Il Giornalino

"In Cammino"

 

Sta per uscire il nuovo numero del giornalino: non perdetevelo!

 

 

 

Aprile 2001

 

  

SE CRISTO NON È RISORTO È VANA LA NOSTRA FEDE

IL PRIMO TRA VOI SIA IL SERVO DI TUTTI
E dopo il catechismo?
SECONDA ELEMENTARE: CHE AVVENTURA!
“VI AFFIDO LA CROCE DI CRISTO”
AL SEGUITO DELLA CROCE
Non conoscevo Ernesto Olivero
SERMIG: UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ
UNA LEZIONE DI VITA INSIEME A DON BOSCO
CARNEVALE 2001

 

 

 

 

 

 

  "In Cammino"

 

- Aprile 2001 -

 

 

SE CRISTO NON È RISORTO

È VANA LA NOSTRA FEDE

 

 

 

Sul “CRISTO – RISORTO” continua il gioco tremendamente serio delle scommesse.

C’è chi scommette che la notizia è vera e c’è chi fin d’allora afferma che “i suoi discepoli l’hanno portato via” e quindi si tratta di una notizia falsa.

 

Lasciamo perdere, per il momento, gli apparentemente furbi, quelli che sanno giudicare la storia col naso affilato dei presuntuosi, e poniamo l’attenzione sui semplici, sui modesti, su quelli che hanno scommesso la vita per questa notizia. La notizia è questa: CRISTO È MORTO = CRISTO È RISORTO = NOI NE SIAMO TESTIMONI.

Per garantire che questa notizia era vera, proprio i più vicini, come erano gli Apostoli, non hanno esitato un momento a dare la vita. E il filosofo francese B. Pascal, commentava questo dono generoso della vita con queste parole: “Io credo volentieri a quella verità, i cui testimoni sono disposti a farsi sgozzare.”

 

A noi credenti, oggi, non viene chiesta la vita per dimostrare che Gesù è veramente risorto. Ci viene chiesto, forse, qualcosa di più. Il sacrificio della vita è sicuramente un dramma umano di grande eroismo, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un gesto eroico di breve durata. Il sacrificio che viene chiesto al credente, non ha nulla di eroico, è poco gratificante, é soprattutto la somma di tanti piccoli gesti di ordinaria donazione, che non lasciano traccia luminosa, non abbagliano le folle. Non ci viene chiesta la vita, ma ci viene chiesta la coerenza tra la fede e l’azione, e ci viene chiesta tutti i giorni in ogni parte del giorno, in ogni situazione del giorno. E sempre. Chi lo ha provato lo sa.

Sa quanta fatica e sacrificio siano necessari per dare una corretta conduzione alla propria esistenza. Il piccolo, continuo, martellante impegno della vita quotidiana, vissuto e realizzato nel nome di Gesù: questo è il segno di una grande fede nel CRISTO – RISORTO. Questa è la santità. E di tutto questo non parleranno i giornali. Saranno avvenimenti di vita quotidiana senza clamore e senza pubblicità. Ma saranno segni di amore, e questo amore è la prova più vera che CRISTO È RISORTO.

 

Don Lino

IL PRIMO TRA VOI SIA IL SERVO DI TUTTI

                                                                                              (Mc 10,44)

Carissimi ragazzi, carissimi giovani, carissimi tutti, vorremmo rendervi partecipi di una preposta : costituire un gruppo di persone disponibili a vivere e coordinare esperienze di servizio nella nostra comunità.

Non importa se avete poco tempo a disposizione qualcosa sicuramente avrete da donare, anche “semplicemente” rendervi disponibili a pregare. Ognuno può offrire le doti e il tempo che ha.

Vorremmo diventare un riferimento per le persone, i gruppi, gli animatori, i catechisti, che vogliano far presente un’esigenza di servizio. Proporremmo inoltre occasioni di confronto e momenti di preghiera per tutte le persone impegnate in un’opera di servizio.

Pensateci!  Fateci sapere le vostre opinioni, la vostra disponibilità le vostre proposte.

Ci incontreremo presto.

 

Don Lino, Alessio e Silvia

 

 

Quando Don Matteo ci chiese di affiancarlo negli incontri di preparazione alla cresima di alcuni giovani adulti, ci guardammo in faccia stupiti per l’insolita proposta.

Adulti ?...Non abbiamo assolutamente esperienza ! Cresima ?....Esistono persone molto più preparate di noi !

Abbiamo accettato e ci siamo incontrati. Visi giovani. Coetanei ? Poco più giovani. Abitano a Suzzara da poco tempo, al massimo alcuni anni, e le loro famiglie sono a centinaia di chilometri da qui. Lavoro, affitti, monolocali, matrimoni.....anche noi appena sposati vivevamo in un monolocale in un’altra città ! Inizia così il nostro cammino, dalla condivisione delle esperienze di vita, della propria storia. Subito si evidenzia il primo significato della nostra presenza :l’accoglienza. Incontrare queste persone, affiancarle nel cammino di preparazione alla cresima, vuol dire innanzitutto dimostrare loro che la nostra comunità e felice della loro presenza e vuole sostenerli e accompagnarli a questo importante passo.

Da questa affermazione, da questo compito, scaturiscono alcuni inevitabili interrogativi: Cosa significa preparare alla cresima? Sono sufficienti cinque o sei incontri con “due come noi” ? e ancora : noi, a undici anni, eravamo preparati a ricevere questo sacramento ? E così via molti altri, che anche voi che state leggendo sicuramente vi ponete e potreste suggerirci. Ma se a tutte queste domande (eccetto la prima) rispondereste no, allora qual è il senso della nostra presenza ?

Abbiamo provato a darci alcune risposte. Rappresentare la nostra comunità agli incontri con questi giovani significa testimoniare, e quindi vivere appieno quanto ricevuto nel sacramento della Confermazione. Significa dire loro che vale la pena costruire la propria vita e quella delle famiglie, che anche loro presto formeranno, su Cristo. Significa affermare che credere a un Dio Padre che ci dona il suo Spirito vuol dire innanzitutto avere la consapevolezza di essere i “soggetti” del dono di un amore infinito. E significa quindi chiedere loro di vivere nella gioia questo dono gratuito. Forse proprio questi aspetti rendono il compito così difficile. Gli adulti, noi adulti, facilmente perdiamo la propensione alla gioia e paradossalmente troviamo difficile lasciarci amare da Dio. E’ un aspetto su cui riflettere.

A conclusione cosa aggiungere? Una richiesta a tutta la comunità : Preghiamo e invochiamo lo Spirito Santo perché effonda i suoi santi doni su di noi, sulla nostra comunità e su questi giovani e su tutti i ragazzi che il 13 Maggio riceveranno la Cresima:

VIENI SPIRITO SANTO !

Vieni Spirito Santo !

Tu sei il vivificatore, il consolatore, il fuoco dell’anima, la viva sorgente interiore, l’amore.

Tu sei la vita della nostra vita, tu sei il santificatore che abbiamo ricevuto tante volte nei sacramenti.

Tu sei il tocco di Dio che ha messo nelle nostre anime il carattere cristiano.

Tu sei la dolcezza e insieme la fortezza della vera vita cristiana.

Silvia e Alessio

 

Tu sei l’Amico per il quale vogliamo avere attenzione interiore, silenzio reverenziale, ascoltazione docile, donazione affettuosa, amore forte.

( Paolo VI)

E dopo il catechismo?

Questa può essere una domanda che si pongono sia i bambini che gli adolescenti…e dopo?

…continua il percorso di fede cercando di scoprire cose nuove, ed esplorando all’interno di quei significati della vita in cui dovremmo vedere l’amore di Dio.

Questo è quello che cerchiamo di fare noi animatori di prima superiore.

Ma chi sono gli animatori di questo gruppo? Sono tre e i loro nomi sono: Samanta (Samy), Elisa (Ely) e Mirko (Rox). Vi chiederete come mai siamo in tre in un solo gruppo, vista la carenza di personale? I motivi sono diversi ma profondi:

1.       Tre menti lavorano meglio di una, e vi assicuriamo che inventare delle attività per un gruppo di 15-20 adolescenti, tra i 14-15 anni, non è semplice.

2.      Il legame che ci unisce non è solo quello del “catechismo”, che noi preferiamo chiamare Gruppo, ma va al di là di tutto.

3.      Cerchiamo di dedicare molta attenzione nell’organizzare gli incontri perché risultino sempre diversi e poco “barbosi”

4.      Ci interessiamo, anche al di fuori dell’ora di catechismo, su quello che fanno i ragazzi, attività sportive o teatrali ecc., e cerchiamo di far capire loro che possono cercarci in qualsiasi momento.

Bastano queste quattro cose per sentirci Gruppo e anche il metterci al loro livello, giocando e partecipando con interesse alle attività che proponiamo e propongono, siamo riusciti a superare la divisione tra l’animatore e l’animato.

Attraverso il Gruppo cerchiamo di capire e di far capire i valori cristiani all’interno della vita che ci circonda: dagli amici, agli affetti, alla famiglia.

Cerchiamo di esplorare quegli ambiti dove sono chiamati in prima persona e se in un ora, dalle 20.30-21.30 del sabato sera, riusciamo a cogliere il loro interesse e tocchiamo i tasti giusti che li attraggono, leggiamo subito sui loro visi gioia e divertimento. (anche noi però, abbiamo organizzato degli incontri Pesi, ma ogni tanto ci vogliono!). Tutto questo serve per camminare insieme, e con quali mezzi lo facciamo? Attraverso il gioco, le attività manuali, la cartellonistica, e cosa fondamentale, la Preghiera. Se l’incontro parte con un gioco, completamente inventato (ore e ore a pensare) si conclude sempre con la lettura del Vangelo o una preghiera, perché non dobbiamo dimenticare che siamo per prima cosa Cristiani che crescono.

Quello che facciamo per loro è mettergli a disposizione le nostre esperienze e il nostro tempo per crescere e maturare insieme seguendo la strada indicataci da Gesù.

Ogni incontro che viviamo arricchisce in ugual modo la loro e la nostra vita, è la loro partecipazione, la gioia che esprimono, la spensieratezza, sono sufficienti per ripagare il nostro lavoro. Non neghiamo di aver vissuto momenti duri, di divisioni, di delusioni, rimproveri, ma tutto passa in secondo piano se paragonato alla gioia di vedere questo Gruppo crescere cristianamente e umanamente.

Stiamo cercando di far germogliare una generazione che sarà il futuro dell’animazione dell’oratorio; che comprenda che in oratorio si vive con gioia, festa e pregando.

Viviamo nella speranza che molti di loro, un giorno, saranno protagonisti all’interno della vita parrocchiale.

 

Samy-Ely-Rox

 

SECONDA ELEMENTARE: CHE AVVENTURA!

 

Quando ci hanno chiesto di scrivere un articolo sulla nostra classe, subito abbiamo pensato: “Scrivere cosa? Che i nostri bambini urlano, si distraggono, parlano… ma nello stesso tempo sono dolci, affettuosi,  partecipi, entusiasti…. Ma si, in fondo sono dei bambini !”

Il nostro compito non è dei più facili, anche perché è la nostra prima esperienza ma l’impegno sicuramente non manca.

I bambini stanno cercando di instaurare relazioni in un ambiente a loro spesso sconosciuto ed il nostro compito è proprio quello di accompagnarli in questa scoperta.

Questo è un periodo molto importante per la loro crescita umana e cristiana e noi vogliamo essergli vicino in questo cammino.

Cerchiamo di mettere al centro dei nostri incontri il comandamento dell’amore e del perdono di Gesù.

Vogliamo concludere con un pensiero che esprime perfettamente il nostro compito:

 

“ Semina, semina:

l’importante è seminare

- poco, molto, tutto –

il grano della speranza.

Semina il tuo sorriso

perché splenda intorno a te.

Semina le tue energie

per affrontare

le battaglie della vita.

Semina il tuo coraggio

per risollevare quello altrui.

Semina il tuo entusiasmo

la tua fede

il tuo amore.

Semina le più piccole cose

i nonnulla.

Semina e abbi fiducia:

ogni chicco arricchirà

un piccolo angolo della terra.”

 

Elena & Elena


“VI AFFIDO LA CROCE DI CRISTO”

 

“Carissimi giovani, alla fine dell’Anno Santo, io vi affido il segno stesso di questo Anno Giubilare la “Croce di Cristo”! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che non vi è salvezza e redenzione che nella Croce di Cristo morto e risuscitato.” (22/4/1984)

Con queste poche ma importanti parole il Santo Padre, durante il Giubileo della Redenzione del 1984, ha affidato a noi giovani il simbolo fondamentale dell’amore di Cristo.

 

In questi ultimi due anni, culminati con la XVª giornata mondiale della gioventù, la Croce partita da Castiglione delle Stiviere per iniziativa di gruppi di ragazzi della nostra diocesi, è stata accolta in numerose parrocchie d’Italia, ricevuta da moltissime persone, e pregata da tantissimi giovani. È giunta nei posti più diversi: non solo chiese o luoghi di raccoglimento, ma anche discoteche, carceri e supermercati; ha percorso chilometri e chilometri sempre sorretta da braccia di giovani festanti. Ovunque, come per magia, ha lasciato nell’aria questo invito: - eccomi sono l’amore di Dio e mi fermo in mezzo a voi per aiutarvi a fare della vostra vita qualcosa di grande -.

Dal 19 marzo al primo aprile abbiamo avuto l’occasione di accogliere nuovamente la Croce di Cristo nella nostra diocesi; sabato 24 marzo è addirittura giunta per la prima volta a Suzzara. Partita in mattinata dalla parrocchia di Cerese, accompagnata da una quarantina di giovani, è arrivata verso mezzogiorno presso la parrocchia della Sacra Famiglia. Intanto gli studenti delle scuole medie superiori di Suzzara avevano approfittato dell’occasione per riunirsi al palazzetto dello sport e confrontarsi sul tema della pace, con l’aiuto di Ernesto Olivero fondatore del SERMIG di Torino.

Dopo una breve ma necessaria sosta presso la parrocchia della Sacra Famiglia (anche le forti braccia dei giovani hanno bisogno di un po’ di relax e non solo …), ed un momento di preghiera all’interno del cimitero, la Croce è stata portata in una festante Piazza Garibaldi dove, al suono delle campane, l’attendevano Don Lino ed i ragazzi del catechismo.

Ma la strada da percorrere è molta, e tanti sono i luoghi dove c’è gente pronta ad accogliere l’amore di Cristo; così era anche al palazzetto dello sport dove un gruppo di ragazzi ha intonato bellissimi canti Gospel.

Intanto alcuni amici del nostro oratorio sin dal mattino stavano lavorando per allestire il momento culminante della “giornata suzzarese” della Croce. Al teatro di Pegognaga era infatti in programma una vera e propria festa, dove ad accogliere la Croce erano chiamati tutti i ragazzi della diocesi. Lo “spettacolo”, organizzato dal MinOr voleva essere un dono che i ragazzi dei nostri oratori facevano a Cristo. DonarGli alcune delle canzoni scritte per i vecchi festival significava offrirGli le nostre emozioni, i nostri sogni, i nostri dubbi. Ma anche esprimerGli il nostro ringraziamento e la nostra adesione a Lui, così come ci aveva richiesto il Santo Padre.

Così mentre alcuni solisti e un suggestivo coro di quasi 100 ragazzi cantavano il nostro amore per Cristo, la nostra mente ed il nostro cuore unito a quello dei nostri genitori presenti in sala, dei nostri parroci, animatori ed educatori instancabili, e di tutti gli amici che avevamo intorno, si sono riempiti di gioia e tutti insieme abbiamo urlato il nostro “SI”.

 

“Cari giovani, dicendo “si” a Cristo, voi dite “si” ad ogni vostro più nobile ideale. Io prego perché egli regni nei vostri cuori e nell’umanità del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno ed in ogni situazione” (Veglia di preghiera di Tor Vergata).

Con questo augurio si è conclusa la serata; con la speranza che ognuno di noi impegni giorno dopo giorno la vita per lui. E a chi non ha potuto vivere in prima persona questo momento, un invito: vi aspettiamo tutti a Toronto (Canada) nel 2002 per rinnovare insieme ad altri milioni di giovani la nostra fedeltà.

 

Giulia & Nicola

 


AL SEGUITO DELLA CROCE

 

 

Suzzara, 24 Marzo 2001: passa la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù.

Dopo l’esperienza della scorsa estate nella quale i giovani mantovani hanno portato a piedi questa Croce da Castiglione delle Stiviere fino a Roma per la XVª GMG, eccola di nuovo passare per la diocesi di Mantova tra il 19 Marzo e il primo Aprile.

 

Perché questa croce?

 

Proprio questa croce, consegnata personalmente dal papa ai giovani, ha come significato profondo il cammino di Cristo stesso nella Storia dell’umanità, con tutto il seguito di attenzione e di disprezzo che Egli ha raccolto nel suo passare.

È il cammino stesso del papa che, attraverso i suoi viaggi, si fa prossimo alle vicende del mondo.

Diventa il simbolo della nostra vita, il cui scopo non è correre per arrivare da qualche parte, ma è camminare insieme per costruire con Lui una storia nuova.

Il passaggio inevitabile attraverso le difficoltà e le fatiche rende la nostra vita un pellegrinaggio costante, il cui senso sta nella faticosa costruzione di legami d’amore, gli unici capaci di rigenerare la storia personale e collettiva. Nella realizzazione di questi legami d’amore ha compimento il vero senso della Croce: la Sua Vittoria nella Resurrezione.

Paolo Gozzi

 


Non conoscevo Ernesto Olivero

Ventiquattro Marzo, ore dieci e trenta: lo incontrano i ragazzi delle scuole superiori.

Li prega don Bugada di avvicinarsi all'ipotetica zona d'azione dell'ospite, ma non ne sono convinti i ragazzi e se ne stanno seduti un semicerchio largo, per paura d'esporsi forse, refrattarietà di elefanti di fronte a un topo.

Indotti da costanti sollecitazioni avanzano titubanti come formiche, lasciano un piccolo spazio centrale ed è difficile capire in quale percentuale partecipi al brusio la pigra avanzata e in quale percentuale i bisbigli di disinteresse o d'attesa.

Le pachidermiche formiche stanno in attesa di conoscere, ascoltare, giudicare quand'ecco arriva il topolino. L'educato formicaio lo accoglie con un applauso.

'Preferisce non introdursi, Ernesto Olivero' e quindi ci pensa don Bugada ad introdurlo dicendo: 'preferisce non introdursi Ernesto Olivero'.

Ma le sagge formiche hanno preparato domande, erano state avvisate che l'ospite non ama i soliloqui ed una, uscendo dal vociferare che l'applauso ha domato, introduce un sobrio esordio.

La prima questione riguarda i paesi del terzo mondo, non solo in fondo, e si vorrebbe timidamente chiedere come la ricchezza trattenuta da poche mani possa essere distribuita nel mondo.

A domanda risponde domanda. Chiede silenzio Ernesto Olivero e con sollievo di Bugada finalmente s'introduce. Prologo schietto:' se sono qua è per amicizia'- specifica l'ospite sfoggiando una voce apparentemente provata da probabili disturbi transeunti delle vie aeree superiori -' le mie condizioni di salute sono precarie e quindi vi chiedo silenzio'.

Provocatorio l'attributo che segue: Insopportabili.

'Siete insopportabili quando parlate insieme.' Le formiche sembrano non gradire la schiettezza e dispettoso il brusio ha un picco d'incremento, e poi sfuma. In realtà il discorso s'indirizza ad una lontana risposta che per essere chiara passa da problemi ottici a cronaca contemporanea che riecheggerà durante tutto l'incontro. La risposta alla domanda iniziale oscilla tra valori di collaborazione, attiva partecipazione alla vita, disponibilità e responsabilità di esporsi per primi. Gli occhi di un miope senza occhiali non possono che vedere una massa indistinta, così come un brusio generale impedisce al singolo di dimostrarsi disponibile all'ascolto e alla ricezione ottenebrandolo in folla opaca.

Un entusiastico invito a prendere parte attiva nel mondo per cambiarlo e risolvere i problemi, a partire dal proprio mondo, dal quotidiano, dal piccolo.

Perché tanto scalpore per il caso mucca pazza, quando la droga ad esempio più vicina e subdola ci minaccia, impreziosisce il suo intervento Olivero con personali e concrete esperienze, prende per mano una ragazza annullando così le prime tensioni e le chiede se sa quanti siano le vittime della droga. Manifesto conclusivo: 'Alle mucche abbiamo tolto erba, ai ragazzi abbiamo offerto erba e sono diventati pazzi. Roba da pazzi.'

Questo le formiche sembrano approvarlo.

Viva torna la personale esperienza, racconta ora di un incontro con un signore ricco che considerando la possibilità di offrirgli denaro gli chiese cosa avrebbe fatto se gli avesse regalato denaro. Olivero espone con fierezza la sua risposta: Mille tende con cucine da campo per dare cibo a chi muore di fame. Solo?- lo interrompe l'immaginario interlocutore- No. Il giorno seguente- proclama Olivero- organizzerei mille aerei con mille medici per creare ospedali. Solo? No. Il terzo giorno mille maestre perché la cultura è sviluppo.

Così risponde alla prima domanda Ernesto Olivero con voce ormai altisonante.

Ed anche questo il formicaio sembra approvarlo.

Invita ad investire sul futuro, ad ascoltare i saggi come suggerisce il Siracide, ad essere disposti a mettersi in discussione, a cercare di capire cosa sia bene e cosa sia male.

Fa rimbalzare una domanda di una ragazza sull'assenza d'istruzione nei paesi sottosviluppati, ricordando che il potere sfrutta l'ignoranza e chiede cocciutamente di problemi più vicini alla realtà giovanile.

Piazza il microfono nelle mani di un ragazzo che un po' spaesato chiede come non temere il proprio futuro.

Questa finalmente è di gradimento del topolino, che con orgoglio provocatorio sentenzia:

'Se non fate quello che dico io tra cinque anni sarete tutti drogati e prostitute'.

L'entusiasmo poi nasconde la provocazione come neve la terra.

'Leggete Dante, Quasimodo, ascoltate musica classica, leggete giornali…Se un calciatore diventa grande è perché si allena costantemente…Possiamo cambiare il mondo solo partecipandovi…' Invita a diffidare della droga e a combatterla, e chiede quanti ancora debbono morire prima di attivarsi per sconfiggerla, ricordando vagamente un vecchio disco di Bob Dylan, di nuovo poi si rifà alla cronaca e chiede quanti suicidi si sarebbero potuti evitare e racconta di quanti aborti abbia effettivamente impedito offrendo aiuto a ragazze madri disperate, racconta della sua capacità innata ad ascoltare, dell'amore che ha ricevuto e che vuole offrire, di quello che già ha offerto e di nuovo invita i ragazzi ad investire sul proprio futuro, che come una pesca va mangiata matura e non tenuta in tasca a marcire: 'saremo in base a ciò che siamo' conclude e non resiste a sbandierare l'istigazione finale con un conclusivo: 'Ognuno ha quel che si merita'.

L'intento sembra quello di squassare il formicaio, bruscamente se necessario, pur di svegliarlo a determinati valori di vita.

Alla domanda:' Non si sente un po' colpevole nell'ostentare con fierezza il bene, seppur bene sia, compiuto?', risponde la vita vissuta e ancora una volta un entusiasmo barocco prende il sopravvento, racconta di ragazze salvate dall'anoressia e dal carcere.

Conclude infine dicendo che la saggezza deve guidare l'esperienza, scegliendo i consigli da ascoltare e le persone a cui chiedere consiglio, non rispondendo al male con il male.

E poi con fare socratico, tra il dispettoso e il sapiente esaurisce: "Anche una persona antipatica può essere saggia . Io anche, che sono antipatico. Ma se mi ascoltate da grandi diverrete grandi persone".

Se ne va il topolino. Restano formiche e pachidermi.

 

Sara Bonazza

 

SERMIG: UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ

Fraternità della speranza

 

Sabato 24 marzo in occasione del passaggio per Suzzara della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù gli studenti delle scuole medie superiori si sono riuniti presso il palazzetto dello sport per confrontarsi sul tema della pace; di particolare rilevanza la presenza di Ernesto Olivero fondatore del SERMIG di Torino.

 

Il SER.MI.G. (Servizio Missionario Giovani) - Fraternità della Speranza è stato fondato nel 1964 da un gruppo nato quasi per caso, dalla volontà e dalla determinazione di alcuni giovani che volevano cambiare il mondo e concretizzare un "sogno": eliminare la fame e le grandi ingiustizie, trovare in uno stile di vita essenziale e fraterno le radici della giustizia e della pace nel mondo.

Superate le prime grandi difficoltà, il Sermig cresce e si trasforma, nel 1980 viene alla luce una fraternità di laici che destina le proprie energie verso due "utenti" in particolare: i poveri ed i giovani. Nell'agosto del 1983 il Sermig riceve il primo di una decina di edifici dell'ex Arsenale Militare di Torino, ex fabbrica di armi, messi a disposizione dal Comune di Torino. Una sede che, simbolicamente, rappresenta anche una sfida: trasformare, con il contributo dei volontari, un luogo destinato alla guerre in un "Arsenale della Pace".

Attorno a questo obiettivo si è radunato un movimento internazionale di uomini di buona volontà uniti nella ricerca della pace, della giustizia, della solidarietà, del bene comune, con al centro una fraternità che tenta di vivere la radicalità del Vangelo.

I protagonisti di questa avventura sono giovani che hanno accettato di dare la vita per questo ideale e hanno scelto di prepararsi crescendo nella spiritualità, nella formazione, nel servizio, con la voglia di ritrovare e riconoscere Dio negli avvenimenti, nelle persone, nella storia di oggi.

Tecnici, artigiani, impresari hanno messo a disposizione la propria professionalità per ridare vita ad una struttura ridotta ormai ad un rudere. Migliaia di persone hanno lavorato gratuitamente e hanno donato il necessario perché prendesse forma la Casa della Speranza; oggi nell'Arsenale della Pace di Torino vivono molte iniziative.

I VALORI

Restituzione

Condividere tempo, professionalità, cultura, beni materiali e valori spirituali con i più poveri, per il loro sviluppo e la loro dignità. Concepire la vita come dono e valore assoluto in ogni suo momento e modo di esprimersi, per valorizzare ogni capacità umana per umile che possa essere, e trovare nei momenti deboli della propria vita, come il tempo della sofferenza, un significato di dono.

Mondialità

Concretizzare l'idea della fratellanza, dell'uguaglianza dei diritti e dei doveri, dell'unicità della stirpe umana per superare la suddivisione del mondo e considerarci tutti parte dell'unica famiglia umana.

Reciprocità

Non c'è solidarietà vera senza giustizia vera, non c'è giustizia vera senza comprensione, che chiama in causa la responsabilità di ciascuno, volta alla reciprocità nei diritti e nei doveri, nel riconoscere l'altro come persona di pari dignità.

Ribaltare il classico rapporto di dipendenza fra beneficiati e beneficiari in vista di un rapporto alla pari, dove il ricevere stimola e conduce all'impegno della condivisione, e il dare non colloca di per sè in una posizione di superiorità.

Vita ai bambini

Una situazione da cui in particolare ci si deve sentire interpellati è quella dei bambini che in ogni luogo si trovano abbandonati a se stessi, in strada, senza poter vivere e crescere come persone.
Occorre dare priorità assoluta alla situazione dei bambini dei Paesi del Terzo Mondo e anche dove nel mondo sviluppato si vivono le medesime situazioni; privilegiare in ogni modo la vita nascente riconoscendo in essa la speranza e il futuro dell'umanità; ridisegnare la società partendo dal più debole, offrendo gli strumenti perché la vita dei bambini sia concretamente protetta, difesa e valorizzata. I bambini non come "problema" da eliminare in tanti modi, ma come "soluzione" in termini di crescita umana e civile per le società che comprendono e controbattono le cause della loro esclusione.

Pace

Per costruirla, giorno dopo giorno, è necessario essere consapevoli di dover anzitutto eliminare le armi interiori - egoismo, prevaricazione, sete di potere... - ed utilizzare quindi tutte le intelligenze, tutte le risorse, per costruire strutture di solidarietà e di rispetto dei diritti.

Accoglienza

Portare chi "ha perso il gusto della vita"

·         a conoscere un modo nuovo di vivere, secondo le leggi dell'amore e del dono

·         a scoprire il senso della propria vita facendolo vivere a contatto diretto con persone e comunità che vivono i valori della speranza e della solidarietà

·         a raggiungere una propria dignità e autonomia

I Servizi

Negli spazi della Casa si concretizzano vari servizi.

Animazione spirituale

Parola di Dio, preghiera, fedeltà alla Chiesa, sono i pilastri nella ricerca di camminare fiduciosi alla presenza di Dio ventiquattr'ore su ventiquattro; per risvegliare la speranza assopita nel cuore degli uomini, per trovare il senso della vita nella gratuità del dono di sé.


Laboratorio delle idee

Sensibilizzazione, trasmissione di valori, formazione permanente attraverso:

·         pubblicazione di libri, opuscoli, manifesti, mostre, video

·         incontri con grandi testimoni ed esponenti del mondo dell'arte, scienza e cultura

·         corsi di formazione in campo umanitario e culturale

·         il mensile "Nuovo Progetto Sermig" redatto dalla comunità stessa per educare alla speranza, alla condivisione, dare spazio al positivo e alle novità per il nostro tempo

·         accoglienza di gruppi per esperienze di lavoro, riflessione, preghiera, e di amici che vogliono ritrovare sè stessi nel silenzio


Centro Come noi

E' una associazione Sermig di volontariato che raduna la disponibilità delle persone che intendono svolgere opera di accoglienza notturna e assistenza sanitaria con iniziative di emergenza e anche a lungo periodo.

Ha realizzato un centro di accoglienza notturna, un centro medico, una accoglienza strutturata a famiglie in difficoltà. Offre aiuti di vario genere a carcerati, malati di AIDS e malati psichici.


Cooperativa Internazionale per lo Sviluppo

Un metodo di risposte concrete per mutare realtà di miseria e disperazione. Elaborazione, sostegno, consolidamento di progetti di sviluppo in Paesi del Terzo Mondo (scuole agricole, commercializzazione e trasformazione prodotti agricoli, cooperative, insediamenti urbani, interventi sanitari/nutrizionali, etc.), in cooperazione con partners e gruppi locali che vivono lo spirito SERMIG, promozione umana di valori e condizioni di vita. Principale area di intervento è il Brasile - San Paolo, Belo Horizonte, Mariana, la Bahia - con l'iniziativa "Vita ai Bambini": dare opportunità di vita e dignità ai milioni di bambini di strada e abbandonati, attraverso progetti di accoglienza, formazione professionale, inserimento nella società. Organizzati aiuti di emergenza e interventi umanitari in Paesi in gravi difficoltà causa guerre, calamità e miseria: Libano, Giordania, Iraq, Ex-Jugoslavia, Somalia, Rwanda, Turchia...

Attraverso il gruppo Re.Te. (Restituzione Tecnologica), vengono studiate e realizzate soluzioni tecniche adeguate per supportare interventi di sviluppo, necessità di disabili, attraverso il contributo volontario di esperti in campi diversi: agricoltura, allevamento, produzione energia, refrigerazione, etc.


Laboratorio Agape

Cooperativa sociale di produzione che offre lavoro retribuito a persone disagiate italiane e straniere, ex-carcerati, semiliberi, cercando di offrire a coloro che vi vengono inseriti un tempo nel quale possano recuperare produttivamente capacità, metodo e responsabilità.


San Paolo del Brasile - Arsenale della Speranza

Dall'inizio di marzo del 1996 siamo presenti anche in Brasile con un centro di spiritualità e di accoglienza situato nel centro di San Paolo, animato dalla Fraternità Sermig e dai volontari della città: pasto serale, accoglienza notturna, servizi sociali, alfabetizzazione e formazione al lavoro per persone senza casa, accoglienza fissa e servizi per alcune decine di donne anziane. L'Arsenale della Speranza intende proporre a San Paolo il cammino di spiritualità del Sermig, e replicare il modello di accoglienza e animazione del volontariato sviluppato nella esperienza dell'Arsenale della Pace a Torino.


 

 

UNA LEZIONE DI VITA INSIEME A DON BOSCO

 

Come di consueto anche quest’anno la nostra parrocchia si è raccolta per condividere insieme un momento fondamentale per qualsiasi oratorio: la festa di Don Giovanni Bosco.

Questa ricorrenza, alla quale hanno aderito numerosissime famiglie, molti giovani e adulti, è abitualmente fissata il giorno 31 gennaio, ma quest’anno, approfittando della vicina festa del patrono, si è svolta il 2 febbraio, per permettere ad un numero maggiore di persone, soprattutto ragazzi, di parteciparvi.

L’incontro è iniziato in chiesa con un momento di preghiera e di riflessione in comune, durante il quale abbiamo ricordato tramite testimonianze, scritti, letture, canti ed un breve spezzone di un film sulla vita di Don Bosco, il vero significato della vita in comune, della vita spesa al servizio degli altri.

Abbiamo riflettuto nuovamente sul senso da dare alla parola “ORATORIO”, per fare di esso non solo un luogo in termini figurati ma incontro di persone.

Ci siamo perciò interrogati su che cosa significhi nel 2001 parlare di oratorio e di giovani; su che cosa possiamo fare noi ragazzi per far crescere l’oratorio e crescere in esso.

Perchè crediamo che proprio questo sia ciò che Don Bosco ci ha voluto trasmettere: l’oratorio diviene per tutti il luogo vero dove ricercare l’amore degli altri e dove spendere per gli altri il nostro impegno.

E’ una via di crescita.

Appare quindi particolarmente rilevante la presenza di così tante famiglie,  tanti bambini (anche molto piccoli), che con le loro grida di festa ed allegria, hanno colorato di un’atmosfera gioiosa i muri del nostro oratorio.

Una presenza che mai ci è sembrata così numerosa negli anni precedenti.

La festa è proseguita con la condivisione di cena, giochi (mega tombolona per grandi e piccini), musica e tanta amicizia.

E siamo davvero convinti che quest’anno la memoria di Don Bosco ci abbia riempito non solo del solito calore e del solito entusiasmo, ma anche di un più forte senso di fratellanza e di voglia di crescita individuale e collettiva, grazie ad una eterna lezione di vita che le sue parole infondono.

 

Alice Benini


 

CARNEVALE 2001

 

A Suzzara il 25 febbraio si è festeggiato il carnevale in piazza.

La giornata fredda non era ideale ma l’atmosfera appariva comunque piena di elettricità, frizzante e festosa; inoltre noi ragazzi dell’oratorio tutti sul carro costruito dal nulla ci sentivamo più uniti che mai!

 

Il “tema-guida” scelto per l’allestimento era la musica: pertanto sul carro era presente un gruppo di giovani strumentisti di fama internazionale…, insomma capiamoci, lo potrebbero anche diventare: l’impegno era ammirabile, si vedeva che ce la mettevano tutta… Bravi, bravi, continuate così!

La piazza nel clima invernale, grazie alle note di “Cinquanta Special” e della “Vasca”, è subito diventata un’accogliente focolare e i bambini si son lasciati trasportare e coinvolgere dai nostri bans, (balletti che mimano i testi delle canzoni).

Così il carro della musica si è adornato di mille colori, voci, canti e sorrisi; si può ben dire che il nostro carnevale seppur di breve durata, è stato un concentrato di allegria e dinamismo: eravamo sempre in movimento cercando di far partecipare in particolare i bambini, che attratti dalla musica e dai girotondo festosi si avvicinavano numerosi.

 

Per noi ragazzi credo sia stata un’esperienza positiva, soprattutto nel condividerla con i più piccoli; e anche grazie a loro ritrovare una nostra parte nascosta: quella voglia di stare insieme in allegria, e (perché no?) tornare per un momento bambini.

 Margherita Faroni