Da "Avvenire" del 31 luglio1997
    Indulto per i terroristi
    Ipotesi inaccettabile.
         

        «Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto. Chi ha dato, ha dato, ha dato. Scurdammoce d' 'o passato ... ». La proposta di indulto per i terroristi ricorda molto il ritornello di questa famosissima canzone napoletana. I favorevoli, a destra e sinistra, ex compagni ed ex camerati, continuano a ripetere che «bisogna voltare pagina», «chiudere un capitolo della nostra storia», appunto quello "scurdammoce d' 'o passato".
        Un passato che però i famigliari delle vittime non potranno mai dimenticare, scritto com'è col sangue di persone che, come ha ricordato recentemente a questo giornale Giovanni Bachelet, «non avevano alcuna intenzione di fare una guerra».  Senza dire -lo sospetta però la vedova del colonnello dei carabinieri Emanuele Tuttobene, ucciso dalle Br - che l'indulto inteso come "voltare pagina" finirebbe per essere quel «riconoscimento politico» che tanti, ora favorevoli ai benefici avevano sempre respinto nei terribili 55 giorni dei rapimento Moro.  E già questo basterebbe per andare assai cauti.
        Ma il provvedimento in sé, al di là delle più o meno lodevoli intenzioni, sembra lontanissimo da quel « massimo equilibrio» richiesto poche settimane fa dal presidente Scalfaro.  Perché alla fine molti riuscirebbero a scamparla completamente e, sempre seguendo la canzone, senza «dare» nulla.
        I presentatori delle varie proposte di legge parlano di un riequilibrio delle pene, giacché la legislazione dell'emergenza antiterroristica ha portato tali aggravi che personaggi minori si sono fatti anni e anni di carcere.  Già, «si sono fatti».  In realtà, questi "pesci piccoli", la manovalanza del terrorismo nero e rosso, ormai in carcere non ci sono più. Chi, ad esempio, aveva "solo" custodito la Renault rossa, utilizzata per trasportare il corpo di Aldo Moro, in galera c'è stato ed è uscito da tempo. E così chi portava le lettere o ha solo distribuito volantini. I 224 terroristi attualmente detenuti sono tutti responsabili di gravissimi reati e in carcere ci starebbero anche se non li avessero commessi per motivi di eversione.  Non per niente 94 sono ergastolani, colpevoli di decine di omicidii, e gli altri 130 devono scontare pene in gran parte superiori ai 15-20 anni.  Molti, anche grazie a sincere revisioni dei loro passato, hanno già ottenuto indulgenza: godono dei benefici carcerari e lavorano spesso a favore degli emarginati.  Ma questo è un altro discorso che con l'indulto non c'entra nulla. Non meno diverso però è il discorso per gli "esuli". Molti dei quali sono stati condannati per banda armata e associazione sovversiva, reati per cui la proposta di indulto vuole annullare totalmente la pena, o per reati minori aggravati dai motivi di terrorismo.  Loro, diversamente da tanti coimputati che, come detto, in carcere ci sono stati, potrebbero non entrare mai in galera.  Un'evidente disparità di trattamento o, se si preferisce, una patente ingiustizia. Rientrerebbero in Italia non pentiti (lo rivendicano a più riprese) senza problemi e, ultimo regalo, potrebbero addirittura buttarsi  in politica o tornare ad insegnare. Infatti al contrario di altri indulti, otterranno anche l'annullamento completo delle pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici o la sospensione dall'esercizio di una professione.  Rivedremo, dunque, Scalzone accanto agli ex compagni che hanno fatto carriera politica in tutti gli schieramenti? 0 Negri raccontare a nuovi allievi come era «emozionante calare il passamontagna» nelle manifestazioni?
         Ma c'è un altro evidente squilibrio.  Sempre i promotori del provvedimento sbandierano, quasi come un alibi difensivo, l'esclusione dai benefici dei condannati per strage.  Ma nessuno dice che a tutt'oggi questi sono solo quattro (visto le tante stragi impunite): Vincenzo Vinciguerra responsabile per la bomba di Peteano, Gianfranco Bertoli per la Questura di Milano, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti per la stazione di Bologna. E perché loro no?  Forse uccidere tante persone nello stesso giorno è un delitto peggiore che ucciderne a giorni alterni?  E poi Vinciguerra, reo confesso della morte di tre carabinieri con una bomba, è un criminale più efferato dei brigatisti che di carabinieri ne uccisero quattro in via Fani?  Lui, se passasse questo indulto, in carcere ci resterebbe per sempre, malgrado abbia dato importanti contributi alla giustizia. Moretti e compagni, "silenti" sul rapimento Moro, potrebbero uscire tra pochi anni.
        Francesco Storace di An sembra porsi la questione ma ricorda solo la Mambro e Fioravanti.  E dimentica che, strage o non strage i due "sposini" dei Nar hanno ucciso in pochi anni decine di poliziotti, magistrati o semplici cittadini.  Quanto valgono queste vite?  Più o meno di altre?

        Antonio Maria Mira
         


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