LE TAPPE PRINCIPALI DEL NOSTRO CAMMINO PARROCCHIALE

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25 MARZO 1955

  L’Arcivescovo di Bologna dichiara la zona di “Birra Bologna”

  Parrocchia autonoma col nome di” Nostra Signora della Pace”

25 GIUGNO 1955

  Il Card. Lercaro pone la croce anche alla “Birra” indicante il possesso del terreno sul quale sorgerà la Chiesa.

24 SETTEMBRE 1955

  Iniziano i lavori per la costruzione delle opere parrocchiali comprendenti un salone che sarà poi Chiesina provvisoria

NATALE 1955

  Inaugurazione della Chiesina

14 MAGGIO 1961

  Posa della prima pietra della nostra Chiesa.

10 GIUGNO 1962

  Con grande gioia della comunità viene inaugurata la  nostra  bella Chiesa dal Card. Lercaro.

3-4 MAGGIO 1980

  La Madonna di San Luca sosta brevemente nelle nostra Chiesa

25 MAGGIO 1986

  In occasione della 3° Decennale Eucaristica viene inaugurato il nuovo bellissimo presbiterio.

27 SETTEMBRE 1986

  Il Card. Biffi presiede la solenne Consacrazione della Chiesa.

SETTEMBRE 1990

  In 40 giorni viene realizzato lo stupendo sagrato della Chiesa

12-14 MARZO 1995

  2° Visita della B.V. di San Luca alla nostra comunità

26 MARZO 1995

  Celebrazione del 40° della Parrocchia e del ministero pastorale del Parroco.

2 GIUGNO 1996

  Quarta Decennale Eucaristica

 10 APRILE 2005

50° Della Parrocchia

14 MAGGIO 2006

Quinta Decennale Eucaristica

MAGGIO 2011

Dimissioni del primo Parroco don Mario

24 SETTEMBRE 2011

Ingresso del nuovo Parroco don Andrea

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 (la storia della Parrocchia che segue, è tratta da un libretto scritto da don Mario per il 50° della Parrocchia)

LA  ZONA  DI  “BIRRA  BOLOGNA”

   La Chiesa di NOSTRA SIGNORA DELLA PACE, sorge alla estrema periferia di Bologna ovest sulla Via del Triumvirato, che congiunge la Via Emilia con l’aeroporto “Guglielmo Marconi”, che pure fa parte anch’esso della Parrocchia.

   Questa zona era ed è tutt’ora chiamata “Birra Bologna”, perché in passato, qui, per un breve periodo di tempo, è esistita una fabbrica che produceva birra. Territorialmente questa zona faceva parte della Parrocchia di S. Maria Assunta di Borgo Panigale, a tre Km. di distanza.

   All’epoca a cui ci riferiamo (1955) gli abitanti della zona erano prevalentemente operai con qualche piccolo artigiano. Allora vi era pure una zona agricola.

   Le case si riferivano ai tempi passati: ma poi vi fu un certo sviluppo edilizio con piccole costruzioni, soprattutto da parte di famiglie provenienti dai paesi limitrofi. La popolazione non raggiungeva i 2000 abitanti. Non esisteva allora nessun mezzo di comunicazione con la città; praticamente c’era solo la bicicletta.

   Da aggiungere che oltre a questa zona, nella divisione in varie Parrocchie di tutto il territorio di Borgo Panigale, sono state aggregate alla nostra Parrocchia anche Via della Fornace e Via dell’Aeroporto.  

   La nostra zona, fino al dicembre 1937, era divisa fra due Comuni: Bologna e Borgo Panigale: la linea di demarcazione fra l’uno e l’altro, era all’incrocio di Via Triumvirato – Via Berleta – Via della Birra. Il 17 dicembre di quell’anno, il Comune di Borgo Panigale fu soppresso e così tutta la zona divenne Comune di Bologna.

 

   PERCHE’  UNA  CHIESA  ALLA  “BIRRA”?

    Un giorno di aprile del 1954, Giacomo Lercaro, da pochi mesi Arcivescovo di Bologna, passando per la nostra zona chiese a chi l’accompagnava. “Ma questa gente dove va a Messa”? “A Borgo Panigale” fu la risposta. “E come è possibile - riprese - pretendere che, i bambini soprattutto, possano percorrere tanta strada, per di più così pericolosa come la Via Emilia?

   Pure questo contribuì a far maturare in lui il progetto di costruire nuove Chiese alla periferia della città e fra esse una anche alla “Birra”.

   Come primo atto l’Arcivescovo eresse la nostra zona a Parrocchia indipendente (insieme a quella di San Pio X in Via della Pietra), nominando primo parroco don Mario Vecchi, da circa otto anni Cappellano a S. Maria Assunta di Borgo Panigale, il quale però già dalla Pasqua del 1954, veniva in zona ogni domenica a celebrare la S. Messa, prima nella piccola loggia Pellizzoni in Via Triumvirato 45, poi, dall’8 Dicembre dello stesso anno, presso un’altra loggia di proprietà Bonora, più accogliente e decorosa, al N. 40 della stessa Via.

 Nel tardo pomeriggio del venerdì 1° aprile 1955, il Parroco di Borgo Panigale, don Paolino Pallotti, sempre deciso nelle sue azioni, conferì a don Mario il possesso canonico ufficiale di Parroco (anche se non c’era niente), presenti alcuni bambini del catechismo e poche donne, avvertite in fretta e furia.

   Questa la “grande festa” del possesso parrocchiale di don Mario.

  

   I  PRIMI  PASSI

    Dunque, dal marzo 1955 era istituita giuridicamente la nostra Parrocchia.

   Ma, a quando la Chiesa? Domanda più che legittima,  alla quale però era difficile rispondere, se non esprimendo il desiderio che fosse in tempi brevi.

   L’ultimo giorno di Maggio di quell’anno, in collaborazione con la Parrocchia “madre” di Borgo Panigale, vi fu la prima “sortita”: la processione con la statua della Madonna. Riuscì molto bene, nonostante un improvviso e imprevisto ostacolo dell’ultimo momento: la chiusura di un cancello per il quale, d’accordo con il proprietario, si doveva passare.

   La domenica 26 Giugno 1955, sotto un sole cocente, in un memorabile, festoso corteo di macchine con sacerdoti e fedeli, guidato dal Card. Giacomo Lercaro, furono issate in varie zone della periferia della città, undici croci, indicanti il possesso di altrettanti terreni sui quali sarebbero poi sorte nuove Chiese.

   Così, anche a Birra Bologna, nel terreno d’angolo fra Via Triumvirato e Via Aeroporto (ora Via de la Birra), dove appena due giorni prima era stato mietuto il grano, fu issata la croce: alta, ben visibile, da attirare l’attenzione dei passanti.

   Essa voleva indicare il futuro sorgere della Chiesa; sul tabellone accanto era scritto: “Qui, con l’aiuto di Dio e del popolo cristiano, sorgerà la Chiesa di Nostra Signora della Pace”.

   Il tabellone e la croce vi rimasero per circa sei anni.

  

   LA  CHIESINA

    Pochi giorni dopo, il primo luglio 1955, don Mario venne ad abitare “in loco”, solo, in un appartamento preso in affitto per un anno, in Via Triumvirato 36/2, continuando a svolgere le funzioni religiose, sia pure limitate al minimo, sempre nella loggia Bonora.

   Fu dato l’incarico all’ingegner Pietro Bolognesi di progettare il complesso parrocchiale nella sua struttura integrale, cioè: Chiesa, opere parrocchiali e casa canonica per l’abitazione del Parroco.

   Così, d’accordo con la Curia, con un preventivo di minima, il 24 Settembre 1955, si iniziò la costruzione delle opere parrocchiali, onde avere un salone, quale Chiesa provvisoria, un’abitazione per il Parroco ed alcuni ambienti per il ministero.

    Cominciammo i lavori, con un preventivo che si aggirava sui cinque milioni (eravamo nel 1955!), con in tasca la somma di L. 20.000, data a don Mario da una gentile signora di Borgo Panigale.

   Per tutta la notte don Mario non dormì pensando dove e come avrebbe potuto trovare quel denaro.

   I lavori procedettero spediti, tanto che appena tre mesi dopo, a Natale, era ultimato l’esterno ed il salone a piano terra.

   Tutto era pronto perché la notte di Natale si potesse celebrare la S. Messa nel salone, quale Chiesina provvisoria.

   Finalmente eravamo in “casa nostra”.

 

    PROBLEMI… MA  ANCHE RISULTATI

   Ma proprio alla vigilia di Natale, ecco la prima “tegola”: un messo del Comune consegnò a don Mario l’ingiunzione della Commissione edilizia, di sospendere i lavori, pena l’abbattimento dello stabile, perché senza licenza di costruzione. Una vera “doccia scozzese”.

   Naturalmente, ignorando per il momento l’ingiunzione, quella “Santa Notte”, celebrammo la Messa nella “Chiesina provvisoria”; non potevamo fermarci. La gioia più profonda coronava i nostri primi sforzi ed i primi sacrifici.

   Quella chiesina ci ha visto insieme uniti a pregare per sei anni e mezzo, sempre con lo sguardo rivolto alla nuova Chiesa che un giorno sarebbe sorta.

   Non c’era il riscaldamento; d’inverno gelava l’acqua nei vasi dei fiori, ma c’era lo spirito che univa e riscaldava i cuori. 

    Era questa la prima realizzazione cittadina, dopo la presa di possesso dei terreni del 26 Giugno, portata a termine in così breve tempo, con tanto slancio, da una delle comunità più piccole, più povere, dimenticata da tutti, alla periferia della città.

   Sebbene quel Natale si celebrasse in tutta la Diocesi la “Prima Campagna per le nuove Chiese”, indetta dal Card. Lercaro per sensibilizzare i fedeli sull’importanza di questo problema, nessuno parlò di questa prima e così rapida realizzazione.

 

 IN  ATTESA  DELLA  CHIESA

    In pochi mesi furono completamente ultimati i lavori delle opere parrocchiali, tanto che don Mario, il 1° Luglio 1956, vi si trasferì con l’abitazione. Così Parroco e Chiesa erano insieme.

   Si cominciò quindi a trattare con il Comune per ottenere la “licenza di costruzione”. Esaminato il progetto diverse volte da parte della Commissione edilizia, il parere di questa risultava sempre negativo, senza che si riuscisse a conoscere il motivo vero che veniva addotto per non approvarlo.

Da notare che con il progetto delle opere già iniziate, era stato presentato pure quello di tutto il complesso parrocchiale: quindi compresa la Chiesa e la casa canonica, perché venisse esaminato nel suo insieme.

   Volendo don Mario chiarire la cosa, chiese un colloquio con l’ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Bologna; dopo parecchia anticamera gli fu accordato.

   Richiesti chiarimenti sul problema in questione, si sentì gentilmente rispondere: “Reverendo, lei mi deve capire: si tratta di una Chiesa….; questo è il perché……”. Si mostrò dispiaciuto di quanto sinceramente aveva dovuto ammettere. Al che don Mario, con tanta calma , ma anche con franchezza, rispose: “Ingegnere, lei mi dice queste cose ed io dovrei sospendere i lavori? NO”!

   Eravamo nel 1956, gli anni di don Camillo e Peppone! Intanto proseguirono i lavori e finalmente….arrivò la licenza, senza fretta….il 16 luglio 1959.

 

   CONTRIBUTI  STATALI

    Subito dopo  l’inaugurazione delle opere parrocchiali che in quei primi anni di vita comunitaria, pur ristretti, abbiamo cercato di “sfruttare” al massimo, come diremo più avanti,  iniziarono le lunghe e laboriose pratiche per la costruzione della Chiesa, poiché la meta, naturalmente, era quella.

   Dalla Curia era stato stabilito che, per quanto riguardava il contributo dello Stato, per la costruzione della nostra Chiesa, fossero utilizzati i fondi relativi ai danni di guerra di altre Chiese, che, o non sarebbero state più ricostruite, o lo sarebbero stato in forma ridotta, secondo la necessità spirituale della zona; ciò era possibile in base alla legge che permetteva il passaggio del rimborso “danni di  guerra” da una Chiesa all’altra, purché entro l’ambito della Provincia.

   Così alla nostra Chiesa furono assegnati i fondi della chiesina-ossario contenente i resti mortali di alcuni parroci di S. Maria Assunta di Borgo Panigale (che si trovava all’ingresso del viale che conduce al cimitero); più una parte dei fondi assegnati alla Chiesa di Monterumici (Monzuno), che sarebbe stata ricostruita, ma di dimensioni molto ridotte, e i danni di guerra di una chiesina di proprietà privata dei sigg. Grazia in località Calderino di Monte S. Pietro.    

   Sommando il tutto, risultava a nostra disposizione la somma di lire 25.030.720, comprensiva anche dei diritti di progettazione.

 

   TUTTO  E’  PRONTO

    Finalmente la buona notizia: il 12 aprile 1961, martedì santo, Mons. Gilberto Baroni, Vicario Generale della Diocesi, comunicò telefonicamente a don Mario che tutte le pratiche erano state espletate, il finanziamento approvato, per cui si poteva cominciare.

   Don Mario volle far partecipi, in certo modo, i fedeli di questa buona notizia, suonando le campane; e la gente giustamente si domandava: perché suonano le campane oggi, martedì santo?

   Era giusta la nostra gioia, perché questo fatto ci avvicinava sempre più alla realizzazione delle nostre aspirazioni: costruire la Chiesa a Birra Bologna!!

  Ad onore della burocrazia e a titolo di curiosità, diciamo che don Mario, insieme all’ingegnere, sulle varie copie dei progetti presentati in Comune, dovette apporre ben 48 firme!

   Come impresa fu scelta la stessa che aveva costruito le opere parrocchiali e fu stabilito che la domenica 14 Maggio, sarebbe stata posta la “prima pietra”.

   Per quel giorno tutto era pronto e la cerimonia della benedizione della “prima pietra”, fu officiata dal Card. Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, alla presenza di una grande folla, in una splendida giornata di sole.

   La “prima pietra” consistente in un manufatto cubico in cemento (60x60), è stata collocata nelle fondamenta sotto la colonna destra, guardando l’altare, all’inizio del presbiterio.

 

  LA   PERGAMENA

    Questo il testo della bellissima pergamena, sigillata all’interno della “prima pietra”, scritta in caratteri gotici: di essa si conserva una copia originale nell’archivio della Parrocchia:

Il 14 MAGGIO 1961

sotto il Pontificato di Giovanni XXIII

Capo dello Stato Giovanni Gronchi

Arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro

Parroco di Nostra Signora della Pace

Mario Vecchi

il Cardinale Lercaro

benedisse e pose la prima pietra di questa Parrocchia

canonicamente eretta il 25 Marzo 1955

alla presenza di sacerdoti, fedeli

e i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione

ed il Sacramento della Santa Cresima

  

  SI  COMINCIA

   Pochi giorni dopo iniziarono i lavori di scavo, largo ben 120 cm., molto profondo, data l’entità della costruzione, lungo tutto il perimetro delle fondamenta.

   Ma, giunti all’altezza del “primo giro”, come si dice in gergo, cioè di circa 170 cm., ecco una nuova “tegola”:altra ingiunzione del Comune di sospendere i lavori perché (udite, udite!!), bisognava indietreggiare tutta la costruzione di tre metri, onde il piazzale risultasse più ampio; (da notare che dalla Chiesa alla strada vi sono trenta metri abbondanti).

   Con un progetto (questa volta approvato) che prevedeva la Chiesa inserita e quindi collegata alle opere parrocchiali, già terminate da anni, con uno scavo di tali dimensioni e la sua sagoma ben definita, come pensare di spostare tutto indietro per un motivo così poco valido?

  I tecnici del Comune si resero conto (e ci voleva poco a capirlo), che  in realtà sarebbe stata una cosa assurda; e dopo incontri e colloqui, ritirarono la comunicazione; le cose rimasero com’erano, e i lavori finalmente procedettero spediti.

   Purtroppo, durante i lavori vi fu un fatto doloroso: il 19 Febbraio 1962, alle ore 14,30, morì un operaio che lavorava nel cantiere da pochi giorni, caduto, forse per un malore, dall’alto di una impalcatura in fondo alla Chiesa e decedendo subito.

   Per questo triste fatto, l’impresa non ebbe alcuna conseguenza penale, poiché risultata in regola con tutte le prescrizioni antinfortunistiche.

 

   ALCUNE CARATTERISTICHE DELLA CHIESA

    E’ sullo stile tradizionale delle Chiese del Medioevo, tendente al romanico. Internamente è  a tinta unica, con le arcate, che danno stile e tono alla Chiesa, contrassegnate in rosso. Il pavimento è tutto in marmo, con una striscia centrale di metri 3,30 color rosso, e ai lati della navata color paglierino.

   Salvo il triste fatto di cui sopra (la morte di un operaio), il lavoro è proceduto senza intoppi; è stato molto faticoso per gli operai, in quanto allora non esistevano i mezzi meccanici per sollevare i pesi, come le gru, quindi in gran parte è stato un lavoro di braccia e di spalle. Si usava ancora il ponteggio in legno.

   Comunque in tredici mesi il lavoro fu condotto a termine

Visto l’andamento dei lavori, a Pasqua si decise di fissare la data della inaugurazione della Chiesa per la Domenica 10 Giugno.

   Intanto ci si preoccupò dell’arredamento interno,che naturalmente non era compreso nel finanziamento: banchi, altare, sedie ecc., cercando di acquistare ciò che era strettamente necessario per quel giorno.

   DIMENSIONI  DELLA  CHIESA: lunghezza totale metri 39,40 – altezza della facciata m. 19,80 – larghezza interna m. 13,15. Lo spessore dei muri perimetrali è di cm. 45, mentre è di cm. 30 agli altari laterali e nell’abside.

  L’esterno è tutto in pietra a vista con mattoni bolognesi.

CURIOSITA’: per la costruzione della Chiesa sono stati impiegati nr. 402.000 mattoni per nr.15.000 ore lavorative.

 

   10 GIUGNO 1962:  INAUGURAZIONE

    Giorno di festa a Birra Bologna: dopo appena tredici mesi dall’inizio dei lavori, veniva inaugurata la Chiesa.

   Essa rappresentava il primo simbolo di fratellanza degli abitanti della “Birra”; la prima realizzazione spirituale, morale e sociale in questo lembo di terra nei pressi dell’Aeroporto. Con al centro il simbolo religioso che era e che è di tutti, la zona acquistava un altro volto.

   La Chiesa fu benedetta dal Card. Lercaro (che amministrò pure il sacramento della Cresima ai bambini), il quale, pur visibilmente soddisfatto perché veniva inaugurato un nuovo luogo di culto, espresse però un giudizio personale sulla struttura della Chiesa, fortemente critico. Motivo: perché non era in stile moderno; infatti questa Chiesa è stata l’unica non moderna dei tempi del Card. Lercaro.

   Naturalmente, in merito, ognuno è libero di esprimere il proprio parere, secondo i gusti e le valutazioni personali.

   Dall’Ufficio “Nuove Chiese” non è mai vento nessuno a vederla, né quel giorno, né in seguito. Qualche tempo dopo, in occasione di una tavola rotonda per l’inaugurazione di una Chiesa moderna, a richiesta di un giudizio sulla nostra Chiesa, un componente dell’Ufficio rispose: “Quella è pura edilizia; un esempio da non imitare”. Eravamo insomma considerati di “serie B”.

   Possiamo aggiungere però che la Commissione d’Arte Sacra di Roma, nel breve spazio di venti giorni, restituì il progetto con la relativa approvazione!!

   Un po’ di amarezza…pur fra tanta gioia!

 

   ALCUNI  GIUDIZI  SULLA  CHIESA

   Molti sono stati i pareri espressi da sacerdoti e fedeli sulla nostra Chiesa. Molto più i positivi che i negativi.

   Diversi hanno fatto notare come in una zona ove non esistono costruzioni veramente moderne, una Chiesa moderna sarebbe stata “stonata”.

  Un parrocchiano ha scritto: “L’interno è ampio e spoglio; ma più è spoglio tanto più ci si sente raccolti davanti all’Immagine di Cristo, un Cristo maestoso, ma nello stesso tempo un Cristo dolce e buono; sembra quasi sentirsi in  mezzo alla sua gente”.

   Il Crocifisso al quale si allude, collocato in alto nel presbiterio, è un’opera del millecinquecento di grande valore, donato alla Chiesa dal sig. Zini Amedeo di Medicina, che si trovava nella sua cappella privata.

   Il Card. Giacomo Biffi, in occasione della Consacrazione della Chiesa, espresse questo giudizio:

Non è artistica, ma è una Chiesa-Chiesa; fra cento anni forse, qualcuna delle Chiese in stile moderno, sembrerà uno sgorbio, ma questa resterà sempre una Chiesa”.

  

LA  CASA  CANONICA

   Appena terminati i lavori della Chiesa, fu costruita la Casa canonica, o abitazione del Parroco, ma solamente “al grezzo”. Poi completata poco alla volta, col tempo,  lentamente, secondo le possibilità economiche.

  Essa non era prevista nel finanziamento, e dalla Curia il Parroco ha avuto per questo la somma di L. 3.000.000!


     DUE  SIMBOLI

     UNA  CROCE  E…

     Il 25 marzo del 1980, per ricordare il 25° della Parrocchia, sulla parte più alta della Chiesa prospiciente il piazzale, è stata issata una croce di circa tre metri di altezza, che si accende all’imbrunire a mezzo fotocellula, e si spegne all’alba per cui tutta la notte rimane accesa.Per motivi di sicurezza e per timore del forte vento è stata ancorata al muro con robuste staffe di ferro onde evitare eventuali rischi.

   E’ ben visibile anche dalla tangenziale; rimane comunque sempre un richiamo spirituale per chi, di sera tardi o di notte abbia occasione di guardarla.

   Piccolo segno, capace però di risvegliare nell’animo un pensiero verso il Signore..

   …UNA  VETRATA

   Il 22 Settembre 1983, una bella vetrata a colori, raffigurante la Madonna della Pace, Patrona della nostra Parrocchia, è stata posta nel finestrone principale della facciata della Chiesa.

   E’ veramente bella per la vivacità dei colori che esprimono significativamente uno sguardo severo e dolce allo stesso tempo.

 

   UN APPARECCHIO ELETTRONICO

per il gioioso annuncio dell’”Ave Maria” mattino e sera, e del suono squillante del mezzogiorno, è stato installato nel 1983.

   Ha incontrato un fortissimo gradimento da parte dei fedeli.


 

   USO   SCOLASTICO

   Nella zona non c’era nessun Ente pubblico e nessun mezzo di comunicazione con il centro città. La farmacia, purtroppo tanto necessaria, è stata aperta alcuni anni dopo. Nel 1957, il Comune di Bologna chiese la disponibilità di due locali per due classi elementari, quale piccola succursale delle scuole “Fiorini” del Pontelungo.

   Eravamo un po’ stretti; tuttavia i locali furono concessi: chiedendo però che (stante il fatto che vi era un unico ingresso sia per il Parroco, che per la Chiesa e per le aule) il responsabile, il bidello, fosse una persona di fiducia reciproca, e fu accettato il sagrestano bravo e stimato.

   E non essendovi la cucina, il bidello, con un piccolo furgoncino a pedali, si recava ogni giorno alla scuole “Fiorini” a prelevare la refezione per i bambini: (una scena di altri tempi).

    Nel 1962, fu inaugurata in zona la nuova Scuola “Aldo Moro”, proprio vicino alla Chiesa.

   Essendoci già la nuova Chiesa, il Comune chiese il salone delle opere parrocchiali, per due sezioni di scuola materna, dividendolo in due vani.

   Onde favorire questi piccoli che, altrimenti avrebbero dovuto andare fino al Pontelungo, il Parroco aderì alla richiesta. Le due sezioni vi rimasero fino al 1980, quindi per ben 18 anni; per cui sono stati molti i ragazzi della zona che hanno frequentato l’”Asilo” nei locali parrocchiali.

   In diverse occasioni questi locali furono adibiti anche a “Sezioni elettorali”.

  

   RISTRUTTURAZIONE  DEL  PRESBITERIO

   La nostra Chiesa era stata progettata e costruita secondo lo stile tradizionale, prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Lo stesso altare non era rivolto verso l’assemblea, ma verso l’abside.

   Ragion per cui ad un certo momento era stata collocata una mensa (altare) provvisoria sulla quale per tanti anni si è celebrata la S. Messa, sempre in attesa di questa generale sistemazione.

   Dietro c’era il “vecchio” altare, bello, ma praticamente inservibile, se non come custodia del SS. Sacramento.

   L’occasione della “Decennale Eucaristica” che avremmo celebrato nel Maggio del 1986, ci era sembrato fosse il momento opportuno per una sistemazione definitiva sia della mensa, che della sede e dell’ambone, dove viene proclamata la parola del Signore e anche del tabernacolo, per procedere poi alla consacrazione della Chiesa stessa.

    I LAVORI DI QUESTA SISTEMAZIONE iniziarono il 21 Febbraio. Tolti i gradini attorno all’altare e i vari piani portacandelieri e portafiori, fu effettuato il riempimento della parte che doveva essere rialzata e la gettata in cemento; quindi ricoperto tutto il pavimento con listelli in legno di rovere.

   L’altare, che è rimasto lo stesso, fu spostato in blocco, sollevato di peso con un trattore corredato di una piccola gru, e collocato nella giusta posizione; così pure, a pavimento terminato, furono sistemati anche l’ambone, la sede ed il coro.

 

   CRITERI  DI QUESTA RISTRUTTURAZIONE

   Il progetto della ristrutturazione del presbiterio è quello che la commissione d’arte sacra aveva non solo approvato, ma indirettamente voluto. Ne è stato autore l’ing. Sandro Prosperini, che ha soprattutto saputo valorizzare egregiamente lo spazio del presbiterio, nel quale abbiamo tenacemente voluto conservare il vecchio altare, molto bello, per due motivi: primo perché ci sembrava fosse l’unico elemento di collegamento fra il vecchio e il nuovo stile della Chiesa; poi perché, pur senza motivi sentimentali, era il ricordo di angustie, di speranze, di incertezze, di sacrifici e di gioie che avevano accompagnato la costruzione della Chiesa 24 anni prima.

   E ciò anche se la commissione avrebbe preferito il così detto “altare vuoto”, cioè due colonne a sostegno della mensa.

   La parte anteriore del presbiterio, come l’abside, è a forma circolare; sul davanti, ben visibile da ogni parte, l’ambone, semplice ma che dà il senso della grandezza e fa pensare all’importanza della parola di Dio, che da qui viene proclamata.

   L’ing. Prosperini scrisse: “Il  mio intendimento era di ricercare, nel limite del possibile ed in un edificio recente, ma con connotazioni tradizionali, l’unità fra le varie zone dell’aula, riconsiderando completamente l’originario presbiterio. L’adozione della forma ellittica ha consentito di ridurre la separazione fra navata e transetto e di ricuperare tutta la zona absidale.

   I materiali adottati, pur denunciando il nuovo intervento, si integrano con l’attuale, evitando contrasti inopportuni”.

 

   IL  TABERNACOLO

   Il Tabernacolo, in bronzo fuso, dorato, è stato collocato in posizione ben visibile in fondo all’abside.

   Così lo descrive il progettista: “Non essendovi la cappella feriale, si è scelto di collocare il tabernacolo sul fondo in posizione elevata, arricchendolo con una raggiera dorata ed elementi di contorno, così da renderlo immediatamente percepibile anche dal lontano ingresso principale.

   Il coro circolare, ai lati del Tabernacolo, completa l’abside ed assolve la funzione di zona per momenti di preghiera  ed adorazione di gruppo, oltre ad offrire spazi per eventuali concelebrazioni”.

   Il Tabernacolo, commissionato ad un artigiano di Pavia circa tre mesi prima, arrivò la sera del venerdì 23 Maggio (la domenica ci sarebbe stata la solenne festa della “Decennale Eucaristica”). Quell’attesa, col timore non arrivasse in tempo, ci  tenne un po’ col fiato sospeso.

   Anche la sua collocazione in fondo all’abside fu molto difficoltosa, sia per il peso, sia per bloccare il Tabernacolo a mezzo tiranti d’acciaio con l’esterno del muro, per una maggiore garanzia di sicurezza.

   “L’altare è stato inserito con l’ambone e la sede in posizione centrale, avendo cura di dare a ciascun elemento importanza e dimensioni compatibili con la ristretta larghezza dell’arco delimitato dal presbiterio”.

   Questa sistemazione del “nuovo presbiterio” tolse alla nostra chiesa quel senso di inferiorità che forse c’era nella mente di qualcuno.

 

   CONSACRAZIONE  DELLA  CHIESA

   La ristrutturazione del presbiterio ci permise di procedere alla  CONSACRAZIONE (o Dedicazione) della CHIESA, ad opera del Card. Giacomo Biffi, a conclusione della “Decennale Eucaristica”, la sera del sabato 27 Settembre 1986.

   Fu una solenne cerimonia, favorita anche dall’ampio spazio presbiteriale, presenti 15 sacerdoti. L’attenzione dei fedeli che gremivano letteralmente la Chiesa, in un raccoglimento esemplare, fu galvanizzata dai momenti più caratteristici e simbolici della liturgia.

   L’esecuzione dei canti appropriati e preparati con tanto impegno dai giovani della Parrocchia, fece da cornice alla cerimonia tutta.

   Quel sabato, 27 Settembre 1986, fu veramente memorabile per la nostra comunità.

   Numerose pure sono state le felicitazioni pervenute per la bellezza del presbiterio.

  

 LA  SANTA  MESSA  NEI  GIORNI  FERIALI

   Durante il periodo invernale, la S. Messa viene celebrata nella sagrestia, adiacente la Chiesa; è di facile accesso perché da una parte comunica direttamente con la Chiesa, e dall’altra con la casa canonica.

   E’ abbastanza ampia (m.8x6), quindi più che sufficiente per i giorni feriali; ma soprattutto abitualmente riscaldata, perché collegata, per questo, alla casa canonica.  

   Negli altri periodi dell’anno si celebra in Chiesa.

 

   SISTEMAZIONE  DEL  PIAZZALE

   Dopo un pò di “riposo” dai lavori, si cominciò a pensare alla sistemazione dell’ampia area del piazzale, cioè dell’esterno del complesso parrocchiale, che era in condizioni veramente pietose: sassi, buche, polvere, uso parcheggio abusivo per tanti, poiché non era possibile chiudersi da tutte le parti.

   Il 2 Aprile 1990, l’ing. Prosperini (lo stesso del progetto del presbiterio), dopo aver ascoltato anche alcuni nostri suggerimenti, presentò al Comune il “Progetto di sistemazione esterna dell’area antistante il complesso parrocchiale di Nostra Signora della Pace di Via Triumvirato”.

   Contemporaneamente il progetto fu presentato anche alla Commissione d’Arte Sacra della Curia, la quale in data 2 Maggio lo approvò senza difficoltà.

   Come si sa, in Comune, le domande per le pratiche edilizie hanno tempi lunghi; ma eravamo abbastanza tranquilli che il progetto sarebbe stato approvato, perché ritenuto molto valido; nello stesso tempo, però, data l’esperienza passata, volevamo iniziare i lavori in regola.

   Il 1° Agosto, avemmo notizia ufficiosa che il progetto era stato approvato dalla Commissione edilizia, senza alcuna modifica.

   Così l’11 Agosto, con una accelerazione sui tempi, don Mario era già in possesso della “licenza di costruzione”. Ci mettemmo subito all’opera!  La mattina del martedì 21 Agosto fu dato il via ai lavori, che procedettero celermente, anche per la bella stagione.

   Il piazzale era diventato tutto un grande cantiere.

 

   IL  SAGRATO

   Si trattava di sistemare attorno alla Chiesa oltre duemila metri quadrati di spazio: eliminazione dei gradini antistanti l’ingresso della Chiesa, le fognature (che non esistevano), la pavimentazione con autobloccanti di vario tipo, con sottofondo ben solido, sistemazione del verde, illuminazione del piazzale, muretto di recinzione.

   Non c’erano difficoltà pratiche per tutti questi lavori, solo l’attenzione a non intralciarsi vicendevolmente per finire nei tempi fissati.

   Interessava soprattutto completare la zona, che doveva poi divenire “sagrato”, per il giorno della festa parrocchiale del 29 Settembre.

   E così fu.  In soli 28 giorni il sagrato era terminato.

   E alla sera di quella domenica, al termine della tradizionale processione con la statua della Madonna, il Vicario pastorale, Can. Colombo Capelli, con grande gioia dei moltissimi fedeli presenti, benediceva  solennemente il sagrato.

   La nostra Chiesa aveva raggiunto la “serie A”. 

   Ora veramente avevamo ristrutturato ciò che più ci premeva: all’interno il presbiterio nei suoi vari elementi; all’esterno il sagrato, che il Card. Biffi ha definito “il più bel vanto del vostro quartiere”.

   Penso che i parrocchiani avessero ben motivo di essere soddisfatti per i risultati finora raggiunti.

   Rimaneva da completare la zona parcheggio auto ed il campo da basket e pallavolo; ciò che è stato fatto poco tempo dopo.

 

   QUESTO  HA  DETTO  IL  CARD.  BIFFI

       Ecco, a  proposito del sagrato,  quanto ebbe a dire il Cardinale Arcivescovo al Consiglio parrocchiale in occasione della Visita Pastorale del 1991:

   “Bisogna dire che è veramente bravo questo ingegnere, è concreto ed aderente alla situazione. Io dico: aiutate il Parroco a tenerlo bene, perché qualche volta queste cose si possono anche lasciare andare, quando non si ha il coraggio di dire di no a qualcuno.

   No, teneteci! Tocca anche a voi il rispetto di questo sagrato, tanto più che è stato pensato con molta saggezza: cioè, non si è fatto il sagrato solo proibito e basta; sono stati fatti anche i parcheggi laterali. Questo è molto saggio,  perché non bisogna dire solo di no, ma bisogna creare anche l’alternativa; ciò è molto bello”. (dalla registrazione).

   Ed ecco il giudizio sintetico dell’Arcivescovo espresso nella “lettera” inviata a tutta la comunità, dopo la medesima “Visita pastorale” del novembre 1991:

   “Ho molto apprezzato il vostro presbiterio, uno dei più funzionali che mi sia mai capitato d’incontrare, e lo splendido sagrato che custodirete come il più bel vanto del vostro quartiere”.

   All’ing. Sandro Prosperini, progettista di questi due “capolavori”, il nostro grazie.

   Possiamo dire di aver sempre riservato il sagrato alla sua esclusiva finalità: spazio per i pedoni e per le funzioni religiose: nessun automezzo vi transita sopra (unica eccezione il carro funebre per ovvie ragioni).

 

   DAL  “BOLLETTINO   PARROCCHIALE”

   Don Mario, sul Bollettino Parrocchiale scriveva:

   “La sistemazione del piazzale della Chiesa ha dato un risultato veramente stupendo: nel suo genere è un capolavoro che ha contribuito a conferire un volto nuovo alla Chiesa e decoro a tuta la zona della “Birra”.

   Non è questa una semplice e gratuita affermazione, ma un coro di voci, di parrocchiani e non, persone professionalmente competenti, che hanno espresso la loro più viva ammirazione e dimostrato tanto interesse per il lavoro; persone semplici ed umili di fedeli che hanno ammirato ed elogiato il sagrato che ha trasformato l’aspetto dell’area attorno alla Chiesa.

   Lo diciamo senza euforia, ma ringraziando anzitutto il Signore, per quanto siamo riusciti a realizzare, nella consapevolezza e nella gioia grande di aver compiuto un nostro dovere di cristiani e di credenti, facendo un’opera degna anch’essa della casa di Dio”.

   Il sagrato, a forma semicircolare, a ridosso di una strada di intenso traffico, attira subito l’attenzione di chi transita per Via Triumvirato, anche perché il semaforo,volenti o no, può obbligare a delle piccole soste.

   Da aggiungere che,seppure per motivi pubblicitari, come si usa oggi, la foto del sagrato è stata riportata in varie riviste di edilizia.

   Molti sono stati i sacerdoti venuti in seguito e vederlo e qualcuno ha detto: è uno dei più belli, e forse il più bel sagrato della città.

 

   LA  “NOSTRA”  MADONNINA

    La nostra Chiesa è dedicata alla Madonna, venerata sotto il titolo di “Nostra Signora della Pace”.

   Ma qual’è il significato spirituale di questo titolo?  E’ il seguente: Maria che porge, offre agli uomini il suo Figlio Gesù,  principe della pace.

   Da quando era stata inaugurata la Chiesa, la statua della Madonna, nostra patrona, (non trovando di meglio) era stata posta vicino alla colonna del presbiterio, in attesa di una sistemazione decorosa.

    In occasione delle “Decennale Eucaristica” del 1996, il Battistero che si trovava in una della cappelle laterali, è stato spostato in fondo alla Chiesa, vicino all’ingresso, per cui è stato possibile collocare proprio in quella cappella la statua della Madonna.

   Per dare maggior risalto alla statua stessa, essa è stata posta in una nicchia ricavata nel muro, con sfondo in stucco veneziano ed un contorno decoroso, tutto in  marmo vicentino, formato da un’ampia base, sostenuta da due masselli a forma di libro aperto, ed in alto un elemento, sempre in marmo, che fa da coronamento a tutto il complesso omogeneo.

   Può sembrare forte tutto l’apparato, ma è in rapporto all’ampia parete in cui è collocata la statua.

   Una sistemazione molto ben riuscita, che nella sua grandezza, anche se la statua è di ridotte proporzioni, ci richiama moralmente la figura di Maria in tutta la sua maestà.

 

  STRUTTURE  PER  IL  TEMPO  LIBERO

   Grazie all’acquisto da parte dell’Ufficio “Nuove Chiese” di un lotto di terreno eccedente il necessario per la costruzione della Chiesa e opere annesse, è stato possibile creare strutture sportive per il tempo libero, soprattutto per i giovani.

  Tra queste va sicuramente menzionato il campo da calcio di discrete proporzioni (90x50), illuminato molto bene e razionalmente, che viene utilizzato dalla Parrocchia e anche affittato ad altre squadre, onde avere un certo introito sia per sostenere i costi reali (luce, gas per l’acqua calda, rete per la recinzione, gesso per segnare il campo…) sia per le spese impreviste e anche per ricavare qualcosa per la Parrocchia.

   Ricordiamo che il terreno sul quale è stato realizzato il campo, è tutto materiale di riporto, in quanto nel 1956-57, fu effettuato uno scavo, per estrarre la ghiaia, presente nell’alveo del fiume Reno, quando nei secoli e millenni passati si estendeva fino a queste zone.

   Altra realizzazione è il campo da basket, con inserito quello di pallavolo, ricavato nello spazio a lato della canonica e vicino al campo da calcio (come del resto era previsto nel progetto iniziale approvato dal Comune).

   E’ stato fatto a regola d’arte, con materiale consistente e molto appropriato, con un fondo solidissimo e perfettamente livellato. Lo prova il fatto che, da quando è stato inaugurato, non ha mai creato problemi di sorta.

   Anche il campo da basket è illuminato.

 

   LA  B. V.  DI  S.  LUCA  IN  MEZZO  A  NOI

   Nel 1980, 25° della Parrocchia, abbiamo avuto, sia pure per poche ore, la gradita visita della sacra Immagine della Madonna di San Luca. Giunta dalla Parrocchia di S. Vitale di Reno nel tardo pomeriggio del sabato 3 Maggio, è rimasta con noi fino al mattino del giorno dopo.

   Nell’ambito delle visite stabilite per ogni Parrocchia durante gli ultimi anni del secolo scorso, la sacra Immagine è ritornata tra noi solennemente, nel 1995, ed è rimasta dal 12 al 14 marzo. Sempre molto sentita è la devozione dei fedeli verso  la cara Madonna di San Luca, come si può constatare in queste circostanze.

  

PASSA IL  PAPA  PER  VIA  TRIUMVIRATO

   In occasione della sua prima visita alla città di Bologna, il 18 Aprile 1982. Papa Giovanni Paolo II, giunto in aereo da Roma, è transitato per ben due volte per Via Triumvirato, davanti alla nostra Chiesa, applaudito dalla folla festante: al mattino, dopo l’arrivo all’aeroporto mentre si recava al Santuario della Madonna di San Luca, e la sera dopo, prima di ripartire in aereo.

   Una curiosità di quel giorno: mentre transitava in auto scoperta, il Papa, alla sera, volse lo sguardo verso la Chiesa, la cui facciata era illuminata e si scopri il capo con un cenno di riverenza. (Una foto documenta il fatto).

   Il Papa è poi passato davanti alla nostra Chiesa di nuovo, quando è venuto per il Congresso Eucaristico Nazionale del 1997.

 

   CONCLUSIONE

   A conclusione di queste pagine che ci hanno ricordato la breve storia della nostra Parrocchia, dalle origini ad oggi, penso non sia fuori luogo un brevissimo accenno all’aspetto economico finanziario.

   Ricordiamo solo che in pratica abbiamo cominciato dal niente, ed é impossibile quantificare l’ammontare delle spese sostenute. La somma avuta dallo Stato e dalla Curia, non ha raggiunto i 30.000.000. E il resto?

   Diciamo che ben pochi sanno come le preoccupazioni del Parroco sono state quasi continue, con periodi duri e situazioni difficili e preoccupanti, che ci hanno costretto a chiedere prestiti a confratelli sacerdoti, a privati, a banche, con interessi passivi notevoli, per far fronte  a situazioni di  pagamenti incombenti.

   Ma con l’aiuto di Dio, vivendo proprio alla giornata, passo passo, qualcosa siamo riusciti a realizzare. Come ?

   Forse non saprei rispondere; ma poco importa.

   Ciò che importa invece, è la constatazione (e la soddisfazione) che qualcosa è stato fatto e che resterà.

 

                                                                             Don Mario Vecchi   

 

 

 

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