FESTA DELLA BEATA ELENA DUGLIOLI


Lunedì 23 settembre 2002



Mattino: S. Messa ore 9 in chiesa, ore 10 nella casa che fu della Beata, in Via Farini 33.

Pomeriggio: S. Messa ore 18: presiede Sua Eminenza il cardinale Giacomo Biffi Arcivescovo.
Dopo la Celebrazione Eucaristica sarà benedetta la ricostruita colonna della Croce, che esiteva fino al 10 marzo 1797.

Ore 19,30: Cena insieme nel chiostro dell'ex monastero (tutti possono partecipare, dando preavviso).


 

Dopo la visita pastorale del 1996, il nostro Card. Arcivescovo Giacomo Biffi ci raccomandò: "La festa della Beata Elena Duglioli resti per voi una preziosa occasione per rianimare il vostro spirito religioso. È il vostro tesoro di famiglia e il vostro vanto, e sono lieto che voi teniate sempre desta la memoria di questa grande serva del Signore ".

TENOR DI VITA DELLA BEATA ELENA E SUA ORDINARIA CONDOTTA

La parsimonia nel mangiare e nel bere fu sempre singolare nella nostra vergine, non che
facesse molti digiuni e molte astinenze, che il suo stato non comportava, ma sobria sempre e contenutissima si mostrò.
Ma se non per pura necessità, e contro ogni suo senso," si accostava al cibo e di questo non ne prendeva mai tanto, quindi può dirsi con verità che tutta la vita sua è stato un perpetuo digiuno.
Le sue vivande solite erano erbe cotte e soprattutto lattughe, che mangiava anche crude dicendo che nessun altra cosa le piaceva più di queste.
Usava pochissimo vino ordinatole dai medici per la frigidezza del suo stomaco, ma si sarebbe dilettata soprattutto di acqua, della quale diceva aver senso mentre prendeva il cibo, poichè poca poteva berne, cagionandole gravi dolori.
Quanto alla sua ordinaria condotta, cioè per la sua famigliare maniera di conversare, fu questa assai comune e simile all'apparenza a quella di qualunque altra che viva nella società, avendole Dio spesso comandato che non si mostrasse nella sua singolare esteriorità, poiche è vero che la santità sta nel nostro cuore e nell'animo, come insegnava poi con tanto profitto S. Filippo Neri e S. Francesco di Sales, il che è conforme alle parole del salmo: "Omnis gloria eius filiae regis ab intus".
Vestiva perciò di solito come le altre sue pari, benche portasse per lo più abiti dimessi e assai semplici, pure qualche volta non disdegnava comparire con gli splendidi e magnifici che le furono regalati per le nozze, e ciò nelle grandissime solennità della chiesa, o in alcune feste alle quali era obbligata a recarsi per comando del marito o per altre convenienze di parentele o di amicizia.
Di questo suo piccolo lusso occasionale e di questa condiscendenza a ciò che richiedevano da lei, o suo marito o gli altri legami del vivere civile, come diremo poi,
mormoravano grandemente molte persone che erano considerate spirituali o che pro-
fessavano d'esserlo, della qual cosa ella a volte spiacentissima, come se fosse stata
cagione di scandalo al suo prossimo, si rivolse in preghiera al Celeste suo sposo perchè si degnasse di mostrarle su ciò più espressamente la sua volontà, ed egli le disse che queste sue azioni erano pure ai suoi occhi, e che cosa voleva che essa facesse per disingannare certuni, che stimano molto le apparenze esteriori e di esse fanno falsamente gran caso.
Se era obbligata ad intervenire ad una festa da ballo o se la volontà di suo marito era questa perchè le relazioni della parentela lo richiedevano, avendone avuto per essa speciale invito, Elena, non volendo da una parte contraddire il marito ed essendo oltremodo turbata da questa dura necessità, poichè capiva vivamente il pericolo di essere invitata a ballare, azione da cui il suo spirito aborriva, si diede a pregare facendo ferventissime preghiere al Signore perche facesse in modo che fosse impedita dall'andare.
     

Dalla vita della Beata dell'Abate Collina (1700- Archivio di S. Giovanni in Monte)


VOGLIAMO RIPARARE UN OLTRAGGIO?

Fino al 1797 esisteva nella piazza S. Giovanni in Monte una colonna marmorea che portava una croce.
Di questa croce abbiamo notizie dal Guidicini e dai disegni del Panfili (1793).
La sua collocazione nella piazza risale ad epoca antica.
Sappiamo che fu distrutta dopo la soppressione dell'antico monastero di S. Giovanni in Monte (10 marzo 1797).
Il Guidicini ancora ci informa che al posto della croce fu piantato un pioppo verdeggiante con sopra la berretta rossa.
L'alberino della libertà con il suo berrettino non c'è più...
Sono passati più di due secoli, e I'oltraggio alla croce resta.
Vogliamo ripararlo? Ne siamo degni?
Non abbiamo la pretesa di portare la colonna con la croce nel bel mezzo della piazza, dove un tempo si trovava.
Ci basta, per il momento l'onere e l'onore di ricostruirla e di collocarla all'interno della chiesa, ricordando quell'oltraggio.
Altri, in tempi migliori, compiranno l'opera; e il segno della croce ritornerà nella piazza per ricordare agli uomini "Cristo luce del mondo".

Veduta della Chiesa, e Monastero di S. Giovanni in Monte de Canonici Regolari Lateranensi in Bologna (1793).
Anche con una offerta minima si partecipa a riparare un oltraggio compiuto nel lontano 1797 (ci bastano due euro per persona).
           

LA CROCE NEL PENSIERO DEI PADRI


La croce ha esercitato la sua forza di attrazione su tutta la terra e lo ha fatto non servendosi di mezzi umanamente imponenti, ma dell'apporto di uomini poco dotati.
Il discorso della croce non è fatto di parole vuote, ma di Dio, della vera religione, dell'ideale evangelico nella sua genuinità, del giudizio futuro.
Fu questa dottrina che cambiò gli illetterati in dotti.
Dai mezzi usati da Dio si vede come la stoltezza di Dio sia più saggia della sapienza degli uomini, e come la sua debolezza sia più forte della fortezza umana.
In che senso più forte? Nel senso che la croce, nonostante gli uomini, si è affermata su tutto l'universo e ha attirato a se tutti gli uomini.
Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l'effetto contrario.
Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente.
l nemici invece sono periti e caduti in rovina.
Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l'hanno potuto vincere. Perciò quando un pagano dice a un cristiano che è fuori della vita, dice una stoltezza.
Quando mi dice che sono stolto per la mia fede, mi rende persuaso che sono mille volte più saggio di lui che si ritiene sapiente.
E quando mi pensa debole non si accorge che il debole è lui.
l filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio.
Pensando a questo fatto, Paolo esclamava:
"Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" (1 Cor 1,25).
Questa frase è chiaramente divina.
Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera?
Essi forse mai erano entrati in una città e in una piazza.
E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra?
Che fossero paurosi e pusillanimi l'afferma chiaramente chi scrisse la loro vita senza dissimulare nulla e senza nascondere i loro difetti, ciò che costituisce la miglior garanzia
di veridicità di quanto asserisce.
Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò.
Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi Giudei, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero?
Non avrebbero piuttosto dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione, e noi, col solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino solo pensarla?
È evidente perciò che se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio.
          Da una omelia di S. Giovanni Crisostomo (sec. V)

MORTE CRISTIANA DI UN COLLABORATORE INTELLIGENTE E FEDELE


Nel giorno della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù (6 agosto) ci ha lasciati, dopo lunga degenza, I'ing. cav. Giacomo Bacchi Reggiani, membro del Consiglio di Amministrazione della parrocchia.
Mentre gli siamo grati per l'opera svolta per questa nostra chiesa, rivolgiamo una preghiera di suffragio al Signore e porgiamo alla famiglia le nostre condoglianze.
Abbiamo chiesto al figlio Dott. Giuseppe, che tante volte ha scritto su questo Notiziario, di esprimere un pensiero in ricordo del padre.
Ed ecco quanto ci ha inviato:

COME RICORDO MIO PADRE

l ricordi più vivi che conservo di mio padre Giacomo morto il 6 agosto scorso, non sono legati all'ultimo periodo della sua vita segnato dalla malattia, ma ai vari momenti ìn cui, quando era ancora in salute, ho avuto modo di sperimentarne la sollecitudine verso noi familiari.
Penso che il tratto della sua persona che più lo identifica sia stato il senso di paternità che ha sempre trasmesso nella sua vita con noi: una paternità esercitata a volte in modo un po' burbero, un po' "interventista", ma sempre con grande attenzione e sensibilità per quelli che erano i nostri progetti e le nostre difficoltà di figli.
Gli sono molto riconoscente perche è stato un padre molto presente ma mai invadente e questo l'ho sperimentato in modo speciale quando a mia volta ho avuto dei figli e l'ho visto in azione come nonno oltre che come padre.
Ripensando nell'insieme alla sua vita, accanto al senso della paternità il valore più forte che mi porto dentro di lui ritengo sia quella fede "pratica" che lo ha sempre accompagnato, una fede che lo portava a darsi disponibile con generosità nelle cose che
aveva imparato a fare bene nella sua esperienza di vita e di lavoro.
Non amava i lunghi discorsi, trasmetteva l'amore per le persone e il senso della comunità nell'occuparsi delle esigenze pratiche: il tetto della chiesa da riparare, i lavori nell'abitazione di un amico o di un familiare, la soluzione di problemi di amministrazione di cui nessuno aveva il tempo di occuparsi.
Sapeva adattarsi alle situazioni e "farsi prossimo" degli altri senza tanto misurare lo sforzo che questo comportava.
Tutto questo lascia un grande senso di riconoscenza e di speranza che ho sentito molto forte anche nei tanti che si sono stretti intorno alla nostra famiglia in questi giorni nel ricordo di lui e che ringrazio.

Giuseppe Bacchi Reggiani


LA PARROCCHIA HA BISOGNO DI COLLABORATORI

In questa occasione vorrei affermare che una parrocchia, un parroco sente il bisogno di avere collaboratori che diano un aiuto alla crescita della comunità.
Evidentemente i primi collaboratori di un parroco ( che a sua volta è collaboratore del Vescovo, e anzi lo fa presente nel territorio a lui affidato) sono i testimoni della fede con la parola e l'esempio.
Vi sono anche tanti altri modi di collaborare, che sembrano di minor importanza, ma che in realtà sono di tanta utilità.
Ponete attenzione alla nostra chiesa monumentale.
Di quante cosa ha bisogno!
Bisogna prima di tutto aprirla, chiuderla, pulirla. ..fare attenzione che non vada in malora. Ha necessità di sorveglianza continua. ..i ladruncoli sono sempre pronti.
Quando il generale Elio Del Giudice andò in pensione, spontaneamente si offrì a dedicare qualche ora alla custodia della chiesa nelle ore dell'apertura.
Lo vedevo immerso nella preghiera e, nello stesso tempo, vigilante, cortese coi fedeli e con i turisti: era un esempio.
La comunità parrocchiale ha bisogno di catechisti: il parroco non può fare tutto.
Ringrazio il Signore che mi ha sempre dato persone buone e preparate.
Vogliamo qui ricordare solo i defunti: qualche giovane maturo ricorderà Suor Ersilia e la maestra Candida Giovetti e i loro buoni insegnamenti, l'esempio e soprattutto le preghiere
per i loro ragazzi.
C'è poi bisogno di seguire i lavori di manutenzione, di svolgere le pratiche burocratiche.
Quanto aiuto mi diede, sempre gratuitamente, l'esperto comm. Alberto Canè!
Del defunto ing. Giacomo Bacchi Reggiani ho già parlato nell'occasione del suo funerale e qui confermo che mi fu amico intelligente e generoso collaboratore.
Così ripeto quanto affermai del defunto Pietro Branchetti e del sempre ricordato Rino Ferraresi, senza dimenticare Luigi Pambieri e Camillo Federici, teste deceduti.
Le liturgie all'altare riescono più solenni quando vi sono ministranti in servizio.
Una messa senza chierici è meno solenne, sembra più povera.
Fortunatamente la nostra chiesa ha avuto sempre un buon gruppo di ragazzi pronti a
servire all'altare.
Non ricordo nessuno nome perche sono ancora tutti viventi.
Posso ricordare un ottimo lettore il comm. Francesco Sertolotto, un ex comandante dei carabinieri, deceduto recentemente, che aveva il dono di una ottima dizione e una voce molto intonata.
La parrocchia ha bisogno anche di volontari pronti a risolvere i piccoli problemi, come ad esempio preparare gli altari per le feste, adornandoli di fiori.
Il defunto Umberto Vitali, ricercato orologiaio, quante volte si prestava gratuitamente, nei tempi liberi, a preparare quanto occorre per una processione e ad animare gli incontri nelle serate di catechesi per adulti.
Non posso dimenticare le persone che con continuità sono presenti alle messe feriali. Qualche volta per loro può diventare un momento di incontro, oltre che col Signore,
anche con il prossimo.
La messa è un momento di preghiera non solo per loro, ma anche per tutta la comunità.
Il parroco celebra l'Eucarestia tutti i giorni e se non ci fossero questi fedeli con chi potrebbe celebrare quel sacrificio comandato da Gesù: "Fate questo in memoria di me"? Qui dovrei ricordare tanti parrocchiani defunti, sono sicuro che in Paradiso continuano a cantare le lodi a Dio.
Mi vien qui la voglia di rimproverare tanti parrocchiani, e lo faccio, che, pur avendo il tempo, mai si vedono durante la settimana a compiere una visitina a Gesù in chiesa e
mai si degnano di venire alle messe feriali.
Li vediamo invece annoiati davanti alla televisione o seduti al caffè. ..
Mi fermo qui, ma avrei da evidenziare tanti altri piccoli lavori che sono, non dico indispensabili, ma che rendono viva la nostra parrocchia.

Don Angelo


LA GENTE CHE VEDO ENTRARE NELLA NOSTRA CHIESA ........
FUORI DEL TEMPO DELLE LITURGIE .........


Sono tre le categorie dei visitatori:
1) La prima è degli oranti che vengono a pregare.
Alcuni sostano davanti al Tabernacolo; altri accendono un lume, segno esterno della preghiera che hanno rivolto al Signore, direttamente o con I'intercessione della Madonna o di qualche santo; altri si confessano. ..
2) La seconda è dei turisti.
Hanno l'aria di essere più o meno intenditori di arte e si interessano solo a questa.
l più educati rispettano l'ambiente sacro; altri si comportano come visitatori di musei:
vogliono le luci accese, come se fosse un loro diritto, le porte della chiesa sempre aperte per loro. ..non pensano ai costi della gestione, che restano a carico della parrocchia. ..
3) La terza categoria invece è dei barboni.
Non pregano, parlano forte, vogliono del denaro. Quando c'è tempo, li ascolto. Sono di solito dei falliti nella vita, che non amano ne mai sono stati amati o ascoltati .
Della loro condizione i primi colpevoli sono loro stessi (questo bisogna dirglielo); poi vi sono anche altre concomitanti cause che possono attenuare le loro colpe.
Per la loro prepotenza qualche volta diventano pericolosi e l'autorità civile dovrebbe fare qualcosa.
Libertà senza freni non si addice a una buona democrazia: non bisogna intervenire "post factum", bensì prevenire.
Padre Marella professore di filosofia nei nostri licei, che ancora ricordiamo, si fece povero tra i poveri per amore di Cristo e dei fratelli.
      Don Angelo
   

COME ABBIAMO TRASCORSO IL PERIODO ESTIVO


Nella domenica 9 giugno il gruppo famiglia con i loro figli (una sessantina) si sono trovati nella casa delle Suore a Loiano.
Durante la mensa, e dopo, i presenti, conversando, hanno espresso le loro esperienze di vita familiare, mettendo in evidenza i metodi educativi nel formare i propri figli.
Mentre in serata i genitori ritornavano a Bologna, i ragazzi continuavano il loro ritiro, che si prolungava fino a tutta la giornata del lunedì.
Il tema del loro ritiro è stato il libro di Tobia.
Inoltre, come ci informa Giovanni Magagni, alcuni membri del gruppo famiglia parrocchiale hanno partecipato al campo famiglie dell'Azione Cattolica al Falzarago, dove è stato svolto il tema: "operatori di pace con il Vangelo e la non violenza".
I giovani, come ci informa Federico Fornasari, si sono trovati alla Mendola per un cammino verso la professione della fede.
Quest'estate infatti il gruppo parrocchiale dei "giovanissimi" ha partecipato al campo estivo dell'Azione Cattolica presso il passo Mendola nel periodo 22-30 agosto.
Il tema del campo di quest'anno era la "Piazza": questa è stata vista come luogo d'incontro, luogo in cui ci si mette in relazione con gli altri.
Sono stati quindi approfonditi temi quali l'amicizia, I'affettività, le religioni e la sofferenza, visti attraverso la lente della parola di Dio e gli insegnamenti di Gesù.
A questa esperienza formativa di fede hanno partecipato Lucia, Benedetta, Andrea, Anna Paola, Margherita e Federico Magagni accompagnati dagli educatori Tommaso e Federico.
Tornati a Bologna cercheremo, come ci siamo promessi, di testimoniare e comunicare in tutte le nostre "piazze" la bellezza di essere cristiani e di far parte di una comunità sempre più ampia.
Gli scouts hanno organizzato i loro campi, secondo le norme dello scoutismo.
Per mancanza di spazio non siamo in grado di dare più ampie informazioni.
Alcuni adulti invece hanno preferito compiere pellegrinaggi a Lourdes o a Campostela per seguire il cammino degli antichi pellegrini.
           

RIPRESA DELLE ATTIVITA' PARROCCHIALI E DEL CATECHISMO


Con la domenica 22 settembre, dopo la pausa estiva, si riprende in pieno l'azione parrocchiale.
l ragazzi che sono ritornati sui banchi della scuola; i bimbi che al compimento dei sei anni iniziano la scuola, sono invitati caldamente ai loro incontri di formazione cristiana in parrocchia.
I più piccoli verranno preparati a ricevere i sacramenti della iniziazione cristiana.
l più grandi, invece, saranno aiutati a ripensare e a meditare come meglio vivere e osservare i doveri derivanti da questi sacramenti, che al loro tempo hanno ricevuto.
Ecco gli orari:

Domenica, 22 settembre
Ore 10: catechismo per i ragazzi delle elementari, medie e giovanissimi.
In settimana, giorno da stabilire, per i giovani.
Ore 11: Santa messa parrocchiale.

Gli incontri del gruppo famiglie e il catechismo per gli adulti li organizzeremo insieme in orari e giornate appropriate.
Riprenderemo l'adorazione davanti al Santissimo sacramento tutti i giovedì dopo la messa delle 18 e una volta al mese alle ore 21 (lunedì).



La signora Alessandrini Elena ved. Lippi il 26 agosto scorso ha compiuto i suoi 100 anni, il parroco, a nome anche dei parrocchiani, si è rallegrato vivamente ed ha ringraziato il Signore insieme alla festeggiata, per i moltissimi anni di vita a lei concessi.
Il 2 ottobre prossimo la signora Angiolina Certani in Bassi anche lei avrebbe raggiunto
lo stesso traguardo, ma, purtroppo, l'11 maggio scorso ilSignore ha chiamata a se.
Penso che in Paradiso celebrerà con grande festa questa ricorrenza.
           

Bollettini Parrocchiali