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Descrizione:
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La Tela in questione rappresenta LA CONCESSIONE A SAN FRANCESCO D’ASSISI DELL’INDULGENZA PLENARIA. La scena è distribuita su due distinti piani. Nella parte superiore, su di un alto basamento, vi è la SS. Vergine che ha il volto rivolto verso Cristo, la mano destra indica verso il basso e quella sinistra posata sul petto. Accanto, quindi, Cristo, seduto e avvolto da un panno rosso che fa il gesto di benedizione con la mano destra e con la sinistra regge una pergamena dove appare scritto: INDULGENTIAM PLENARIAM IN PERPETUO CONCEDIMUS TIBI ET OMNIBUS FIDELIBUS (concediamo a te e a tutti i fedeli l’indulgenza plenaria in perpetuo). Ai suoi piedi due puttini. Nella zona inferiore, ai piedi dell’alto trono, San Francesco è in ginocchio, e con le mani giunte in preghiera, guarda verso l’alto. In primo piano, a destra, e sullo sfondo a sinistra, alcuni angeli adulti musicanti assistono alla scena. Mentre in alto a sinistra un piccolo puttino è in volo. Tutta la vicenda si svolge all’interno di una stanza, sul cui fondo vi è un’apertura che lascia intravedere il paesaggio esterno. Un ampio panneggio, poi, si stende in profonde pieghe, alle spalle della Vergine e di Cristo.
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Analisi storico/critica:
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il tema affrontato in questo dipinto, è la celebre indulgenza detta “PERDONO DI ASSISI”. Secondo quanto tramandato, nel 1216, la SS. Vergine, circondata da un coro angelico apparve a S. Francesco, ed esaudendo le sue preghiere, ottenne da Dio l’Indulgenza Plenaria a tutti coloro che in futuro si fossero recati alla Porziuncola di Assisi. In pratica questa tela fa parte di un ciclo di dipinti rappresentanti alcune scene della vita di S. Francesco, presente all’interno del santuario della B. V. M. Addolorata, un tempo chiesa di francescani. Il nome dell’autore, di questa tela, come delle altre, è sconosciuto, ma lo stile naturalistico, i colori intensi e l’impostazione generale del dipinto, evidenzia un evidente riferimento alla cultura napoletana. Considerando, quindi, quest’opera come prodotto, molto probabilmente, del XVII secolo, bisogna fare riferimento a qualche interprete dell’epoca, di Terra d’Otranto, che si rifaceva a figure maggiori. La tela , presa in esame, è stata da poco restaurata. Il tipo di restauro, qui, applicato viene definito “di tipo conservativo”. La tela, cioè, ormai ceduta, è stata tirata e risistemata lungo il telaio in legno, facendole riacquistare l’originaria tensione. È stata riparata dai cedimenti delle trame o da strappi creatisi dalla consunzione dovuta al trascorrere del tempo. È stata fatta anche una pulitura del colore, ormai da tempo annerito, facendolo tornare intenso e forte, evidenziando la forte espressività dei volti, il chiaroscuro dei panneggi e il forte contrasto con lo sfondo scuro. È stata data così l’antica lucentezza alla materia attraverso l’utilizzo di apposite vernici. Il restauro conservativo, per interesse del Museo Provinciale di Lecce, è stato eseguito dalla restauratrice Falco Adriana.
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