RICORDANDO

DON  ANGELO  CONCA

    “Sole e caldo. Le foglie dei pioppi sono immobili. Nella vecchia casa di campagna, dove mi trovo insieme ai miei genitori, si respira aria nostrana” (Dal Vangelo secondo Faustino, 1971). E’ in questa casa sul finire dell’estate che nacque Don Angelo, in una fattoria, nel comune di Malagnino, a pochi chilometri da Cremona : era il 16 settembre 1931. Le origini contadine non furono mai dimenticate da Don Angelo, anzi l’amore per la terra e per la natura rimase sempre vivo nel suo animo di sacerdote. A 13 anni entrò in seminario e fu consacrato sacerdote il 29 giugno 1957.

   Dopo una breve esperienza come sacerdote novello presso la parrocchia di San Sebastiano in Cremona, fu nominato vicario a San Martino dell’Argine, un paese vicino a Bozzolo nel mantovano, dove rimase per circa 3 anni. L’esperienza pastorale di San Martino dell’Argine fu estremamente positiva per Don Angelo: incontrò una popolazione attiva e vivace ma soprattutto, in questo periodo egli ebbe modo di conoscere Don Primo Mazzolari, “la tromba dello Spirito Santo nella Bassa Mantovana”, che ebbe un’influenza decisiva nella sua vita sacerdotale. La libertà di critica e d’opinione nella Chiesa, il primato della coscienza, la riproposta del Vangelo come fondamentale servizio della Chiesa furono tra i motivi mazzolariani presenti nella sua opera pastorale.

Dopo San Martino dell’Argine, Don Angelo fu nominato vicario della parrocchia di San Bernardo in Cremona dove rimase fino al 1968. Qui fondò il Circolo Culturale San Bernardo che raccoglieva  giovani della parrocchia dediti a varie attività culturali soprattutto il cineforum. E’ in questo periodo, infatti, che Don Angelo sviluppò la sua passione per i mezzi di comunicazione sociale, in particolare per il cinema. Infatti, la sua prima pubblicazione realizzata in collaborazione con il Circolo Culturale ebbe come titolo : “L’EDUCAZIONE AL CINEMA nella Scuola Media”. Si trattava di un opuscolo che raccoglieva l’attività degli alunni di una scuola Media pubblica sull’educazione al cinema ed era destinato a coloro – insegnanti ed alunni -  che intendevano promuovere questa attività educativa all’interno del sistema scolastico.

L’educazione ai mass media fu uno dei punti fermi dell’opera pastorale di Don Angelo e trovò particolare sviluppo nella sua prima ed ultima parrocchia: la nostra. Don Angelo fece il suo ingresso come parroco di Levata il 22 settembre 1968.

Una delle sue prime iniziative fu quella di dedicare l’oratorio a Don Primo Mazzolari e costituire un gruppo parrocchiale omonimo, Il Gruppo Don Primo Mazzolari, formato da giovani della parrocchia, con lo scopo di promuovere attività culturali per una crescita personale e comunitaria.

Cominciò dalla musica. Radunato un gruppo di giovani e ragazzi, iniziò ad insegnare nuovi canti liturgici. Per molti di loro era la prima “esperienza musicale”. Nemmeno sapevano cantare. Ma grazie a quell’esperienza molti che erano stonati divennero intonati, perché non esistono persone stonate ma persone con una bella o una brutta voce. L’essere intonati è solo questione di esercizio. Don Angelo non scartò mai i bambini stonati dal coro. “Non sentirti umiliato – diceva - se oggi non sai cantare, domani canterai come gli altri e forse anche meglio”.  Molti di noi sanno quante volte queste parole si sono avverate. Nacque così il nostro coro di campagna che fece la sua comparsa inaugurale con il I° Festival dei Passerotti. Una sorta di Zecchino d’oro dove i ragazzi si alternavano ad eseguire canzoni di vario tipo composte da Don Angelo. Non possiamo dimenticare Libero come il vento, L’asinello progressista, Il cane borghese, Il pistolero stanco, e molte altre.

A metà degli anni ’70 il coro dei ragazzi era diventato più numeroso ed anche più preparato. Don Angelo aveva musicato diversi brani del Vangelo che ripercorrevano la vita di Gesù: le Beatitudini, il Buon Samaritano, l’ultima Cena, la crocifissione, Gesù risorto davanti a Maria Maddalena ed altri. Fu così possibile realizzare alcune serate musicali come Quando dico Vangelo, Sperando di darti carne, Cerchiamo insieme il Signore.  La musica, il canto, le rappresentazioni teatrali sono stati gli strumenti iniziali per crescere insieme, per  conoscerci, per comunicare. Il canto ha rappresentato e rappresenta tuttora un momento di coesione, di unità nella liturgia.

L'attività pastorale e culturale di Don Angelo si snodò in numerosi filoni.

Il Gruppo Culturale Don Primo Mazzolari originariamente si dedicò allo studio della vita e delle opere di Don Primo allo scopo di agganciarle ai momenti storici, sociali e politici che la nostra comunità e società attraversava, offrendo così la possibilità ad un ambiente piccolo e povero di risorse culturali di crescere e di arrivare a formare giovani capaci di assumere responsabilità nel sociale, nella comunità cristiana proprio perché uno specifico  del cristiano è essere presente e interprete del suo tempo.

Di fronte alle rapide trasformazioni sociali, culturali e religiose che investivano le strutture tradizionali della famiglia, della società e della Chiesa, Don Angelo sentiva la necessità  di proporre l’oratorio come un ambiente con una precisa qualifica educativa e formativa. E’ in questa luce che si collocano le attività del doposcuola che ha rappresentato per i bambini non solo un momento di aiuto per i compiti scolastici quando ancora non esisteva la scuola a tempo pieno, ma anche un momento di impegno, di riflessione, di preghiera. Lo spirito creativo di Don Angelo trovò una particolare forma di espressione nel “racconto”. Il Vangelo secondo Faustino, Il Solco, Occhi di ragazzi, La valigia, Il Millepiedi, Quasi … racconti  sono il frutto di un quotidiano lavoro coi ragazzi dell’elementari e della media volto alla scoperta delle cose che ci circondano : cose palpitanti, sofferenti, gioiose. “Ci sono fiori ed erbe nella nostra campagna cui nessuno bada. Eppure anch’essi contribuiscono alla bellezza della terra e alla sua fertilità…. Ci sono uomini cui nessuno bada …. Troppe realtà umane sono scordate da una certa letteratura… Troppi valori rimangono senza presenza nella formazione dell’uomo contemporaneo”. Don Angelo sentiva il dovere come educatore di informare e formare il gusto ai sentimenti genuini , di scoprire i volti della natura, di promuovere nei ragazzi una ricerca d’umanità, rivelare i misteri della campagna di cui facevano parte e di insegnare loro ad “amare la poesia della semplicità vissuta nel sacrificio del lavoro quotidiano”.

 

Al di là delle attività culturali svolte, al centro dell’esperienza sacerdotale di Don Angelo stava l’Eucarestia  “… da cui parte e si conclude ogni giornata”.

Chi arrivava in oratorio poteva trovarlo tra i libri, coi ragazzi oppure davanti al Tabernacolo. L’attenzione all’Eucarestia come presenza attiva, cibo che spiritualizza, arricchisce era una richiamo frequente nella sue omelie domenicali.

Per l’annuncio della Parola Don Angelo aveva ideato il tabellone visivo e la scheda liturgica. L’idea era quella di focalizzare l’attenzione dell’assemblea su una affermazione tratta dal Vangelo o dalle letture bibliche in modo da costituire una traccia per l’omelia. Il tabellone visivo impiegava immagini “fotoproblemi” allo scopo di concretizzare i contenuti del Vangelo nella vita quotidiana. Durante la celebrazione eucaristica Don Angelo era particolarmente severo: richiedava l’assoluto silenzio, il raccoglimento, la compostezza, la partecipazione come attenzione, ascolto della Parola.

E il luogo privilegiato dell’evangelizzazione era per lui la Parrocchia, la cellula della Chiesa più sensibile ai fenomeni dell’uomo, l’espressione dei fedeli che si scambiano idee, affetti, preoccupazioni,dissensi, gioie e dolori. Intensa fu l’attività catechetica: durante i vari momenti dell’anno liturgico (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, il mese mariano, la novena dei morti, la festa parrocchiale) Don Angelo proponeva per le famiglie riflessioni quotidiane, raccolte in opuscoli stampati in proprio. Non possiamo dimenticare Cristo come rischio, Farsi cristiano oggi, La Parrocchia al bivio, La Parrocchia nella gola dei venti, Farsi ultimo, Il campanile nella tempesta, Ritornate a me con tutto il cuore, La Parrocchia si siede ai piedi di Gesù  e per ultimo Una strada lunga 40 giorni. Catechesi che proponevano qual'era l'identità del cristiano, la coerenza e la testimonianza della propria fede, essere convinti che la fede è capace di dare un significato alla propria vita.

Alcuni dei suoi scritti furono pubblicati a livello nazionale: Camminare con Cristo, LDC Leuman (Torino) 1975; Passione di Cristo, Verità dell’uomo LDC Leuman (Torino) 1974; Farsi fanciullo oggi (Appunti per una catechesi sui diritti del fanciullo oggi) CEM (Centro Educazione alla Mondialità) 1979.

            La Parrocchia era ed è stata per Don Angelo la sua famiglia. Pur essendo una persona dal carattere piuttosto esigente, irruento, egli seppe trasmettere ai suoi ragazzi altrettanto affetto e tenerezza. Trasformare la propria casa in oratorio, conversare e ridere insieme, scambiare parole comprensive, un bacio, una carezza: tutto ha favorito lo stare insieme.

 

            Nell’estate del 1992 Don Angelo subisce l’asportazione di una corda vocale.  Ma quel poco di voce rimasta gli consente ugualmente di stare alla guida della propria parrocchia. La sofferenza fisica ed interiore non gli hanno mai tolto la serenità dello spirito, la voglia di guardare avanti, giorno dopo giorno, di guardare al “Totalmente Altro”, consapevole che le vie del Signore a volte sono sconcertanti ma trascendono la ragione umana.

            Nel Natale del 1996 gli viene diagnosticata la malattia che lo condurrà alla morte, avvenuta il 26 Marzo 1998. In una delle sue agende scriveva: “Se il cuore non ama, invano si troverà uno spazio per gli altri”. Don Angelo è stato il sacerdote che “incomincia per primo”, che ha dato l’esempio di coerenza, di onestà, che ha offerto la propria sofferenza per gli altri.

 

            Nel 2° anniversario della morte, la comunità parrocchiale vuole ricordare Don Angelo proponendo due suoi scritti: La Valigia, un racconto sul periodo della Resistenza in cui note autobiografiche e fantasia si intersecano reciprocamente e Poesie, una raccolta di 100 poesie scritte nell’ultimo decennio che ripercorrono la quotidianità della vita, “con il suo fascino, la sua ricchezza, la sua offerta d’amore, il suo carico di sofferenza” , come descritto nella Presentazione di Madre Amedea Ruggeri, A.d.C. .

 

N.B. : per chi fosse interessato agli scritti di Don Angelo riguardanti le attività culturali e catechetiche vedere : Come Contattarci.