NEOCATECUMENALI
Ratzinger ai rettori dei 43 seminari «Redemptoris Mater»
La sorpresa «Dominus Iesus»
.da Catholica - Martedi 19 Dicembre 2000
Il prefetto della Congregazione per la dottrina della
fede: «Apprezzamenti significativi, anche dai protestanti»
Roma. Un'occasione per mettere a fuoco la portata della
dichiarazione Dominus Iesus nella prassi della
missione è stata offerta da un incontro del cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la
dottrina della Fede, con i rettori e i formatori dei 43
collegi "Redemptoris Mater", i seminari promossi
nei cinque continenti dal Cammino Neocatecumenale.
La riunione si è tenuta sabato nel Collegio di Roma. I
"Redemptoris Mater" sono seminari diocesani con
finalità missionarie a beneficio della Chiesa universale.
Su richiesta dei vescovi locali ne sono sorti 19 in Europa,
14 nelle Americhe, 6 in Asia, 2 in Africa, 1 in Australia
ed 1 in Medio Oriente. In tali collegi la formazione dei
presbiteri prevede anche l'itinerario di iniziazione
cristiana del Neocatecumenato, che ciascun seminarista
segue nella sua comunità. Nei "Redemptoris Mater",
che si caratterizzano per la loro internazionalità, si
stanno formando 1500 seminaristi. Questi collegi hanno già
portato alla ordinazione 700 presbiteri.
«Grazie
per questo incontro - ha esordito il cardinale - oggi è
per me una vera gioia vedere che la nuova evangelizzazione
non è una teoria. Oggi vediamo la nuova evangelizzazione
concretizzata in persone che portano avanti il messaggio
del Vangelo nel nostro tempo».
I formatori dei seminari "Redemptoris Mater", che
come hanno osservato gli iniziatori del Cammino
Neocatecumenale, Kiko Argüello e Carmen Hernandez, si
trovano «in prima linea» nella sfida della nuova
evangelizzazione, hanno ringraziato il Prefetto della
Congregazione per la dichiarazione Dominus Iesus,
avendo avuto modo di constatare la sua efficacia nel
fronteggiare una diffusa mentalità relativista.
«La Dichiarazione - ha detto il cardinale - esprime di
nuovo con grande chiarezza il centro della nostra fede e
cioè che il Figlio di Dio si è fatto uomo, e che così c'è
ora realmente un ponte tra Dio e l'uomo. Non ci sono,
dunque, soltanto alcuni frammenti difficilmente decifrabili
della verità, ma Dio si è mostrato realmente con il suo
volto».
Nel breve spazio di tempo intercorso dalla diffusione del
documento si è potuto notare che le espressioni di
apprezzamento sono assai più significative, per la loro
sincerità e profondità, di alcune critiche, dovute a
incomprensioni, amplificate dai media. «I segni di gratitudine sono stati tanti -
ha detto il cardinale - non solo da cattolici, ma anche da
personalità importanti del mondo del protestantesimo.
Le testimonianze sono giunte da tutti i ceti sociali: da
gente semplice, da sacerdoti e da persone di altissima
cultura». Quanto al rapporto con il mondo ebraico, si
rivelano senza vero fondamento alcuni appunti mossi alla
Dichiarazione. Il cardinale Ratzinger ha ricordato infatti
il passo della Dominus Iesus in cui si afferma che
«l'Antico Testamento insieme al Nuovo è la Sacra
Scrittura ispirata dallo Spirito Santo». «Per me è
evidente - ha sottolineato - che veniamo dalla radice di
Israele e che la loro Bibbia è la nostra Bibbia, che non
si tratta di una delle tante religioni ma del fondamento e
della radice della nostra fede».
Nell'incontro si è esaminato anche il ruolo di filtro
spesso esercitato dai media, ruolo funzionale a una
mentalità relativista. Se da un lato quindi è opportuno
preparare il più possibile l'accoglienza dei documenti del
magistero, dall'altro è necessario favorire una conoscenza
diretta e approfondita da parte dei futuri presbiteri, e
soprattutto un'effettiva esperienza di fede, senza la quale
non è possibile contrastare alle radici il relativismo.
«Sono
sicuro - ha detto il cardinale - che in questi seminari si
insegna ad amare e conoscere i documenti del magistero. E,
come si è detto, non basta solo il lavoro intellettuale,
se questo lavoro non è accompagnato e fondato da un
cammino di esperienza nel quale si verifica quanto è stato
detto. Altrimenti non si può rompere questo muro
del relativismo che ci rende impenetrabili dalla parola di
Dio e dalla sua verità. Perciò ambedue le cose sono di
grandissima importanza: riflettere su questi testi per
creare una nuova cultura intellettuale cristiana e fondarla
su un cammino di vita. E
questo certamente è il grande bene che ci dà il
Neocatecumenato: uno spazio di esperienza, di cammino con
Gesù e di verifica della Parola nella nostra vita e quindi
una capacità di rompere questa opposizione dello spirito
del nostro tempo con il suo relativismo».
Pier
Luigi Fornari