Suor
Maria Consolata Betrone
clarissa cappuccina |
"La vita dei Santi è per gli altri
norma di vita":
con queste parole a Torino, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, l'8 febbraio
1995, l'Arcivescovo Card. Giovanni Saldarini dà inizio al processo canonico
per cinque cause di beatificazione. |
I
cenni biografici della nuova Serva di Dio, nata a Saluzzo (Cuneo) il 6 aprile
1903 e spentasi il 18 luglio 1946 nel Monastero Sacro Cuore di Moriondo
Moncalieri (Torino) potrebbero esaurirsi telegraficamente dentro la parabola
di una vita durata soltanto 43 anni, di cui 17 in rigorosa clausura. E così
sarebbe stato se invece Dio non avesse fatto della sua breve esistenza
un'incandescente meteora d'amore ricca di eternità. Figlia
di Pietro Betrone e di Giuseppina Nirino, proprietari di una panetteria a
Saluzzo (CN) e poi gestori di una trattoria ad Airasca (TO), Pierina è
secondogenita di sei figlie nate dal secondo matrimonio del padre. Un giorno infatti, la ragazza si sta
affrettando per commissioni in paese. All'improvviso, dal cuore, le sgorga
un'intensa singolare preghiera: "Mio Dio, ti amo!".
L'insolita emozione spirituale la sorprende: per lei è l'incontro con il
Signore. Nei suoi appunti autobiografici, anni dopo annoterà quell'esperienza
con la semplicità e la freschezza del momento, fissatosi per sempre dentro di
lei. L' 8 dicembre 1916, Solennità
dell'Immacolata, Pierina si consacra alla Vergine. E' il ritratto interiore della giovane
Pierina: conquistata un tempo dal Signore, ha nostalgia di un ideale di
perfezione, vive nel ricordo d'una promessa e ne attende la sua
realizzazione. "Nulla
mi attira fra le Cappuccine",
era stata l'osservazione di Pierina quando, dopo tre tentativi falliti di
consacrarsi in istituti di vita attiva, consigliata dal confessore don
Accomasso, prese la decisione di entrare nel Monastero delle Clarisse
Cappuccine a Torino. Era il 17 aprile 1929. Effettivamente in lei, oltre la
propensione di grazia alla penitenza, si evidenziano altri tre elementi
peculiari del carisma serafico: la povertà, la vita comune e la letizia. Il
28 febbraio 1930 avviene dunque la sua Vestizione religiosa con il nome di
suor Maria Consolata. La Beata Vergine Maria è venerata a Torino sotto il
titolo di Consolata, cioè consolatrice degli afflitti. Per la
giovane Betrone il nuovo nome è indicativo, prima ancora che della sua
missione, della sua stessa esistenza: essere consolatrice del Cuore di Gesù e
di tutti coloro che non sono in grado di percepire o di accogliere l'amore
del Signore. Secondo quanto ella presentirà, sarà "missionaria, ma
all'infinito". Il giorno della Vestizione avverte un suggerimento
divino che gliene indica la modalità: "Non ti chiedo che questo: un
atto d'amore continuo". E per altri 16 anni di vita claustrale
cappuccina questo sarà il fondamento sul quale si concentrerà ed unificherà
tutta la sua persona, plasmandovisi in ogni istante della sua esistenza fino
al "consummatum est". L' 8 aprile 1934, domenica in Albis,
emette i voti perpetui. In monastero compie servizi di cuoca, portinaia e
ciabattina. Quando
il 22 luglio 1939 verrà trasferita alla nuova fondazione di Moriondo
Moncalieri (TO), sarà anche infermiera e segretaria. La sua
vita comune trascorrerà sempre in una quotidianità penitente ed abnegata nell'adempimento
dei compiti assegnatele. La straordinarietà della sua avventura, perciò, si
svolge tutta nell'intimità del suo spirito. Autentica contemplativa, tra Dio
e lei sta il mondo intero e ciascuna creatura bisognosa di misericordia. Per
grazia diverrà, più con l'amore che con la sensibilità del dono mistico, la
confidente di quel Cuore divino che è pure perfettamente umano, come il
Signore stesso le insegna: "Non fatemi Dio di rigore mentre Io non
sono che Dio d'amore!". Tramite
Consolata, Dio pare voler nuovamente educare il cuore dell'uomo all'unione
con Lui: tra creatura e Creatore non più subordinazione servile, bensì
intimità. E' questo, in sostanza, il contenuto spirituale dell'invocazione:
Gesù, Maria vi amo, salvate anime, caratteristica della Piccolissima via
d'amore indicata dal Signore all'umile cappuccina per riconquistare alla
grazia ed alla misericordia, con un semplice atto di confidenza, milioni di
anime tormentate dal peccato. In particolare fu merito del Padre Lorenzo
Sales (1889-1972), suo confessore e direttore spirituale dall' 11 settembre
1935, l'aver aiutato con sapienza e discernimento l'Opera di Dio scritta più
nella vita di suor Consolata che negli appunti del suo diario. In tale Opera
di misericordia ella per prima sarà infatti sottoposta ad ogni prova che
richieda nella creatura la pura fiducia in Colui che tutto può. Consolata
arriverà a gemere: "Tutte le passioni dei vizi capitali le sento
tumultuare in me". Ma lo Sposo divino, in questo martirio "fino
all'ultima stilla di sangue" per salvare il mondo, anche le
assicura: "Poiché sono la Santità è mia sete comunicarla alle anime
... Tu ama solo. Sei troppo piccola per salire la vetta: ti porterò Io sulle
mie braccia".
Il 24
settembre 1945 suor Consolata chiede mezza giornata di riposo e si corica. La
Madre Abbadessa le prova la febbre: quasi 39°! Da quanto va avanti così? Nel
giugno 1939 le era sfuggita una frase dalla penna: "Mi costa morire a
pezzettini". Alla sua nascosta situazione di malattia ed alla rigorosa
vita di penitenza si aggiungeranno in breve anche gli stenti degli anni del
II° Conflitto Mondiale. Consolata patirà letteralmente la fame, ma con la
generosità di sempre: trasformerà questa tragedia in "un'ascetica
dell'appetito"! E' l'ultimo atto d'amore: quello che le costerà la
vita. Nell' inverno 1944 il suo colore cadaverico la tradisce. Per obbedienza
si sottopone alla visita medica. Il responso del dottore è, "semplicemente":
"Questa suora non ha mali: è distrutta". Il 25 ottobre 1945 la
radiografia rivela la catastrofe nei suoi polmoni. Il 4 novembre parte per il
sanatorio. Vi
resterà fino al 3 luglio 1946, quando un'autoambulanza la riporterà,
consumata fino all'impossibile, al Monastero di Moriondo. Ormai, "tutto
è finito", per cominciare in cielo. Sorella morte la visita all'alba
del 18 luglio: il "Te Deum regale" della sua vita si compie
nella trasfigurazione di un'unica preghiera: "Ti amo, Signore, mia
forza!" (Sal 17,2).
Attualità di un messaggio Suor Maria
Consolata Betrone fu una mistica favorita di locuzioni e, forse, di visioni
di Gesù. Ella ne riferì puntualmente nel suo diario, attentamente vagliato
dal Padre Lorenzo Sales, Missionario della Consolata, dapprima scettico e
diffidente, poi a sua volta divulgatore dell'Opera del Signore. "Umile
e grande, attiva e contemplativa, serena e tormentata, sofferente e piena di
gioia, Consolata condusse una vita lineare conciliando in sé ogni cosa
disparata e unificando tutto nell'ardente amore di Dio. A lungo ed
intensamente tentata lei stessa, ebbe delicata comprensione per i peccatori,
specialmente per le anime consacrate che avevano prevaricato, e per la loro
conversione offriva a Dio ogni sua pena e dolore e finì per offrire la vita
stessa". Così è
stata presentata questa Clarissa cappuccina nella relazione che ne introduce
il processo di beatificazione. Vi si rivela una spiritualità di riparazione,
perfettamente in sintonia con quel desiderio di penitenza che animò gli inizi
della sua vocazione. Un mistico è sempre inserito nel contesto del suo tempo
storico e per esso viene da Dio suscitato ed "inviato". E'
una sorta di "profeta" aperto alle necessità spirituali
dell'umanità sua contemporanea e per la medesima offre con Cristo al Padre se
stesso. Nel cuore di un secolo votato al peccato, all'ateismo ed infine
all'indifferentismo religioso, il messaggio della vita e della preghiera di
suor Consolata Betrone spicca di evidente attualità come riparazione ed
antidoto alla cultura di morte spirituale dell'uomo. La Piccolissima via
d'amore data nell'orazione: Gesù, Maria vi amo, salvate anime,
non è una giaculatoria, bensì una via interiore atta ad educare e promuovere
una maggiore confidenza tra la creatura ed il suo Dio nella conoscenza e
nella fiducia piene di quel grande attributo divino che è la Misericordia.
Tramite questa via semplicissima, l'anima viene come nuovamente riportata
alla comunione vitale con l'Altissimo nella capacità autentica della propria
dimensione contemplativa. In questo tracciare la via di ritorno del "figliol
prodigo", l'uomo del XX secolo, al Padre ricco di Misericordia, la
Betrone non è sola. L'ampio disegno divino pare avere significativamente
intrecciata la sua vicenda umana e mistica con quella di due "lontani"
suoi contemporanei: suor Maria Faustina Kowalska (1905-1938) e il monaco Silvano del
Monte Athos
(1866-1938). Denominatore comune di tutti è Teresa di
Lisieux (1873-1897). Nella civiltà del fare e
dell'avere, riproponendo la necessità evangelica "di pregare sempre,
senza stancarsi" (Lc 18,1), il messaggio a noi giunto per mezzo di
suor Consolata assume la portata di un vangelo per il nostro tempo: vangelo
d'amore, di speranza e di misericordia per gli anni dell'odio, della
disperazione e della lontananza da Dio. All'uomo soffocato dal materialismo,
Dio offre il rimedio del respiro spirituale. Una "Chiara"
contemporanea annuncia ancora l'esigenza del primato di Dio nel cuore
dell'uomo. Il 23 aprile 1999 l'Arcivescovo di Torino Card. Giovanni Saldarini
chiude il Processo Informativo. Il 6 giugno 1999, Solennità del Corpus
Domini, la documentazione viene trasferita dal Monastero Sacro Cuore di
Moriondo Moncalieri (TO) a Roma. |