Buon Natale cristiano

E’ ancora possibile festeggiare il Natale, parlare di pace, di poesia di fronte ad una situazione storica e politica che a dir poco preoccupa ?
E’ possibile dirci buon Natale quest’anno con tutto quello che abbiamo visto e sentito dall’11 settembre in poi ? Credo di si, credo che si possa dire, nonostante tutto, buon Natale cristiano.
Che bisogno c’era di dire buon Natale “cristiano”, non sarebbe bastato dire buon Natale, “cristiano” non era sottointeso ? No, non credo che lo sia o che lo sia per tutti. Abbiamo svuotato di senso molti gesti, molte parole, molte scelte, abbiamo svuotato di senso anche la fede perdendone così il vero significato. Ci facciamo gli auguri di Natale e ci diciamo buon Natale ma non sappiamo realmente cosa ci diciamo. Natale vuol dire nascita di Gesù Cristo, dire buon Natale significa dire: “il nostro Salvatore, carissimo, oggi è nato: rallegriamoci !” Siamo consapevoli di questo ? Sì ? E allora perché lo diciamo con superficialità, con tristezza e con abitudine, “Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne” (Discorso per il Natale di san Leone Magno).
L’annuncio degli angeli nella notte santa risuona così “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14) se queste parole hanno un significato, e noi crediamo che ce l’abbiano, ci dicono che non può esserci pace duratura tra gli uomini, se gli uomini amati da Dio non sanno rendergli gloria.
A Natale si sono manifestate la bontà e l’umanità di Dio Salvatore nostro (Lettera a Tito 2,11). “Ringraziamo Dio che ci fa godere di una consolazione così grande in questo pellegrinaggio di esuli, in questa nostra miseria…Ma ora gli uomini credono dopo che hanno visto, perché la testimonianza di Dio è diventata pienamente credibile…Ecco la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente…Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità..Nulla mostra maggiormente la sua misericordia che l’aver egli assunto la nostra stessa miseria…Da questo sappia l’uomo quanto Dio si curi di lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi…Da quello a cui egli giunse per te, riconosci quanto tu valga per lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità…e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato”  (Discorso per l’Epifania di san Bernardo, abate).
E’ questo il dono prezioso del Natale cristiano, il ribadire con forza che solo in Cristo è possibile salvezza, è Lui la nostra speranza solo in Lui ci sono pace e futuro per gli uomini.
Nella venuta di Cristo la misericordia di Dio per gli uomini e il cammino di salvezza degli uomini verso Dio si sono resi concreti, visibili. Siamo chiamati a ricominciare da questa Parola, a giocare su di essa tutta la nostra vita di singoli e di Chiesa. “Prendi il largo” (Lc 5,4) dice Cristo alla sua Chiesa, il Papa ci mette in guardia, ricorda che la novità di Dio è davanti a noi e propone mete e appuntamenti ai quali non dobbiamo sottrarci. “Nessuna nostalgia, nessun rimpianto, nessuna evasione dalle urgenze del presente: lasciamoci invece animare da un’ardente speranza, da una profonda passione per il Regno che viene e da un impegno capace di esprimere nell’oggi degli uomini la bellezza della promessa di Dio per il futuro.” ( Carlo Maria Martini, Sulla tua parola”, Lettera pastorale 2001-2002).

Don Marco