Note storiche sulla Chiesa di San Giacomo e sulla vicinanza di Grania, dalle cronache redatte nel 1700 da Don Giovanni Belatta, parroco della Chiesa di San Giacomo delle Piatte

 

Dal "Libro della Veneranda Chiesa et scola di San Giacomo delle Piatte nella vicinanza di Grania Comune di Teglio di Valtellina e Diocesi di Como nel quale si ritrovano descritti li beni di detta Chiesa et scola e le raggioni d’essa con la fondazione della Cura e altri benefici eretti e raccolti da varie scritture per me P.Giovanni Belatta fu Bonino de Poschiavini, curato della medesima Chiesa già per il corso d’anni dodici …"

Introduzione

Il libro si apre con una dedica di carattere religioso e con lode alla SS. Trinità e alla Vergine; seguono le ragioni dell’opera, che risponde alla necessità di far chiarezza di tutti i diritti e le spettanze della chiesa ( "raggioni, azioni e capitali"), verificati dal parroco nel corso di dodici anni di esercizio in parrocchia, molti dei quali risultavano smarriti per l’avvicendarsi dei parroci (fatto imputabile -si diceva- all’aria non salubre del luogo e alle frequenti pestilenze); non manca una ragione affettiva per quest’opera, in quanto don Belatta ricorda di essere nativo di questa Cura, alla quale da tempi immemorabili appartengono i suoi antenati.

Fonti della ricostruzione storica delle origini della parrocchia e delle vicende della vicinia sono i documenti pubblici e scritture, ma anche le memorie degli anziani e di uomini "degni di fede".

La Parrocchia

Secondo il racconto degli anziani, che riportavano le testimonianze di loro predecessori, prima della Chiesa esisteva una cappella dedicata alla Vergine Maria, chiamata Santa Maria delle Piatte, divenuta poi oratorio dei confratelli del SS. Sacramento; la chiesa dedicata a San Giacomo Maggiore fu edificata a causa dell’aumento della popolazione; aveva due altari laterali, uno alla Madonna del Rosario, l’altro ai Santi confessori S.Antonio Abate e S. Antonio da Padova e venne più volte restaurata. Un altare di S. Antonio e S. Bernardino da Siena si trovava presso il campanile, sotto il pergamo e secondo una scrittura fu consacrato con il Cimitero nel 1464, in occasione di una Visita Apostolica; da questo si evince che in precedenza la Chiesa fosse in tutto dipendente da Teglio.

La separazione da Teglio si era realizzata nel 1423 in seguito all’aumento della popolazione, alle cui esigenze Sant’Eufemia non poteva più far fronte; in concomitanza con il distacco dalla Chiesa matrice si ebbe l’assegnazione di una dote sufficiente al mantenimento del Sacerdote, la dote fu poi aumentata e la separazione confermata nel 1441, tanto che nel 1450 i Vescovo di Como Berando, dichiarava che le Primizie si dovessero pagare al sacerdote, non ad altri. Tale dote, oltre alle Primizie, rimase l’unico sostentamento del Parroco fino al 1640, fatta eccezione per gli straordinari in occasione di Battesimi ecc..

La cura d’anime è assegnata per elezione dei capifamiglia, diritto al quale si farà rinuncia formale nel 1943; segue l’elenco dei parroci, a partire da Paolo da Padova; tale elenco risulta successivamente aggiornato da altri sacerdoti e si chiude con Don Senini: con riferimento ad alcuni ministeri, soprattutto per il XIX e XX secolo, vengono proposte note di un certo interesse ( il rapporto con le autorità civili, la guerra, le epidemie, i restauri e gli interventi apportati agli edifici sacri …).

Secondo l’interpretazione di una scrittura in pergamena, qui trascritta, la consacrazione della Chiesa e dell’altare sarebbe avvenuta nel 1537, ad opera del Vescovo Cesare Trivulzio; non risulta che tale scrittura sia stata esibita in occasione di una visita del 1697. La data proposta contrasta con quella, più tarda, del 1796, attestata in altre fonti ( cfr. note agli atti del Ninguarda e Xeres ).

Seguono l’elenco delle reliquie, la descrizione degli interventi alla Chiesa, il riferimento alla Chiesa di San Sebastiano e Giorgio, edificata in seguito a voto fatto per la pestilenza degli anni 1631-1634 sulle fondamenta di una vecchia torre, l’elenco delle confraternite ( SS. Sacramento, del Rosario, della Dottrina Cristiana), il beneficio.

La vicinia

La vicinanza di Grania, così detta per la fertilità del luogo, che produceva in abbondanza grano e frutti d’ogni genere, prima che fosse devastata dal torrente della Margatta, presentava molti begli edifici, case e due chiese ( "come raccontano uomini degni di fede" ) , una dedicata a san Fedele che si trovava ai piedi della selva sotto la contrada Bettini, verso sera il luogo aveva conservato all’epoca, il nome di piano della "Baraggia" di san Fedele, termine che ricorre in un documento di inizio ‘800 come "baraggia" della Malgina), l’altra Chiesa era di san Giorgio e si trovava sopra Camerati: di questa erano nel 1700 ancora visibili i resti ( su questo edificio, esiste anche testimonianza nella relazione del Vescovo Feliciano Ninguarda – 1589; nelle note agli atti, a cura del dott. Santo Monti, si legge anche che tale chiesa era stata assegnata ai Luterani, presenza assai ridotta in realtà nella zona : su novanta fuochi, solo quattro famiglie di contadini risultano protestanti e comprendono due donne cattoliche).

La devastazione della zona, che doveva essere splendida, era stata provocata non solo dalla Margatta, ma anche dall’Adda e dalla Malgina, che vi scorrevano rispettivamente in mezzo e a sera.

Le famiglie più antiche che da immemorabile tempo abitano nella zona sono:

quelli d’Ascano, che ebbero un sacerdote e due notari; i Camerati, che ebbero un sacerdote; i Parolarji, gli Uberti, i Fanchi, i Poschiavini dai quali discendono i Belatta, i Piatta, i Barutta, i Provasji, i Marchetti, i Rossi di Castelvetro, quelli del Dosso, e i Lizzoli di Castelvetro, i Margatelli.

Sono invece originarie d’altri luoghi la famiglia dei Barsesti di Nigola, provenienti intorno al 1550 da Scalve di Bergamo e quelle dei Capressi o Maffescioni, Boscarini, Pedrotti, Codurelli, Rossini, Materietti, Bonhomi, Pomatti, Desana, Masuetji, Mattaboni, tutte oriunde da Carona. I Ramponi sono oriundi da Bongione bergamasco.