Giovanni della vigna

Ricordo nel decennale della morte

 

di

Borelli Graziano

 

Giovanni Bardazzi

25/10/1908 – 7/12/1997

 

 

A Morando

…voi non sapete e non immaginate quanto ami mio figlio, ma non so come dimostrarglielo, e so come a lui manchi questo.

 

…è questa la mia sofferenza più grande.

 

Io Giovanni, se dovessi raccontare quello che mi é successo, nessuno lo crederebbe; d'altra parte é impossibile raccontarlo. Solo dico che non ci sono al mondo successi, conquiste né emozioni che diano tanta gioia come le "visite' che ho ricevuto e gli insegnamenti che mi hanno trasmesso.

 

Qual é il tuo nome

 

Difficoltà, prudenza, gioia; questi sono gli atteggiamenti che suscitano alla mia anima nell'apprestarmi a raccontare la figura di Giovanni Bardazzi. Uomo grezzo, come pietra informe da lavorare, con un carattere forte, risoluto e spigoloso. Il Signore mosso dalle tante preghiere di sua moglie Ottavina e di tante altre anime, come Demarista e suor Stella, attraverso la figura di Padre Pio ha trasformato la sua vita in una ricerca continua del vero, del bello, del buono. Il Padre conducendolo per mano alla scuola della sofferenza e della preghiera lo ha fatto divenire scoglio nel mare della vita, dove tante anime naufraghe di miserie, dolori e peccati si sono aggrappati per cercare e trovare luci di salvezza. La sua vita al servizio della fede è stata senza riserve, spesa nell'amore di Dio e dell'uomo. L'Avventura di Giovanni, che il Signore aveva preparato, ebbe inizio con un sogno; Padre Pio lo chiamava ad un incontro e l'incontro ci fu. "Ecco è arrivata quella pecora rognosa!" Fu una frecciata sferzante del Padre appena lo intravide nella vecchia sacrestia e poi ancora la cacciata per ben 3 volte dalla confessione; ma se la tenne ben stretta questa pietra ancora da levigare... e la levigò da farne una bella pietra preziosa, per riconsegnarla al Signore. Dopo qualche tempo una sera, nella veranda, come se lo incontrasse per la prima volta, gli domandò:" Ma tu!... come ti chiami?" E Giovanni perplesso rispose: "Ma Padre! Mi chiamo Giovanni! Non mi riconosce?" Padre  Pio  come  uscendo  da   un  sogno  di   Dio,   ebbe  a dire:"Giovanni! Tu, sei! Giovanni, Giovanni della vigna che condurrai tante anime al Signore!". Questa frase profetica, fu la luce e la forza della sua vita.

 

I Viaggi per condurre al porto della grazia le anime si sono protratti nel tempo. Ricevette poi dal Signore attraverso il Padre, un'altra missione più importante, quella di costruire una chiesa: "Figlio mio tu farai una chiesa e la casa (per te). Quella chiesa è stata non solo una storia di vita e di amore ma anche di dedizione per le anime. "La tua porta di casa sarà sempre aperta per le persone che vogliono entrarvi" gli disse Padre Pio. Così è stato. La chiesa fu pagata con tanti sacrifici. Un giorno padre Pio gli chiese: "Hai pagato la nostra chiesa?" "Sì!" gli rispose Giovanni. Il Padre: "Ora la pagherai di persona, mattone su mattone." Iniziarono così i contrasti e le incomprensioni di persone, prima amiche e poi, non voglio dir nemiche, ma mosse da gelosie, che solo il demonio con la sua astuzia sa far emergere nelle anime, da scatenare le più subdole invidie per colpire la persona non solo negli affetti più cari, ma sul lavoro; minando così quelle energie che feriscono l'uomo nella propria dignità. L'ho visto piangere, ma mai disperarsi. Fu questo uno dei momenti che, dal punto di vista umano, è stato traumatico perché ha condotto la persona in balia di tante sofferenze sia psichiche oltre che morali. Dal punto di vista della fede, quest'anima è stata preparata all'incontro così detto "forte" con Dio, attraverso quel Padre, nelle mani del quale aveva messo tutta la sua esistenza. Qui mi voglio soffermare per raccontare il vero Giovanni di Gesù.

Nella tristezza,  nella persecuzione e nelle altre avversità, l'uomo ha bisogno di consolazione. Familiari e amici, ben pochi rimasti, accorsero a confortarlo quando gli altri lo abbandonarono, ma anche le loro parole furono di un lieve sollievo. Ognuno sta solo con il suo dolore. Nei momenti decisivi siamo soli. Come dice il profeta Isaia nel "libro delle consolazioni" Dio, annuncia affettuoso: "Per un breve istante ti ho abbandonata ma ti riprenderò con immenso amore." In quei momenti la desolazione raggiunse livelli troppo profondi: né amici né familiari possono comprendere tale profondità. Certe volte si verificavano situazioni che non si possono descrivere, da non capire se si trattava di solitudine, frustrazione, nostalgia, vuoto o tutte le cose insieme. Solo il Signore può arrivare in fondo a quell'abisso. Quante volte l'ho visto, in quelle sere, quando la nostra compagnia si protraeva talvolta sino alle 4 di mattina, afflitto da non sapere come risolvere l'indomani certe situazioni di lavoro. Poi, in maniera quasi miracolosa, la soluzione appariva all'ultimo minuto.

 

Non c'è anima che non ha una tal esperienza e che, trovandosi in momenti simili, repentinamente e senza sapere come, non abbia avvertito una profonda consolazione, come fosse stato medicato nelle sue ferite. Gesù con Padre Pio erano presso la sua anima con una sublime dolcezza da portargli refrigerio.

Altre sere si manifestava come un bambino indifeso: disinganni, dolori, insuccesso definitivo da sentirsi vicino la morte. La desolazione era di una gravita da palparsi da sorpassare ogni misura e solo il conforto del Padre poteva essere il balsamo delle brucianti ferite. Poi, se quella desolazione era dovuta all'assenza di Dio, allora una "visita" del Padre era capace di cambiare l'oscurità in luce: allora quei momenti diventavano giardini fioriti di racconti ed incontri strettamente personali con Padre Pio da far sì che quelle storie si trasformavano in sementa per le nostre anime, alito per i nostri polmoni, olio per le nostre ferite, e premio per le fatiche, di tante serate passate in angoscia,   nel   vederlo   patire.   Venne   il   tempo   che   Dio,

attraverso le fitte nebbie, cominciò a manifestarsi alla sua anima; ma lo fece come la luce del sole che penetra attraverso gli alberi di una fitta boscaglia. Era sole, ma non era il sole; erano particene di sole che a fatica vincono lo spessore delle fronde.

Qui entrava il Padre che con il suo aiuto gli faceva vedere che questa presenza sempre scura di Dio si andava facendosi sempre più viva. Voglio dire che quando l'amore e la fede s'intensificano i lineamenti del Signore si percepiscono non più chiari, bensì più vivi da sentirne la sua presenza. In quei momenti, rispettando la sua personalità, Gesù da quella grezza creta scolpiva la forma vera della grazia fino a portarlo   a   liberarsi   dei   suoi   interessi   e  "proprietà"  per avanzare  nella "povertà  e umiltà  di  nostro  Signor Gesù" facendosi servo per gli altri.

 

Un grande incontro

 

Dai primi anni di questo cammino di grazia egli aiutò molto un santo sacerdote, don Mario Boretti, nella sua missione di esorcista. Lo condusse da Padre Pio, ne fu affascinato e fu guidato in questa missione di cui ne prese parte per lungo tempo anche Giovanni.

Furono anni di stupende manifestazioni del Signore che videro la proclamazione di Maria SS. a Regina, in quei luoghi. Poi un giorno il Padre ad entrambi in un incontro ebbe a dire: "State accorti perché il demonio vi vuoi dividere". La gioia di aver vissuto le dolcezze di Gesù, con il Padre, fecero passare in secondo piano questi avvertimenti.

La Madonna riempiva di pace i nostri cuori, specialmente nell'avventura per la ricerca dell'acqua, perché come dovete sapere in quel luogo si faceva uso dell'acqua piovana; i fatti che ne susseguirono furono stupendi, nel constatare come la Madonna prese l'iniziativa facendo sgorgare l'acqua da oltre 100 metri. Da quel giorno nacque la speranza e se fino allora, Don Mario, aveva visto solo rovine e rinunce, si avvicinarono scintillanti primavere; tutti dissero: è un prodigio di Dio implorato da Maria, mentre i suoi occhi insieme con i nostri, videro nascere spighe dorate e raccolti fruttuosi. Poi, il 19 settembre 1968, Giovanni e don Mario si recarono insieme a S. Giovanni Rotondo. Il pomeriggio del giorno 21 erano di ritorno e così ci trovammo con alcuni amici ad aspettarli, assieme alla mamma di don Mario, per raccogliere i loro momenti vissuti con il Padre; cosi fu molto benefico il racconto di certi episodi per le nostre anime. Ricordo poi Giovanni ebbe a dire di aver trovato il Padre sfinito e mettendosi a sedere in una sedia nella cucina dove ci trovavamo, in maniera insolita disse: "Guardate! In quale modo morirà il Padre!". (Chi ha conosciuto Giovanni si può immaginare quello che dico). Così!... E reclinando il capo sul petto, rimase immobile per alcuni secondi, poi come una scossa in tutto il corpo si riprese e guardandoci un po' meravigliato,cambiò discorso, mentre noi con sguardi sfuggevoli e attoniti rimanemmo un po' perplessi.

La notte del 23, Padre Pio morì.

La stessa mattina partimmo alla volta di San Giovanni per assistere ai funerali. Sentimmo il dolore di essere rimasti orfani, mentre i nostri sogni sembravano finire. Passarono mesi e sentivamo ancor di più quella solitudine e la mancanza della paternità. Tutto questo si aggravava ancor di più, nel vedere anche Giovanni in una prostrazione tale da far sanguinare il cuore. Visse dei momenti di tale abbandono, dicendo  di  non  voler  ritornare  a  San  Giovanni  Rotondo, ripetendo sempre: "Padre Pio è morto. Padre Pio è morto. Tutto è finito!".

Era una prova che il Signore permetteva, nel far sentire all'anima tutta l'amaritudine dell'abbandono. Chi ben conosce le tenebre dell'anima, può comprendere. Erano prove per rafforzarlo ancor di più nella fede per quella missione che doveva continuare. Il Signore dopo quei mesi di sofferenza, gli aprì le sue braccia e la figura del Padre gli fu accanto fino alla morte, come non mai.

Qui risuonano ancora quelle parole: "ti farai vecchio, vecchio, aggiungerai molti anelli alla tua catena e la strada continuerà!" Ma le sofferenze erano sempre in attesa. Il demonio si servì di alcune persone che misero lo scompiglio, fra Don Mario e Giovanni,    ed    entrambi    per   il    bene   delle   anime,    si allontanarono ma stettero sempre uniti nello spirito. La bella avventura così ebbe fine e fu una parentesi dolorosa, che mise a  dura  prova  la  sua  dignità  resa tale da  calunnie, mentre  il suo  animo  rimase permanentemente stabile e sereno. Udì i commenti sfavorevoli di quella situazione. Il suo desiderio di starsene tranquillo e la sua sete di stima lo spingevano  a  giustificarsi.   Si  ricordò   il  silenzio  di  Gesù davanti al sinedrio e non dette nessuna spiegazione: tacque. Con il Signore e Padre Pio tornò alla vita. Ci fu una situazione conflittuale nella quale la prudenza umana consigliò di tacere per evitare  complicazioni.   Ricordandosi  della  sincerità  di Gesù, disse ciò che doveva dire. Effettivamente si complicò la vita, ma si sentì libero nel suo intimo.

 

Una bella avventura

 

L'avventura sembrava avere il suo termine invece ebbe un altro inizio. Fu la volta della pineta di Migliarino. Giovanni convinse alcuni amici di acquistare alcuni terreni in zona "La Bufalina" e così fu. Gesù sempre nella figura del Padre mosse le sue pedine per realizzare ciò che l'uomo non si immaginava di fare. Case prefabbricate furono acquistate e portate in  quegli  spazi  di terreno; cominciammo così a trascorrere sereni le vacanze in letizia fran­cescana.

Dopo   poco   tempo   anche Padre   Pio   volle   venire   in quel     luogo,     prima     per parteciparvi con un mezzo busto, in una piccola edicola sopra una ceppa di pino e poi   in   maniera   definitiva. Giovanni fu il mezzo anche qui; il Padre gli disse di far costruire una cappella. Le   cose   di   Dio   però   si pagano con  la sofferenza.  Fummo tutti sfrattati da quei terreni e soffrimmo, oltre che nel veder le nostre casette portate fuori dalla pineta in un campo vicino ad un laghetto, ma anche nel sopportare un lungo processo, accusati di abuso edilizio.

La cappella fu costruita su i nostri terreni con difficoltà e sofferenze, ma l'aiuto del caro Padre era costante.

Oggi quella chiesetta è meta di continue visite e in estate numerose persone vanno ad assistere alla S. Messa. Quanti frutti!   Quante grazie!   E' una  meraviglia agli  occhi degli uomini.

 

Vittima Sacrificale

 

Per parlare di chiese non ho dimenticato Giovanni: di lui devo dire un ultima cosa e credo che sia la più sublime ed è difficile a   dirsi.   Ne   parlo   sulla   base   di   una   lunga   e   attenta osservazione  della  vita,   di  questa   creatura,   che  mi   ha lasciato nell'animo un complesso di impressioni.

Innanzi    tutto    ho    scoperto    in    lui    a    quali    avventure meravigliose   il   Padre   lo   aveva   introdotto.   Lo   ha   fatto addentrare   nelle   inesplorabili   regioni   del   mistero  di   Dio, apparentemente senza guida, senza sostegno, senza luce. Sperimentò che Dio è l'altra sponda e ne misurò la distanza; arrivò a sentire le vertigini di Dio, che è una miscela di fascino, timore, annichilimento e stupore. Si tuffò in quello oceano   senza   fondo   dove   subì   pericolose   insidie,   non potendo     fuggire    senza     guardarle     prima     in    faccia, accettandole poi nelle brucianti pretese.

Da  quella   avventura   ritornò   un   Giovanni  cesellato  dalla purezza, dalla forza e dal fuoco. Fu purificato dalla presenza trasformante    di    Dio,    manifestando    viva    e    luminosa l'immagine di Gesù in Padre Pio.

Dall'uomo contemplativo quale egli era e ne sapeva con arte nascondere questo dono; emergeva una missione più ancora misteriosa e vocazionale: "La vittima sacrificale".

Io so come più volte Padre Pio gli dicesse: "te la prendi sopra le spalle tu! o me la prendo io!". Quante persone approdate in quella chiesa o in quella casa, ed incontrando Giovanni, hanno     potuto     sperimentare     la     maniera     misteriosa esorcizzatrice e liberatrice del peso terribile della sofferenza, sia per l'anima che per il corpo.

Credetemi tante, e sono pronto a scendere anche in particolari. In principio nell'assistere a queste vicende mi domandavo il perché, e mi dicevo che non c'era logica.

Come! Una persona sta soffrendo e agonizzando invece di altri! Non è questa una ingiustizia? In seguito lo Spirito Santo mi dette luce per capire la parola di Giobbe: "se da Dio accettiamo il bene, perché non dobbiamo accettare il male".

 

Nella chiesa si vede vissuto questo mistero di sofferenza e di gioia, di drammatica solitudine umana di estasi divina, di gioia e di peccato che solo la luce e la fede riesce a vedere, capire ed  amare.  In questo corpo mistico molti cristiani incoerenti hanno una perdita di vitalità, le perdite degli uni dovranno essere tenute in equilibrio con la grazia degli altri. Poiché i primi non sono capaci di accettare le croci, queste possano essere prese dai buoni che le portano con Cristo ed in Cristo per il vantaggio comune.

Dice S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi: "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui." Vedete se ci duole un piede, è possibile che la febbre invada tutto il nostro organismo e tutto il corpo ne soffra le conse­guenze? Per quale motivo deve soffrire per colpa di un piede? Ha perso il dito? Ha perso tutto l'organismo. Il dito è guarito? Tutto l'organismo è guarito. Quindi in tutto il corpo che noi chiamiamo chiesa, c'è una intercomunicazione di salute e malattia, di bene e male, di grazia e peccato. Qui entra in gioco l'amore e più che cresce riempie sempre più questo torrente che è la vitalità della chiesa universale. Infatti se io guadagno, guadagna tutta la chiesa; se io perdo, perde tutta  la  chiesa.   E' in questa  comunità  che esiste, interdipendenza. Con questo concetto vorrei esservi stato chiaro sul mistero e sulla spiritualità di Giovanni.  Lui, in questa   misteriosa    realtà,   era   stato   chiamato   ad    un ministero; dove anime provate nel grogiolo del dolore e della purificazione   sono   state   trovate   degne   dal   Signore   a partecipare, in maniera piena, a una vocazione di solidarietà messianica profonda e trascendente, con l'umanità dolente e peccatrice.

Fu quella la frase che lo consacrò in maniera inequivocabile ed imperativa: "Dove tu poggerai le mani io le poggerò! Dove entrerai, Io entrerò!"

Alla scuola di Padre Pio aveva imparato a commuoversi dinnanzi  ad   una  sofferenza  che  gli  veniva   permesso  di sentirla nelle sue carni quando avvicinava qualche persona che portava in sé, segni di dolore. In questo suo vivere per "l'altro", soffrire con chi soffre fu così evidente che impressionò vivamente; che i testimoni sono pronti a riferirne con fedeltà.

Io, che mi sento un asinello nell'apprendere le cose di Dio, non dico questo per umiltà ma per eredità ricevuta da Padre

Pio in una sua affermazione nei miei riguardi; affermo che Giovanni mi ha trasmesso e mi ha fatto riflettere sull'incontro con il Padre, cioè quando l'anima entra a fondo nel fiume vitale di Dio, sente la necessità di esteriorizzare la risposta di amore con atti concreti di vita. Lui è stato un uomo concreto, apparendo a noi e a chi lo ha conosciuto un cristiano rivestito della luce di Dio. Tutto però ebbe inizio nel nucleo dell'intimità con Padre Pio. Là sono racchiuse tutte le potenzialità della sua anima.

Io vi auguro di essere come lui, una stella che non si stancò mai di brillare, seminando nei campi aridi e sulle aspre cime; la misericordia, la speranza, la pace.

 

Borelli Graziano

 

Desidero ringraziare il Signore per la persona che mi ha messo accanto, durante e dopo la dipartita dell’amato Padre Pio con queste poche righe ho voluto raccontare il vero Giovanni; ma solo Dio sa scrivere con la penna divina dell’anima di questo suo caro figlio.