S. Felice Martire - La Reliquia insigne L'insigne reliquia ci dà nel martire un guerriero romano con il nome
di Felice. La vita non ci è nota , né la data del martirio: solo
sappiamo che ebbe sepoltura nel Cimitero di Priscilla - sulla via Salaria -
il cimitero più antico di Roma , noto per la più antica pittura
della Vergine (1) esistente nelle catacombe e per l'ipogeo degli Acilii Glabrioni
(2) Data la sua condizione di guerriero non è azzardato dire che il martirio
avvenne sotto Diocleziano, perché una delle caratteristiche della persecuzione
sotto questo Imperatore è precisamente quella di aver rivolto l'odio
feroce più specialmente contro i cristiani indossanti la divisa del soldato
romano. Ne le precedenti persecuzioni non si ha quasi traccia di soldati portati
al martirio: in quella invece indetta da Diocleziano se ne contano a centinaia.
Il perché la mole dell'Impero era cadente e per sostenerla l'Augusto
Massimiano Erculeo - rozzo soldato e ferocissimo - associato a l'Imperatore
nel governo assieme ai due Cesari C. Gallieno e Costanzo Cloro, pensò
subito a procurare la soggezione completa de l'esercito. Si diede quindi alla
ricerca dei soldati cristiani, che esso riteneva più di tutti nemici
dell'Imperatore, e tanto si adoprò presso Diocleziano che riuscì
a far bandire l'editto de la persecuzione più mostruosa. Diocleziano
però, anche prima dell'editto formale, ne aveva fatti uccidere parecchi
di questi soldati appalesatisi cristiani. E' del tempo il massacro de la celebre
Legione Tebea con a capo Maurizio e il martirio de gli Ufficiali di Corte Sebastiano,
Gorgonio, Pietro, ed altri molti (3) Felice non appartiene certo a la Legione Tebea, perché, essendo stata
martirizzata parte nel Cantone del Vallese e parte ne le vicinanze di Colonia,
difficilmente si potrebbe spiegare il trasporto del suo Corpo al Cimitero di
Roma. A noi è sufficiente sapere che Felice - soldato romano - è
de la lunga schiera di quegli uomini, che, ligi ai comandi de l'Imperatore, seppero però con franchezza e coraggio tutto romano anche disubbidire
quando il comando importava ribellione a Dio. Esempio e simbolo eloquentissimi
a' tempi di vile rispetto umano e di imperdonabile abulia nel campo religioso. Ma osserviamo la reliquia del Martire. Togliendo il pallio di legno, che è fisso con due distinte serrature
a chiave ai lati di marmo reggenti la Mensa, appare un'Urna preziosa, ricca
d'oro e di lavorazione, specie a la cimasa, divisa da due angeli sostenenti
la Corona del Martirio. La parte anteriore, fissa al restante dell'Urna con
due chiavi e nel modo, che si dirà più sotto, è composta
di una cornice, ne la quale sono incastonati tre cristalli uniti fra loro con
due lamine di piombo in senso perpendicolare: il più ampio è nel
mezzo. Lungo le due lamine ne la parte interna si scorgono due ferri di sostegno
fissi a la base e a la parte superiore de l'Urna. Attraverso i cristalli si
scorge il Martire vestito riccamente a la foggia romana con riporti e simboli
cristiani. Poggia sul fianco destro, il braccio, in modo naturale piegato, poggia
su due ricchi cuscini e su la mano aperta il Capo con l'elmo guerresco: il sinistro
disteso lungo il corpo e ne la mano, intrisa di sangue a la punta, e la palma.
Sul fondo de l'Urna e presso il costato è un vaso di vetro su di una
sottocoppa d'argento a squame; ai piedi lo scudo del combattente : la posizione
di chi giace a riposo e pace. I resti del Martire ossia ciò in cui propriamente
consiste l'insigne Reliquia sono: Il Capo, che presenta ancora tutti i denti,
sebbene sei sul davanti de la gengiva superiore alquanto anneriti; le ossa principali
del corpo, di cui ben visibili quelle de le gambe; il sangue, di cui è
asperso il vaso suddetto. Le parti carnose naturalmente sono surrogate da un
preparato di cera e sostanze organiche impermeabili e resistenti al dente audace
del tempo. Note 3) V. Lactant 1 c.c. 10 Bruck E. "Manuale di Storia Ecclesiastica " pag. 45
e segg. G. Hergenrother Storia Universale de