Phos - Giovani n. 2

Dopo aver visto (n.1) perché devo credere in Dio e perché questo non diminuisca affatto la mia libertà o la mia felicità ma ne sia anzi la condizione, ci chiediamo ora se possiamo sapere qualcosa di sicuro, cioè di vero, riguardo all’esistenza di Dio. Molti pensano che questa sia solo una credenza, e per di più sorpassata dalle conoscenze scientifiche, oppure una sensazione che qualcuno può avere in certi momenti della vita, magari perché non è felice, si sente debole, e allora si rifugia in Dio per avere consolazione e forza. E’ vero che in certi momenti della vita, o perché siamo nel dolore (ad esempio perché è morta una persona cara) o perché ci accorgiamo che la felicità vera non la troviamo mai perfettamente in questa vita, ci è forse più facile credere in Dio o nell’aldilà. Infatti, da quando l’uomo esiste, è sempre stato in un modo o nell’altro “religioso”, cioè non solo ha capito che Dio c’è, ma ne ha talmente sentito il bisogno da ritenere il rapporto con Lui come la cosa più importante della vita. Si pensi ad esempio a che cosa siano in ogni civiltà, in ogni continente e in ogni tempo, i luoghi di culto, cioè di preghiera, e quanto siano importanti e belli. Anzi, la religione è sempre stata nella vita degli uomini una realtà talmente decisiva da condizionare (nel bene o nel male) tutta una civiltà (usi, costumi, modi di vivere, modo di organizzare la società). Infatti l’uomo capisce tanto più “chi è” quanto più capisce “chi è Dio”, perché la scoperta del senso della vita è inevitabilmente legata alla scoperta di Lui.   Noi però vogliamo ora sapere se sia possibile essere sicuri che Dio esiste veramente.

 

Come faccio a sapere che Dio esiste? Ci sono delle prove?

 

Tanti pensano che possiamo essere sicuri solo di ciò che vediamo. E dato che Dio non si vede, dunque non ne sappiamo nulla. Per cui, o Dio non c’è, oppure è un’idea che non ha delle prove. In realtà, la nostra intelligenza ci permette di capire che esistono anche tante cose che non vediamo, perché ne vediamo le conseguenze. Anche la scienza osserva un fenomeno, ma proprio perché vuol sapere “perché” accade e perché accade così, va “oltre” quello che vede. Si dice infatti che dagli “effetti” si può (e si deve, se si vogliono proprio spiegare gli effetti) risalire alla “causa”. Questa causa ci deve essere, anche se non la vedessimo, proprio perché ne vediamo gli effetti. Ne siamo sicuri. Infatti, anche la scienza si basa su questo principio (si chiama “principio di causalità”), che risulta da un’evidenza assoluta: “dal nulla non viene nulla”! Proprio perché il nulla è nulla e non provoca nulla, se qualche cosa succede ci “deve” essere una causa, cioè qualcosa che lo ha provocata. Il “prestigiatore” fa spettacolo perché sembra tirare fuori le cose dal nulla e questo ci meraviglia perché sappiamo che è impossibile; tutta l’abilità del prestigiatore consiste infatti nel nascondere la “causa” (sappiamo infatti che “il trucco c’è ma non si vede”). La ricerca dello scienziato, che osserva la natura e vuole spiegare coma mai succede quello che vede, va alla ricerca della causa. Newton ha osservato ad esempio la caduta delle cose (che tutti vedono) e se ne è chiesto il perché (un perché infatti c’è sempre!) ed ha scoperto la “forza di gravità”. Noi non vediamo la forza di gravità, ma siamo sicuri che c’è perché appunto ne vediamo gli effetti. Inoltre, la causa di un fenomeno non può essere una causa qualsiasi, ma deve essere “adeguata”, deve cioè spiegare non parzialmente ma totalmente il fenomeno. Non posso ad esempio pensare - e questo ancor prima di guardare! - che sia una formica a spostare un tavolo, come non posso pensare che sia stato il vento a mettere in ordine la mia stanza. Nel primo caso non c’è forza sufficiente. Nel secondo caso (il vento) potrebbe anche avere la forza, ma gli manca l’intelligenza per fare ordine.

La nostra intelligenza, seguendo lo stesso principio, non solo scopre l’esistenza di tante cose che i sensi non colgono, ma può addirittura scoprire allo stesso modo che Dio esiste, cioè che esiste fuori dall’universo una Causa intelligente che lo ha creato e lo tiene nell’esistenza! E questo anche senza una scelta religiosa. Cerchiamo di capire brevemente perché.

Tra le ipotesi più attuali sull’origine dell’universo, ad esempio, c’è quella del cosiddetto “Big Bang” (grande scoppio iniziale), cioè dell’origine di tutte le galassie (insieme di miliardi di stelle) da un solo punto, il che vuol dire che c’è anche una data di nascita di tutto l’universo (20 miliardi di anni fa?). Prima non c’era nulla (cioè non c’era l’universo, neanche il tempo, ma non il Nulla assoluto)! Ora, proprio perché “nulla si crea dal nulla”, se questa ipotesi scientifica fosse confermata, sarebbe evidente che ci deve essere un altro Essere (una sorgente eterna di energia), oltre l’universo, e che ha dato origine all’universo stesso. E questo corrisponde (in senso generale) all’idea di Dio. Inoltre, questo universo è costituito e si trasforma in base a delle “leggi” (sono proprio queste l’oggetto della ricerca di ogni ramo della scienza: fisica, chimica, biologia, ecc.). Più progredisce la scienza e più si scopre che tutto è regolato da leggi e non “casuale”, e che queste leggi sono uguali in tutto l’universo e fanno sì che l’universo non sia un “caos”, ma un “cosmo”, cioè un tutto ordinato ed armonico. La parola “legge” (uno dei più grandi filosofi dell’antichità, Platone, le chiamava “idee”) ci fa capire che queste regole generali non possono che essere il frutto di una mente, di un’Intelligenza perfetta. Come abbiamo infatti già osservato sopra a proposito dell’ordine della stanza, dicendo che il vento potrebbe avere la forza ma non l’intelligenza per fare ordine, risulta ancora più evidente che un ordine così perfetto, immenso e costante (non in una situazione una volta, ma ovunque e sempre), non può che essere il frutto di un’Intelligenza suprema. Ed anche questo corrisponde all’idea di Dio (comunque lo si chiami). Tra l’altro, in questo caso, essendo appunto di fronte ad una Intelligenza e non soltanto ad una Forza, possiamo già capire che Dio non è “qualcosa”, ma “Qualcuno”, proprio perché intelligenza vuol dire capacità di pensare e di volere. E quindi qualcuno con cui possiamo anche dialogare (essendo anche noi, sia pur in modo infinitamente inferiore) capaci di pensare e di volere. Osserviamo inoltre che, se anche per ipotesi l’universo esistesse da sempre, poiché è tutto così ordinato, ci dovrebbe essere sempre questa Intelligenza che l’ha ordinato. Nessuno infatti pensa che sia intelligente l’universo stesso (come invece pensavano le antiche religioni “animiste”, che credevano fossero “spiriti” le stesse forze della natura; o come in certo qual modo crede ancora l’induismo, con i suoi milioni di “Dei”, che altro non sono che la divinizzazione delle leggi o forze dell’universo; ma come in fondo pensano ancora molti uomini di oggi, che pur si ritengono moderni, quando, di fronte agli spettacoli della natura - pensiamo ad esempio a tutti i bellissimi documentari che vediamo in televisione - quasi “divinizzano” la Natura, dicendo che è essa a fare sapientemente queste cose, non comprendendo che la natura è l’oggetto e non il soggetto, cioè è l’effetto e non la causa intelligente delle cose).

L’argomento dovrebbe essere trattato a lungo, ma quanto abbiamo qua detto è la radice della questione e qualche esempio della sua soluzione. Accenniamo solo ad una possibile e frequente obiezione: in miliardi di anni, l’ordine dell’universo non potrebbe essersi fatto “a caso”? In realtà abbiamo già detto che l’universo fin dall’inizio si trasforma in base a delle leggi (che in certo qual modo “precedono” quindi l’universo stesso, e sono appunto il frutto di una Mente ordinatrice) e non a caso. Inoltre, possiamo ragionevolmente ammettere che qualche volta ci siano incroci casuali di forze per sé tendenti ad altro (infatti una cometa, ad esempio, potrebbe scontrarsi casualmente con un pianeta), così come in rarissimi casi questo potrebbe anche provocare un singolo momentaneo ordine; ma non possiamo invece ragionevolmente ammettere che tutto e sempre questo ordine sia il frutto del “caso”, perché sarebbe irragionevole come ammettere che miliardi di dadi tirati (appunto “a caso”) su una piattaforma di diversi km/q si mettano “tutti e sempre”(!) sul lato “6”, o che un gatto passeggiando sulla tastiera di un pianoforte possa sempre suonare casualmente una Sinfonia di Beethoven. Credere al “caso” è infinitamente meno ragionevole e scientifico che credere a Dio (Intelligenza creatrice e ordinatrice). Sapere che Dio c’è non è allora una credenza per chi non sa la spiegazione scientifica, ma, anzi, più la scienza scopre la complessità e la bellezza dell’universo, e più si rafforza la certezza dell’esistenza di Dio.