Alla Santa Chiesa

- in tutte le sue componenti:

presbiteri e diaconi, persone consacrate e fedeli laici-               

che è in VITERBO

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            Fratelli e Sorelle,

                       

                        l’appuntamento del Convegno Pastorale Diocesano (il V) è l’occasione, privilegiata e felice, impegnativa e doverosa, del nostro “convenire” quale comunità diocesana per realizzare ed esprimere sempre meglio il nostro essere Chiesa che vive dentro un territorio in questo momento della storia.

            La data è gia nota: 12-13-14 (giovedì-venerdì-sabato) settembre (nel pomeriggio).

            Il luogo è presso il Centro diocesano “S. Maria della Quercia

            Il tema è: “Emmaus in Parrocchia”. In allegato troverete una prima presentazione di carattere generale, quasi “orizzonte” del Convegno.

            Come pure in allegato è il programma di massima dei tre giorni e le note tecniche di svolgimento.

            Le altre articolazioni del tema (che tratteranno dei laici e dei giovani) e i fogli di lavoro saranno offerte successivamente.

            Il mio invito, rivolto soprattutto ai presbiteri, è teso a sollecitare la preparazione ( con il coinvolgimento di tutti gli operatori della pastorale) e la partecipazione (ogni Parrocchia sia presente soprattutto con l’équipe dei collaboratori): sono queste non solo le condizioni di una celebrazione significativa, ma altresì le premesse di una continuazione e attuazione efficace.

            Proprio in questi giorni il ricordo del Santo Titolare della Chiesa Cattedrale, San Lorenzo e della Vergine Assunta in cielo ci accompagnino: l’uno con l’esempio della sua diaconia senza condizioni, l’altra con l’attrazione fascinosa della speranza e con la materna protezione verso la pienezza del Regno.

            Intanto, con gratitudine ed affetto, tutti benedico nel ricordo della preghiera e nella comunione dello Spirito Santo.

 

10 agosto 2002

 

+ Lorenzo Chiarinelli

Vescovo

 

Il Vescovo presenta il Convegno

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Sulla via di Emmaus

Il cammino nella fede

 

Camminare nella fede:

            è questo l’orizzonte tematico del nostro V Convegno Pastorale Diocesano. La Comunità ecclesiale viterbese, consapevole della sua vocazione e missione, intende “ripartire” lungo il sentiero dei discepoli di Emmaus, meditato ed esplorato negli incontri precedenti.

            Ri-partire  è compito di appropriazione dei temi e di organizzazione degli obiettivi e dei mezzi; è impegno di tradurre in esperienza di vita una consegna esigente.

           

In cammino

 

Si tratta, innanzitutto, di assumere con lucida consapevolezza e con coerente proposito lo statuto biblico – teologico del camminare:

la Chiesa è popolo peregrinante;

la fede è itinerario;

la vita cristiana è cammino.

           

La condizione itinerante della Chiesa costituisce una delle indicazioni più suggestive del Concilio Vaticano II (cfr. LG 48 – 51). “Il Concilio Vaticano II parla della Chiesa in cammino, stabilendo un’analogia con l’Israele dell’Antica Alleanza in cammino attraverso il deserto. Il cammino riveste un carattere anche esterno, visibile nel tempo e nello spazio, in cui esso storicamente si svolge. La Chiesa, infatti, “dovendosi estendere a tutta la terra, entra nella storia degli uomini, ma insieme trascende i tempi e i sacrifici dei popoli”. Tuttavia, il carattere essenziale del suo pellegrinaggio è interiore: si tratta di un pellegrinaggio mediante la fede, “per virtù del Signore risuscitato”, di un pellegrinaggio nello Spirito santo, dato alla Chiesa come invisibile Consolatore (parakletos) (cfr. Gv 14,26; 15,26; 16,7). “Tra le tentazioni e le tribolazioni del cammino la Chiesa è sostenuta dalla forza e dalla grazia di Dio, promessa dal Signore, affinché … non cessi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater 25).

            Ed è proprio in tale prospettiva che il Santo Padre colloca la presenza di Maria, guida di ogni cammino di fede e modello di quanti peregrinano nella fede.

           

La dimensione itinerante connota anche l’esperienza di fede. “Il cammino, l’itinerario, il viaggio sono una delle categorie espressive più frequenti del linguaggio rivelato. Ricordiamo Abramo (Gen 12,1); la vicenda dell’esodo (Es 12,37; 13,12); lo stile di vita dei profeti (cfr. 1Re 19,1-18). Credere è abbandonarsi a Dio (DV 5) e questo comporta sempre un esodo, un “uscire” dalla propria angoscia, dalla logica mondana, dalla negatività del peccato per educarsi al pensiero di Cristo (RdC 38)”. Su questo abbiamo già riflettuto nelle lettere pastorali precedenti.

            La fede è, così, itinerario. “Chi, mosso dallo Spirito, si fa attento e docile alla Parola di Dio, segue un itinerario di conversione a Lui, di abbandono alla Sua volontà, di conformazione a Cristo, solidarietà nella Chiesa, di vita nuova nel mondo. E’ itinerario che può comportare, nello stesso tempo, la letizia dell’incontro e la continua esigenza di ricerca; la pace della scoperta e l’ansia di nuove conoscenze; la certezza della verità e il costante bisogno di nuova luce” (RdC 17).

           

Allora tutta la vita cristiana può essere interpretata e vissuta come itinerario. San Luca, nel Vangelo e negli Atti, insiste nel presentare la vita di Gesù e la vita della prima comunità cristiana come “viaggio”. Anzi, l’esperienza cristiana è chiamata “via” (cfr. At 9,2; 19,9; 19,23). Il discepolo si caratterizza per la “sequela”: andare dietro a Gesù è la sua vocazione; camminare come Gesù è il suo compito, che tocca ogni persona e la comunità ecclesiale tutta intera.

           

Questa visione della Chiesa, della fede, della vita cristiana ha, oggi, soprattutto, una rilevanza fondamentale sul piano pastorale. Essa, innanzitutto, ci impone di superare la visione ciclica del tempo, che è pagana e non biblica e che induce a quella diffusa ripetitività rituale incapace di cogliere nel mistero celebrato la connessione vitale tra memoria e profezia.

            In realtà la Chiesa, come comunità peregrinante, e la fede, come itinerario, reclamano una pastorale (catechistica, liturgica, testimoniale) veramente missionaria, cioè continuamente aperta a Dio, all’uomo, al futuro. Una pastorale dinamica, che vinca i sempre ricorrenti atteggiamenti degli “arrivati”, dei “possessori”, dei “sazi”. Una pastorale sempre disponibile alla novità di Dio, attenta ai segni dei tempi, umile nella attenzione a tutti e a tutto, incessantemente impegnata nel discernimento.

            E’ la pastorale della via di Emmaus, che comporta il cammino, il dialogo, la compagnia, la ricerca di significato, la condivisione, la scoperta gioiosa (cfr. Lc 24, 13-35).

            Nei tre Convegni Pastorali precedenti (1999 – 2001) la icona di Emmaus ci ha ispirati e guidati; la mente e il cuore si sono aperti alla Parola, all’Incontro, alla Missione che la scoperta e la presenza di Cristo è capace di comunicarci.

            Tocca ora a ciascuna comunità, alle Parrocchie soprattutto (nella loro identità e nella pastorale d’intesa zonale) di assumere questa scelta di fondo nel loro concreto modo di essere e di agire: Emmaus in Parrocchia, appunto.

 

  

Strada facendo

 

            E’ proprio dal racconto di s. Luca che emergono alcuni elementi caratteristici, veri punti di riferimento per la nostra pastorale. Ne sottolineiamo qualcuno.

 

 Spesso, dinanzi a questo progetto di cammino che è scuola per diventare o ri-diventare cristiani, sorge la domanda: da dove iniziare? Dobbiamo ricominciare daccapo? E dei sacramenti ricevuti e dei passi percorsi che conto facciamo?

Ecco la risposta, prima e globale del testo evangelico: ripartiamo da dove siamo! E’ l’immagine suggestiva della strada. Essa è simbolo della vita concreta, della realtà in cui le persone si trovano, del discorrere feriale della gente, dei dialoghi e della incomprensioni, delle delusioni e delle speranze … La strada è luogo aperto dove si incontra di tutto; è luogo del provvisorio e dell’incerto; è luogo di incontro e di confusione … Fare attenzione alla strada significa cogliere e accogliere il vissuto delle persone con le sue molteplicità e contraddizioni. Non siamo più in una società omogenea; le nostre parrocchie non registrano identità sempre definibili di cristiani. Il “dato biografico” delle persone segna con sempre maggiore rilevanza sia l’esperienza religiosa che ogni azione pastorale.

 

I discepoli di Emmaus pregano il compagno di viaggio di restare con loro: offrono ospitalità. Questa esperienza va ripetuta. E’ necessario, prima di tutto, che la comunità – quale essa sia – diventi accoglienza, spazio di incontro, luogo di relazione dove le persone – tutte le persone – possano sentirsi come a casa propria.

            Atteggiamenti di chiusura, di indifferenza o soltanto di disattenzione, devono essere coraggiosamente superati perché oggi le persone sono più sole che mai, si sentono spiazzate dal cambiamento e, insieme, hanno acquisito una soggettività più marcata che reclama attenzione, rispetto, cura non generica né omologata. Costruire comunità ospitali è oggi una chance pastorale prioritaria.

 

Resta, comunque, assodato che tutte le condizioni, le attenzioni, tutti i mezzi e gli strumenti che strutturano un vero cammino nella fede assumono significato e valore dal punto d’arrivo: la scoperta, la rivelazione, l’esperienza di Lui, il Signore morto e risorto, la Via, la Verità, la Vita.

Solo allora la vita di fede, la vita ecclesiale, la vita “nuova” zampilla nel cuore e nella mente e il cristiano diventa, oltre che oggettivamente anche soggettivamente, una creatura nuova (cfr. 2Cor 5,17).

            Il Vangelo esprime tutto ciò non solo nel “riconoscimento” dei discepoli di Emmaus (Lc 24,31), ma altresì nell’annuncio della Maddalena “Ho visto il Signore” (Gv 20,18) e nella adorante confessione di Tommaso “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28).

            Incontro personale significa incontro della persona, di tutta la persona con la sua mente, il suo cuore, la sua libertà, la sua storia.

            E significa, soprattutto, incontro con la Persona che è Cristo nella sua verità, nella sua concretezza, nella sua pienezza di Cristo e signore, salvezza dell’uomo.

 

    Verso il Convegno

 

A questo mira tutta l’azione della Chiesa: catechesi, liturgia, carità sono le dimensioni, fondamentali e organiche, che devono svelare questo volto, che devono abilitare a questo incontro, che devono consentire questa esperienza unitaria e globale del mistero di Cristo Signore.

            Tutto ciò abbiamo elaborato negli anni precedenti a livello di acquisizioni teologico – pastorali.

            Eccoci ora chiamati a sperimentare e a vivere il modo di essere Parrocchia che ne diventi laboratorio di vita:

- Parrocchia casa e scuola della Parola;

- Parrocchia casa e scuola del Sacramento;

- Parrocchia casa e scuola della Testimonianza.

 

            In sintesi. Parrocchia casa e scuola di comunione e missione, comunità che ascolta, celebra, testimonia la Presenza del signore nella verità e nella gioia.

 

 

                            10 agosto 2002                                                                   + Lorenzo Chiarinelli

                                                        Vescovo

 

 

 

Convegno Pastorale Diocesano
 “Emmaus in Parrocchia”
 
12-13-14 settembre (pomeriggio)
Viterbo, Santuario e Centro diocesano “S. Maria della Quercia”

  

Giovedì 12 settembre
   Ore 15.30: Arrivi e consegna cartella
   Ore 16.00: Preghiera e saluto del Vescovo (Santuario)
   Ore 16.45: Per camminare insieme (dai tre Convegni Diocesani alla Parrocchia)
   Ore 17.30: Gruppi di studio sul tema (come da “fogli di lavoro)
   Ore 19.30: Conclusione dei lavori

 

Venerdì 13 settembre
Ore 16.00: Il ruolo dei cristiani laici
 Ore 17.00: Gruppi di studio sul tema (come da “foglio di lavoro”)
 Ore 19.30: Conclusione dei lavori

 

Sabato 14 settembre
Ore 16.00: La grande sfida: i giovani
Ore 17.00: Gruppi di studio sul tema ( come da “foglio di lavoro”)
Ore 19.00: Momento di conclusione e preghiera