PARROCCHIA DEI SANTI MONICA ED AGOSTINO - BOLOGNA
Carissimi Parrocchiani e Amici: ecco alcune notizie sul nuovo Crocifisso della nostra chiesa, collocato nel presbiterio. Il testo di spiegazione è stato scritto dall’autore stesso.
                    
CRISTO CROCIFISSO DELLA CROCE DIPINTA DELL’ABBAZIA DI SANTA MARIA ASSUNTA A ROSANO

In quest’opera è raffigurato il Cristo crocifisso della croce dell’abbazia di Rosano. Il dipinto originale, realizzato intorno all’anno 1134, nel 1995 è stato rimosso dall’abbazia, sottoposto ad un delicato restauro e ricollocato in sede nel 2006. La croce di Rosano è nata quasi sicuramente in ambiente monastico e per la vita monastica. Di essa non si conosce l’autore, non esiste una firma, un segno di riconoscimento e non ci è stato tramandato alcun documento di accompagnamento. Quest’assenza di informazione può essere indizio dell’origine monastica della croce.

L’autore, probabilmente un monaco, legato all’abbazia di Montecassino, avendo interamente rinunziato a se stesso per seguire Cristo, ha pienamente rispettato la regola della tradizione iconografica orientale, secondo cui le icone non vengono firmate dall’iconografo che, conscio di svolgere un servizio ecclesiale, considera l’ispirazione e l’abilità pittorica come un dono divino e non si appropria, di conseguenza, di un opera che in realtà appartiene a Dio.

La croce originale, che nelle condizioni attuali misura 253x230 centimetri, mostra un Cristo di matrice bizantina, ma di tradizione italiana, in particolare di scuola romana, circondato da sette scene della vita. Agli estremi delle braccia orizzontali della croce, inoltre, sono raffigurati, da un lato Maria e Giovanni e dall’altro la Maddalena e l’altra Maria. Cristo è rappresentato in atteggiamento trionfante (triumphans), vincitore della morte, in posizione eretta, vivente. Il perizoma è sostituito dalla veste sacerdotale arrotolata, a conferire solennità.
 
Mancano i segni della passione, le macchie di sangue, le ferite della flagellazione e la corona di spine. La piaga del costato è appena accennata e non sono raffigurati il sangue e l’acqua sgorganti da essa. Le palme delle mani sono aperte ed i piedi leggermente sovrapposti, come indica il profilo del tallone sinistro. Le quattro piaghe dei chiodi, sono stilizzate e appena accennate mediante una sottile bordatura di colore rosso, lungo la quale sono ritmicamente dipinte piccole gocce di sangue. Rispetto al dipinto originale, con discrezione, sono raffigurati il sangue e l’acqua sgorganti dalla ferita del costato, quali simboli dell’Eucarestia e del Battesimo, a ricordare il versetto del Vangelo di Giovanni: <<… ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua>> (Gv 19, 34).

Il corpo di Cristo esprime concretezza e solennità, a sottolineare la vera umanità di Gesù, unitamente alla sua divinità. Il Volto, dall’espressione davvero unica, mostra gli occhi aperti che, invitano, giudicano, scrutano, interpellano e sembrano domandare: <<… Voi chi dite che io sia?>> (Mt 16,15). Nell’originale, le decorazioni, che richiamano “L’albero della vita”, sono disposte a qualche centimetro di distanza dai bordi delle braccia orizzontali della croce e lungo la direttrice verticale incorniciano le gambe di Cristo, a partire dalla parte inferiore della veste sacerdotale arrotolata. Esse sono formate da sottili racemi e fiori polimorfi, da varie fogge di cespi e cardi, alternati e congiunti, in successione o inscritti entro rombi. Nell’originale, la fascia decorata è ritmata da finte borchie rosse, all’interno delle quali sono raffigurati dei fioroni bianchi che scandiscono la successione dei motivi decorativi.
 
Nella croce, per quanto possibile, sono stati ricostruiti i motivi decorativi originali, interpretati, rielaborati e ridisposti in base all’esigenza di circondare tutto il perimetro della croce con i motivi ornamentali.  Al posto dei fioroni bianchi, all’interno dei finti medaglioni, è stato inserito, in oro, il monogramma di Cristo. La tecnica pittorica utilizzata è quella medievale della tempera all’uovo.  La doratura, a foglia, è stata eseguita a bolo. Per la costruzione della croce, che misura 230 x 195 centimetri, è stato utilizzato legno di tiglio, rinforzato sul retro, trasversalmente, con tre zeppe in faggio, inserite in appositi incastri aventi la sezione a coda di rondine.

Il fondo pittorico è stato preparato secondo i procedimenti medievali. Per la preparazione dei colori sono stati impiegati pigmenti naturali, alcuni dei quali preziosi, tipici della tradizione pittorica medievale: lapislazzuli, cinabro, porpora, indaco, ematite, ocre gialle e rosse, terre verdi, nero di vite e bianco.


MASSIMO BETTIO E PATRIZIA TOSATTO - RAVENNA, 1 GIUGNO 2013
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