GIUBILEO 2000

tra ricordi e nostalgie


 

 

Il Giubileo: da evento
a speranza per il futuro

Alla vigilia della chiusura della Porta Santa
intervista con il Vescovo di Verona
Padre Carraro

di Giovanna Billeci

(da Verona Fedele di domenica 7 gennaio 2000)

Il grande giubileo del 2000 é giunto al termine. Ed è ora di bilanci.

    Che cosa resterà, delle straordinarie giornate vissute dalla cristinità durante l' Anno Santo? Tanti viaggi, foto, immagini, emozioni e ricordi. Ma quella strada tracciata sulla quale iniziare un nuovo viaggio di conversione, un percorso da intraprendere per cambiare il mondo con il "fuoco" della Parola di Dio sarà continuata dai cattolici? «Il Giubileo ha mosso il mondo intero. La gente, autonomamente, fino all'ultimo giorno, ha stipato le basiliche romane. Questa partecipazione conferma che nel cuore delle persone c'è un desiderio profondo di bene, un bene che si trova alle tombe degli Apostoli, ossia, nella parola di Dio che loro ci hanno data. Questa è una speranza per il domani» .A parlare è il vescovo di Verona, padre Flavio Roberto Carraro, che continua: «Cambiare le cose che non vanno di questo mondo fa parte della speranza dell'uomo. Anche chi non ha la fede in Gesu Cristo, penso, nutre il desiderio di un avvenire migliore. Supporre che tutto si compia, mi pare non faccia parte della situazione umana, però, credo che molto si possa migliorare: Comunque le premesse ci sono».

  - Quali?
  «Per esempio la Giornata mondiale della gioventù con i suoi due milioni di giovani venuti ad ascoltare il Profeta di oggi, il Papa, e i suoi grandi annunci. "Non abbiate timore - ha detto - di essere i santi del nuovo millennio". Questi ragazzi, non irregimentati ma liberi, che erano lì avendo in testa solo Gesù Cristo, influiranno sul cammino del nuovo millennio, perché rappresentavano altri milioni di giovani che avrebbero voluto essere presenti e non lo erano. Sulle difficoltà del nostro vivere quotidiano, sugli aspetti negativi della nostra società; noi cristiani dobbiamo poter influire. E dato che c'è questa volontà di bene diffusa, soprattutto tra i giovani, che saranno i responsabili della società di domani, sono sicuro che molte cose cambieranno».

  - Il Giubileo ha invitato i cristiani a spogliarsi del fardello del superfluo e vestirsi di vera carità. Come può la Chiesa fare in modo che questo invito si realizzi?
  «Prima di tutto con la Parola del Signore che quando entra dentro di noi opera come una medicina. n. grande annuncio e la grande promozione che si fa dell'ascolto della Parola di Dio, anche nella nostra diocesi, saranno certamente la forza attraverso la qua- le la sensibilità, la carità crescerà. Poi ci sono le iniziative di carità", alle quali collaborano anche persone che non praticano la religione o sono di altre confessioni.  A Verona opera la Caritas, che funziona come una sorta di grande ombrello, sotto il quale si collocano centinaia di iniziative a favore , dei poveri, da parte di semplici famiglie, piccoli gruppi, volontariato, e perfino da parte di persone che non praticano la religione o sono di altre confessioni. Esiste una capillarità che non conoscevo, tanto che ho nominato un Vicario alle opere della carità, perché incontri e possa seguire questi gruppi, far sentire la nostra vicinanza, offrire il nostro aiuto. Sono sicuro che questo pullulare di sensibilità si trasmetterà certamente alla società. Che deve capire che certi "mali" dovuti all'emarginazione sociale - e parlo di immigrazione, droga, prostituzione e via dicendo - possono essere guariti eliminandone le cause».

  - Il Giubileo è stato inoltre un invito alla conversione. Per riportare sulla retta via quei cattolici che spesso sbandano, soprattutto quando in loro manca o viene meno la fede nella Chiesa che sentono lontana e anacronistica nei suoi dettami, come si può operare? Come può la Chiesa, e i suoi pastori, "ammorbidirsi" senza generare contraddizioni?
  «Credo che il primo atteggiamento sia sempre quello evangelico, cioè, rispettare le .persone che assumono questi atteggiamenti e le loro motivazioni Non di rado, alla base di questi stati d'animo, ci sono sofferenze profonde, ferite non ancora rimarginate, Quindi, mai abbandonare queste persone a se stesse; come diceva Paolo VI: Andiamo a dialogare tra di noi e poi in periferia", per intendere le difficoltà di chi ha lasciato la Chiesa, per riattivare la fede che hanno ricevuta e anche per maturarla. Purtroppo, bisogna dirlo con molta onestà, molti .cattolici non conoscono la propria fede. E quindi, una fede che non sia nutrita e approfondita prima o poi è destinata ad essere messa da parte».

  - E a Verona come è stato vissuto il Giubileo?
  «È stata una sorpresa. La gente ha risposto sopra ogni aspettativa. L'abbiamo visto nei pellegrinaggi dei vicariati foranei, con la cattedrale affollata da due, tre mila persone ogni volta, per diciannove giornate; nei sei pellegrinaggi che la diocesi ha organizzato a Roma, ai quali ho partecipato incontrando tutti i groppi durante il percorso; nel pellegrinaggio in Terra Santa di marzo, con una partecipazione emotiva e spirituale profondissima, dipinta sul volto delle persone. La grazia del Giubileo è stata visibile anche attraverso le innumerevoli iniziative a sollievo dei poveri, particolarmente per gli anziani e per gli immigrati».

     - Lei ha partecipato alla Giornata mondiale della Gioventù. Può raccontarci un aneddoto che abbia la carità come protagonista?
     «Durante la veglia di preghiera con il Papa, abbiamo vissuto con apprensione, noi che eravamo in prima linea, un momento delicato e preoccupante: qualcuno era riuscito a salire sul palco per andare a incontrare il Papa. Io ho sentito alle spalle la folla che premeva e ho temuto il peggio. Invece, i giovani, davanti ai loro coetanei del servizio d'ordine si sono fermati. Avevano compreso che il loro desiderio di avvicinarsi al Papa era impossibile.. In quel momento ho avvertito la passione per il Santo Padre ma anche la forza dell'autocontrollo. Un altro episodio che ricordo con commozione è capitato a mia nipote. Nel pomeriggio era insieme al suo gruppo, nello spazio loro riservato per trascorrere la notte, a preparare i sacchi a pelo. Siccome lo spazio non era sufficiente si era spostata in un altro settore vicino, dove c'erano posti liberi, chiedendo a chi lo occupava ospitalità. Un giovane le ha risposto negativamente, in modo deciso. La ragazza ha sottolineato che sarebbe stato giusto aiutarsi l'un l'altro. Ma il ragazzo in questione è stato irremovibile. Dopo circa un' ora quello stesso ragazzo si è presentato al gruppo di mia nipote chiedendo perdono, ammettendo di essersi comportato male proprio in un giorno di fraternità e comunione».

     - Un suo augurio per la nostra gente e n mondo intero?
     «Un augurio di Pace. Intanto perché sulla terra ci sono ancora innumerevoli conflitti e guerre, molte delle quali durano da decenni. Però la pace globale è solo quella che riusciamo a far crescere nel cuore come dono di Dio, la pace di Cristo. Le altre forme di pace sono solo assenza di guerre, non sono profonde».

 

 

Ritorno

 

Per inviare un e-mail

 

ultimo aggiornamento 8/1/2001