12 - Tobia e l’angelo

Commento storico-artistico:

Tobi vive a Ninive dove gli israeliti sono stati deportati. Durante l’esilio si scatena una repressione contro gli ebrei e molti vengono uccisi. Tobi, incurante del divieto, seppellisce le vittime. Scoperto subisce la confisca dei beni e diventa cieco. La moglie Anna allora sostiene la famiglia filando. Un giorno Tobi prega il Signore di aiutarlo. Tobi ha depositato il suo patrimonio presso un parente in una città lontana e, poiché sente vicina la morte, invia il figlio Tobia a recuperarlo. Il vecchio Tobi chiede al figlio di cercarsi un compagno per il viaggio. Tobia trova un giovane. Dopo aver salutato i genitori i due compagni si mettono in viaggio. Una sera mentre Tobia sta facendo il bagno nel fiume Tigri un pesce cerca di mangiargli un piede. Invitato dal compagno di viaggio Tobia prende il pesce e gli toglie il cuore, il fegato e il fiele. Raggiungono poi la casa di Raguel, un lontano parente di Tobi, la cui figlia Sara è tormentata da un demone che per sette volte le ha ucciso il marito durante la prima notte di nozze. Consigliato dall’amico, Tobia sposa Sara e riesce ad eliminare il demone bruciando il cuore e il fegato del pesce.

Sulla sinistra della tela vediamo due donne, Anna e Sara; sullo sfondo si vede una lunga carovana di cammellieri e mandrie, la dote di Sara. Tornati a Ninive, Tobia guarisce la cecità del padre con il fiele estratto dal pesce. Nella tela il vecchio Tobi si copre gli occhi con le mani ad indicare il miracolo ricevuto.

La storia finisca con la rivelazione dell’identità del prezioso accompagnatore: "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore.", come cita l’iscrizione riportata in alto. Il quadro non mostra la scena così come il racconto biblico ce lo ha trasmesso, nell’intimità di una stanza alla presenza dei soli Tobi e Tobia, ma riassume in sè tutto l’epilogo dell’avventura.

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