Introduzione
Carissima Comunità parrocchiale, per tutti rinnovo la mia stima e vicinanza nella preghiera. Vi seguo con il cuore nel vostro sforzo di incontrare e seguire Gesù. E’ vero che spesso il cammino si fa duro e pieno di ostacoli, ma ci consola la certezza che noi non potremmo cercare, trovare e seguire Gesù se non fosse proprio Lui, e per primo, a cercarci, trovarci e stare con noi.
Madre Teresa ha definito discepolo colui che desidera vivere come tale, "giorno per giorno, un passo alla volta". Nella Quaresima che ci apprestiamo a vivere proponiamoci di eliminare in noi tutto ciò che gli oppone resistenza e ci tiene infermi, relegati nel nostro io: il peccato. Convertitevi sarà l’invito che sentiremo spesso in questo tempo forte della Chiesa. E, una volta liberati interiormente...l’INCONTRO con Lui, il Salvatore, così com’è e così come siamo. Solo allora saremo in grado di vederlo nel volto dei fratelli e delle sorelle sotto la sofferenza delle loro maschere.
Non esitate nelle difficoltà degli inizi, non fuggite dal cammino intrapreso. Esso è arduo e angusto, ma è il sentiero che conduce alla VITA.
don Crescenzo, parroco


Quaresima: la sosta che rinfranca
Tempo forte della Chiesa. Tempo forte del nostro cammino di fede verso Gesù risorto, verso la Pasqua. Sarà per tutti noi un momento di sosta, una sosta che rinfranca, caratterizzata dallo studio e dalla riflessione sulla Parola di Dio, rompendo, per quanto sarà possibile, ogni contatto con la nostra vita frenetica, rumorosa e disturbata. Proprio così! Una sosta che rinfranca; un’occasione propizia per discernere la volontà di Dio sulla nostra vita e per rispondere con generosità alla chiamata di Dio, intimamente personale e attuale.
Tempo di preghiera. Leggerò e ascolterò più prolungatamente la Parola di Dio affinché orienti la mia vita; pregherò più intensamente e attenderò la celebrazione dell’Eucaristia come il momento più importante della mia crescita nella fede.
Tempo di conversione. Mi impegnerò a cercare la volontà di Dio circa la mia vita; approfondirò la conoscenza di me stesso, delle mie capacità, per metterle al servizio di Dio e dei miei fratelli; darò con coraggio una svolta decisiva alla mentalità di questo mondo, che si annida anche in me stesso: mentalità che è apatia per le realtà spirituali e il loro soffocamento; assorbimento totale da parte del conformismo e del consumismo; egoismo e spirito di sopraffazione; corsa al successo, scalata alla carriera, per cui il prossimo è solo un obiettivo da eliminare, un concorrente da superare.
Tempo di impegno: a favore dei fratelli, del gruppo a cui appartengo. Non farò sperpero di denaro ma, se voglio, ne darò una parte ai poveri. Troverò un pò di tempo per visitare gli ammalati, aiutare chi è nel bisogno, consigliare un compagno. Mi impegnerò a migliorare prima me stesso e poi la comunità, non semplicemente scrollandomi da ogni responsabilità, ma collaborando con i sacerdoti responsabili, con la serietà negli impegni presi, interessandomi di coloro che si sono allontanati.
Uniti a Gesù che prende la via del deserto per fare le sue scelte, entriamo con Lui
nella grande prova della Quaresima per comprendere e fare la volontà di Dio in ogni circostanza, per il bene nostro e di tutti.


Per riflettere da solo
Quaranta giorni ci sono donati per fare nostra l’esperienza di Gesù. Lo Spirito, dopo il battesimo, spinge Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo e impara, anche se è Figlio, il prezzo dell’obbedienza. Battezzati in Gesù siamo figli di Dio.
È necessario anche per noi entrare nel deserto per ripetere il del nostro battesimo. Per rifare la scelta di Dio, la scelta definitiva di Dio. Quaranta giorni non sono troppi per ritrovare la gioia e la novità della nostra condizione di figli.
È un cammino comunitario, di Chiesa, in solidarietà. Un salire, giorno per giorno, fino a quella notte, sante fra tutte, dove - preparato con il digiuno, la preghiera, l’amore fraterno - tutto il popolo cristiano dice si a Dio e vive la novità della gioia ritrovata.
La Quaresima, un tempo propizio di riconciliazione, che celebra nella confessione la ritrovata dimensione della grazia per la quale Dio è riconosciuto Padre e noi ci riconosciamo figli.

- Come Cristo, anch’io sono tentato nel deserto della vita. Risulta vincitore solo colui che accetta il progetto di libertà del Padre e domina ogni tipo di seduzione.
Quali sono gli atteggiamenti e le scelte che prevalgono in me quando sono tentato?
- Come Cristo, anch’io sono destinato ad un futuro di "gloria". Tutto ciò si realizzerà solo passando attraverso la passione, cioè le sofferenze e difficoltà tipiche dell’Esodo di ogni giorno.
Accetto cristianamente il "dono" della sofferenza , sapendo così di partecipare alla passione di Cristo?
- Cristo è la sorgente d’acqua viva che "solo" può dissetare la mia sete. Quest’acqua della fede porta il cristiano ad una continua purificazione.
Che senso hanno per te : penitenza, digiuno, astinenza, segni e simboli di purificazione?
- Illuminato dalla fede ricevuta nel Battesimo, il cristiano si impegna a vivere come figlio della luce, a vincere le tenebre del male, sia nelle scelte fondamentali della vita, sia nelle diverse situazioni che lo circondano.
Vivo ogni giorno il mio Battesimo? Mi accosto con frequenza alla confessione?
- Risorto dalla morte del peccato, il cristiano alimenta e perfeziona la propria adesione a Cristo, per camminare nello Spirito verso il Padre.
Ho fatto la mia scelta definitiva di Cristo? Sono disposto a seguirlo, sapendo di dovermi convertire ogni giorno, in ogni momento?

Dalla Scrittura: Mc 1,12-15; Mc 9,1-9; Gv 2,13-21; Gv 12, 20-33; Rm 8,17; Gv 9, 1-41; Lc 1,45; Mc 9,24; Lc 17,5


Un pò di Catechismo
- Le Ceneri
Nel calendario liturgico della Chiesa cattolica il giorno delle Ceneri è il mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima, di cui segna l’inizio. In tale giorno il sacerdote, in segno di penitenza e di conversione, mette sul capo dei fedeli un pò di cenere dicendo: "Convertiti e credi al Vangelo" (Mc 1,15). Le Ceneri, simbolo di distruzione e di morte, del nulla della creatura, vengono ricavate dalla combustione delle palme e dell’ulivo benedetto dell’anno precedente.
Ti aiutano a riflettere. Davanti a un pugno di polvere, a che cosa pensi? Non ti viene in mente la fragilità delle cose e dell’uomo?
Nella prima pagina della Bibbia, si racconta che "Dio formò l’uomo con la polvere del suolo" (Gn 2,7). Sai che proprio questo è il significato del nome "Adamo"? e questo sarà il suo destino: "Tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto" (Gn 3,19). Torneremo ad essere un pugno di polvere!
- Il colore liturgico
Il colore delle vesti sacerdotali è il viola, per la IV domenica di quaresima si può usare il rosaceo.
- Il Tempo di Quaresima
Decorre dal mercoledì delle Ceneri fino alla Messa nella Cena del Signore esclusa, il giovedì santo. Dall’inizio della Quaresima fino alla Veglia pasquale non si canta l’inno "Gloria a Dio nell’alto dei cieli"; si fa però la professione di fede, "Credo in un solo Dio". Dopo la seconda lettura non si canta l’Alleluia; il versetto prima del Vangelo è accompagnato da una acclamazione a Cristo Signore.
- Il digiuno e l’astinenza
Sono tenuti al digiuno tutti coloro che hanno compiuto sedici anni e che sono capaci di intendere, quindi sono esclusi i bambini, gli anziani e i malati. Il digiuno è d’obbligo il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì santo; è a scelta quello di ogni venerdì. Sono tenuti invece all’astinenza dalle carni tutti. E’ d’obbligo l’astinenza dalle carni il mercoledì delle Ceneri e tutti i venerdì di quaresima.


I DOMENICA DI QUARESIMA
"In quel tempo, Gesù pieno di Spirito santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei il Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane". Gesù rispose: "sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo". Il diavolo lo condusse in alto, e mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: "Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la darò a chi voglio: Se ti prostri davanti a me, tutto sarà tuo". Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei il Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano"; e anche: "essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra". E Gesù rispose: " E’ stato detto: "Non tenterai il Signore tuo Dio". Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato". (Lc 4,1-13).

Un segno ...un pugno di sabbia! Ti invitiamo a prendere tra le tue mani un pugno di sabbia dal deserto della vita quotidiana.
Deserto significa: silenzio, raccoglimento, intimità, preghiera...
Le tentazioni, le mille tentazioni: il potere, l’attaccamento alle cose, l’egoismo, l’indifferenza, la superficialità...La tua vita, tra le tue mani. Convertiti e credi al Vangelo!
"E’difficile pregare se non si sa come pregare, ma dobbiamo sforzarci di farlo. Il primo metodo da usare è il silenzio. Nel silenzio troveremo nuove energie e la vera unità.
L’energia di Dio ci aiuterà a fare tutto per il meglio, come l’unità dei nostri pensieri con i suoi, delle nostre preghiere con le sue, dei nostri gesti con i suoi e della nostra vita con la sua. L’unità è il frutto della preghiera, dell’umiltà e dell’amore.
Dio ci parla nel silenzio del cuore. Se vi porrete di fronte a lui nella preghiera e nel silenzio lo sentirete parlare e saprete di non valere nulla. Solo quando capirete quanto siete inutili e vuoti Dio potrà riempirvi di sé. Le anime della preghiera sono le anime del grande silenzio.
Il silenzio ci dona una visione di quanto ci circonda, ci aiuta a toccare le anime degli altri. Non è quello che diciamo noi a essere importante bensì quello che Dio dice a noi attraverso di noi. Nel silenzio lui ci ascolterà, parlerà della nostra anima e noi udremo la sua voce. Ascoltate in silenzio perché se avete il cuore distratto da altre cose non riuscirete a sentire la voce di Dio. Se invece le presterete attenzione nella pace del cuore quest’ultimo verrà colmato da Lui. Ciò richiede un grande sacrificio ma se vogliamo davvero pregare dobbiamo essere pronti ad affrontare questa rinuncia fin d’ora.
Questi sono solo i primi passi verso la preghiera, ma se non compiamo il primo passo con decisione non arriveremo mai a quello finale: la presenza di Dio (Madre Teresa)


II DOMENICA DI QUARESIMA
"In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono ad alcuno ciò che avevano visto". (Lc 9, 28-36).

Un segno...la luce dell’alba! Ti invitiamo a svegliarti presto la mattina e ad ammirare il sole nascente. Esso è ancora offuscato dagli ultimi grigiori della notte ma emana già luce sul mondo: è come Gesù che nascondeva la sua divinità sotto il velo della natura umana. Non fermarti all’apparenza ma guarda le cose con occhi attenti, cerca il senso di ciò che vedi...contempla il Messia sofferente che nelle tenebre della passione vince la morte e nella luce della resurrezione ci dona la vita...
"La Trasfigurazione che cosa vuole essere se non una feritoia che ci fa coraggio, ci fa capire che - al di là della scorza, al di là delle cose - c’è la luce della Risurrezione? Se non portiamo questa luce, diventiamo soltanto esportatori di ideologie, di visioni parziali, nonostante l’ambito universale del Vangelo; diventiamo portatori delle nostre visioni, che saranno sempre partigiane se non punteremo lo sguardo sulla risurrezione del Signore. Salire sul monte significa questo: incalzare l’interiorità. Giacomo, Giovanni e Pietro sono stati condotti dal Signore lassù proprio perché forzassero la parete del suono e della luce e vedessero cieli nuovi e terre nuove. E vedessero i traguardi finali verso cui noi non andiamo. E non si lasciassero abbagliare soltanto dagli scopi penultimi della vita, ma da quelli ultimi. Poi bisogna scendere a valle, bisogna rientrare nell’interiorità. Rientrare nei nostri piani feriali, rivestire l’abito di ogni giorno. E se vi dico che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzione sui sogni. Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: «Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?». (Don Tonino Bello)


III DOMENICA DI QUARESIMA
"In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché io gli zappi intorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai".
(Lc 13, 1-9).

Un segno...la Croce! Ti invitiamo in questa settimana a contemplare la CROCE. Mettiti dinanzi ad essa in silenzio, in ascolto, in meditazione, in risoluzione spirituale e morale. Davanti a Lui ripetiamo: "Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché, con la tua santa croce hai redento il mondo!"
"Prenda la sua croce...". Strane e uniche queste parole. E anche queste, come le altre parole di Gesù, hanno qualcosa di quella luce che il mondo non conosce. Sono così luminose che gli occhi spenti degli uomini, e anche dei cristiani languidi, restano abbagliati e quindi accecati. Si sente parlare della Croce a Quaresima, si bacia il Venerdì Santo, si appende nelle aule. Essa sigilla col suo segno alcune nostre azioni; ma non è capita. E forse tutto l’errore sta qui: che nel mondo non è capito l’amore. Amore è la parola più bella, ma la più deformata, la più deturpata. E’ l’essenza di Dio, è la vita dei figli di Dio, è il respiro del cristiano, ed è diventata patrimonio, monopolio del mondo. Ma quello che non è capito è l’amore per eccellenza: è intendere che Dio, che ci ha fatti, è sceso fra noi come uomo fra gli uomini, è vissuto con noi, è rimasto con noi e s’è lasciato inchiodare sulla croce per noi: per salvarci. E’ troppo alto, troppo bello, troppo divino, troppo poco umano per essere capito. Insomma la croce è quello strumento necessario per cui il divino penetra nell’umano e l’uomo partecipa con più pianezza alla vita di Dio, elevandosi dal regno di questo mondo al Regno dei cieli. Ma occorre "prendere la propria croce", svegliarsi al mattino in attesa di essa, sapendo che solo per suo mezzo arrivano a noi quei doni che il mondo non conosce, quella pace, quel gaudio, quella conoscenza di cose celesti, ignote ai più. La croce, emblema del cristiano, che il mondo non vuole perché crede, fuggendola, di fuggire al dolore, e non sa che essa spalanca l’anima di chi l’ha capita sul regno della Luce e dell’ Amore: quell’ Amore che il mondo tanto cerca, ma non ha. (di Chiara Lubich)


IV DOMENICA DI QUARESIMA
"Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e s’incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E’ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito a un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". (Lc 15,1-32).

Un segno...la limpidezza dell’acqua! Ti invitiamo a prendere dell’acqua tra le mani ogni giorno. Essa ricorda il nostro Battesimo, la nostra purificazione. Il battesimo è la realtà della nostra resurrezione, del nostro tempio nuovo; è l’irruzione dello Spirito Santo che ci trasforma a immagine del Risorto. Questa vita nuova è già attuale, è già operante in noi; un giorno si manifesterà a tutti la nostra gloria di figli di Dio...
Carissimi giovani, da quali mali dovrà liberarci la Croce? Io penso che, a parte il peccato che ci coglie tutti per la sua diffusione universale, la Croce voglia curare in noi alcuni mali che sono particolarmente deleteri nella stagione della gioventù. Innanzitutto l’egoismo che pone nell’atteggiamento di attendersi tutto come dovuto dagli altri, che spinge al disinteresse per gli altri e al disimpegno nelle responsabilità da condividere comunitariamente. Poi l’edonismo, inteso come ricerca e culto del piacere ad ogni costo. Questa tendenza assai prepotente, anche perché molto favorito dalla cultura corrente, invita ad opporsi al sacrificio, a scartare quanto esige sforzo ed impegno a pretendere tutto e subito dagli altri.
L’orizzontalismo materialista, inteso come una riduzione degli orizzonti ideali. In altri termini: cercare, desiderare, voler possedere tutto, ora e qui.
La CROCE non è solo contro queste deleterie tendenze descritte ma è un rimedio alle loro devastazioni. La Croce è dono, è altruismo, è dedizione, è spirito di sacrificio, è andare oltre le cose. La CROCE, nella sua verticalità, indica il cielo da cercare e nella sua orizzontalità indica il prossimo da amare. (Francesco Zerrilli, Vescovo)


V DOMENICA DI QUARESIMA
"In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?" Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanche io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più".(Gv 8,1-11).

Un segno...un uomo nuovo! Ti invitiamo in questa settimana ad un serio esame di coscienza per leggerti dentro, verificarti e soprattutto leggervi ciò che Cristo sta scrivendo e vuole fare nella tua vita. Accostati al Sacramento della Confessione per poter udire anche tu quelle meravigliose parole: "Neanche io ti condanno"!
"Il Redentore ci ha preceduti nel cammino della povertà, egli che è in possesso di tutte le ricchezze del cielo e della terra. Ma per Lui esse non presentavano alcun pericolo: avrebbe potuto usarle e nello stesso tempo mantenere il cuore perfettamente libero. Sapeva però che gli uomini difficilmente sarebbero stati capaci di possedere quei beni, senza attaccarvisi e lasciarsene imprigionare. Perciò, rinunciando a tutto, ci ha insegnato, più con l’esempio che con il consiglio, che possiede tutto solo chi non possiede nulla, la sua nascita in una stalla, la sua fuga in Egitto ci dimostrano già che il figlio dell’uomo non aveva un posto ove poggiare il capo. Chi lo vuol seguire deve sapere che quaggiù non abbiamo una dimora permanente. Quanto più vivamente lo sperimenteremo, con tanto maggior slancio ci protenderemo verso il futuro, esultando al pensiero di avere la nostra cittadinanza in cielo come tempio nuovo simile al nuovo Tempio. Sia fatta la tua volontà: questo è il contenuto della vita del Redentore. Egli venne nel mondo per fare la volontà del Padre: non solo per riparare con la sua obbedienza il peccato della nostra disobbedienza, ma per ricondurre gli uomini, mediante la sua obbedienza all’eterno Tempio della salvezza". (di Edith Stein)


Alcune brevi storie
Il segreto del pastore
Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era incapace di credere alla bontà. Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio. Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata e gli chiese:
«Che cosa ti turba tanto, amico?».
«Mi sento immensamente solo».
«Anch'io sono solo, eppure non sono triste».
«Forse perché Dio ti fa compagnia...».
«Hai indovinato».
«Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami me?».
«Vedi laggiù il nostro villaggio?», gli disse il pastore. «Ne vedi ogni casa? Vedi le finestre di ogni casa?».
«Vedo tutto questo». «Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra».
Il segreto del pastore è un invito ad «aprire la finestra» dell'anima al sole di Dio. Tendenzialmente siamo pronti ad «aprirci» a tutte le novità ed esperienze. Dobbiamo però essere aiutati concretamente a spalancare mente e cuore all'esperienza religiosa. E' quella che rischia maggiormente di essere confinata alla periferia della nostra personalità.

Il grande burrone
Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: «Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani! ». Il Buon Dio gli rispose con un sogno.
Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro.
Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva tanta fatica ad avanzare.
«Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno», si disse. Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d'un bel pezzo la sua croce. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più spedito e leggero. E senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione degli uomini.
Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però incominciava la «terra della felicità eterna». Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio.
Passavano tutti. Ma non lui. Aveva accorciato la sua croce e ora essa era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: «Ah, se l'avessi saputo...». Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente.
Il grande burrone richiama un'idea citata molto frequentemente durante la Quaresima: il sacrificio. Anche noi percepiamo il peso delle responsabilità quotidiane, anche noi siamo consapevoli che vivere da amici di Gesù sia una decisione carica di piccole rinunce. La croce è la via della salvezza e non si può eliminare dal messaggio cristiano.