La Natività

 

Lc 2,1-3. Or avvenne che in quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della Siria. E andavano tutti a farsi scrivere, ciascuno alla sua città.

Lc 2,4-5. Anche Giuseppe Andò da Nazaret di Galilea alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, essendo della casa e della famiglia di David, a dare il nome con Maria sua sposa che era incinta.

Lc 2,6-7. E avvenne che, mentre quivi si trovavano, per lei si compì il tempo del parto; e partorì il Figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

Lc 2,8-20. Or nelle vicinanze v’erano dei pastori che stavano desti a far la guardia notturna al loro gregge. Ed ecco presentarsi ad essi un Angelo del Signore, e la luce di Dio rifulse su di loro, e sbigottirono dal gran timore. Ma l’Angelo disse loro: “ Non temete, ecco vi reco l’annunzio di una grande allegrezza che sarà per tutto il popolo: Oggi, nella città di David, vi é nato il salvatore, che è il Cristo, il Signore. E lo riconoscerete da questo: troverete un bambino avvolto in fasce, a giacere in una mangiatoia”. E subito si raccolse intorno all’Angelo una schiera della milizia celeste che lodava Dio, dicendo. Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà “.

E come gli Angeli sparirono in cielo, i pastori presero a dire tra loro: “ andiamo fino a Betlem a vedere quanto è accaduto riguardo a quello che il Signore ci ha manifestato”. E in fretta andarono e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia. E, vedendolo, si persuasero di quanto loro era stato detto di quel bambino . Quanti ne sentirono parlare si meravigliarono delle cose loro dette dai pastori. Maria poi conservava nella mente tutte queste cose, e le meditava nel suo cuore. E i pastori se ne ritornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, secondo quello che era stato loro detto.

 

 

 

 

Da “ L’ Evangelo come mi è stato rivelato” di M. Valtorta

 

5 giugno 1944

Vedo una strada maestra. Vi è tanta folla. Asinelli che vanno carichi di masserizie e persone. Asinelli che tornano. La gente sprona le cavalcature, e chi è a piedi va in fretta perché è freddo.

L’ aria è tersa e asciutta, il cielo sereno, ma tutto ha quel tagliente netto dei giorni di pieno inverno…..Maria è su un ciuchino bigio. Tutta avvolta nel pesante mantello. Sul davanti della sella è quell’arnese già visto nel viaggio verso Ebron, e sopra il cofano delle cose più necessarie.

Giuseppe cammina a lato tenendo la briglia. “ Sei stanca?” chiede ogni tanto.

Maria lo guarda sorridendo e dice :” No “. Alla terza volta aggiunge: “ Tu piuttosto, che devi camminare, sarai stanco”. Penso che, se avessi trovato un altro asini, potevi essere più comoda e fare più presto. Ma non ho proprio trovato. Occorre a tutti, ora , la cavalcatura. Ma fa’ cuore. Presto siamo a Betlemme. Oltre quel monte è Efrata…. “hai freddo?” chiede Giuseppe, perché il vento si leva. “ No. Graie”. Ma Giuseppe non si fida. Le tocca i piedi, penzolanti sul fianco del ciuchino, i piedi calzati dai sandali e che  appena si vedono spuntare dalla lunga veste, e li deve sentire freddi, perché scuote il capo e si leva una coperta cha ha a tracolla e avvolge le gambe di Maria e gliela stende anche sul grembo, di modo che le mani stiano ben calde sotto di essa e del manto.

Incontrano un pastore, che taglia la via col suo gregge passando dal pascolo di destra a quello di sinistra. Giuseppe si curva a dirgli qualcosa. Il pastore annuisce. Giuseppe prende il ciuchino e lo trascina dietro al gregge nel pascolo. Il pastore si leva una rozza scodella da una bisaccia e munge una grassa pecora dalle gonfie mammelle e dà la scodella a Giuseppe, che la offre a Maria.

“ Dio vi benedica entrambi” dice Maria. “ Tu per il tuo amore, e tu per la tua bontà.,Pregherò per te”.

“ Venite da lontano?”. “ Da Nazareth risponde Giuseppe. “ E andate?”. “ A Betlemme”. “ Lungo viaggio per la donna in quello stato. E’ tua moglie?”. “E’ mia moglie”. “ Avete dove andare?”. “No”. “Brutta cosa! Betlemme è piena di popolo venuto da ogni dove per segnarsi o per andare a segnarsi altrove. Non so se troverete alloggio. Sei pratico del luogo?”.

“ Non molto”.

“ Ebbene…io ti insegno…per Lei( e accenna a Maria). Cercate dell’albergo. Sarà pieno.  Ma ve lo dico per darvi una guida. E’ in piazza, la più grande. …Ma se non trovate niente nell’albergo e nelle case, girate dietro all’albergo, verso la campagna. Vi sono stalle nel monte, che delle volte servono ai mercanti che vanno a Gerusalemme per mettervi le bestie…Sono stalle, sapete nel monte: umide, fredde e senza porta. Ma sono sempre un rifugio, perché la donna…non può rimanere per la via. Forse là troverete un posto…e del fieno per dormire e per l’asino. E che Dio vi accompagni”.

“ E Dio ti dia gioia” risponde Maria. Giuseppe invece risponde “ La pace sia con te”.

……..

Eccoci nella terra di Davide, Maria. Ora riposerai. Mi sembri stanca tanto…”  “No. Pensavo…penso….”. Maria afferra la mano di Giuseppe e gli dice con un sotteso beato.” Penso proprio che il tempo sia giunto”. Ma Giuseppe non è nella gioia. Pensa all’urgenza di trovare un ricovero e affretta il passo. Porta per porta chiede un ricovero. Niente. Tutto occupato.

………

Vi è un ricco fariseo che li guarda con palese disprezzo e, quando Maria si accosta, si scansa come se si fosse avvicinata una lebbrosa. Giuseppe lo guarda e un rossore di sdegno gli monta al volto. Maria posa la sua mano sul polso di Giuseppe per calmarlo e dice: “ Non insistere. Andiamo. Dio provvederà”.

………

“ Ehi! Galileo!” gli grida dietro un vecchio. “ Là in fondo, sotto quella rovina, vi è una tana. Forse non c’è ancora nessuno.

Si affrettano a quella “ tana”. E’ proprio una tana……Per vedere meglio, poiché vi è pochissima luce, Giuseppe trae esca e acciarino e accende una lucernetta che trae dalla bisaccia che ha a tracolla. Entra, e un muggito lo saluta. “ Vieni, Maria. E’ vuota. Non vi è che un bue.

……

6 giugno 1944

Il fuocherello sonnecchia insieme al suo guardiano. Maria solleva piano il capo dal suo giaciglio e guarda. Vede che Giuseppe ha il capo reclinato sul petto come se pensasse, e pensa che la stanchezza soverchi il suo buon volere di rimanere desto. Sorride d’un buon sorriso e, facendo meno rumore di quanto ne può fare una farfalla che si posi su una rosa, si mette seduta e da seduta in ginocchio. Prega con un sorriso beato sul volto….Poi si prostra col volto contro il fieno in una ancora più intensa preghiera.

……

maria leva il capo come per una chiamata celeste e si drizza in ginocchio di nuovo. Oh! Come è bello qui! Ella alza il capo che pare splendere nella luce bianca della luna, e un sorriso non umano la trasfigura. Che vede? Che ode? Che prova? Solo Lei potrebbe dire quanto vide, sentì e provò nell’ora fulgida della sua Maternità. Io vedo solo che intorno a Lei la luce cresce, cresce, cresce. Pare scenda dal Cielo, pare emani dalle povere cose che le stanno intorno, pare soprattutto che emani da Lei.

…..

la luce si sprigiona sempre di più dal corpo di Maria, assorbe quella della luna, pare che Ella attiri in sé quella che le può venire dal Cielo. Ormai è Lei la Depositaria della Luce. Quella che deve dare questa Luce al mondo….. La volta, piena di crepe, di ragnateli, di macerie sporgenti che stanno in bilico per un miracolo di statica, nera, fumosa, repellente, pare la volta di una sala regale…..Il fieno che pende dalla più alta mangiatoia non è più erba, sono fili e fili di argento puro che tremolano nell’aria con la grazia di una chioma sciolta…….E la luce cresce sempre più. E’ insostenibile all’occhio. In essa scompare, come assorbita da un velario d’incandescenza la Vergine….e ne emerge la Madre,

Sì. Quando la luce torna ad essere sostenibile al mio vedere, io vedo Maria col Figlio neonato sulle braccia. Un piccolo Bambino, roseo e grassottello, che annaspa e zampetta con le manine grosse quanto un boccio di rosa; che vagisce con una vocina tremula, proprio di agnellino appena nato, aprendo la boccuccia che sembra una fragolina di bosco e mostrando la linguetta tremolante contro il roseo palato; che muove la testolina tanto bionda da parere quasi nuda di capelli….

Anche Giuseppe, che, quasi rapito, pregava così intensamente da esser isolato da quanto lo circondava, si scuote….Ma Ella chiama: “ Giuseppe, vieni”. Giuseppe accorre. E quando vede si arresta, fulminato di riverenza, e sta per cadere in ginocchio là dove é. Ma Maria insiste.” Viene, Giuseppe” e punta la mano sinistra sul fieno e, tenendo con la destra stretto al cuore l’Infante, si alza e si dirige a Giuseppe, che cammina impacciato per il contrasto fra il desiderio di andare e il timore di essere irriverente. Ai piedi della lettiera i due sposi si incontrano e si guardano con un pianto beato.

………

7 giugno 1944

Un pastore si affaccia sulla porta e portandosi un braccio sulla fronte per fare riparo agli occhi, guarda in alto. Pare impossibile che ci si debba riparare dal chiarore della luna. Ma questo è così vivo che abbacina, specie chi esce da un chiuso dove è tenebra. Tutto è calmo. Ma quella luce stupisce Il pastore chiama i compagni……. Là, là” egli mormora sorridendo….” E’ un…è un angelo” grida il bambino. “ Eccolo che scende e si avvicina…Giù! In ginocchio davanti all’angelo di Dio!”.

…….

“Non temete. Non porto sventura. Io vi reco l’annuncio di una grande allegrezza per il popolo d’Israele e per tutto il popolo della terra”…” Oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore”…..”…il Salvatore che è Cristo” l’angelo sfavilla di aumentata luce. Le sue due ali, ora ferme e tese a punta verso il cielo come due vele immobili sullo zaffiro del mare, sembrano due fiamme che salgono ardendo. “…Cristo, il Signore!”……” Lo riconoscerete da questi segni: in una povera stalla, dietro Betlemme, troverete un bambino nelle fasce in una mangiatoia di animali, ché per il Messia non vi fu un tetto nella città di David” L’ angelo si fa serio nel dire questo, mesto anzi. Ma dai Cieli vengono tanto – oh! quanti! – tanti angeli simili a lui, una scala d’angeli che scende esultando e annullando la luna col loro splendore paradisiaco, e si riuniscono intorno all’angelo Nunziante in un agitar di ali, in uno sprigionare di profumi, in un arpeggiare di note, in cui tutte le voci più belle del creato trovano un ricordo, ma portato alla perfezione di suono. Se la pittura è lo sforzo della materia per divenire luce, qui la melodia è lo sforzo della musica per fare balenare agli uomini la bellezza di Dio, e udire questa melodia è conoscere il Paradiso, dove tutto è armonia di amore, che da Dio si sprigiona per far lieti i beati e che da questi va a Dio per dirgli : “ Ti amiamo!”.

Il canto si attenua e la luce pure, mentre gli angeli risalgono ai Cieli….I pastori tornano in loro.

“Hai udito?” “ Andiamo a vedere?” …” venite, venite. Andiamo a prendere latte, formaggi, agnelli e pelli conciate. Devono esser poveri molto e…chissà che freddo ha Colui che non oso nominare! E pensare che io ho parlato alla Madre come ad una povera sposa!…”

 

 

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