Frati addio

07 settembre 2003 —   pagina 7   sezione: TORINO - Parrocchia Sacro Cuore

Se ne vanno oggi dopo 130 anni. I frati cappuccini lasciano la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di via Nizza: «Ci abbiamo riflettuto a lungo, è una scelta dolorosa ma necessaria», spiega il padre guardiano, Cesare Vittonatto. Necessaria perché «non abbiamo le forze per continuare a governare una delle più grandi parrocchie della città, con 25.000 fedeli». Carenza di vocazioni giovani, certamente, come accade a gran parte del clero secolare e religioso d' Italia. Ma anche la conseguenza di una scelta precisa dell' ordine: circa un terzo dei cappuccini torinesi è impegnato nella missione a Capo Verde. Una missione che il Provinciale, padre Stefano Campana, ha definito «indispensabile». «Siamo a Capo Verde dal 1947 - spiega padre Cesare - e attualmente sono impegnati nella missione una trentina di padri. Alcuni di loro sono giovani ed è giusto che diano un aiuto a quella terra». Non è stata una scelta facile. Padre Giacomo Garino, fino ad oggi parroco, spiegherà questa mattina alla messa delle 11 le ragioni della decisione: «Questo evento - ha scritto nella sua ultima lettera ai parrocchiani - è un segno dei tempi che ci interroga e ci fa soffrire». Un altro frate della parrocchia, Giuseppe Brondino, racconta l' episodio della «vecchietta, cara amica di ogni giorno, la quale ogni volta che ci vede ci ripete con aria di rimprovero: "Perché ve ne andate? San Francesco vi punirà"». Ma il «segno dei tempi» di cui parla il parroco è anche nella vocazione di questa congregazione che al mondo dei più poveri al mondo ha deciso di dedicare gran parte delle sue giovani energie. E con risultati apprezzabili: proprio nei giorni scorsi ha suscitato scalpore la decisione di «Al Jazeera» di acquistare alcuni documentari prodotti dai cappuccini torinesi sulle guerre dimenticate nei paesi poveri. «La vocazione prima dei frati - riconosce una parrocchiana nel commiato pubblicato sul bollettino parrocchiale - non è tanto attuabile nell' ambito di una parrocchia quanto nella fraternità in mezzo alla gente». E non c' è dubbio che, dovendo centellinare le forze disponibili, di quella fraternità abbia più bisogno la missione di Capo Verde. «Anche se - precisa padre Cesare - non c' è un rapporto diretto tra le due scelte: i frati che lasciano la parrocchia di via Nizza sono destinati ad altre strutture della provincia di Torino. Alcuni sono molto anziani». Ma è un fatto che su un centinaio di padri che dipendono da Torino, oltre trenta siano impegnati nella missione africana. «Non si debbono estremizzare la situazioni - spiega il padre provinciale - perché noi non "chiudiamo". La parrocchia resta più che mai aperta con il nuovo parroco». Dalla prossima settimana la parrocchia-santuario del Sacro Cuore di gesù di via Nizza verrà infatti affidata a don Luciano Fantin, fino al mese scorso parroco a Settimo. Un sacerdote della diocesi. La scelta dei cappuccini è stata condivisa dal cardinale, Severino Poletto. La Curia torinese ha già preso possesso con un atto di cessione gratuita della chiesa che nel 1869 il canonico Lorenzo Gastaldi, poi divenuto arcivescovo della città, donò ai frati perché la trasformassero nella parrocchia di San Salvario. -   PAOLO GRISERI

Tratto da www.ricerca.repubblica.it sacro cuore addio frati