Facciata della Parrocchia S. Cuore di Vercelli
Torna all'HomePage Scrivi alla nostra casella postale

LA CHIESA DEL S.CUORE di VERCELLI

Riportiamo integralmente il capitolo dedicato alla ns. Chiesa tratto dal fascicolo "L'Opera Salesiana in Vercelli", pubblicato il 9 Giugno del 1918 in occasione del cinquantesimo anniversario del Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Il linguaggio è ancora quello di inizio secolo...

Crocifisso.jpg

L'aprirsi di una nuova Chiesa è sempre lo schiudersi di una nuova sorgente di benedizioni e di grazie che, discendendo dal Cielo, si diffondono sul popolo. Anzi è, in certo modo, Dio stesso che viene ad abitare nel nuovo tempio, cosicché con tutta ragione una Chiesa vien detta dalla Scrittura Sacra il Tabernacolo, cioè la Casa di Dio fra gli uomini e la Porta del Cielo. E il Signore dice espressamente nel secondo libro dei Paralipomeni, al capo settimo: "E gli occhi miei saranno aperti e intente le mie orecchie all'orazione di chiunque mi invocherà in questo luogo. Perocché questo luogo ho scelto e santificato, affinché porti in eterno il mio nome e fissi siano sopra di esso gli occhi miei e il cuor mio in ogni tempo".

Quante fervorose preghiere si eleveranno nei secoli nel novello Santuario dell'Altissimo!

Quante anime fervorose all'ombra dei sacro tempio riaccenderanno gli ardori delle loro carità! Quanti tiepidi diverranno più alacri a per correre la strada della virtù e quanti peccatori troveranno la pace del cuore in questo lembo di Paradiso calato in terra!

Al Belvedere, in questo vasto Sobborgo di Vercelli che, in particolar modo in questi ultimi anni, andava e va, del continuo amplificandosi, era di estrema necessità una Chiesa di tali proporzioni che potesse accogliere una gran parte della numerosa popolazione, e bella così da esser degna di una città in cui l'architettura sacra è sempre stata tanto in onore. Basti citare, ad esempio, il Duomo e S. Andrea, vere gemme del Piemonte d'Italia.

E Maria, che, come abbiamo veduto, l'aveva ispirata allo zelo dell'Arcivescovo Mons. Valfrè, non tardò a far paghi i voti ardenti del Pastore e del gregge. Costituitisi due Comitati, uno di Signori e l'altro di Signore, ricchi di nomi illustri per virtù e per censo, con a capo lo stesso Mons. Arcivescovo, furono raccolte numerose offerte tenui e generose, secondo la condizione degli Oblatori, e nel maggio del 1908 si poterono gettare le fondamenta del nuovo tempio del SS. Cuore di Gesù.

Il Gesù

La spesa era ingentissima - di circa duecentomila lire - e non fu meraviglia se, qualche volta i mezzi, così permettendo il Signore in simili imprese, vennero meno. Allora. si sospendevano i lavori, in attesa di soccorsi che il buon Do e la Vergine- non tardavano a far pervenire.

E' dolce qui a ricordarsi che lo stesso Sommo Pontefice Pio X di s. m., il Re e la Regina e parecchi Membri di Casa Reale vollero il loro augusto nome inscritto tra gli offerenti, poiché sappiamo che, essendosi aperto un banco di beneficenza a favore della Chiesa in costruzione, il Papa donò un orologio in argento con astuccio, le Loro Maestà offrirono un quadro della Madonna in mosaico con grande cornice in ebano, la Regina Madre regalò un servizio. di caffè in argento, S. A. Reale il Duca d'Aosta una grandiosa pendola in bronzo dorato, S. A. Reale il Duca di Genova una coppa d'argento.

Ed è doveroso pure accennare, a onore di Vercelli che, eccezione fatta delle surriferite auguste oblazioni, tutta l'ingente somma occorsa nell'erezione del magnifico tempio fu data dalla inesauribile generosità dei cittadini. Si noti come altrove abbiamo riferito - che Vercelli è una città che noti conta più di 35000 abitanti, in gran parte di condizione mediocre, e che la sua beneficenza è già rivolta a tante Opere di pubblica carità da non esservi indigenza materiale o morale cui non provveda da sé tra le sue mura. Non si potrà fare a meno di ammirare altamente lo slancio con cui essa ha concorso ad innalzare la splendida Parrocchia del Belvedere che, cominciata nel 1908, dopo soli quattro anni ultimata, veniva nel 1912 aperta al culto.

Diciamo qui subito, a gloria di Dio e a lode della Vergine Ausiliatrice, che ha ispirato questi bella opera d'arte, che essa è divenuta già in questi pochi anni focolare accesissimo di azione Cattolica, Scuola in cui si educa una falange di giovani e di fanciulle, che, informata ai santi principi della fede, sarà il lievito sano della società, la restaurazione della famiglia, il decoro della Religione e della Patria.

Se se ne ammira l'architettura, la Chiesa del Belvedere è riuscita un vero gioiello d'arte sacra. In istile Romanico di transizione e Lombardo, a grande croce latina, essa eleva maestosamente le sue tre ampie navate, ardite e leggiere, sopra un'area di m.q. 852, con un altezza massima esterna di m. 22, con all'interno una lunghezza di m. 52 e con una larghezza massima di m. 26 nella crociera trasversale, di m. 19 nella longitudinale.

Sorge nella parte centrale del Borgo, e mostra il suo grazioso prospetto sullo stradone di Gattinara, da cui è separata per un'artistica cancellata di ferro e da una bella piazzetta che le dà uno spicco imponente. Risaltano sulla facciata superba quattro pilastri sporgenti dal vivo muro, cui fanno da contrafforti, segnanti le linee divisionali delle navate, assai più alti i mediani degli estremi, sormontati da un pinnacolo ottagonale finiente in una piramide, pure ottagonale, sorreggente una piccola sfera in cui è infissa una piccola croce.

Nella parte centrale della facciata ammiriamo un grande prostilo che, elevandosi sull'ampia gradinata, incornicia la porta maggiore e un grazioso affresco raffigurante il Redentore, fino alla vita, situato nella lunetta che risulta sotto l'arco del prostilo e sopra l'architrave del portone. Alquanto più in su è una grandissima finestra a ruota, chiusa da elegante vetrata e coronata da un grande arco a pieno centro sporgente.

Spicca poi più alto della nave di mezzo un frontone di singolare bellezza, adorno di graziose colonnine, sul cui vertice si drizza una croce in cemento di proporzioni maestose, torreggiante su tutto il sacro edifizio.

I muri laterali del prospetto, chiudenti le due navate minori, sono decorati di grande finestra ogivale, incorniciata da un arco a sesto acuto e sormontata da rosone. Sulle lesene dei pilastri mediani è infisso in alto rilievo, rispettivamente, lo stemma dei due ultimi Arcivescovo di Vercelli.

Il Gesù

Lo sfondo della facciata è segnato in finti mattoni e colorato in rosso vivo di mattone levigato. In mattoni scoperti sono poi tutti gli archi nell'interno del tempio. Il disegno delle pareti laterali della facciata continua all'esterno della Chiesa per tutta la lunghezza delle due navi minori. Uno zoccolo attico serve di basamento a tutto l'edifizio cui grossi pilastri servono da contrafforti. Una graziosa trina di cemento orna le modanature dei cornicioni delle navate inferiori e dell'alta navata centrale. Si ha quindi l'incrociamento della nave trasversale, larga e alta quanto la mediana e chiusa alle due, estremità da un bel prospetto.

Sporge dal centro della crociera, trasversale il prolungamento della crociera longitudinale, che termina coll'abside i forma pentagonale regolare sormontato da una bella volta a bacino.

Oltre il portone della facciata, due altre porte stanno, l'una a destra, l'altra a sinistra, all'inizio dei muro delle navi minori.

Entrando per la porta maggiore, ci troviamo in un peristilio, murato ai lati, sostenente la grande orchestra, il quale per le tre ampie porte del suo lato anteriore ci introduce nella bella Chiesa.

Colpisce subito l'attonito sguardo una lunga serie, alternata, di colonne e di pilastri a base attica e capitello romanico, formanti l'ossatura di tutto il sacro edifizio, slanciantisi verso il Cielo in un candor quasi niveo come per invitare l'anima cristiana ad ascendere con le sublimi aspirazioni fino alle regioni eteree.

Sopra le colonne e i pilastri e della nave centrale e delle navate minori si incurvano numerosissimi archi tondi e a sesto acuto, longitudinali e trasversali, maggiori e minori, tutti di grande leggerezza ed eleganza; e sovra di essi si impostano le imbotti delle volte gotiche, diagonalmente percorse dai costoloni di altri archi incrociantisi nel centro della volta come immense braccia oranti e aventi nel punto di contatto un fiorone pendente.

Decorano i muri della nave maggiore otto grandi rosoni a vetri colorati, quattro per parte, e dodici grandi finestre a, sesto acuto, sei su ogni lato, ornano i muri delle altre due navate. Da ciascun lato estremo del braccio trasversale, sotto una grande finestra rotonda, scendono due altissime vetrate. Di una luce abbondante è così inondata la nostra Chiesa,. Sotto la volta dell'abside, nelle facce più centrali del pentagono sono elevate altre tre sontuose invetriate, rappresentanti : nel centro il SS. Cuore di Gesù, e, ai lati, S. Eusebio e S. Teodoro, tutte e tre di sommo pregio artistico e formanti la principale decorazione del tempio.

DecoroPasqua01.jpg

Nell'imponente presbitero, che è rilevato e chiuso da elegante balaustra, sorge l'artistico e grande altare marmoreo, e alle due parti del presbitero è il proseguimento, a tre volte, delle navate laterali, murato perché serva di doppia sacrestia, tranne lo spicchio formato dalla volta anteriore, il quale costituisce da una parte la Cappella di Maria Ausiliatrice e dall'altra quella di S. Giuseppe. In queste si venerano due quadri dovuti al pregiato pennello del giovane pittore Vercellese O. Grolla.

Nulla diciamo della finissima, quanto sobria decorazione che mette in maggior risalto la purezza delle linee e la bellezza dello stile ascendentale, né del ricco pavimento alla Veneziana, che armonizza signorilmente con le altre parti del sacro edilizio.

Accennato così ai particolari più rilevanti, possiamo conchiudere che la Chiesa del SS. Cuore di Gesù al Belvedere è riuscita un tempio in cui la maestria degli artefici. si è trasfusa in nobile armonia coll'ispirazione religiosa, un gioiello d'arte che ben dimostra come, anche nel turbine del livore mondiale dilagante, qualche cantuccio sereno esista, ove il sorriso di Dio promette pace alle creature di buona volontà, e ove l'anima è attratta come dal fascino d'un invito arcano alle aspirazioni ad una vita che non è terrena.

Il Comm. Vincenzo Canetti che vi profuse tutta la sua abilità di architetto sommo, ne assistette la costruzione con cura minuziosa e con premurosa sollecitudine, può andarne giustamente glorioso: come egli ha decorato la sua Vercelli di una nuova gemma dell'arte sacri, ha pure eretto un imperituro monumento al suo nome che resterà immortale.

Sac. Paolo Pastorino


Torna all'HomePage Scrivi alla nostra casella postale