Pellegrinaggio a Oropa

 

Il 25 aprile andremo in pellegrinaggio al Santuario di Oropa. Eccovi quindi un po’ di notizie sulla storia e l’arte del Santuario.

Le origini

Situato in un ambiente naturale di grande bellezza, non lontano da Vercelli e Biella, il Sacro Monte di Varallo è il più celebre luogo di pellegrinaggio dell'area nord occidentale e uno dei maggiori d'Italia. Il complesso religioso comprende due componenti: il santuario mariano vero e proprio con gli edifici annessi, frutto di progressive integrazioni che hanno portato alla costruzione di due basiliche e ad un vasto insieme di strutture architettoniche scenograficamente articolate; la seconda componente è rappresentata dalle cappelle del Sacro Monte d'Oropa vero e proprio. Una tradizione molto antica fa risalire l'origine della sacralità della conca di Oropa quale terra eletta per la venerazione della Vergine Maria a Sant'Eusebio, nel 369 d.C. Per sfuggire alle persecuzioni degli ariani, il vescovo vercellese si sarebbe rifugiato sulle montagne di Oropa nascondendo, in una nicchia del grande masso erratico ora inserito nella "cappella del Roc" una statua lignea (la "Madonna nera"), che sarebbe stata scolpita dallo stesso evangelista San Luca. Essa è custodita nel "sacello eusebiano", l'unico elemento rimasto di una più antica costruzione sacra inglobato nella prima basilica, all'incrocio tra la navata e il transetto. L'antica costruzione tardomedievale venne distrutta per far posto al nuovo santuario sul finire del XVI secolo, su decisione del vescovo di Vercelli, Giovanni Stefano Ferrero, e della città di Biella. I lavori erano un ex voto collettivo per la protezione della Vergine contro le pestilenze che nei decenni precedenti avevano colpito le terre biellesi, in modo meno duro che nelle altre zone. Fu determinante anche il sostegno di casa Savoia, che favorì l'avvio delle opere con concessioni, sanzioni da dazi e gabelle, l'invio di propri architetti e artisti.

Il Santuario

E' un complesso articolato: dal "Prato grande" realizzato dal 1755 al 1775 con lo spianamento del colle di San Francesco, superata una cancellata, si entra nel complesso degli edifici del Santuario e, in particolare, del "primo piazzale", fiancheggiato da edifici porticati simmetrici, realizzati tra il XVIII e il XIX secolo. Si accede quindi al "secondo piazzale", anch'esso fiancheggiato da edifici simmetrici eretti su disegno dell'architetto Francesco Gallo tra il 1740 e il 1750. Salendo un maestoso scalone a tre rampe, forse disegnato da Juvarra, si raggiunge quindi l'edificio frontale progettato da Pietro Arduzzi. Attraverso la cosiddetta "Porta Regia" si entra quindi nell'antico recinto del Santuario, detto anche "prato della madonna", un vasto e regolare spazio rettangolare chiuso da simmetrici edifici barocchi, tutti porticati. Gli edifici del lato destro della piazza sono interrotti dalla Basilica che aggetta, con la sua costruzione verso il centro del "prato della Madonna". Ha la facciata di gusto tardomanieristico, rivestita in marmi e pietre. L'interno è a tre navate, su colonne. L'ampia prospettiva degli edifici del Santuario trova conclusione a monte, nella Chiesa Nuova, edificata in un lungo arco di tempo. Dopo i progetti, non realizzati, di Francesco Gallo, Bernardo Vittone, Alessandro Antonelli, venne prescelto solo nel 1877 il disegno che era stato preparato cento anni prima da Amedeo Galletti. I lavori vennero più volte interrotti, sia per difficoltà tecniche che finanziarie, e non vennero conclusi che nel 1960. L'edificio ha pianta esterna rettangolare e vasta abside squadrata. L'interno è articolato in due grandiosi vani: il primo, ottagono, è coperto da una cupola sormontata da cupolino, alta ottanta metri e mezzo; il secondo è circolare e ospita al centro l'altare maggiore opera dell'architetto Giò Ponti, con bassorilievi e sculture di Virgilio Audagna.

 

La Madonna Nera

Alta un metro e 32 centimetri, con una coroncina di gusto gotico sul capo, la statua della "Vergine nera" o "bruna", è in legno di cirmolo. Il volto è brunito, secondo una tipologia non rara e che si riscontra in molte parti d'Europa fra il XII e il XIII secolo, detta delle "Black Virgins" o "Shwarza Madonna". Il volto brunito della statua potrebbe essere spiegato con l'impiego di un particolare tipo di legno (ebano o legno resinoso, con la volontà di tradurre figurativamente il versetto del Cantico dei Cantici "Bruna son io e pur leggiadra..., non state a guardare se io son bruna, perché mi ha abbronzato il sole"), o secondo altre ipotesi potrebbe trovare ascendenze nell'uso, soprattutto in area Medio Orientale, di antiche statue egiziane in ebano reimpiegate per il culto cristiano. Un'ultima ipotesi vi vede nella brunitura del volto l'influenza esercitata dall'iconografia di divinità gallo-romane talora brunite e venerate come taumaturgiche per la fecondità e il parto, in cripte sotterranee. La "Vergine nera" di Oropa è rappresentata in piedi, con il Bambino seduto sul braccio sinistro ripiegato. La più recente critica ritiene che la statua possa essere stilisticamente riferita ad un ignoto artista della Valle d'Aosta e databile al finire del XIII secolo.

 

Le cappelle

Secondo tradizioni consolidate esistevano cappelle staccate dalla chiesa vera e propria, piccole costruzioni sacre, adibite a "romitori". Il Sacro Monte è composto da diciassette cappelle, dodici delle quali facenti parte di un unico ciclo dedicato a episodi della vita della Vergine, mentre le altre cinque, sparse attorno al santuario, hanno dedicazioni diverse. Furono costruite nell'arco di circa un secolo, fra il 1620 e il 1720, mentre nei decenni successivi si intervenne ancora per lavori minori, aggiustamenti e restauri. Progettato in forma unitaria e realizzato in un arco di tempo abbastanza breve, ha una tipologia del tutto particolare rispetto agli altri complessi delle Prealpi piemontesi, con le cappelle costruite su prati adibiti a pascolo. Sono disposte su due file molto ravvicinate e quasi parallele, secondo un percorso obbligato a zig-zag. Gran parte delle prime costruzioni è attribuibile all'architetto torinese Francesco Conti, mentre in quelle successive si ricorse ad artisti che via via lavoravano anche al cantiere del santuario. Le diciassette costruzioni attualmente esistenti sono divise in due parti dalla strada che da Biella sale al Santuario. Le prime tre - "San Fermo", "San Luca" e "Il Trasporto" - si trovano a valle della strada e possono essere considerate tappe di avvicinamento. Le altre dodici, poste a monte della strada, costituiscono il nucleo omogeneo mariano. Come già per altri Sacri Monti, le cappelle di Oropa non vennero costruite secondo un preciso ordine cronologico dei fatti narrati, ma sulla base delle possibilità finanziarie dei committenti o sull'andamento della raccolta di offerte.

La cappella I è dedicata a "San Fermo"; la II a "San Luca"; la III al "Trasporto della statua della Vergine Nera"; la IV alla "Concezione Immacolata di Maria"; la V alla "Natività di Maria Vergine"; la VI alla "Presentazione di Maria Vergine al Tempio"; la VII alla "Dimora di Maria nel Tempio"; la VIII allo "Sposalizio di Maria"; la IX all'"Annunciazione"; la X alla "Visitazione"; la XI alla "Natività di Gesù"; la XII alla "Purificazione"; la XIII alle "Nozze di Cana"; la XIV all'"Assunzione di Maria"; la XV, detta del "Paradiso", è dedicata alla "Incoronazione della Beata Vergine Maria in Cielo"; la XVI alla "Maddalena"; la XVII, detta del "Roc", per il grande masso erratico che racchiude al suo interno, fu realizzata in epoca avanzata, nel 1728.

 

Foto 1: Veduta del Sacro Monte di Oropa dal "Theatrum Sabaudiae".
Foto 2: La Madonna nera di Oropa.
Foto 3: Cappella dell'Incoronazione. Le statue adoranti sono opera di Giovanni d'Enrico.
Foto 4: Veduta della teoria delle cappelle lungo l'itinerario devozionale.