Altare di San Pasquale:

cronaca e valore di un restauro

 

 

Smontare l’altare per dare inizio ai lavori di restauro dell’opera, cha hanno avuto una durata di circa 1300 ore, non è stato facile.

Le operazioni di restauro sono state coadiuvate dalla figura sempre presente della Sopraintendenza ai BB. AA. AA. AA. SS. della Puglia nella persona della Dott. Nuccia BARONE.

Durante la prima ricognizione visiva sul retro dello stemma centrale è stato possibile evidenziare la reale data di esecuzione dell’opera: 1716.

In primo luogo è stato eseguito uno spolvero accurato di tutta l’opera con spazzole morbide e aspiratori e con spugne naturali imbevute di acqua e ammoniaca.

In seguito si è badato a disinfestare e disinfettare tutta la superficie lignea con prodotto antitarlo a base di permetrina. L’operazione di disinfestazione è stata eseguita nel mese di marzo, periodo in cui il tarlo schiude le uova, assicurando così una buona riuscita dell’operazione.

E’ seguita la sigillatura delle strutture, quelle più colpite dagli silofagi, con polipropilene per ottenere la conservazione.

La struttura dell’opera è interamente realizzata con legno di larice, un legno che ha caratteristiche di durata, fibra regolare e molto compatta; gli elementi decorativi lavorati ad intaglio sono realizzati in legno di cirmolo.

Terminate le operazioni di risarcimento statico della struttura, si è passati al restauro estetico-conservativo.

Particolarmente complessa è stata questa fase, non solo per la scoperta di una quasi assenza di decorazione originale ma, soprattutto, per la difficoltà di eliminare i molteplici strati di vernici dei precedenti lavori di manutenzione.

La pulitura è stata effettuata chimicamente ad impacco, con una miscela di solventi organici e sono stati riscontrati tre strati di ridipintura, l’ultima eseguita negli anni quaranta.

Lo spesso strato di biacca (carbonato basico di piombo) è risultato particolarmente resistente ai solventi; dopo l’eliminazione del primo strato, la biacca si presentava durissima e di colore grigio scuro; solo modificando la miscela di solventi è stato possibile asportare il tenace strato di biacca riportando l’opera alla bellezza della  cromia originale.

Prima delle operazioni di stuccatura, le grandi aree delle lacune sono state pulite e sgrassate con acqua e ammoniaca per poter ricevere i vari strati di gessatura; ad asciugatura avvenuta è stata eseguita una leggera collatura con colla lapin e poco gesso in modo da fare d’appretto per i seguenti strati preparatori.

Molto scrupolosa è stata la preparazione delle zone da ridonare. Per poter arrivare alla stessa tonalità d’oro originale è stato necessario fare svariate valutazioni sulle tonalità di bolo ed elaborare quella giusta di modo che, dopo l’applicazione del nuovo oro e la brunitura, assumesse sembianze uguali a quello antico.

La doratura è stata eseguita con tecnica a guazzo, applicando foglia d’oro 24k poi successivamente brunita con pietra d’agata.

Sono seguite numerose altre operazioni per terminare il restauro estetico mantenendo indiscusso il significato di  “integrazione” nel restauro, che deve essere identificabile, visibile e riconoscibile ad un attento esame ottico.

Concluse le operazioni di restauro, si è pensato alla ricollocazione dell’opera in modo provvisorio nell’arcata dell’ala sinistra della Chiesa, perché si è ritenuto opportuno valorizzare il rinvenimento dell’affresco retrostante. Questa collocazione ha reso possibile la perfetta fruibilità di entrambe le opere, permettendo anche il restauro della natività tuttora in corso, con grande soddisfazione di tutti perché consente di riapprovarsi del passato.

Ritornare alle radici, però, non deve essere solo un sentimento nostalgico, un segno di arresto nella storia, ma un’ulteriore pedina di lancio per continuare ad essere protagonisti della vita futura.

 

                                               Gaetano Martignano

                                   L’Arte del restauro e della conservazione

                                               delle opere d’arte – Parabita (LE)

 

 

 

Il Calendario parrocchiale del 2003 con l’Altare di San Pasquale restaurato.

 

 

 




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