|
settimanale della Diocesi di
Cesena-Sarsina |
prima pagina |
Dopo Genova solo domande
di Ernesto Diaco
|
Sette giorni dopo non si stagliano più nel cielo
genovese le colonne di fumo dei cassonetti in fiamme, ma le nebbie che hanno avvolto lo
svolgimento del GS - l'annuale riunione di otto tra i Paesi più industrializzati del
pianeta - sono tutt'altro che dissolte.
Puntualmente avverate le previsioni più pessimistiche, secondo un copione che sembrava di
aver già letto sui giornali, cosa resta del tanto atteso vertice? Soprattutto polemiche e
promesse da mantenere. E profonda amarezza. Carlo Giuliani, la giovane vittima degli
scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, certo non è un martire e non va celebrato
come tale, ma la sua morte - la prima nella storia dei cortei no-global - lascia
inquietanti interrogativi su come sia potuta accadere.
La violenza e la brutalità sono intollerabili, da qualunque parte provengano. Attendiamo
dunque chiarezza sul reale svolgimento dei fatti: la nostra coscienza civile chiede che
ognuno sia inchiodato alle pro- prie responsabilità. Compresi i mass media, che hanno
contribuito a rendere le famigerate tute, bianche e nere, in modo diverso i veri
protagonisti del primo GS del nuovo millennio. Protagonisti, ma non vincitori, perché di
vincitori non ne vediamo proprio. Da cittadini, poco più che spettatori, viene da
chiedersi alla fine: ma ne valeva la pena?
A Genova, dunque, hanno perso un po' tutti. Chi nelle scorse settimane aveva contribuito
ad arroventare il clima ha spianato la strada alle frange più violente, mentre i
contestatori pacifici sono caduti nella trappola, peraltro annunciata, e devono registrare
solo delusione.
Hanno perso gli otto capi di governo, assediati in una città spettrale e blindata. Ci
deve essere qualcosa che non va se gli uomini politici di paesi tanto importanti si
sentono minacciati e devono difendersi dai loro stessi cittadini... E non parliamo di
quella minoranza vile di professionisti della guerriglia urbana, che finisce solo col fare
il gioco di potentati indisponibili a serie correzioni di rotta della globalizzazione. Le
forze dell'ordine, dimostratesi incapaci di isolare i contestatori violenti e proteggere
gli altri, sono al tempo stesso tra le vittime e tra i responsabili ed anche i media non
ne escono bene.
Certo non hanno vinto i poveri del pianeta, troppo presi dalla quotidiana lotta per la
sopravvivenza per interessarsi della kermesse organizzata per oliare quella macchina che
fino ad oggi li ha stritolati ed esclusi. Troppo magri, infatti, i risultati rispetto alle
attese e alle promesse. Qualche passo in avanti c'è stato - specie nel coinvolgimento dei
Paesi in via di sviluppo come partner - ma si chiedeva di più, anche da parte del mondo
cattolico.
La nota più soddisfacente è la costituzione di un fondo per la lotta all'Aids, alla
malaria e alla tubercolosi, ma per quello a favore dell'educazione si dovrà attendere il
prossimo vertice. Il totale per l'intervento sanitario promesso dai "grandi" -
1,3 miliardi di dollari - equivale al movimento dei capitali speculativi sui mercati
finanziari del mondo in un solo giorno. E si tratta di meno di un dollaro per ogni
povero... Il governo italiano, che ha speso oltre 300 miliardi di lire per
l'organizzazione del summit, ne ha stanziati 440 per il fondo sanitario.
La 'Tobin tax", ossia la proposta di tassazione minima delle transazioni finanziarie
speculative, non è stata nemmeno trattata, mentre ha trovato conferma la riduzione del
debito di 53 miliardi di dollari a favore di 23 Paesi fortemente indebitati su 41. Niente
però che non fosse già stato deciso. E di dollari di debito ne restano 162 miliardi.
I più sconfitti sono le strategie di pace e l'ambiente. Il presidente americano Bush
porta a casa un compromesso che non chiude la porta allo scudo spaziale, e il protocollo
di Kyoto, sulla riduzione dei gas responsabili dell'effetto 'serra', esce dal GS ancora
più vacillante di come vi era entrato.
Al termine dei colloqui è stata espressa l'intenzione di modificare la fisionomia di
questi incontri tra i governi più forti, tornando ad una formula più semplice ed
informale. E se fosse un'Onu riformata a trovare quel necessario livello di discussione e
quel potere decisionale che il C8 non può arrogarsi? Non è di un G8 allargato che c'è
bisogno ma di un organo veramente autorevole, rappresentativo e democratico, capace di
indirizzare le scelte della politica e dell'economia internazionale. Il mercato è
globalizzato, la politica decisamente no.
Dopo il primo appuntamento di politica internazionale del nuovo millennio, resta
soprattutto una domanda: è iniziata la costruzione di un mondo più unito e solidale? |
|
|
Il giorno del Signore
|
Al Monastero delle Cappuccine
Professione perpetua di due suore
|
Lettera al Canonico don
Baronio
Novanta anni fa la prima messa |
Per un turismo alternativo
I luoghi della fede nella nostra terra |
Lettera al Corriere
Cesenate
"Con quella faccia da
cattolico" |
SS. Messe festive nella città
di Cesena
dal 25 marzo al 30 settembre
2001
|
AVVISO AI LETTORI
Il Corriere Cesenate
va in ferie.
Buone vacanze
a tutti
e arrivederci a
VENERDI' 26 AGOSTO |
|