarsi dell'essenziale della fede, da condividere come la sete di verità e di giustizia, che non è estranea a nessuna coscienza umana. Se gli avvenimenti di cui siamo partecipi ci portano a fare i conti col mistero del male, a noi tocca richiamare l'attenzione di tutti sul mistero del Bene, affinché nessuno possa più confondere gli idoli col vero Dio.
Anche questa è la missione dei laici cristiani in quel "mondo che cambia" di cui i vescovi parlano fin dal titolo del loro ultimo scritto ai credenti del nostro Paese. E il secondo elemento di novità di questo settembre proviene proprio dal documento programmatico della Conferenza episcopale italiana - gli orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 - che l'estate non ha forse permesso di approfondire insieme.
È un orizzonte lungo e non facile quello che prospettano i vescovi. Un'agenda che affronti i necessari mutamenti della pastorale, ma facendo precedere al "fare" alcuni fondamenti comuni: la contemplazione, la ricerca del bene nell'altro, il rifiuto di ogni tentazione di competizione e di arroccamento.
Le parole più forti sono forse quelle che ricordano alla Chiesa il suo essere e dover essere una "casa e scuola di comunione". Una Chiesa certo di minoranza, ma non frustrata né triste, capace di passare dalle priorità elencate ai passi concreti per attuarle. Ai laici, in particolare, i vescovi chiedono di sostenere con sapienza il cammino della comunità nel suo insieme, ma anche il dialogo e la condivisione della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana.
Il terzo fattore che rende nuovo il rimettersi in marcia delle comunità è il piano pastorale diocesano, centrato sull'eucaristia. Da intendersi non tanto come un make-up devozionale, ma un riorientarsi, ancora una volta, sull'essenziale della fede cristiana.
Scriveva nei giorni successivi alla tragedia americana il laico Vittorino Andreoli: "Oggi sento il bisogno di un Dio. Un Dio che non spaventi come quello di Maometto nel cui nome si colpisce l'uomo. Vedo con simpatia un Dio che invece si è lasciato crocifiggere". Un Dio che si nasconde in un fragile pezzo di pane. Solo l'amore debole salva il mondo.
Anno XXXIV
n. 34
21 settembre 2001

 

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dal 25 marzo al 30 settembre 2001