18 settembre 2000
Pellegrinaggio parrocchiale a Torino
per vedere la Sacra Sindone
T E S T I M O N I A N Z E DEI PARTECIPANTI
Se hai testimonianze da dare, spediscile e saranno pubblicate
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Se anche ci fosse una sola possibilità su diecimila che quella
figura sul lino fosse quella di Cristo, io mi muoverei per vederla.
Come potrei non andare a vedere Colui che ha parole che infiammano,
che danno senso nuovo alla vita, Colui che amo?
Chi ha un amico caro non lo va’ forse a trovare anche se abita
lontano? E quanto più allora verso Colui che dà vita alla vita
stessa!
Le
critiche all’autenticità della Sindone arrivano anche dai
credenti, eppure non se ne fanno per le identificazioni di corpi
ben più antichi, come le mummie la cui unica prova è un cartiglio
posato sul petto. Ma il fatto che Cristo abbia lasciato tracce
reali di sé, toccabili e incontrabili, e non sia solo un bel
discorso, ma una presenza ingombrante, direi imbarazzante (perché
costringe al confronto), dà fastidio a molti. Anche a me,
talvolta, pare incredibile la Sindone. Eppure dimostrarne la falsità
obbliga a complicate e contorte soluzioni.
Ciò
che mi stupisce sempre è l’incarnazione di Dio nell’uomo;
incarnazione nel tempo, in un tempo preciso, in un luogo
determinato; la Sua impronta su un qualcosa di reale, un oggetto
fisico, su quel lenzuolo che ora sta’ proprio lì, a Torino, in
una chiesa nemmeno enorme.
Dio, divenuto uomo, si è fatto incontrabile nelle cose e nei
luoghi che ha toccato, ma anche nelle persone vive. Non è
un’idea o una presenza totalmente estranea o astratta dal mondo.
Prima
di andare a Torino, leggendo sulla Sindone, mi colpiva molto il
rammendo delle clarisse di Chambèry ai gravissimi danni subiti
nell’incendio del 1532. Esse nel ripararla, pregando in ginocchio
per lunghe ore, vedevano in quel volto le strazianti sofferenze di
Cristo. Pensando a loro che si prendevano cura di quel lino
martoriato, mi venivano in mente quelle donne, tra cui Maria, che
pietosamente ricomponevano il corpo straziato di Gesù prima della
sepoltura.
Le
donne. Le uniche che, prostitute o sante, hanno tenerezza per
Cristo; quella che rompe per Lui un vasetto di nardo, tra
l’indignazione dei fidi uomini; quella che lava i piedi con le
lacrime; quelle sulla via dolorosa, le uniche che piangono il
Figlio di Dio condannato. E le donne saranno le prime a vederlo
risorgere. Mentre, altro stupore dell’agire di Dio, il primo
santo del paradiso cristiano è il buon ladrone; per una parola
soltanto e all’ultimo istante della vita. E la croce, lui,
l’aveva meritata, perché Barabba, e non lui, era stato dato come
alternativa alla liberazione di Gesù.
La
Sindone per me è stata una rivelazione (qualcuno che mi ha detto
qualcosa), come è stata una rivelazione il sorriso delle suore - e
chi l’ha visto ne è rimasto colpito – che ci hanno ospitato.
Un sorriso che riempie d’amore, che fa innamorare, provoca quasi
invidia; una letizia totale di chi è pieno di Cristo e non può
comprimerlo in un tesoro geloso. Era il sorriso che scaturiva,
immediatamente dopo, come ovvia conseguenza, dallo strazio
dell’uomo della Sindone. E come si può non sorridere di fronte
ad un amore così grande? Basta riflettere un attimo sui segni della Sindone per rimanere storditi e inorriditi dal dolore che deve aver provato Gesù soltanto per una delle sue ferite. Guardavo quella nel polso. Solo l’infissione del chiodo nel nervo del pollice deve aver provocato un dolore da svenire; ebbene, per riuscire a respirare, doveva cambiare posizione ruotando il polso nel chiodo quadrato con dolore inimmaginabile.
Ma questo telo non è solo testimone delle sofferenze fisiche,
parla anche della solitudine tutta umana di Cristo che non vede il
Padre e non sente nessuno dei suoi che abbia il coraggio di
gridargli: “Io, almeno io, ti amo.”
Gesù, il Re dei re, straziato nella maniera più terrificante su
quel lenzuolo nel sepolcro di Gerusalemme.
Di
fronte alla Sindone non si può che dire: “Fa’ di me, Signore,
ciò che Tu vuoi; come posso, o mio amato sposo, dubitare del Tuo
amore?” Guardando
il Tuo volto vorrei essere circondato da amici cristiani in cui si
sentisse viva la Tua Presenza.
Un
giovane
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Andare a Torino per la "Sindone" nell'anno giubilare, dopo Tor Vergata, per me é stato come raggiungere la cima di una montagna altissima. Ho compreso cioè come e perché Gesù ci ha redenti, come e perché si é dissanguato per noi: perché amandoci così come siamo, ci ha dato la possibilità di salvarci per l'eternità. Una donna |
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«Ho visto quel Volto che andavo cercando» Tra i
tanti doni ricevuti nel recente Consiglio permanente
della Cei a Torino, c'è stato quello di aver potuto
vedere da vicino la Sindone, di aver pregato insieme
agli altri vescovi e aver potuto celebrare una
solenne Eucaristia in profonda intimità spirituale,
portandomi appresso il popolo cristiano, al quale il
Signore mi ha mandato come apostolo. Mons. Cosmo
Francesco Ruppi |
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Ti coglie di sorpresa e non la vuoi lasciare In piazza Castello tutto è
preparato per accogliere grandi folle come due anni
fa, ma oggi i visitatori sembrano meno di allora,
così si può iniziare la visita in qualsiasi
momento. Bisogna sempre passare per gli uffici per
prenotare, anche se si entra subito. Le bancarelle
di oggetti religiosi - dove la Sindone è mescolata
a padre Pio, alla Madonna di Medjugorje e papa
Giovanni - hanno pochi acquirenti. Lucetta Scaraffia |
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E il Dio nascosto si rivelò al mondo La contemplazione della
Sindone come un'esperienza spirituale unica; il
Telo offerto ai pellegrini come segno da cui parte
un messaggio salvifico per tutti. E' partita di
qui, dalle parole che Giovanni Paolo II ha
pronunciato di fronte alla Sindone in occasione
dell'ostensione del 1998, la meditazione che il
cardinale Carlo Maria Martini ha tenuto lunedì
nella cattedrale di Torino. Centinaia di torinesi
hanno partecipato alla serata, promossa dalla
Commissione diocesana per l'ostensione, nell'ambito
del ciclo di meditazioni di fronte alla Sindone.
Un'iniziativa - come ha ricordato l'arcivescovo di
Torino, monsignor Poletto - pensata per permettere
alla diocesi che ha il privilegio e la
responsabilità di custodire la Sindone di
ritrovarsi a pregare e a riflettere sui messaggi
che il Volto dell'uomo dei dolori suggerisce ad
ogni cristiano.
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ultimo aggiornamento 21/10/2000