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Il grande giubileo del 2000 é
giunto al termine. Ed è ora di bilanci.
Che cosa resterà, delle straordinarie
giornate vissute dalla cristinità durante l' Anno Santo? Tanti
viaggi, foto, immagini, emozioni e ricordi. Ma quella strada
tracciata sulla quale iniziare un nuovo viaggio di conversione, un
percorso da intraprendere per cambiare il mondo con il
"fuoco" della Parola di Dio sarà continuata dai
cattolici? «Il Giubileo ha mosso il mondo intero. La gente,
autonomamente, fino all'ultimo giorno, ha stipato le basiliche
romane. Questa partecipazione conferma che nel cuore delle persone
c'è un desiderio profondo di bene, un bene che si trova alle tombe
degli Apostoli, ossia, nella parola di Dio che loro ci hanno data.
Questa è una speranza per il domani» .A parlare è il vescovo di
Verona, padre Flavio Roberto Carraro, che continua: «Cambiare
le cose che non vanno di questo mondo fa parte della speranza
dell'uomo. Anche chi non ha la fede in Gesu Cristo, penso, nutre il
desiderio di un avvenire migliore. Supporre che tutto si compia, mi
pare non faccia parte della situazione umana, però, credo che
molto si possa migliorare: Comunque le premesse ci sono».
- Quali?
«Per esempio la Giornata mondiale della gioventù con
i suoi due milioni di giovani venuti ad ascoltare il Profeta di
oggi, il Papa, e i suoi grandi annunci. "Non abbiate timore -
ha detto - di essere i santi del nuovo millennio". Questi
ragazzi, non irregimentati ma liberi, che erano lì avendo in testa
solo Gesù Cristo, influiranno sul cammino del nuovo millennio, perché
rappresentavano altri milioni di giovani che avrebbero voluto
essere presenti e non lo erano. Sulle difficoltà del nostro vivere
quotidiano, sugli aspetti negativi della nostra società; noi
cristiani dobbiamo poter influire. E dato che c'è questa volontà
di bene diffusa, soprattutto tra i giovani, che saranno i
responsabili della società di domani, sono sicuro che molte cose
cambieranno».
- Il Giubileo ha invitato i cristiani a spogliarsi
del fardello del superfluo e vestirsi di vera carità. Come può la
Chiesa fare in modo che questo invito si realizzi?
«Prima di tutto con la Parola del Signore che
quando entra dentro di noi opera come una medicina. n. grande
annuncio e la grande promozione che si fa dell'ascolto della Parola
di Dio, anche nella nostra diocesi, saranno certamente la forza
attraverso la qua- le la sensibilità, la carità crescerà. Poi ci
sono le iniziative di carità", alle quali collaborano anche
persone che non praticano la religione o sono di altre confessioni.
A Verona opera la Caritas, che funziona come una sorta di grande
ombrello, sotto il quale si collocano centinaia di iniziative a
favore , dei poveri, da parte di semplici famiglie, piccoli gruppi,
volontariato, e perfino da parte di persone che non praticano la
religione o sono di altre confessioni. Esiste una capillarità che
non conoscevo, tanto che ho nominato un Vicario alle opere della
carità, perché incontri e possa seguire questi gruppi, far
sentire la nostra vicinanza, offrire il nostro aiuto. Sono sicuro
che questo pullulare di sensibilità si trasmetterà certamente
alla società. Che deve capire che certi "mali" dovuti all'emarginazione
sociale - e parlo di immigrazione, droga, prostituzione e via
dicendo - possono essere guariti eliminandone le cause».
- Il Giubileo è stato inoltre un invito alla
conversione. Per riportare sulla retta via quei cattolici che spesso
sbandano, soprattutto quando in loro manca o viene meno la fede
nella Chiesa che sentono lontana e anacronistica nei suoi dettami,
come si può operare? Come può la Chiesa, e i suoi pastori,
"ammorbidirsi" senza generare contraddizioni?
«Credo che il primo atteggiamento sia sempre
quello evangelico, cioè, rispettare le .persone che assumono
questi atteggiamenti e le loro motivazioni Non di rado, alla base
di questi stati d'animo, ci sono sofferenze profonde, ferite non
ancora rimarginate, Quindi, mai abbandonare queste persone a se
stesse; come diceva Paolo VI: Andiamo a dialogare tra di noi e poi
in periferia", per intendere le difficoltà di chi ha lasciato
la Chiesa, per riattivare la fede che hanno ricevuta e anche per
maturarla. Purtroppo, bisogna dirlo con molta onestà, molti
.cattolici non conoscono la propria fede. E quindi, una fede che
non sia nutrita e approfondita prima o poi è destinata ad essere
messa da parte».
- E a Verona come è stato vissuto il Giubileo?
«È stata una sorpresa. La gente ha risposto sopra
ogni aspettativa. L'abbiamo visto nei pellegrinaggi dei vicariati
foranei, con la cattedrale affollata da due, tre mila persone ogni
volta, per diciannove giornate; nei sei pellegrinaggi che la
diocesi ha organizzato a Roma, ai quali ho partecipato incontrando
tutti i groppi durante il percorso; nel pellegrinaggio in Terra
Santa di marzo, con una partecipazione emotiva e spirituale
profondissima, dipinta sul volto delle persone. La grazia del
Giubileo è stata visibile anche attraverso le innumerevoli iniziative
a sollievo dei poveri, particolarmente per gli anziani e per gli
immigrati».
- Lei ha partecipato alla Giornata
mondiale della Gioventù. Può raccontarci un aneddoto che abbia la
carità come protagonista?
«Durante la veglia di preghiera con
il Papa, abbiamo vissuto con apprensione, noi che eravamo in prima
linea, un momento delicato e preoccupante: qualcuno era riuscito a
salire sul palco per andare a incontrare il Papa. Io ho sentito
alle spalle la folla che premeva e ho temuto il peggio. Invece, i
giovani, davanti ai loro coetanei del servizio d'ordine si sono
fermati. Avevano compreso che il loro desiderio di avvicinarsi al
Papa era impossibile.. In quel momento ho avvertito la passione per
il Santo Padre ma anche la forza dell'autocontrollo. Un altro
episodio che ricordo con commozione è capitato a mia nipote. Nel
pomeriggio era insieme al suo gruppo, nello spazio loro riservato
per trascorrere la notte, a preparare i sacchi a pelo. Siccome lo
spazio non era sufficiente si era spostata in un altro settore
vicino, dove c'erano posti liberi, chiedendo a chi lo occupava
ospitalità. Un giovane le ha risposto negativamente, in modo
deciso. La ragazza ha sottolineato che sarebbe stato giusto
aiutarsi l'un l'altro. Ma il ragazzo in questione è stato
irremovibile. Dopo circa un' ora quello stesso ragazzo si è
presentato al gruppo di mia nipote chiedendo perdono, ammettendo di
essersi comportato male proprio in un giorno di fraternità e
comunione».
- Un suo augurio per la nostra
gente e n mondo intero?
«Un augurio di Pace. Intanto perché
sulla terra ci sono ancora innumerevoli conflitti e guerre, molte
delle quali durano da decenni. Però la pace globale è solo quella
che riusciamo a far crescere nel cuore come dono di Dio, la pace di
Cristo. Le altre forme di pace sono solo assenza di guerre, non
sono profonde».
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