Parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù

Via Volturno, 1 - Tombetta

37135 VERONA

22-29 Marzo 2000

Pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa

 

T  E S T I M O N I A N Z E

Se hai testimonianze da dare, spediscile e saranno pubblicate


"ANDATE ED ANNUNZIATE AI MIEI FRATELLI

CHE VADANO IN GALILEA…"

(Mt. 28, 16-20)

 

Sono un ragazzo di 18 anni della parrocchia di S. Teresa, studente, e ho appena partecipato al pellegrinaggio in Terra Santa proprio nei giorni in cui il S. Padre, Giovanni Paolo II, ha celebrato quella stupenda Eucarestia sul Monte Korazim (o Monte delle Beatitudini) il 24 Marzo.

Quello che mi è stato chiesto di fare, non è altro che dare la mia esperienza.

Io porto in cuore un ricordo stupendo di questo pellegrinaggio e quello che più mi ha commosso, ma nel vero senso della parola, è stato sentire la dolcezza e l'amore che Dio ha voluto dimostrarmi facendomi fare questo tipo d'esperienza.

Ricordo che quando ci è stata accennata per la prima volta, ne abbiamo subito parlato in famiglia e pensando che sarebbe stato bello che in occasione di questa giornata dei giovani io e mia sorella potessimo parteciparvi, ci siamo iscritti, senza conoscere nulla del programma o nulla di definitivo. L'unica cosa certa della quale ero molto consapevole era il fatto di dover pagare l'iscrizione e poi, via via, tutto il resto. E subito ho visto l'opera del Signore che in qualche modo mi ha detto: "Sì tu devi andarci". I soldi non c'erano e io, da solo, non sarei riuscito a pagare niente. Ma i soldi sono arrivati e sono serviti per me e anche per mia sorella. Incredibile, no?

Ho partecipato al pellegrinaggio di Loreto e di Parigi e sono state per me esperienze indimenticabili, fortissime. Ricordo, infatti, che al momento della partenza di questo pellegrinaggio, forte delle esperienze vissute in precedenza nonostante la mia giovanissima età, ero sicuro che anche in questa, sarebbe stata tangibile la presenza e il passaggio del Signore nella mia vita, dato poi che ne avevo disperato bisogno! E così, proprio come una profezia, si è avverato tutto alla lettera! Ogni pellegrinaggio, infatti, lascia un segno indelebile e un ricordo che rimane per sempre, che non si può cancellare, diventando così memoriale stupendo dell'opera che Lui ha per ognuno di noi.

Non è stata una vacanza (proprio per niente!) e neppure una gita, ma un vero e proprio pellegrinaggio, con difficoltà, problemi, inconvenienti e paure, ma con benedizioni e ricompense incredibili.

Quando siamo andati all'incontro del Papa, siamo partiti all'una di notte da Gerusalemme e siamo arrivati alla lunghissima strada che ci avrebbe portati ai parcheggi (fatti apposta per l'occasione), dai quali, abbandonati gli autobus, ci saremmo incamminati per una decina di Km a piedi per arrivare alla grandissima spianata nella quale ci siamo trovati per celebrare quella memorabile Eucarestia. A causa di una pioggia scatenatasi poco prima dell'incontro, la spianata era tutta uno strato di fango. L'incontro sembrava addirittura dovesse essere sospeso. Un po' preoccupati, ci siamo subito adattati benissimo alla situazione, offrendo quelle scomodità per la Chiesa. E da quel momento il pellegrinaggio ha iniziato a diventare davvero importante e davvero speciale. Storico, direi. E' la prima volta, infatti, che il Pontefice si trova nella terra che ha visto e sentito il Salvatore, colui che è "…la vera via, verità e vita".

A tutti noi ha colpito l'omelia del papa, incentrata sulle Beatitudini, ed è stata una cosa talmente semplice e talmente catechetica che ci ha impedito di addormentarci (non è una battuta, ma dopo esser stati svegli tutta notte e stanchi anche per il giorno precedente altrettanto duro, tenere gli occhi aperti era dura - almeno per me -). Le parole sono state bellissime e quello che ci è stato annunciato era un messaggio, strano agli occhi del mondo, ma di salvezza per chi, con umiltà, lo accoglie e lo fa suo. Il successore di Pietro ci ha invitati a fare nostro e testimoniare il Sermone della Montagna affinché, appoggiati in Cristo, che è lui le vere Beatitudini, possiamo passare all'altro, ai lontani, ai Gentili e annunciare che anche per loro c'è una salvezza, una speranza: Cristo e questi crocifisso e risorto per ognuno di noi.

Che esperienza, che gioia provare anche solo per un attimo l'amore che Dio ha per me. Davvero l'unica cosa che mi dispiace è che altri giovani non possano fare un'esperienza come questa; provare cioè che davvero c'è un Dio che nella croce non ti abbandona ma ti rende beato sussurrandoti nell'orecchio: "…vostro è il regno dei cieli. Beati voi!". Il resto non conta più: il fango, le scomodità, il ritardo dell'aereo, l'hotel che credevi fosse migliore, il cibo che è scadente, la tua realtà, la tua situazione che non accetti… la tua croce. Tutto questo Cristo l'ha già vinto.

Veramente in quell'incontro, oltre che noi stessi, abbiamo stupito moltissima altra gente e in modo particolare coloro che ritenevano impossibile che realtà, culture, lingue e religioni diverse, abbracciandosi e danzando insieme, si potessero davvero voler bene e dimenticare ogni divisione grazie al perdono. Siamo sicuri che questo possa essere stato un segno soprattutto per la Chiesa del posto, divisa da odi e rancori, per Gerusalemme, presa d'assalto in continuazione. Che davvero possiamo cantare: "Gerusalemme, di nuovo riedificata!".

Abbiamo potuto visitare Betlemme, Cafarnao, Gerusalemme (seppur in una minima parte). Siamo passati dalla Giudea alla Galilea osservando questa terra nel pieno della sua esplosione primaverile…vedendo realizzarsi la Parola che dice: "Vi darò una terra promessa dove stilla latte e miele". Siamo stati al Giordano e dentro al fiume abbiamo danzato e cantato, facendo interrogare la gente che ci osservava; abbiamo attraversato il lago di Tiberiade nel mezzo del quale abbiamo ricevuto una catechesi stupenda sul nostro compito: passare all'altra riva (ebreo significa, infatti, colui che passa), portare questa generazione al Cielo, a Dio!

Ma tutto questo, se vogliamo non conta. Ciò che davvero per me è stato significativo è stato vedere visibile una Chiesa, quella locale unita a quella universale, che guida tutti noi verso il Padre, una Chiesa madre che si sta prendendo cura della nostra vita. Si vedeva la gioia sui volti di ogni ragazzo che si incrociava e si provava una pace e una serenità incredibili.

Cristo aveva annunciato alle donne: "… Non temete; andate ed annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno.

Questo invito è arrivato fin qui, 2000 anni dopo che era stato detto per la prima volta. E così siamo andati e là Lo abbiamo visto! Risorto! 

                                                                                                                                                                         Francesco Marrone

 

Nel presente si cela sempre quell’ignoto la cui apparizione potrebbe mutare tutto… ( Novalis ).

Questo, in Israele, è stato il mio primo pellegrinaggio. Attorno a me, durante i mesi che precedevano la partenza, si sono mescolate le esperienze dei parenti e dei fratelli di comunità, nelle quali ho intuito un forte entusiasmo, le informazioni tecniche degli organizzatori (mi raccomando non scordate il passaporto!), i saggi consigli e le ansiose premure dei genitori riguardo all’acqua non potabile e alle confidenze agli estranei. Ho lasciato i banchi di scuola nell’invidia generale della classe, sicura che questa settimana avrebbe avuto un sapore ben diverso dalle altre, che dovevo riuscire a gustare fino in fondo.

Non ho mai visto in vita mia tanti fiori così colorati! Il sole brillava leggero sul mare di Galilea, alla mattina, quando era l’ora di alzarci: tutto questo insieme al piacere della novità, alle piccole responsabilità personali, alla sensazione di indipendenza, mi ha insegnato a svegliarmi con il sorriso.

Sono tanti gli aspetti di questo pellegrinaggio che resteranno indelebili, nel ricordo e nello spirito. Ma con tanta gioia, che forse è nostalgia, ricordo le lodi del mattino. Accolti dalla natura, sotto un sole caldo e alto nel cielo, lontani per un po’ dai nostri pensieri, dalle paure, dal lavoro, dalla scuola, ma anche dall’insoddisfazione per il cibo, i letti, le camere, abbiamo ascoltato la voce di Dio, respirando senza fretta. E’ stata una parentesi di paradiso in cui si parlava la stessa lingua, che è priva di parole (perché si tramuta in gesti e sguardi che fanno capire come Dio abbia parlato a te e a tutti nello stesso modo, con le stesse parole d’amore e di salvezza). Credo di aver conosciuto un’altra vita.

Abbiamo visitato Gerusalemme, lungo la strada del ritorno verso l’aeroporto di Tel Aviv, di fretta, correndo. Ho visto il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro, il luogo dove Gesù Cristo morì e quello dove resuscitò, cercando di imprigionare le immagini e le emozioni. Solo ora me ne rendo conto. Adesso, tornata in Italia, nel caos della vita di sempre, che regala e distrugge con leggerezza le emozioni, capisco cos’è che rende veramente felici, perché io, laggiù, ho realmente assaporato in cosa consiste la gioia di vivere.

Dal pellegrinaggio in Israele sono cambiata nei pensieri e nei punti di vista. Arrivata a casa il mondo gaio e colorato che mi ero costruita è crollato: ho visto così la vita che facevo, adattandomi passivamente agli eventi, pronta a schivare le difficoltà. Un po’ alla volta sono risalita, guidata da una forza che non mi aveva abbandonato, scesa dall’aereo. E’ stata la forza dello Spirito Santo a riscaldarmi il cuore durante quella settimana e poi anche qui, a Verona.

Sono sempre stata molto scettica riguardo all’importanza del ricordo, che con il tempo svanisce, ma se è realmente così, cioè che tutto ciò che si vive prima o poi scompare, lasciando confusi brandelli, questa mia esperienza non è da definire tale. Essa mi ha segnato profondamente nell’anima: potranno sparire i ricordi delle risate, degli amici che ho conosciuto, del cibo poco commestibile, ma rimane ciò che ho vissuto, perché l’ho visto realizzarsi come un forte cambiamento nella mia vita. Quando gli amici, al mio ritorno, capitava spesso, mi chiedevano com’era andata, per non essere ripetitiva e banale (e per non rinchiudere questa settimana sempre nelle stesse parole) lo raccontavo, come avrebbe fatto un poeta (io amo la poesia), con una metafora. E non ho dovuto allontanarmi dalla realtà…Alla mia partenza erano in corso, in casa mia, i lavori per un imminente trasloco: da diciassette anni dormivo sullo stesso cuscino e a lui mi ero perfettamente abituata. Al ritorno, finito il trasloco, avevo una camera nuova ed era nuovo anche il mio cuscino: l’altro non so che fine abbia fatto, ma questo è molto più grande e morbido.

Spero che chi mi vive intorno si sia accorto che in me c’è qualcosa di nuovo; forse in mezzo ai miei isterismi giornalieri, alla mia suscettibilità, alle scortesie, hanno notato che il mio animo è tranquillo, che c’è pace nei miei pensieri e nelle mie aspettative per il futuro e che la mia speranza è molto, molto più grande.

Ho trovato la vera felicità nell’amore di Dio e a Dio, prima non ci credevo, e anzi credevo non sarei mai arrivata a parlare in questi termini. Se nella nostra vita lo scopo è essere felici e realizzati, tutti, in modi diversi, Lo stanno cercando…                                                                                                                                 

                                                                                                                                                                 Stefania Dall'Ora


22/03/2000

INIZIO UFFICIALE DEL PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

h. 9.00: ci troviamo in zona stadio, in attesa dei pullman che ci trasporteranno fino all’aeroporto di Malpensa (in provincia di Milano), dove prenderemo l’aereo che ci porterà in Israele…

Mentre scorro velocemente le parole sul mio quaderno degli appunti, mi ritornano alla mente a poco a poco tutte le emozioni vissute e tutti gli avvenimenti accaduti in quello stupendo pellegrinaggio (svoltosi dal 22 al 28 Marzo scorso), cui ho avuto la possibilità di partecipare assieme a molti altri giovani e ai miei due fratelli.

Certo, non è stato per niente facile per noi, ma soprattutto per i nostri genitori, poter pagare le tre quote di partecipazione; noi stessi abbiamo cercato di risparmiare il più possibile… Ma alla fin fine, grazie anche all’aiuto della Provvidenza divina, il conto è stato saldato, e abbiamo potuto vivere tutti questa magnifica esperienza.

Innanzi tutto, premetto già da subito che questo è stato il mio primo pellegrinaggio: non ho potuto vivere i precedenti (come quello di Loreto, o ancora quello di Parigi), poiché ero ancora troppo giovane. Quindi, inizialmente mi sentivo un po’ disorientato, non sapevo cosa aspettarmi.

Avevo comunque già sentito diverse testimonianze di altre persone, tra cui anche il mio stesso fratello maggiore, che avevano partecipato ad alcuni pellegrinaggi e che ne avevano riportato delle esperienze forti e significative.

E questo lo posso testimoniare anch’io, oggi: che il Signore non mi ha lasciato così com’ero alla partenza, ma al ritorno mi sentivo diverso…

Il momento più emozionante, il fulcro attorno a cui tutto il pellegrinaggio ruotava era costituito dall’incontro che il Santo Padre ha compiuto sul Monte delle Beatitudini, il 24 Marzo. E’ sempre incredibile vedere come, nonostante il mondo che ci circonda, molta gioventù sia rimasta nella Chiesa. Un’immensa marea di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, si trovava lì, insieme a noi, per ascoltare il Papa che nell’omelia (che, grazie ai mezzi di comunicazione, è potuta arrivare alle orecchie di molte altre persone, nelle loro case), ci ha parlato in maniera forte. "Beati voi, afflitti; Beati voi, perseguitati; Beati voi!" Queste parole erano (e sono tuttora) rivolte proprio alla mia vita. Quanto è bello sentirsi accompagnati dal Signore anche nella prova!

Su alcuni calendari venduti in preparazione al pellegrinaggio, e i cui fondi sono stati distribuiti alle persone economicamente più in difficoltà, ma comunque desiderose di partecipare a questa esperienza, vi è scritto:

"Giovanni Paolo II insieme ai giovani sul Monte delle Beatitudini,

perché essi sono la primavera della vita."

ed è proprio così! La Chiesa è ancora viva! L’incontro che c’è stato ne dà testimonianza. I giovani costituiscono la speranza della Chiesa del III millennio.

Il Papa ci ha invitato caldamente, ci ha incitato ad essere "coraggiosi apostoli del Regno di Cristo". "Ora" – diceva il Santo Padre – "tocca a voi annunciare il messaggio dei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini, tocca a voi!". Che il Signore sappia creare da tutta questa moltitudine, da questa nuova generazione, una Chiesa forte e adulta nella fede.

E’ comunque importante ricordare che, sebbene l’incontro con il Papa rappresentasse l’esperienza più significativa, il pellegrinaggio vissuto non s’è affatto limitato solo a questa. Abbiamo visitato Nazareth, Cafarnao, Gerusalemme (alcune località solo di sfuggita, per la mancanza di tempo materiale). E ogni tanto qualcuno ci chiedeva chi mai fossimo, noi che eravamo così felici, così allegri.

Sono convinto quindi che questo "soggiorno" (tutt’altro che comodo!) nei luoghi dove il Messia è nato, è vissuto e ha compiuto i suoi prodigi sia stato d’aiuto, oltre che a me stesso, anche a quelle povere persone israeliane, costrette a subire il conflitto che in quei giorni caratterizzava quella zona del mondo, poiché in noi hanno potuto forse vedere un po’ la figura di Cristo, il solo che possa unire nel Suo amore popoli di usi e costumi totalmente differenti.

Spero che il Signore mi faccia dono di partecipare ad altri pellegrinaggi forti come questo, perché, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo incontrato (relative agli alloggi, ai trasporti, al cibo…), quello che ha lasciato all’interno di me – questo è quello che ho provato – appaga tutti gli sforzi fatti.

                                                                                                                     Stefano Maragnoli


Mi chiamo Matteo, ho 18 anni, sono studente e appartengo alla parrocchia di Santa Teresa.

Lo scorso marzo ho avuto la possibilità di partecipare al pellegrinaggio in Israele con i giovani della mia parrocchia con i quali sto vivendo un'esperienza di fede all'interno del Cammino Neocatecumenale. E' proprio grazie a questo Cammino che ho riscoperto l'Amore che Dio ha nei
miei confronti... e il pellegrinaggio in Terra Santa ne è stato una conferma tangibile. 

Pochi mesi prima di partire ero andato un po' in "crisi", vedevo che la mia vita e le esperienze che stavo vivendo non mi soddisfacevano più (nonostante frequentassi la parrocchia e partecipassi ai Sacramenti, non mi sentivo appagato totalmente ), mi sentivo abbandonato a me stesso, Dio non era più un punto di riferimento,ma un'entità astratta con la quale non avevo più nulla a che fare. Ma Egli non mi ha lasciato nella "morte", mi ha condotto in Galilea, nella Terra dove Gesù è nato e ha fatto la volontà del Padre annunziando il Vangelo a tutte le genti, e là mi ha fatto riscoprire il Suo Amore e mi ha fatto sperimentare quanto egli sia presente nella mia vita!Io non ho fatto nulla, ha pensato Lui a tutto per me e questo io posso dire con certezza perché proprio in quel periodo si erano accavallati problemi su problemi e io, da solo, non sarei stato in grado di risolverli. 

Nei giorni in cui siamo partiti, ad esempio, la mia classe sarebbe andata in gita scolastica: da un lato mi sarebbe piaciuto andare, ma sentivo che c'era qualcosa di più importante che mi attendeva...e così è stato! 

Il mio timore era soprattutto di non essere compreso dai professori e dai compagni per il fatto di non andare in gita per partecipare al pellegrinaggio, ma il Signore ha pensato anche a questo e tra mille difficoltà e paure è iniziato il pellegrinaggio.

Siamo partiti il giorno 22 marzo, in aereo, e siamo arrivati all'aeroporto di Tel Aviv. Ci aspettavamo controlli minuziosi dei passaporti e di tutto quello che avevamo, invece non è successo nulla di inaspettato.

La prima notte abbiamo alloggiato in un albergo bellissimo... e il giorno dopo siamo partiti, all'una di notte, per andare sul Monte delle Beatitudini,dove il Papa, Giovanni Paolo II, ci attendeva per un incontro storico ed unico con i giovani di tutto il mondo. 

Abbiamo trascorso sei ore in pulman (i quali, tra l'altro, erano molto scomodi e non riuscivamo a dormire perché c'erano gli spifferi che entravano dalle fessure dei finestrini). Dopo essere arrivati al parcheggio ci siamo incamminati nel sentiero che portava sul Monte...

Era ormai l'alba e si vedeva il sole che stava sorgendo e illuminava il lago di Tiberiade, del quale avevamo una vista stupenda! Il Monte era una distesa di fango e ci siamo dovuti sistemare in modo da non sporcarci, ma questo non ha influito sulla giornata, perché ciò che ci interessava vedere e assaporare era l' Amore di Dio manifestato nel Santo Padre.

Abbiamo celebrato l'Eucarestia e proprio lì, sul monte in cui 2000 anni fa' Gesù ha proclamato le Beatitudini, Giovanni Paolo II ha letto questo stesso passo della Bibbia, che è il baluardo, la "roccia" su cui si fonda la religione Cristiano-Cattolica. "Beati voi che siete perseguitati, beati voi!" ha detto il Papa nella sua omelia (si riferiva ai cristiani che, come agli inizi della storia della Chiesa,anche oggi devono scontrarsi con una realtà sociale che va contro quelle che sono le basi della Fede cristiana).

Il Santo Padre dopo un lungo e caloroso applauso ha detto un'altra frase che io stesso ho fatto come memoriale: "Dio vi aspettava in Galilea"... eravamo attesi, attesi dal Signore, per annunciare al mondo che egli è presente in ogni uomo, e il fatto che fossimo in 90000 giovani provenienti da tutte le parti del mondo, a mio parere, è una testimonianza importante anche per la stessa Galilea, che oggi è continuamente combattuta da incessanti guerre interne e non trova motivo di unione.

Nei giorni seguenti siamo andati a visitare le città e i paesi più importanti in cui Gesù ha vissuto e ha predicato il Vangelo: abbiamo visitato Cafarnao, Betlemme, Gerusalemme, Nazareth... e, nonostante alcuni non ci credano, si percepiva la presenza dello Spirito Santo perché in quei giorni, in ogni luogo in cui siamo andati, tutti ci hanno accolto come fratelli e nessuno ha messo ostacoli all ' opera di DI0.

Un'ultima cosa mi sia concessa di dire: Dio in questo pellegrinaggio ha fatto meraviglie e ha
permesso che ritornassi sui miei passi per riscoprire quanto è grande il Suo nome. E' stata un un'esperienza importante che mi ha permesso di maturare nella Fede e invito voi giovani ad aderire all'opera di Dio senza timore, anche con un pellegrinaggio, perché no, non rimarrete delusi!

                                      Matteo Cobelli


 

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ultimo aggiornamento 4/6/2000