Risposte “così alla buona”

di

Padre Macario

 

 

 

La preghiera del mattino

di Padre Macario

1.    Messa…” Cena”?

2.    La Comunione senza confessarsi?

3.    Perché i preti non confessano più durante la Messa?

4.    E la Comunione fuori della Messa?

5.    E la Comunione più volte al giorno?

6.    E il ringraziamento alla Comunione?

7.    Perché il prete annacqua il vino?

8.    Perché l’ostia e non il pane?

9.    Perché la Comunione solo con l’ostia?

10. Incontro di famiglia?

11. Perché a Messa nella propria parrocchia?

12. Precetto festivo?

13. La Messa…un dovere o un bisogno?

14. “Non ho tempo di andare a Messa!”

15. Invece della Messa, vado al cimitero.

16. Non vado a Messa, tanto poi mi confesso.

17. Prendere o sentire la Messa?

18. Messa per radio o alla televisione?

19. Una Messa può valere per due?

20. Ma io nella Messa “ mi ci perdo…”

 

 

 

(1)                  Messa…”Cena”? (la Cena Eucaristica)

Nei sacrifici antichi, una parte della vittima veniva risparmiata e consumata dai presenti i quali così partecipavano in un certo modo al banchetto della divinità. Qualcosa del genere, anzi molto di più e di meglio, si verifica quando, nella S. Messa, facciamo la Comunione.

Ecco perché Gesù nella Messa che per primo celebrò nell'Ultima Cena, disse: "Prendete e mangiate ... Prendete e bevete".

Ecco perché nella Messa si ripete sì il Sacrificio del Calvario, ma anche il Banchetto del Cenacolo.

Ecco perché l'altare è anche mensa, tavola ... con tanto di tovaglia.

E gli invitati? Tutti i presenti. Purtroppo molti soffrono di... "inappetenza".

"Ma io non mi sento degno!". E chi è degno? Teniamo presente che la Comunione non è una torta-premio per i grandi pranzi, ma pane, nutrimento e medicina.

No no, non è obbligatoria la Comunione per adempiere il Precetto Festivo, ma andare a Messa senza fare la Comunione è un po' come andare a un pranzo di nozze e limitarsi ad applaudire e cantare, senza però toccare cibo.

Certo, se lo stomaco (l'anima) è imbarazzato, sarà meglio dargli una regolata, perché dice S. Paolo che chi mangia il Corpo di Cristo indegnamente (in peccato grave), mangia la sua condanna.

 

(2)                  La Comunione senza confessarsi?

Una volta non si faceva la Comunione senza prima confessarsi, anche perché "ci si comunicava" molto di rado; per cui era bene, dopo tanto tempo... ridare una pulitina. E così erano diventati quasi un Sacramento unico: non ci si comunicava senza prima confessarsi e non ci si confessava se non c'era da fare la Comunione.

Oggi si fa la Comunione tutte le domeniche e magari tutti i giorni, senza mai o quasi mai confessarsi. E anche così non va bene. Allora:

• non si può fare la Comunione senza prima confessarsi se si è in peccato grave. E non basta dire: "tanto mi confesserò poi". E non è che dopo un certo tempo i peccati passino in prescrizione e Dio se ne dimentichi, per cui alla chetichella posso riprendere le mie Comunioni.

• Se non c'è il peccato grave si può fare la Comunione senza prima confessarsi, ma è bene ogni tanto accostarsi ugualmente al Sacramento della Confessione o Riconciliazione come si chiama adesso; è sempre un incontro con Dio che non serve solo per rimettere i peccati, ma serve anche per aumentare la nostra Fede e la nostra buona volontà. "Almeno una volta all'anno" come dice la Chiesa? Un po' più spesso!!! Come dire: "Lavarsi la faccia almeno una volta all'anno". Basterà?

 

(3)                  Perché i preti non confessano più durante la Messa?

Specialmente se è da solo ... non può certamente dire Messa e confessare! Una volta c'era il vice e il vice del vice e anche il sagrestano per disciplinare la coda di penitenti. Ormai i sagrestani sono scomparsi quasi tutti (ma tanto ... sono scomparse anche le code di penitenti!), e i vice, quei pochi rimasti, sono in trasferta a celebrare nei vari paesini rimasti senza parroco.

Ma il motivo principale è un'altro: durante la Messa, anche quando ci sono preti a disposizione, possibilmente non ci si dovrebbe confessare perché se no si finisce per non far bene ne la Confessione, ne la Messa.

E ci risiamo! "Ma io stento anche a trovare un ritaglio per venire a Messa! Immaginarsi se addirittura devo anche venire prima per confessarmi!". E così, prendendo bene le misure, qualcuno o qualcuna, con un viaggio solo, riesce a infilarci la Messa, la Confessione, l'ordinazione di una Messa per i defunti e l'acquisto di Famiglia Cristiana. Si mette in fretta "la firma" e per una settimana siamo a posto. Mah! Non lo so mica se siamo a posto. E poi, guardi, signora, che ha dimenticato una cosa: i fiori per la sala.

Povera Messa! Povera Confessione! Povero Signore! O meglio: povera signora! Tenga tenga anche il ritaglio di tempo. Il Signore non ha bisogno dell'elemosina.

 

(4)                  E la Comunione fuori della Messa?

Se non fosse irriverente, vorrei fare un paragone. Certamente che in ogni momento posso aprire la dispensa e mangiarmi un panino; ma questo potrà capitare qualche volta. Che se invece normalmente non mi siedo a tavola con gli altri familiari, forse c'è qualcosa che non funziona.

"Ma la nonna è a letto malata e non può venire a tavola!"

Vorrei vedere! E io le porto il mangiare a letto. "Ma non mi è stato possibile arrivare a tavola puntuale!" - Vorrei vedere! E la mamma ti serve ugualmente. Purché non capiti troppo spesso. E così è per la Comunione fuori della Messa.

Fino a non tanti anni fa, quando arrivava il primo Venerdì del mese, arrivavano fedeli a tutte le ore per fare,  appunto, la "Comunione del Primo Venerdì". A volte mi domandavo:

"Ma il Sacro Cuore avrà proprio voluto farne una polizza di assicurazione per il Paradiso?" Sarà stato sempre d'accordo in questo continuo "staccare" la Comunione dal contesto della

Celebrazione Eucaristica?

Tanto più che spesso il ringraziamento si riduceva a un Segno di Croce e a un sospiro di sollievo perché anche per quel mese il "bollino" era stato messo.

 

(5)                  E la Comunione più volte al giorno?

In certi casi, sì, ma non esageriamo!

E' vero che una Messa senza Comunione è una Messa... per modo di dire. Ma se qualche nonnina mi passa la giornata in chiesa a far la collezione di tutte le Messe (in certe chiese se ne celebrano svariate), non mi sentirei di autorizzarla a collezionare altrettante Comunioni per completare la raccolta.

Diverso è il caso di uno che è stato alla Messa nella mattinata e nel pomeriggio partecipa alla celebrazione di un funerale o di un matrimonio. Anche in questo caso può valere il consiglio: "Meno Messe, ma più Messa".

Che vuoi dire: cerchiamo di partecipare bene a una - festiva o feriale che sia - e impegniamoci a... "portarla fuori di chiesa", ossia a viverla in mezzo alle varie situazioni della settimana o della giornata. Diversamente rischiamo di diventare "mangiatori di ostie"; ma se non le "assimiliamo" (veramente è il Signore che assimila noi), rimaniamo sempre dei cristiani striminziti.

 

(6)                  E il ringraziamento alla Comunione?

Un tempo, dopo la Comunione, era prescritto un ringraziamento di almeno 15 minuti.

E ci raccontavano di quel parroco che, visto uno uscire di chiesa appena cinque minuti dopo la Comunione, gli mandò dietro due chierichetti con le candele accese.

Oggi, appena finita la Messa, si scatena la baraonda; qualcuno a volte esce di chiesa con l'ostia ancora in bocca.

Come la mettiamo? La mettiamo che una volta la Chiesa forse codificava un po' troppo le pratiche della nostra vita cristiana e così qualcuno cadeva nel formalismo: orologio alla mano, appena scoccavano i 15 minuti... un Segno di Croce e la parentesi era chiusa.

La Chiesa oggi non apre e non chiude più nessuna parentesi. Invita a fare una breve pausa (sì, è vero, a volte un po' troppo breve) e poi ti dice: "Tutta la settimana sia un ringraziamento alla Comunione della domenica".

Ecco perché qualche volta il prete sarebbe tentato di concludere la celebrazione dicendo non: "La Messa è finita, andate in pace" ma: "La Messa continua, andate ... al fronte”.

 

(7)                  Perché il prete annacqua il vino?

(non a tavola, naturalmente!)

Ho sentito questa spiegazione: gli Ebrei erano soliti temperare il vino con un po' di acqua per via della forte gradazione. Quindi, probabilmente, tale poteva essere anche il vino adoperato da Gesù nell'Ultima Cena. E siccome il sacerdote nella consacrazione deve usare la stessa materia usata da Gesù... ecco, secondo qualcuno, il perché delle gocce di acqua nel calice.

Comunque la liturgia fa recitare dal sacerdote durante tale operazione, queste parole: "L'acqua unita al vino sia segno della nostre unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostre

natura umana". E di un'altra cosa potrebbe essere il segno: della nostra piccola, ma indispensabile collaborazione (le poche gocce di acqua) nell'opera redentrice di Gesù (il vino che diventerà il suo sangue). Non per nulla è stato detto: "Quel Dio che ti ha creato senza di te non ti potrà salvare senza di te". Come dire: «Vuoi che io ti salvi? Allunga la mano, almeno un dito, rispondimi almeno "sì" (la goccia di acqua), il resto ce lo metto io (il mio sangue)... anche se poi, in definitiva, persino quel piccolo "sì" ti ho aiutato io a dirlo perché "senza di me non potete far nulla"».

 

(8)                  Perché l’ostia e non il pane?

Ecco la storia dell'Ostia. Nella Consacrazione il sacerdote deve usare non solo le stesse parole usate da Gesù nell'Ultima Cena ("prendete e mangiate...'"), ma anche la stessa materia: pane di grano (e non di segala o di orzo ...) e vino di uva (e non birra o vermut...).

Però il pane ... "azzimo", che vuol dire "non lievitato". Tale infatti era il pane che usavano (e usano) gli Ebrei nella celebrazione della loro Pasqua; "azzimo" come quello che mangiarono i loro antenati in Egitto, la famosa notte della loro liberazione. Gesù nel Cenacolo stava appunto celebrando con i suoi discepoli la Pasqua Ebraica. Perché adesso si usano le ostie? ...che del resto sono anch'esse pane azzimo: farina di grano impastata con acqua (e non di plastica come pensava un frugolo della Prima Comunione). Per motivi pratici: spezzando il pane per la Comunione, inevitabilmente cadevano frammenti; resta più facile poi, conservare nella pisside le ostie che avanzano.

Già, perché il prete usa un'ostia più grande? Perché quando la mostra ai fedeli si veda meglio. E più grande ancora e per lo stesso motivo quando la celebrazione si svolge in ambienti molto vasti.

 

(9)                  Perché la Comunione solo con l’ostia?

Sì, è vero: Gesù diede la Comunione col Corpo e col Sangue. E così si continuò a fare con i fedeli per un certo tempo. Ma doveva essere un problema, anche, ma non solo, di carattere igienico: passare tra i fedeli con i vari calici o, dicono, con le varie cannucce ...

Poi si pensò che, avendo Gesù detto "questo è il mio Corpo" e non "questa è la mia salma", il Corpo vivo aveva anche il Sangue. Per cui non era indispensabile fare la Comunione sotto le due specie.

Non indispensabile, ma neppure proibito. Ecco perché, in certe circostanze, quando non ci sono problemi di igiene e di tempo, per esempio nei matrimoni, agli sposi si può dare la Comunione anche col calice; o, per esempio ai bambini della Prima Comunione, "per intuizione", ossia intingendo la particela nel calice e dicendo: "E' il Corpo e il Sangue di Cristo". Con malati particolari che non possono deglutire l'Ostia, si da solo col Sangue, in un cucchiaino.

Ma per favore, non insistiamo con quel "Pane degli angeli" sia perché non è vero: gli angeli non fanno la Comunione (almeno in questo siamo più fortunati noi); sia perché non si ripeta la delusione di quel bimbo che, appena ebbe in bocca l'Ostia, bisbigliò al compagno di Prima Comunione: "Ma non sa di niente".

 

(10)           Incontro di famiglia?

Ci tiene il Signore all'incontro settimanale della S. Messa? Ci tiene tanto che ne ha fatto oggetto di un suo comandamento:

"Ricordati di santificare la festa". Non perché abbia bisogno della nostra Messa. Ecco: gli fa piacere incontrarsi con i suoi figliuoli. Siamo noi che di questo incontro di famiglia abbiamo bisogno. Mi viene in mente di quando andavo a trovare il mio "vecchio": ogni Domenica voleva vederci tutti nella casa paterna, riuniti intorno a quella tavola a mangiare un boccone insieme. Ascoltava i nostri problemi, ci dava i suoi consigli, noi gli portavamo sempre un "pensierino" e lui non ci lasciava mai ripartire a mani vuote. La "vecchia", la nostra cara vecchietta, a viaggiare premurosa dai fornelli alla tavola per servirci. Si soffermava ogni tanto a guardarci e sorrideva felice. Quell' incontro di famiglia ci ridava lena. Questa è la Messa: un incontro di fratelli nella casa del Padre. E dal suo altare la Madre Celeste guarda, sorride e benedice.

 

(11)           Perché a Messa nella propria parrocchia?

Veramente si può andare a Messa dove si vuole. Ma, siccome la comunità parrocchiale vorrebbe essere, ripeto, una grande famiglia, sarebbe bene che non soltanto la Messa festiva, ma anche tutti gli altri Sacramenti si celebrassero "in famiglia". Sono avvenimenti a dimensione non soltanto personale, ma anche sociale, comunitaria; appunto, "feste di famiglia".

Tanto più che gli atti di alcune di queste celebrazioni devono poi essere annotati nei registri della parrocchia. C'è da ingrullire a volte nel rintracciare tutti i certificati di qualche parrocchiano: Battesimo in clinica. Prima Comunione nel Santuario di.... Cresima nella Basilica di.... Matrimonio nella "chiesetta alpina" di... Cristiani senza fissa dimora. Non pretenderanno mica anche un Paradiso a parte?

Comunque, non è per questo aspetto burocratico che si consiglia la Messa e tutti i Sacramenti nella propria parrocchia; si ridurrebbe la chiesa a una bottega dove si vendono i Sacramenti, a un ufficio dove si rilasciano certificati..., a un pozzo di S. Patrizio o alla mucca del paese.

La chiesa, abbiamo detto, è la "casa" dove i fratelli si ritrovano per incontrarsi fra loro e col Padre, negli avvenimenti lieti e tristi della vita cristiana.

 

(12)           Precetto festivo?

Dice qualcuno: "Che bisogno c'è di andare in chiesa alla Messa? Dio è dappertutto. Io lo prego per conto mio". Se non fosse peccato pensar male del prossimo, quasi quasi ne dubiterei.

Ogni religione ha una dimensione personale: "Io e Dio". Ed ecco che, per esempio, ogni mussulmano, sette volte al giorno, dovunque si trovi, si volge verso la Mecca e prega (che esempio per tanti cristiani!). E ha una dimensione comunitaria. Ecco perché una volta alla settimana ci si ritrova a pregare insieme, generalmente nel luogo destinato al culto: i mussulmani al venerdì nelle loro moschee, gli ebrei al sabato nelle loro sinagoghe, i cristiani alla domenica nelle loro chiese.

Ha detto Dio all'uomo nel terzo Comandamento: "Ricordati di santificare la festa". E la Chiesa specifica: "Partecipando alla Messa che per noi cristiani è il più grande atto di culto a Dio". E nei Precetti della Chiesa si leggeva: "Udir' (?) la Messa la domenica e le altre feste comandate" (feste di precetto). Già! I Precetti della Chiesa? E che cosa sono?

 

(13)           La Messa…un dovere o un bisogno?

Quindi  la Messa è anche un dovere. Però:

  • Chi va a Messa per paura di andare all’inferno, è uno schiavo che agisce per paura dello scudiscio. Ma Gesù disse: “Non vi ho chiamato servi, ma amici”.
  • Chi va a Messa per togliersi il pensiero, è come chi va a trovare un malato…per togliersi il pensiero (“ facevi meglio a non venire!”).
  • Si va a Messa per una pausa di riflessione e per riorganizzare,  aiutati dalla Parola di Dio, la gerarchia dei valori scombussolata dal trambusto della vita moderna.
  • Si va a messa per portare sull’altare i nostri problemi, per Ricaricarsi di fede e di buoni propositi.
  • Si va a Messa per incontrarci con Gesù nella Comunione e portarcelo dietro, accanto, dentro per tutta la settimana, come compagno di viaggio; e Gesù è un buon compagno di viaggio. Perché la Messa non è una parentesi da chiudere con la porta uscendo di chiesa, ma è l’inizio di un cammino settimanale di vita cristiana.

(14)           “Non ho tempo di andare a Messa!”

Se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che per le cose che ci stanno a cuore, il tempo lo troviamo sempre( o quasi sempre).

Comunque il Signore è ragionevole e non pretende da noi l’impossibile. Ma neppure può accontentarsi delle briciole del nostro tempo. “Prima ho da fare le mie cose – dicono alcuni – poi …se avanza tempo andrò anche alla Messa”. Quindi per il Signore gli avanzi! Ma a noi Lui non ha dato gli avanzi!

Per le nostre cose Dio ci lascia tutta la settimana; se per Lui non rimane, non dico il “Giorno del Signore”, ma neppure una mezz’ora per andare a messa, vuol dire che ormai lo abbiamo proprio messo da parte.

Pronti a ricercarlo, con manciate di lumini e bracciate di fiori, appena di presenta il bisogno; e guai se non è pronto ad ascoltarci! “Il Signore mi ha abbandonato!”. Ma è il Signore che ci abbandona o non siamo piuttosto noi che abbandoniamo Lui?

Qualcuno scambia Dio per un commerciante e la Chiesa per una bottega: la merce? Le grazie. La moneta? Le candele.

(15)           Invece della Messa, vado al cimitero

Certo che è una cosa bellissima andare a "trovare" i nostri morti al cimitero, per riordinare la loro tomba, deporvi un fiore, accendere una candela ... Ma ricordiamoci che i nostri morti non hanno bisogno di fiori e di candele, ma di preghiere che li aiutino ad andare al più presto in Paradiso. E la preghiera più bella, più grande è la S. Messa perché lì sull'altare c'è Gesù che si unisce alle nostre invocazioni. I fiori e le candele servono a noi per esprimere i nostri sentimenti di affetto e di riconoscenza.

Se, andando a trovare una malata all'ospedale, le porti un mazzo di fiori, certamente che lei è contenta. Ma se le porti una medicina che la guarirà più in fretta e la farà uscire prima dall'ospedale, è molto più contenta. L'ospedale? In un certo senso potrebbe essere il Purgatorio; i malati? i nostri defunti; la medicina? Le nostre preghiere di suffragio. No, non si adempie il precetto festivo lasciando la Messa per andare al cimitero. No, non è lo stesso caso di chi non va alla Messa perché non può lasciare solo un malato o un bambino.

 

(16)           Non vado a Messa, tanto poi mi confesso

Quanti vacanzieri, all'inizio delle ferie, impostano così il programma della loro vita cristiana! Lungo e dettagliato l'elenco di tutte le cose da portare e da fare. Peccato: arrivati in fondo, non c'è più spazio ne nell'elenco, ne nel programma, per la Messa festiva. "Pazienza! Comunque, tanto poi, al ritorno dalle ferie mi confesso".

A me sembra un discorso un po' balordo. Sarebbe pressappoco come dire: "Adesso ti do un calcio sugli stinchi, tanto poi ti chiedo scusa". Ma questo si chiama ... prendere in giro. Questo si chiama giocare con la misericordia di Dio. Ho paura che sia un gioco un po' pericoloso. E questo vale non soltanto per la Messa festiva, ma anche per tutti i Comandamenti. "Tanto poi mi confesso". E se questa volta a confessarti non facessi in tempo?

 

 

    (17)       Prendere o sentire la Messa?

Ne l'uno, ne l'altro, ma "celebrare" la Messa. Partecipare tutti insieme: sacerdote e fedeli. Prima del Concilio Vaticano II, c'era la balaustra che, come uno steccato, divideva la chiesa in due parti: il presbiterio, riservato al sacerdote che, davanti all'altare (spalle al pubblico), celebrava; e la navata dove i fedeli, nelle panche, guardavano, ascoltavano e raramente intervenivano con qualche astrusa risposta in latino. Ora, abolita la balaustra, potremmo dire che non c'è più la "platea": la chiesa è diventata tutta un "palcoscenico", dove, in una lingua non più incomprensibile, tutti "recitano", ognuno la sua parte: sacerdoti, ministranti e chierichetti, lettore, sagrestano, cantori e ognuno dei presenti, intervenendo nel dialogo col sacerdote.

Quindi tutti celebranti con ruoli diversi. Ecco perché non ha senso recitare il Rosario o leggere qualche libro di devozione durante la Messa. Ecco perché non hanno senso certe "Messe mute"; "mute" perché nessuno risponde. Ecco perché è bene non sparpagliarsi fra i banchi, in giro qua e là per la chiesa; sarebbe un po' come se a tavola ognuno pigliasse il suo piatto e si rifugiasse nei vari angoli della sala da pranzo.

    (18)     Messa per radio o per televisione?

E' valida ai fini del precetto festivo, la Messa "presa" per radio o alla televisione? No!

Se è vero che la Messa non si "prende" e non si "sente", ma vi si partecipa, è un po' come un pranzo: vale un pranzo "preso" alla televisione o "sentito" alla radio?

E allora gli anziani e i malati sono in regola non perché l'hanno presa alla TV o sentita per Radio, ma perché a Messa ...non possono andarci !!

Ad ogni modo si tratta sempre di un programma religioso; se non altro da la possibilità di ascoltare la Parola di Dio e di unirsi alla preghiera di tanti fratelli nella fede. Per cui... viva le Messe tele o radio trasmesse!

Sono sempre incontri con Dio. In quanti modi il Signore si fa incontrare! E ogni volta che c'incontriamo con Lui, diventiamo più buoni; come ogni volta che ci avviciniamo al fuoco, diventiamo più caldi.

     (19)     Una Messa può valere per due?

Qualcuno a volte mi domanda: " Quando capitano due feste di seguito, posso far valere la Messa festiva della sera anche da prefestiva per il giorno dopo?". Una volta si diceva: "Prender due piccioni con una fava". Oppure: "Un viaggio e due servizi". Oggi si dice: "Pago uno, prendo due". Ma no, ma no! Il Signore non è un piccione o un fusto di detersivo. La Messa non è di gomma da poterla tirare tino al giorno dopo. A uno risposi con una domanda: "La cena di stasera ti serve anche da pranzo per domani?". Se proprio si tratta di un impedimento serio (e non di una scusa!), si è dispensati dalla prefestiva, dalla festiva, dai Vespri, dalla Compieta ... anche se è il giorno di Pasqua. Ma non usiamo col Signore ne il computer, ne il contagocce. Tanto più che con Lui siamo così esigenti quando ne abbiamo bisogno. E' proprio vero: Lui potrebbe dirci: "Più di così per voi non posso fare" e noi dovremmo rispondergli "Meno di così per tè non posso fare". Quindi non occorre portare al parroco, la domenica successiva, la giustificazione scritta e nemmeno incaricare un amico di metterti la firma di presenza.

Comunque molte volte basta un po' di buona volontà. E il Signore non si lascerà vincere in generosità.

   (20)    Ma io nella Messa “ mi ci perdo…”

Ecco un "filo di Arianna" per non perdersi. Le parti della Messa sono sostanzialmente tre, come nella Messa celebrata per la prima volta da Gesù nell'Ultima Cena: Parola di Dio - Consacrazione - Comunione. Col passare degli anni e dei secoli, la celebrazione si è arricchita di tante preghiere e riti, per cui attualmente è strutturata così:

1° Riti di introduzione: Saluto del Celebrante, Atto penitenziale, Gloria a Dio (a volte). Colletta (preghiera del sacerdote).

2° Liturgia della Parola: Letture, Omelia, Credo (a volte). Preghiera dei fedeli.

3° Liturgia Eucaristica: Offerta del pane e del vino che poi saranno consacrati, Prefazio (inno di ringraziamento). Consacrazione, preghiere varie, acclamazioni.

4° Riti della Comunione: Padre nostro, rito della pace, Agnello di Dio, Comunione, Preghiera conclusiva del sacerdote.

5° Riti conclusivi: Benedizione, saluto di commiato.

Padre Macario

 

 

LA PREGHIERA DEL MATTINO

 

Appena desto, al sorger di ogni giorno,

mi palpo il viso e gli occhi giro intorno

per veder se davanti, accanto o dietro

per caso non ci sia di già San Pietro.

 

Mi spiacerebbe un dì svegliarmi morto,

così, senza nemmeno essermi accorto.

Le scatole però non romperei

a medici, infermieri e amici miei.

 

E mi fermo in ascolto a mozzafiato

per sentir se la notte mi ha portato

qualche altro nuovo acciacco in dotazione

per completar la ricca collezione.

 

Poi dico la preghiera del mattino:

"Ascoltami, o Signore, un attimino.

Ti ringrazio e parecchio mi consolo

che a mettermi i calzoni da me solo,

 

in qualche modo, ancora ce la faccio.

Fa' che alle scarpe non si strappi il laccio,

che se comincia male il nuovo giorno

porta iella ed a letto me ne torno.

 

Fa' che quest'oggi mi guadagni il pane;

non voglio aspettar l'osso come il cane.

La mia borraccia, deh!, riempi, o Dio:

vo' dissetar chi avanza al fianco mio.

 

A chi, nel pianto, il mio conforto aspetta,

racconterò, l'ultima barzelletta

e spesa bene avrò la mia giornata

se strapperò a qualcuno una risata.

 

O mio Signore, ancora una preghiera:

quando il tramonto porterà la sera

e lento e stanco si farà il cammino,

sorreggimi, o Signor, stammi vicino.

 

Lo sai, si tratta ancor di qualche giorno;

al deposito ormai faccio ritorno:

fa' che ci arrivi intero, non a pezzi,

senza scossoni e senza il carro attrezzi;

 

io cercherò di far la parte mia

e tu. Signor, fa' il resto. E così sia.

 

Padre Macario

 

 

 

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