La Chiesa1

 

 

Fino alla metà del 1900 la Chiesa ha mantenuto i caratteri esterni originali, dopo di che è stata allungata con l’aggiunta di due nuove campate, per cui ha perduto il prospetto originario. P. Bonaventura Quarta da Lama, cronista del Settecento, riteneva che ai suo giorni questo monumento costituisse un vero esemplare, poiché si rivelava configurato “all’usanza della Riforma, colle Cappele in una parte”.

Il tempio, detto anche della “Madonna del Miracolo”, possiede una lunga navata fiancheggiata da basse cappelle ospitanti gli altari. Le cappelle del lato sinistro, più spaziose e tra loro intercomunicanti, formano una seconda navata. Tali cappelle sono introdotte da archi a tutto sesto, impostati su pilastri attraversati da triplici lesene, al cui termine appaiono capitelli compositi.

Nonostante i restauri subiti, la chiesa conserva l’originario stile barocco. Rimangono inalterate le leggere campate a vela, impostate su pilastri cruciformi, le cornici e le decorazioni a stucco di gusto settecentesco.

Anche Cosimo de Giorni, che visitò questa sacra costruzione poco prima del 1882-1884, nonostante la sua ritrosia per l’arte barocca, osservò che “Il disegno della Chiesa è barocco tanto all’esterno che all’interno; però non è quel barocco irrazionale e stravagante che dominò in questa contrada d’Italia nella seconda metà del XVII secolo, ma risente un poco, e come una lontana reminescenza, dello stile classico del Rinascimento”.

Questa convinzione dello storico di Lizzanello trova riscontro nell’equilibrata decorazione degli altari lignei intagliati e decorati che sono privi  dell’appariscenza e dell’esuberanza tipica dell’arte del XVII secolo.

Agli inizi del 1900 la chiesa cominciava a dimostrare seri segni di degrado della volta, per l’infiltrazione delle acque meteoriche. Il vescovo nella circostanza decretò di vendere alcuni oggetti d’oro di proprietà della chiesa, per far fronte ai restauri necessari.

Altri restauri vennero effettuati per interessamento di Don Luigi Antonazzo,primo parroco, nel 1952, altri ancora nel 1960, epoca in cui venne abbattuta la facciata originale e la cantoria ad essa adiacente per l’ampiamento della chiesa con l’aggiunta di due campate alla navata principale ed una al cappellone, mantenendo all’interno lo stesso stile, con stucchi realizzati dal prof. Giovanni Pulcini di Galatina, il quale rifece anche stucchi e cornici originali caduti a causa dell’umidità.

L’ antica facciata era molto semplice, con due edicole affrescate ai lati del portale, un’altra edicola in alto e timpano con sei pinnacoli in pietra. E’ pure scomparso l’ampio sagrato semicircolare, chiuso da un muretto. Rimane un pezzo di muro sulla destra, rientrante rispetto alla nuova facciata, sul quale è rimasto il vecchio campanile, semplice, piccolo, capace di ospitare solo 2 campanelle.

Il nuovo prospetto , che non ha nulla a che vedere con il precedente, appare ad un solo ordine monocuspidale con tre archi a tutto sesto che formano un pronao sovrastato da una vetrata policroma, opera della ditta Caron di Vicenza, raffigurante la Vergine Addolorata.

Sul lato orientale del prospetto si innalza il nuovo campanile , a tre ordini, alto circa 25 metri, che è dotato di tre campane, due delle quali un tempo erano collocate sul vecchio campanile del convento, fuse a Lecce nel 1906, mentre la terza, donata dal principe Filippo Caracciolo, risale al 1964 e risulta fusa a Napoli dalla ditta Capezzuto. Su questa torre campanaria nel 1971 è stato installato un grande orologio, opera della ditta Capanni di Castelnovo ne’ Monti, mentre l’anno dopo, sul lato sinistro della facciata, è stato collocato un gruppo marmoreo raffigurante la Crocifissione e le pie donne, opera del prof. Aribero Ciardelli.

Nel corso di un violento temporale nella notte del 25 settembre, la torre campanaria fu colpita da un fulmine e rimase seriamente danneggiata, tanto da richiedere prima l’intervento dei vigili del fuoco per rimuovere pericoli incombenti e dopo l’abbattimento della cupola. Rimasero danneggiati anche il propulsore meccanico delle campane, l’orologio e parte dell’impianto elettrico della chiesa.

Grazie alle offerte generose dei cittadini tavianesi, nei primi mesi del 1993 iniziarono i lavori di ricostruzione della parte danneggiata del campanile sulla base di un progetto costituito da una campata alleggerita da archetti sui quattro lati con cupola a tronco di piramide, messo a punto dall’arch. Francesco Longo di Taviano e realizzato dalla ditta De Luca Costruzioni di Casarano.  In tale occasione  venne collocata sulla cima del campanile una copia della statua della Madonna Addolorata presente nel santuario, copia realizzata in bronzo dorato, alta 2,60 metri con doratura a foglia d’oro zecchino, opera dell’artista tavianese Salvatore Marrocco.

Oltre agli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, la chiesa ha subito al suo interno significativi rinnovamenti tra il 1952 e il 1972. Sul lato sinistro dell’abside si sono aperte due arcate a sesto ribassato. Una di queste, tuttavia, esisteva già anche se chiusa da una porta di legno a due ante, del XVII secolo, riccamente dipinta e decorata che immetteva nell’antica sagrestia. Questa porta ora appare accanto all’altra, identica e simmetricamente opposta, che chiude l’antico armadio a muro ove erano custoditi sacri oggetti. A tal proposito, nell’Archivio Vescovile della Curia di Nardò, si conserva un inventario dei preziosi e arredi sacri provenienti dall’ex-convento, che il sindaco Piccinni consegno al suo successore in data 8 gennaio 1870. Alcuni di questi oggetti, allora custoditi presso il palazzo dei signori Moschettoni, furono successivamente donati alla chiesa del convento e alcuni dei quali si possono ancora oggi ammirare.

 L’ex sagrestia è divenuta una nuova campata che, oltre ad ampliare il cappellone, funge da vestibolo al recente ingresso laterale della chiesa. La nuova sagrestia, invece, è stata ricavata dallo sventramento del muro dove si addossava l’antico coro, dietro l’altare maggiore.

Nell’abside è stato collocato un altare basilicale, fiancheggiato da due amboni in marmo bianco di Carrara, opera del prof. Ciardelli, consacrato dall’allora Vescovo di Nardò Mons. Antonio Rosario Mennonna nel 1972. Sono collocate nell’abside anche tre antiche sedie da altare in legno finemente intagliato e dorato.

Nell’arcata destra ricavata dall’ampliamento, vi è un Crocifisso in legno dei maestri della Val Gardena, ed un altro Crocifisso della stessa provenienza si trova sul lato sinistro dell’abside.

Un dipinto raffigurante il battesimo di Gesù e un bassorilievocon cinque figure in Caena Domini, opere entrambi del pittore tavianese Salvatore Marrocco, sono collocati nell’arco a destra dell’ingresso il primo e sul parapetto della cantoria il secondo.

Il battistero realizzato nel 1954 è in marmo con coperchio ad ombrello ligneo, scolpito a Pietrasanta di Carrara, presso lo stabilimento di Amerigo Barsanti, su progetto del prof. Guido Gremigri, il quale ideò e scolpì la statua lignea di S. Giovanni Battista che fino a qualche decennio fa sovrastava detto fonte battesimale.

Il 15 settembre 1952 la chiesa del convento diventa la seconda parrocchia di Taviano e, sempre nello stesso giorno, venne elevata alla dignità di Santuario ad opera dell’allora vescovo di Nardò Mons. Corrado Ursi. In tale circostanza la statua dell’Addolorata, che fino ad allora era custodita nella prima cappella a sinistra chiusa in una cancellata in ferro battuto, venne collocata sull’altare maggiore. 



1 Testi tratti dai seguenti volumi:

   Mario De Marco  Taviano dalle origini ai giorni nostr   Ed. Del Grifo – Lecce

   Benigno F. Perrone  I Conventi della Serafica Riforma di San Nicolò in Puglia (1590-1835) vol. III  Concedo Editore

   Antonio Schito Cento anni con Maria 1894-1994 pubblicato per la celebrazione dell’anno centenario del Miracolo 

   verificatosi in Taviano nel febbraio 1894 e in distribuzione presso la parrocchia.