Dopo la gloriosa Ascensione di Gesù

e la discesa dello Spirito Santo,

 gli Apostoli che cosa hanno fatto?

 

Lo racconta la

 Beata Caterina Emmerick (1774-1824)

 nelle sue Rivelazioni.

 

 

 

Mt 10, 2-4 Gesù chiamò i suoi dodici discepoli e diede loro il potere di scacciare gli spiriti maligni, di guarire tutte le malattie e tutte le sofferenze. I nomi dei dodici apostoli sono questi: innanzi tutto Simone, detto Pietro e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; Filippo e Bartolomeo (Natanaele); Tommaso e Matteo l’agente delle tasse; Giacomo figlio di Alfeo e Taddeo; Simone, che era del partito degli zeloti, e Giuda l’Iscariota, che poi fu il traditore di Gesù.

 

… e gli altri Testimoni della Passione?

 

 

 

 

PIETRO E ANDREA

 

Pietro giunse a Roma il 18 di gennaio del 43 con i discepoli Marcial e Apollinare. Fino allora era rimasto ad Antiochia dopo la sua partenza da Gerusalemme. Proveniente da Napoli, all'Urbe era stato accolto dal nobile romano Lentulo. Molti romani avevano ascoltato la predicazione di Giovanni ; essi avevano quindi avuto notizia del Messia e dei suoi miracoli. Nel conversare con tali persone, Lentulo aveva concepito tale amore e desiderio di Gesù, da voler dipingerne la faccia divina. Pietro quindi ne lo informò riguardo a molti particolari fisionomici di Lui, ma Lentulo, nonostante i suoi tentativi, non riusciva a dipingere una figura che si avvicinasse all'originale. Mentre ripeteva il tentativo, un giorno si assopì e poi, nel destarsi, ebbe la gioiosa sorpresa di trovare finito il ritratto, che assomigliava perfettamente a Gesù, come dichiarò lo stesso Apostolo che Lo aveva conosciuto.

Lentulo divenne quindi uno dei discepoli più entusiasti e fervorosi in Roma.

Pietro abitava in casa di Pudente, dimora che poi consacrò come prima chiesa di Roma e Lentulo regalò molti arredi per essa. Il senatore Pudente è ricordato anche da Paolo ; egli fu padre delle sante Prassede e Pudenziana.

Pietro occupò la cattedra vescovile di Roma per 25 anni; poi fu crocifisso nell'anno 69.

 

Dopo la dispersione degli Apostoli, Andrea evangelizzò dapprima la Scizia; più tardi passò nell'Epiro e in Tracia; quindi andò nell'Acaia, in Grecia. Di là fu mandato a visitare l'Apostolo Matteo, il quale era stato preso con alcuni discepoli e sessanta cristiani in una città etiopica.

Perché si era gettato veleno sugli occhi di Matteo, Andrea lo guarì e liberò anche i cristiani imprigionati. Matteo predicò in quella città finché scoppiò una sommossa, durante la quale fu catturato. Dopo di avergli legato i piedi, i persecutori lo trascinarono per le strade. Intanto Andrea pregava per coloro che tormentavano l'Apostolo ; essi poi si commossero, chiesero perdono a Matteo e si convertirono.

Andrea ritornò in Acaia, dove guarì un indemoniato cieco e risuscitò un bambino morto. Predicò anche a Nicea, dove stabilì un vescovato. A Nicomedia rievocò alla vita un altro bambino e calmò una furiosa tempesta che imperversava sull’Ellesponto. Quando alcuni macedoni lo minacciarono di morte, essi rimasero atterriti da uno splendore celeste, che li abbagliò in modo da farli svenire. In un'altra circostanza, l'Apostolo fu gettato in pasto alle belve, ma rimase incolume per favore celeste. Egli subì il martirio a Patrasso, città dell'Acaia.

Presentato al console Egea, l'Apostolo aveva confessato impavidamente la sua fede in Gesù ed era perciò stato messo in catene. Il popolo, che tanto la amava specialmente per la sua bontà e per lo zelo con cui egli predicava il Vangelo, voleva liberarlo, ma l'Apostolo lo pregò di non privarlo della gloria del martirio. Il giudice lo aveva poi condannato al supplizio della croce. Nel veder la croce, l'Apostolo aveva esclamato:

— Oh, buona croce, da tanto tempo desiderata e così ardentemente amata!

Legato poi alla croce, era rimasto su di essa per due giorni e intanto predicava il Vangelo a quanti assistevano, con dolore, al suo supplizio.

Massimilla prelevò la sua salma per imbalsamarla e seppellirla.

Il martirio di S. Andrea avvenne nell'anno 93 dell'era cristiana.

 

GIACOMO IL MAGGIORE

 

Da Gerusalemme, Giacomo il maggiore aveva viaggiato, attraverso la Grecia e la Sicilia, fino alla Spagna; da Cadice si era diretto a Toledo e non era stato accolto bene su quella regione; egli si era perciò avviato verso un'altra, ma senza consolanti risultati, poiché lo si era catturato con l'intenzione di ucciderlo, se non un Angelo non lo avesse sottratto dalle mani dei suoi persecutori.

Aveva poi lasciato nella Spagna sette discepoli e di là, passando per Marsiglia, si era trasferito al sud della Francia e poi a Roma. Ritornato più tardi alla Spagna, da Cadice si era diretto a Toledo e a Saragozza. Là si erano convertiti molti, poiché intieri sobborghi avevano riconosciuto Gesù come Figlio di Dio e Redentore. Ma Giacomo, per evangelizzar quelle genti, si era trovato tra gravi pericoli. Si erano gettate perfino vipere contro di lui, che però le prendeva tra mano e non gli iniettavano il loro veleno. Nel costatare quel misterioso fenomeno, i sacerdoti idolatri, che temevano le vipere per il loro veleno, avevano cominciato a temere l'Apostolo e a rispettarlo.

Vidi poi che quando egli aveva cominciato a predicare in Granata, era stato preso con tutti i suoi discepoli e convertiti. Giacomo però aveva invocato in suo aiuto la Vergine, che viveva a Gerusalemme, e allora vidi che gli Angeli liberarono dalla prigione lui e i suoi discepoli. La Vergine gli aveva poi mandato l'ordine, per mezzo di un Angelo, di andare in Galizia per predicarvi il Vangelo e poi di ritornare alla sua residenza di Saragozza.

Più tardi, Giacomo si era trovato in pericolo per lo scoppio di una persecuzione. Ma si era raccomandato alla Vergine e allora l'Apostolo era rimasto irradiato da uno straordinario splendore, mentre gli apparivano gli Angeli osannanti per portargli una colonna, sulla quale stava aperto un libro proiettante lingue di fuoco in varie direzioni.

Su quel libro ammirai anche il ritratto della Vergine diafana e assorta in orazione. Così Giacomo aveva ricevuto da Lei l'avviso di erigere una chiesa su quel sito e poi di ritornare a Gerusalemme.

L'Apostolo aveva docilmente eseguito a Saragozza l'ordine della grande Madre; aveva inoltre formato una unione di dodici discepoli, tra i quali v'erano scienziati. Costoro dovevano continuar l'opera da lui iniziata con tanta fatica e molte difficoltà.

Dopo di essere ritornato a Gerusalemme, aveva visitato la Vergine a Efeso, dove Ella gli aveva predetto la vicinanza del martirio avvenuto realmente a Gerusalemme, dove fu decapitato per la fede cristiana.

Dapprima la salma del Martire era rimasta nascosta alla periferia di Gerusalemme, ma poiché vi si scatenò una persecuzione, essa fu trasportata nella Spagna da alcuni discepoli. Ma la regina, che aveva perseguitato l'Apostolo, non permise che vi fosse sepolta nel suo regno neppure la salma di lui. I discepoli la seppellirono in un sito remoto e segreto, di notte. Anche i discepoli però furono imprigionati dalla crudele regina, ma essi furono poi prodigiosamente liberati dal carcere. Inseguiti dal re e dai suoi guerrieri, sfuggirono a ogni insidia. Dopo la morte del re, la regina si convertì e allora la salma del Martire fu sepolta nel sotterraneo del suo castello regale, che poi divenne chiesa.

Presso quel sepolcro avvennero molti miracoli. Più tardi, la spoglia di S. Giacomo fu solennemente trasportata a Compostella, che divenne uno dei più celebri luoghi di pellegrinaggio.

L'Apostolo S. Giacomo aveva lavorato evangelicamente nella Spagna per circa quattro anni.

 

GIOVANNI

 

Benché a Efeso i cristiani potessero vivere in pace, tuttavia S. Giovanni vi era tenuto come prigioniero. Lo lasciavano uscire infatti soltanto con una scorta di soldati e così visitava la gente della zona.

Un giorno gli fu portato il cadavere di un giovane con preghiera di risuscitarlo. Giovanni, dopo di aver pregato, richiamò il defunto alla vita e poi gli comandò di raccontare a certi suoi coetanei presenti al miracolo quanto sapeva dell'altro mondo. Allora il giovane risorto parlò loro in modo tale dell'oltretomba, che quei giovani si convertirono e fecero penitenza dei loro trascorsi.

Un sacerdote degli idoli disse che se Giovanni avesse bevuto veleno senza averne danno, egli avrebbe creduto in Gesù. L'Apostolo fu accompagnato allora dai soldati davanti a un giudice che lo aveva condannato a morir di veleno due pregiudicati. Dopo la loro morte, Giovanni prese la tazza di veleno e, dopo di avervi tracciato sopra un segno di croce, la bevette alla presenza del sacerdote idolatra. Poiché quel veleno, con sorpresa degli astanti, non nuoceva all'Apostolo, il sacerdote domandò ch'egli risuscitasse i due giustiziati. Allora l'Apostolo pregò su quelle salme e subito esse si rianimarono con stupore dei presenti. Entusiasta per tali prodigi, si convertì quasi tutta la città e Giovanni fu lasciato libero.

Un giorno l'Apostolo trovò, presso un ovile alla periferia della città, un adolescente. Nel parlare con lui, Giovanni notò ch'egli era fornito di un'acuta intelligenza, ma anche molto ignorante. Dopo di essersi inteso con i genitori di lui, che erano poveri pastori, l'Apostolo lo accompagnò presso il vescovo di Berea affinché lo educasse. Dapprima quel pastorello corrispose alle cure del Vescovo, ma poi incappò in una banda di malfattori, dai quali fu pervertito.

Quando l'Apostolo ritornò presso il Vescovo per informarsi dei progressi del pastorello, apprese la brutta notizia della perversione di lui. Egli andò quindi in cerca del giovane che ormai era quasi ventenne. Allorché lo trovò, dopo tante e faticose ricerche, gli fece un'amorevole riprensione. Allora il giovane riconobbe il proprio torto e, vinto dalla bontà dell'Apostolo, lo seguì per far penitenza delle sue colpe. Egli si convertì talmente, che divenne vescovo e fece molto bene alle anime.

A Roma, S. Giovanni subì il martirio dell'olio bollente. Dapprima lo si era flagellato e poi lo vidi immerso dentro una caldaia, dove l'olio bolliva, ma senza ch'egli manifestasse il minimo segno di sofferenza. Benché vecchio, le sue carni erano fresche come quelle di un giovane. Da Roma l'Apostolo ritornò a Efeso, dove rimase nascosto. Usciva soltanto di notte per visitare i cristiani e celebrar la Messa all'abitazione della Vergine. Poco dopo, egli si ritirò, con alcuni discepoli, a Cedar dove, vivendo in solitudine, scrisse il Vangelo, tre anni prima della morte.

Quantunque molto anziano, il suo viso si conservava sempre fresco. Egli insegnava amorevolmente e raccomandava ai discepoli di amarsi scambievolmente poiché quello era il comando di Gesù. Ecco perché si chiama l'Apostolo dell'amore.

 

TOMMASO

 

Circa tre anni dopo la crocifissione di Cristo, S. Tommaso aveva viaggiato con l'apostolo Taddeo e quattro discepoli verso il paese dei Magi. Colà aveva battezzato due di essi : Mensor e Teokeno.

Egli operava ovunque grandi meraviglie. Lo vidi al nord della Cina, ai confini della Russia, tra genti completamente barbare.

Lo vidi anche sul Tibet e poi su di un'isola, tra negri, e quindi in Giappone. Udii vaticini fatti da lui sull'avvenire della religione cristiana su quel paese.

Prima di passare in India, Tommaso aveva avuto molte visioni. Vi era poi giunto durante una festa pagana, alla quale partecipava anche il re.

Animato da ardente zelo, l'Apostolo aveva cominciato a predicare e a guarire ammalati. Colpiti dalle sue parole, gli uditori ascoltavano gli insegnamenti ch'egli impartiva, ma mentre predicava, un sacerdote degli idoli lo aveva percosso con uno schiaffo. Memore della carità di Cristo, Tomaso aveva offerto all'idolatra anche l'altra guancia; intanto però, per il suo comportamento, i presenti erano rimasti ammirati di lui e molti, compreso il sacerdote, si erano poi convertiti.

Tommaso era riuscito, in seguito, a convertir perfino la figlia del re e il suo marito ossesso.

Abbandonata poi quella regione, aveva viaggiato verso oriente.

Vidi l'Apostolo in un'altra città dell'India, vicino al mare. Là Gesù gli apparve per farlo ritornare verso l'interno del paese, ma l'Apostolo non si decideva, perché pensava di trovarvi popolazioni barbare. Nell'apparirgli per la seconda volta, Gesù lo animò all'apostolato e gli promise la propria assistenza. Lo assicurò che avrebbe operato grandi meraviglie mediante la sua predicazione e che, nel giorno del Giudizio, sarebbe stato vicino a Lui come testimonio di quanto si era fatto per la conversione delle anime.

Quando Tommaso riuscì, con il divino aiuto, a convertire alcuni della famiglia reale, il re lo fece chiamare al proprio cospetto. Il Santo ne approfittò per evangelizzarlo, ma perché non riusciva a convincerlo, invitò il sovrano a proporgli qualche prova per assicurarsi che diceva la verità. Allora il re fece portar ferri roventi, sui quali l'Apostolo camminò senza scottarsi i piedi. Anzi, dal sito, dov'erano sparsi i ferri arroventati, zampillò una fresca sorgente.

Ostinato nei suoi errori, il sovrano tentò di sopprimere l'Apostolo e lo fece perciò rinchiudere dentro una stanza riempita di caldo vapore, affinché egli decedesse per soffocamento, ma Tommaso ne rimase incolume poiché quella saletta si riempì prodigiosamente di aria fresca.

Quando il re propose all'Apostolo di apostatare sacrificando agli idoli, Tommaso disse:

— Se Gesù non potrà distruggere i tuoi idoli, allora io offrirò incenso a essi!

Si organizzò allora una grandiosa festa, durante la quale fu trasportato al tempio pagano un idolo d'oro tra canti e musiche. Appena però l'Apostolo ebbe pregato, si vide discendere dal cielo un fuoco che rovinò l'idolo, mentre anche gli altri idoli cadevano infranti dai loro piedistalli.

Questi fatti però provocarono una sollevazione popolare e allora il re fece imprigionare Tommaso.

Liberato prodigiosamente dal carcere, l'Apostolo andò verso un'isola, dove passò molto tempo; poi si avviò verso il Giappone, dove rimase per circa mezzo anno. Al suo ritorno, si convertirono molti e quindi i sacerdoti degli idoli erano irritati contro di lui. Perché uno di essi aveva un figlio ammalato, chiese all'Apostolo di andare a guarirlo, ma poi affogò egli stesso il figlio per incolpare il Santo di averlo ucciso. Tommaso fece portare il cadavere davanti a sé e poi lo interrogò. Gli disse, in nome di Gesù, di alzarsi a poi di dire chi l'avesse ucciso.

Il defunto si alzò e rispose:

— Mio padre!

Questo prodigio indusse molti altri a convenirsi.

 

Vidi poi Tommaso inginocchiato sopra una pietra, fuori della città. Allora egli predisse che quando il mare fosse giunto a lambire quella pietra sarebbe venuto di lontano un Apostolo per predicarvi la fede di Cristo.

Su quel sito, quando vi giunse S. Francesco Saverio, si elevò una croce di pietra.

Vidi l'Apostolo pregare estatico su quella pietra, mentre un sacerdote idolatra, dopo di essersi avvicinato proditoriamente a lui, lo trapassava con la propria lancia.

La sua salma giunse a Edessa e assistei a una festa religiosa organizzata a onore del Martire. Su quel sito, dove l'Apostolo sparse il suo sangue, rimasero di lui una costola e la lancia insanguinata.

Presso la pietra, sulla quale pregava, v'era un olivo rimasto cosparso del suo sangue. So che i pagani non sono mai riusciti a sradicar quella pianta, che sempre ripullula. Là si eresse pure una chiesa.

La città si chiama Meliapur.

 

BARTOLOMEO

 

L'Apostolo S. Bartolomeo predicava dapprima in India, dove convertiva molti pagani. Poi aveva attraversato il Giappone e quindi era ritornato in Arabia per il Mar rosso, verso l'Abissinia. Là aveva convertito il re Polimio e risuscitato un morto.

Su quel paese v'erano molti infermi, che venivano accompagnati davanti agli idoli, ma da quando vi era giunto Bartolomeo, l'idolo si era ammutolito. Vi era pure, su quei paraggi, una casa dove dimoravano donne ossesse, che l'Apostolo aveva poi liberate, evangelizzate e battezzate.

L'Apostolo s'intratteneva frequentemente con il re Polimmo, di cui risolveva le difficoltà. Gli diceva che gli idoli avevano ormai perduto ogni potere e lo assicurava che, se avesse acconsentito a far consacrare il tempio pagano al vero Dio, si sarebbe assicurata la protezione celeste. Per decidere sul da farsi, il re aveva convocato tutto il popolo, mentre i sacerdoti degli idoli offrivano loro sacrifici.

Allora dall'idolo maggiore, il demone che vi si era annidato, aveva scongiurato i sacerdoti di desistere da quei sacrifici, poiché ormai egli non poteva far più nulla perché impedito dal Figlio di Dio.

Bartolomeo gli aveva poi imposto, in nome dell'Altissimo, di palesar pubblicamente gli inganni delle sue guarigioni fittizie e allora l'idolo aveva confessato la verità. Poi, per comando dello stesso Apostolo, il demone era uscito dall'idolo sotto forma di un orrendo mostro e quindi si era sprofondato sotterra.

Allora il re aveva fatto abbattere tutti gli idoli; poi Bartolomeo aveva consacrato il tempio pagano al vero Dio ; quindi aveva battezzato il re con tutta la sua famiglia e l'esercito.

L'Apostolo insegnava, guariva gli ammalati ed era molto amato da tutti.

Ricevuto l'ordine di andar a visitare la Vergine morente, era partito verso Efeso.

Durante la sua assenza, i sacerdoti degli idoli si erano rivolti al fratello del re Astiage, per accusar Bartolomeo quale stregone. Allorché, quindi, Bartolomeo era ritornato da Efeso, fu arrestato dagli emissari di Astiage e condotto dinanzi a lui, che gli disse:

— Tu hai sedotto mio fratello affinché adorasse il tuo Dio. Ora invece io ti voglio insegnare a sacrificar ai miei idoli. — Ma l'Apostolo rispose imperterrito :

— Quel Dio, che mi diede il potere di rivelare a tuo fratello i falsi dei, cioè i demoni, mi da anche forza di distruggere i tuoi idoli e di condurre te alla vera fede.

Proprio in quel momento, giunse un messaggero per riferire ad Astiage che il suo idolo prediletto era caduto dal piedistallo e ridotto in frantumi. Allora Astiage s'incollerì e fece flagellare l'Apostolo.

Fu poi legato a un albero e quindi scorticato.

Dopo il suo martirio, la salma tu gettata alla fiere, ma il re Polimio intervenne per darle onorata sepoltura. Sul suo sepolcro si edificò poi una chiesa.

Astiage e i carnefici del Martire furono invasi da furore e corsero al sepolcro dell'Apostolo per implorar la sua assistenza. Astiage si convertì, ma non i sacerdoti degli idoli, che perirono miseramente.

 

SIMONE E TADDEO

 

I fratelli Simone e Taddeo, dopo la dispersione degli Apostoli, avevano viaggiato insieme per un certo tempo: poi Simone si era avviato verso il

mar Nero e Taddeo verso l'est fino a Edessa. Nell'osservare Taddeo, il re di Edessa aveva visto vicino a lui la figura luminosa di Gesù e quindi si era inchinato profondamente davanti all'Apostolo. Con la imposizione delle mani, Taddeo aveva poi mondato dalla lebbra il re Abgar.

Dopo di aver guarito molti a Edessa e di aver convertito parecchi pagani, Taddeo si era avviato, con Sila, verso i paesi già visitati dal Salvatore e così era giunto fino all'Egitto. Durante questo viaggio, aveva battezzato molti a Kelar. Intiere popolazioni avevano abbracciata la fede. Dopo il transito della Vergine, Simone si diresse verso la Persia. Con lui viaggiava pure il discepolo Abia.

Costui fu, più tardi, Vescovo di Babilonia.

La Provvidenza dispose che i due fratelli s'incontrassero presso un accampamento militare e poi procedessero verso una grande città. Ricordo che, durante una riunione alla presenza del re, i sacerdoti idolatri si alzarono contro l'Apostolo. Una parte di essi aveva dentro un canestro lunghe vipere, che poi scagliarono contro di lui, ma i rettili ritornarono come frecce contro coloro che le avevano gettate, per morderli e avvelenarli. In procinto di morire, quei miseri gridavano come ossessi e allora l'Apostolo impose ai rettili di non uccidere i sacerdoti, che poi si convertirono insieme con lo stesso re.

I due fratelli andarono quindi verso un'altra città, dove furono ospiti di un cristiano. Ma in quella città scoppiò un tumulto e i due Apostoli furono accompagnati, insieme con i cristiani, a un tempio, dove stavano vari idoli i quali caddero al suolo frantumati. Per tale fatto, i due fratelli

furono maltrattati da quel popolo fanatico, il quale, per istigazione dei sacerdoti, li uccise.

A Taddeo fu spaccata la testa mediante un'ascia e sul Martire apparve una meravigliosa aureola.

Poi le due benedette salme furono trasportate a Roma e collocate dentro la basilica di S. Pietro.

 

FILIPPO, MATTEO E ALCUNI DISCEPOLI DI GESU’

 

Dopo Pentecoste, Filippo era partito verso Gessur al confine della Siria. In quella città egli aveva guarito prodigiosamente un'ammalata. Dapprima quindi era stato accolto benevolmente, ma poi lo si era perseguitato. Allora Filippo era andato in Frigia, dove aveva guadagnato molti pagani alla fede di Cristo. A Heriapoli della Frigia, era stato condotto davanti a una statua di Marte per offrire incenso all'idolo. Ma dall'ara era uscito un serpente, il quale aveva poi avvelenato due tribuni e il figlio del sacerdote idolatra. L'Apostolo però

aveva voluto ricambiare il male con il risuscitare i tre morti. Nonostante tale atto di generosità e di potenza taumaturgica, lo si flagellò e poi fu crocifisso. Molti volevano toglierlo dalla croce mentre era ancor vivo, ma il Martire raccomandò loro di non impedirgli di morire come il divin Salvatore.

Mentre stava sulla croce, egli fu lapidato; il suo martirio avvenne nell'anno 81 dell'era di Cristo.

 

S. Matteo predicò per circa venticinque anni in Etiopia. Durante questo tempo, convertì una grande moltitudine di anime, tra le quali il sovrano

con quasi tutta la sua famiglia. La figlia del re, Ifigenia, risolvette, per consiglio dell'Apostolo, di consacrarsi a Dio nello stato verginale, ma quando lo seppe lo zio del re, che pretendeva alla mano di lei, fece uccidere Matteo con una lancia mentre egli celebrava all'altare.

 

S. Marco fu a Roma con il principe degli Apostoli. Là scrisse il Vangelo sotto dettatura dello stesso S. Pietro.

Siccome all'Urbe era scoppiata la peste, Marco vi fece erigere una specie di « Via Crucis ». I cristiani e gli stessi pagani, che facevano il pio esercizio, si liberavano dalla pestilenza. Per questa meraviglia, molti pagani si convertirono.

Da Roma, Marco andò in Egitto per predicarvi il Vangelo. Lo vidi dapprima ad Alessandria. Poi lo vidi a Eliopoli, dove edificò una chiesa sulla zona abitata dalla S. Famiglia. L'evangelista fu incarcerato e durante la prigionia gli apparve Gesù che lo comunicò. Egli morì quindi strangolato.

Ne vidi, in seguito, la salma a Venezia.

 

L'evangelista S. Luca stava a Efeso con S. Giovanni; poi fu con S. Andrea. Quindi accompagnò S. Paolo durante alcuni suoi viaggi.

Perché in quel tempo si diffondevano falsi scritti riguardanti la vita di Gesù, S. Paolo lo consigliò di scrivere un Vangelo.

Vidi Luca dipingere vari quadri della Vergine, alcuni di essi in un modo miracoloso. Egli dipinse la Vergine con gli indumenti nuziali.

Molte icone si attribuiscono al suo pennello.

Quando S. Luca fu martirizzato, era Vescovo di Tebe. Lo vidi legato a un albero per essere dissanguato a frecciate. Una freccia lo colpì al petto

e allora la sua persona si piegò in avanti. Fu poi sepolto segretamente di notte.

Durante il suo apostolato, vidi che usava, come medicina, reseda con olio di oliva. Con questa miscela ungeva gli ammalati, ai quali tracciava una croce sulla fronte e sulla bocca.

 

Barnaba fu mandato ad Antiochia, dove predicò il Vangelo con S. Paolo, per un anno. Dopo la loro predicazione, i due Apostoli ricevettero la consacrazione episcopale. Barnaba predicò il Vangelo anche a Milano. Poi sull'isola di Cipro, sua patria, fu lapidato dai giudei. La sua salma fu gettata dentro un rogo, ma non si bruciò; i suoi discepoli la poterono perciò seppellire religiosamente. Le sue ossa furono ritrovate al tempo di Nerone. Aveva sul petto il Vangelo di S. Matteo.

 

Timoteo, discepolo di S. Paolo, fu arrestato sull'isola di Chio. Aveva una comunità di convertiti. Tutti lo amavano, perfino i soldati che lo circondavano.

Un mattino il Santo stava per celebrare dentro una chiesuola e mentre saliva all'altare, conobbe per rivelazione la colpa di una cristiana avviata verso quella chiesa per assistere alla Messa. Allora il Vescovo andò subito all'uscita della chiesa e, vista la dama di nobile condizione, le impose di non entrare e di far penitenza del suo grave peccato. In conseguenza di ciò, scoppiò una persecuzione.

Timoteo fu esiliato in Armenia e poi liberato prima che l'evangelista S. Giovanni lo fosse da Patmos. Poi S. Paolo lo mandò a Efeso come Vescovo, ma in questa città fu ucciso perché aveva censurato energicamente la popolazione per le orge che vi si facevano mentre si trasportavano idoli ai baccanali.

 

Saturnino predicò il Vangelo a Tarso. Andò poi a Roma con S. Pietro, il quale lo inviò alle Gallie.

Egli fu quindi martirizzato a Tolosa, dove aveva convertito molti pagani.-

 

GIUDA – LA FINE DEL TRADITORE

 

Lo vidi correre all'impazzata, come un frenetico, per la vallata d’Hinnon. Al suo fianco, stava Satana che aveva un orribile aspetto. Per aumentar la disperazione del traditore, il demone gli sussurrava tutte le maledizioni, che i Profeti avevano scagliate contro quella valle, dove i giudei avevano sacrificato perfino i propri figli agli idoli.

Ma sembrava a Giuda di essere molto più colpevole di essi e che quindi gli si dicesse :

— Ora usciranno i cadaveri di quanti peccarono, i vermi dei quali non morranno e il cui fuoco giammai si estinguerà... Caino! Dov'è tuo fratello Abele? Che delitto hai perpetrato! Il suo sangue grida: — Che tu sia maledetto sulla terra, dove andrai ramingo senza pace!

Quando il traditore giunse al torrente Cedron e scorse il monte degli ulivi, cominciò anche a tremare, poiché nel volgere gli occhi verso il Getsemani udì queste parole: — Amico! Cosa vieni a fare ? Giuda tu tradisci con un bacio il Figlio dell'uomo?!

Compreso di orrore sino al fondo dell'anima, Giuda sentiva confondersi la ragione. Allora Satana gli sussurrò all'orecchio:

— Per di qui passò Davide quando fuggiva da Assalonne, il quale morì appeso a un albero...

Così Giuda, con la mente ottenebrata da orribili pensieri, giunse alle pendici del cosiddetto «monte degli scandali»: sito fangoso, lercio di rifiuti e d'immondizie. Mentre al suo orecchio attonito echeggiava sempre più distinto il frastuono proveniente dalla città, Satana gli sussurrava all’udito:

— Adesso Lo conducono a morte perché tu Lo hai venduto…Finiscila anche tu, miserabile! Come potresti sopravvivere così?

Allora Giuda, disperato, si tolse la cintura e poi si appese a un albero. Appena impiccato, il suo corpo scoppiò e le sue viscere colarono al suolo.

 

…GLI ALTRI TESTIMONI DELLA PASSIONE DI GESU’

 

Alcuni anni dopo la crocifissione di Gesù, i giudei avevano arrestato Lazzaro, Maria e Maddalena, insieme con il discepolo Massimino, il cieco nato guarito dal Salvatore, e con due donzelle. Poi essi erano stati abbandonati alla violenza delle onde marine. Non naufragarono per disposizione della divina Provvidenza. Dopo una pericolosa traversata, la barcaccia approdò alla riva australe della Francia, presso Marsiglia, dove si festeggiavano, con baccanali, certi dèi falsi e bugiardi.

I sette stranieri sostarono presso un colonnato della città, dove si ristorarono e, durante la refezione, Marta interrogò qualcuno, che si era avvicinato alla comitiva, per sapere che feste fossero quelle che si celebravano là con tanto clamore.

Saputo che si trattava di feste pagane, raccontò a un capannello di persone che si erano fermate presso il colonnato, come essi erano giunti prodigiosamente a Marsiglia con il visibile aiuto della Provvidenza.

Vidi dapprima che qualcuno scagliò contro di loro sassi per allontanarli dalla città quali intrusi, ma poi, alle parole di Lazzaro, gli animi si calmarono. La comitiva, dopo di aver pernottato all'addiaccio, continuò a parlar della vera religione alla gente che passava e poiché le loro parole attiravano molte persone, gli stranieri furono poi accompagnati al governatore della città, che li ascoltò con interessamento. Egli divise la comitiva in due gruppi, che alloggiò in due distinte abitazioni, dove ricevettero anche gli alimenti.

Vidi che, durante i giorni seguenti, gli stranieri predicavano alla gente su diverse zone della città, perché ne avevano avuta licenza dal governatore di essa che li proteggeva.

Non trascorse molto tempo che parecchi cittadini furono battezzati, dopo di essere stati istruiti nella religione cristiana. Lazzaro battezzava presso una grandiosa fontana, in una piazza, davanti al tempio pagano ; egli battezzò anche il governatore.

In seguito, Marta si avviò, con le sue donzelle, verso una regione selvaggia e rocciosa, alla periferia di Aix, dove abitavano molte schiave pagane, ch'ella convertì. Più tardi su quella località si edificarono una chiesa e un convento.

Marta predicava con assiduità il Vangelo a molta gente, su luoghi aperti e sulle rive di un fiume. Un giovane, che voleva avvicinarsi a lei per ascoltarla, perché si trovava separato dal fiume, attraversò a nuoto, ma poi, travolto dalla corrente, rimase affogato. Ripescato il cadavere del giovane, suo padre lo depose dinanzi a Marta che parlava a una innumere moltitudine di ascoltatori.

Allora il genitore le disse che se ella avesse richiamato alla vita suo figlio, avrebbe creduto in Gesù e adorato il vero Dio, ch'ella annunciava. Marta si raccolse in preghiera e poi comandò all'affogato, in nome di Gesù, di risorgere. Egli risorse veramente e a quel prodigio non solo suo padre ed egli stesso si convertirono, ma anche moltissimi ascoltatori.

Vidi poi che Massimino amministrava la Comunione a Marta, la quale era indefessa nel predicare non solo con la parola, ma specialmente mediante il buon esempio.

 

Intanto Maria Maddalena si era ritirata sopra una regione solitaria, dove viveva in preghiera dentro una grotta. Non l'avvicinava che Massimino per portarle la Comunione. La penitente morì poco prima di Marta e fu seppellita dentro la cripta di una chiesa conventuale. Sulla grotta di Maddalena si edificò poi una cappella.

 

Lazzaro, consacrato Vescovo, svolse un provvidenziale apostolato specialmente a Marsiglia e morì, per la seconda volta, ricco di meriti.

 

Longino, ufficiale di Pilato, durante la notte in cui Gesù era stato condotto al tribunale di Caifa, si trovava nel vestibolo di esso con alcuni soldati.

Quando Pietro, per timore di venir catturato, alle parole di una fantesca aveva negato di essere discepolo del Galileo, egli lo aveva avvicinato per dirgli che « doveva essere certamente seguace di Lui ».

Mentre poi si accompagnava il divin Condannato al Golgota, Longino, per ordine del governatore romano, comandava la scolta; a un tratto, il Redentore gli aveva rivolto uno sguardo espressivo, che aveva commosso l'ufficiale. Lo vidi quindi sul Calvario con i soldati. Era a cavallo e aveva una lancia. Lo rividi poi al pretorio, dopo la crocifissione del Martire divino. In quel colloquio con Pilato si diceva che se il Galileo fosse veramente morto non gli si sarebbero rotte le gambe. Longino era poi risalito sul Golgota.

La sua lancia era fatta in modo che la si poteva allungare tre volte di più della sua regolare lunghezza. Di essa si servì per trapassare il petto del Salvatore. Dopo di essersi convertito sul Calvario, Longino era ritornato presso il governatore romano per informarlo li tutto.

 

Nicodemo ottenne da Pilato la lancia di Longino. Costui, dopo la conversione, si associò ai discepoli di Cristo. Dopo la Pentecoste fu battezzato con i soldati convertiti presso la Croce, sul Golgota.

Ritornato in patria, Longino andò ad abitare su di un paese sterile e paludoso, dove poi colsero la palma del martirio quaranta campioni della fede. Longino divenne diacono e andava quindi per i paesi a predicar  Cristo e la sua vera religione.

Raccontava ai numerosi uditori la Passione di Gesù e la risurrezione di Lui perché testimonio oculare. Convertiva molta gente e guariva parecchi malati con il t0cco della santa lancia, di cui portava con sé un pezzo.

Ma i pagani erano irritati per il suo fecondo proselitismo e quindi ricorsero all'autorità militare, dalla quale ottennero che i soldati romani lo arrestassero quale disertore e perturbatore della pace pubblica. Egli stava coltivando un sua piccola proprietà, quando giunsero i soldati per catturarlo.

Longino li ospitò a casa sua, perché essi non lo conoscevano ed egli stesso non sapeva che fossero venuti per arrestarlo. Quando lo seppe dagli stessi soldati, non perdette l'abituale tranquillità di animo, ma andò a chiamare due suoi compagni di apostolato e poi disse ai soldati suoi ospiti:

— Noi siamo coloro che voi dovete arrestare!

I soldati rimasero sorpresi e spiacenti, perché si erano affezionati a Longino, che li trattava bene.

Longino però, visto il mandato di cattura e saputo che avevano l'ordine di decapitarlo, domandò un'ora di tempo per prepararsi alla morte e poi, serenamente, si ripresentò loro per essere martirizzato in odio alla fede che predicava con tanto zelo, per guadagnare anime a Gesù, che lo aveva tanto beneficato e convertito. I soldati trasportarono poi la testa di Longino a Gerusalemme per provare all'autorità militare di avere eseguito il loro incarico.

 

Ebbi anche una visione di epoca posteriore.

Una cieca, del paese di Longino, andò in pellegrinaggio a Gerusalemme, per la speranza di guarire là, sul Golgota, dov'era guarito l'ufficiale di Pilato del suo mal d'occhi. L'accompagnava il figlio di lei.

Giunta sul Calvario, le apparve Longino il quale le disse che se avesse sottratto il suo teschio da una cloaca, dove l'avevano gettato i giudei, avrebbe ricuperato la vista.

La cieca si fece accompagnare alla cloaca, dalla quale riuscì a estrarre il teschio di Longino, perché aveva, proprio allora, ricuperata la vista. Ella

ritornò quindi al suo paese di origine, per dare al teschio onorata sepoltura, insieme con lo scheletro di Longino.

 

Abenadar, chiamato poi Ctesifonte, era oriundo da un paese sito tra Babilonia e l'Egitto. Sul Golgota aveva testimoniato, davanti a tutto il popolo che assisteva alla morte di Gesù, la divinità di Lui.

Dacché aveva ricevuto il Battesimo, dopo Pentecoste, si chiamava Ctesifonte. In Arabia egli aveva un fratello, al quale raccontò i miracoli di Gesù e che si convertì. Dopo il Battesimo, si chiamò Cecilio e fu incaricato, con Ctesifonte, di aiutare i diaconi della nuova Comunità cristiana.

Ctesifonte accompagnò poi S. Giacomo in Spagna, dalla quale ritornò con lui. Più tardi, rimandato alla penisola iberica dagli Apostoli, vi riportò la salma di S. Giacomo martirizzato a Gerusalemme. Fu vescovo e risiedette su di una penisola vicina alla Francia. Scrisse molte opere riguardanti la Passione di Cristo.

 

Vidi Nicodemo, di ritorno dal sepolcro di Gesù con Giuseppe di Arimatea, recarsi alla propria abitazione. Portava con sé la biancheria che era servita per la deposizione di Cristo dalla Croce.

Vidi pure Nicodemo a Roma, con Veronica e un discepolo, perché chiamato all'Urbe dall'imperatore romano. Costui desiderava vedere i testimoni della morte e risurrezione del Nazareno. Vidi la Veronica vicino all'imperatore malaticcio; ella aveva con sé il Sudario e un tessuto usato per la sepoltura di Gesù. Per desiderio dell'imperatore, distese davanti a lui il Sudario, dove si vedeva il viso del Redentore prodigiosamente impresso: il ritratto sembrava dipinto con il sangue. Sull'altro tessuto, si vedeva invece la figura insanguinata del Salvatore flagellato. Non notai che l'imperatore toccasse quei tessuti, ma costatai la sua immediata guarigione. Impressionato di ciò, l'imperatore voleva fermare Veronica all'Urbe, farle doni e assegnarle un'abitazione con donne di servizio, ma Veronica implorò la grazia di ritornare a Gerusalemme per continuar a vivere là dov'era stato crocifisso il Redentore.

 

Vidi anche Pilato a Roma, dove lo aveva fatto chiamare lo stesso imperatore assai sdegnato contro di lui. Lo vidi, tra le guardie imperiali, mentre attendeva di presentarsi all'imperatore.

Rividi poi Pilato, altrove, languir nella desolazione, perché dopo la revisione del Processo di Gesù, aveva perduto il posto di governatore, e Tiberio lo aveva condannato all'esilio.

 

da LE RIVELAZIONI di Caterina Emmerich- Edizioni Cantagalli – Siena – 1961

Suor Anna Caterina Emmerick è stata beatificata da Giovanni Paolo II nell’ottobre 2004.