La rivincita dei tram

Il problema dei trasporti urbani a Torino tiene banco ormai da molti anni. I tentativi di dare alla nostra città un sistema di trasporti pubblici efficiente e razionale sono stati diversi, direi quasi che si perdono nella notte dei tempi: i primi scavi per un ipotetico metrò risalgono al rifacimento di via Roma agli inizi degli anni ’30. Da allora molte cose sono cambiate, altri tentativi sono stati fatti: il più evidente è stato nel 1982 la rivoluzione della cosiddetta “griglia” e il “metrò leggero” voluta dalla giunta Novelli. A distanza di circa 20 anni da quest’ultimo tentativo, Torino è ancora senza metropolitana (pesante o leggera) e si trova con un paio di linee di tranvie protette. E’ vero che negli ultimi mesi sono stati avviati i lavori per la linea 1 del metrò, ma … dopo 80 anni di attese un po’ di scetticismo è giustificabile.

Nel mentre aspettiamo che la SATTI realizzi il metrò, l’ATM si consola con i tram.

Il 3, anni fa sbandierato come metrò leggero, oggi si trova declassato a linea tranviaria (neppure veloce e solo parzialmente protetta). Il 9 e il 10 lasciamoli perdere: oggi è il turno del 4! Questo si che è sul binario giusto! Basta fare un giro nel tratto di corso Unione Sovietica tra piazza Caio Mario e Strada del Drosso per rendersene conto. Non per fare facile ironia, ma verificando il programma dei lavori siamo già di 2 mesi oltre i termini previsti a ottobre 1999 quando i lavori iniziarono. Sorge una domanda: ma se per fare circa un chilometro di linea tranviaria di superficie ci vogliono circa 18 mesi, per fare 12 Km di galleria sotterranea quanti anni ci vogliono? Sicuri che per le olimpiadi del 2006 le vetture della SATTI correranno da Collegno al Lingotto sotto terra?

Lasciamo perdere questi dettagli marginali e veniamo alla vera rivincita del tram: volete che su una linea nuova di zecca circolino dei tram vecchi e sgangherati? Certamente no! Ecco che allora vengono acquistati dei magnifici tram, i Cityway.

Precisiamo: nessuno dice che cambiare i veicoli più vecchi sia sbagliato. Tutt’altro: mandare in pensione i 2800 o 3100 dopo mezzo secolo di onorato servizio è sicuramente necessario. Il discorso cambia radicalmente per i mezzi acquistati 20 anni fa per il metrò leggero (serie 7000): 20 anni di vita per una vettura tranviaria non sono molti. La vita media, non solo in Italia o a Torino è di 40 anni, all’incirca l’età delle vetture delle serie 2800 e 3100 che, giustamente, vanno accantonate.

Nel luglio del 1999 l’ATM traccia un primo quadro dell’evoluzione dei servizi su rotaia nei prossimi anni e nel sito internet di ("Progetto città elettriche" ) troviamo questa notizia:

7-7-1999 TORINO - Nuove motrici tranviarie
E' destinato a mutare radicalmente il parco delle motrici tranviarie dell'ATM di Torino nel prossimo decennio. Spariranno infatti gradualmente tutti i tram delle serie 2800, 3100 e 7000, rimpiazzati da nuove vetture TPIR della lunghezza di 32 e 42 metri.
La fornitura di un primo lotto di 55 veicoli è stata oggetto di una Procedura Negoziata per la stipula di un accordo quadro. La consistenza del parco di questa prima serie di tram raggiungerà in seguito le 100 unità.

Le 100 unità previste non sono sufficienti a sostituire le tre serie di tram che dal sito Internet dell’ATM risultano oggi comprendere 196 vetture: ecco che allora il progetto viene rivisto (e ampliato) e i nuovi tram da acquistare sono ben 187 (Lo sviluppo del servizio di trasporto 2000-2010 ) comportando ovviamente un esborso complessivo per la città di ben 714.483.630.000 di lire pari a 1.804.251.590 Lire a veicolo. Se si dovessero tenere attive le motrici della serie 7000, che sono 49, si risparmierebbero 88.408.327.954 di lire: ci rendiamo conto? Sono soldi nostri! E nessuno dice niente.

A onor del vero c’è stato chi, tra gli organi di informazione, ha segnalato questa spettacolare rivincita del tram è il quotidiano “Torino sera”, a cui va la nostra gratitudine per il coraggio dimostrato: denunciare in piena campagna elettorale uno spreco significativo di denaro pubblico non è da tutti. Infatti a Torino ci sono altri 3 quotidiani (tra l’altro a diffusione nazionale) che propongono pagine di cronaca cittadina: perché solo questo piccolo giornale locale è andato a fare le pulci all’ATM?

C’è poi un altro capitolo interessante: usando le motrici 7000 che sono bidirezionali non sarebbe stato necessario fare la rotonda all’incrocio di strada del Drosso con Corso unione Sovietica. Dato che l’ATM prevede comunque di rinnovare l’intero percorso della linea 4 le potenziali scuse sugli ingombri un po’ più grandi e i diversi raggi di svolta delle vetture non reggono: sul 4 si potranno convenientemente usare le 7000 (anni fa le banchine di Corso Giulio Cesare sono state già modificate proprio per permettere il potenziale passaggio di queste vetture), evitando anche un capolinea per la tratta sud di difficile realizzazione. Ma forse questo non giova a nessuno che conta, solo al cittadino che è costretto, suo malgrado, a pagare le tasse.

Paolo Chiesa