Phos - Giovani n. 11

L’uomo che ha scoperto che Gesù di Nazareth è l’unico vero Dio (e ci sono motivi storici e razionali per dare questo “assenso di fede” - v.scheda n.5) e che quindi è Lui la Verità, cioè il significato autentico di tutte le cose, lotta allora per sfuggire alla distrazione (v.scheda n.10), cioè alle triste possibilità di vivere ancora come se Lui non ci fosse, come se non fosse venuto,  non fosse morto e risorto per noi; e cerca di entrare sempre più profondamente in comunione con Lui, attraverso i sacramenti e la preghiera, all’interno della comunità cristiana, nella Chiesa cattolica (v.scheda n.6). Vivere la fede vuol dire conoscere, seguire e amare Gesù Cristo (cfr.Gv.21,15.19). 

Cosa devo fare per essere un uomo vero?

2) dedicare del tempo per conoscere Gesù Cristo, imparare a giudicare le cose e prendere decisioni secondo la Sua Parola

 Conoscere Gesù Cristo vuol dire prendersi del tempo (non trovare il tempo significa non avere ancora capito quanto è importante e fondamentalmente vuol dire ancora non amarLo!), oltre che per pregare, anche per leggere e studiare ciò che si riferisce a Lui e alla vita che Lui ci insegna e ci dona. Anzitutto è necessario conoscere la Sacra Scrittura (la Bibbia): in primo luogo il Vangelo (che ci parla direttamente di Lui), poi il resto del Nuovo Testamento (che ci aiuta a penetrare più profondamente nel mistero di Cristo e della Chiesa), ma anche l’Antico Testamento (preparazione a Cristo, v.scheda n.4). Poi occorre sempre leggere e meditare qualche testo che ci aiuti in questa progressiva e mai finita scoperta. Abbiamo ad esempio i testi dei Padri della Chiesa (autori sacri dei primi secoli della Chiesa), la parole e l’esempio di vita dei Santi, il Magistero (insegnamento ufficiale) della Chiesa, in particolar modo le parole del Papa. E’ bene anche partecipare ad incontri, catechesi, conferenze, ritiri, esercizi spirituali.

Una fede che non cresce nella conoscenza e nella consapevolezza dei suoi contenuti è una fede che rimane puerile, che rischia di deviare in forme non autentiche e addirittura di spegnersi!

Il cammino di catechesi  (cioè l’approfondimento organico della fede) non deve dunque mai finire nella vita, a qualsiasi età.

La fede autentica non riguarda però solo quegli aspetti della vita che consideriamo più prettamente “spirituali” (preghiera, S.Messa, sacramenti, catechesi), ma ogni cosa della vita, personale, familiare, sociale, materiale, perché appunto Cristo è il significato di tutto. Ogni cosa ha infatti un suo significato che richiede di essere autenticamente conosciuto e vissuto (v.scheda n.9); anche se non ci pensiamo, di fatto viviamo ogni cosa con un significato, con un perché, vero o falso che sia; nessuna decisione è neutrale. Ma Gesù Cristo è la verità di tutto! Avere fede, credere, seguire e amare Gesù Cristo richiede allora di osservare i suoi comandamenti (Gv.14,15). Dobbiamo imparare a giudicare le cose e a fare le scelte della vita (piccole o grandi) secondo la Sua Parola (autenticamente insegnata dalla Chiesa).

Questo riferirsi a Lui, nell’uomo di fede (l’uomo vero!), viene prima di qualsiasi altro criterio, è più importante di quel che ci dicono gli altri (mode, mentalità dominante, parere degli amici - cfr.At 5,29), ma anche di quel che istintivamente faremmo (Mc.8,34-38).

Dobbiamo allora pian piano scoprire e vivere quel significato vero di tutte le cose che la fede in Cristo ci svela (mai in contraddizione con la ragione, se è autentica ragione).

Questo esercizio, che è poi il cammino della conversione, deve cominciare nel presente, nell’oggi e non deve lasciare nulla di nascosto, di estraneo, perché nulla è nascosto agli occhi di Dio! Questo non significa però capire tutto subito e tanto meno essere subito capaci di vivere quel significato. Occorre evitare sia la pigrizia, che ci farebbe rimandare sempre a domani il passo che possiamo fare oggi (e questo ci porterebbe davvero all’inferno, cioè non si realizzerebbe mai la nostra vita!), che l’impazienza, che vorrebbe subito essere capace, ma che si lascia poi bloccare nella delusione o disperazione (“non ce la farò mai!”). Si tratta invece di seguire Gesù, di fare un “cammino”, deciso e nello stesso tempo paziente, fondato più sulla “grazia” (forza soprannaturale) che Lui ci dona che sulle proprie capacità, più sulla Sua misericordia (che non si stanca mai di noi) che sulla presunzione di essere capaci noi o, peggio ancora, di essere già “arrivati” (cfr.Mt 26,30-35;Lc18,9-14). Dobbiamo chiederci concretamente: quello che faccio o non faccio nella mia giornata, le scelte che compio (e visto che ogni scelta comporta una rinuncia - poiché non si può fare tutto - si capisce così ciò che consideriamo più importante, cioè la gerarchia dei nostri valori), le decisioni che prendo, il modo stesso con cui vivo le cose e l’intenzione con cui le faccio, sono giuste? Sto vivendo quelle cose secondo il loro autentico significato, che mi svela Gesù Cristo? E questa domanda (con la relativa risposta, che viene dalla fede e un po’ anche dalla ragione) riguarda ogni cosa della vita.

Un giovane deve ad esempio chiedersi, oltre ai doveri specifici verso Dio (preghiera, meditazione, S.Messa, Confessione e Comunione frequenti, ricerca della propria vocazione), se vive con amore i rapporti in famiglia (nel rispetto e obbedienza ai genitori, se insegnano secondo il volere di Dio), come vive lo studio (facendo anche attenzione alla verità o meno dei contenuti che gli vengono proposti, specialmente per ciò che riguarda la fede e la morale, come pure la storia della Chiesa, ecc.), se si impegna a capire e vivere la sessualità con purezza e castità (cioè nel suo vero significato, che è profondamente legato alla totalità della persona, all’amore ed al mistero della vita), come vive il tempo libero (se è perdita di tempo o un vero ricrearsi nel corpo, nella mente e nello spirito), lo sport (se è una vera educazione fisica oppure se è per  vanità), il denaro (se lo spreca, se non è generoso), che uso fa dei mass-media (TV, radio, giornali, computer: se servono per la propria e altrui edificazione oppure se trascinano verso la banalità o addirittura il peccato, se sono al servizio della verità o della menzogna), come giudica le cose sociali, culturali, politiche e come vi si impegna, secondo le proprie responsabilità (se secondo la dottrina sociale cristiana oppure secondo ideologie anticristiane), come vive le amicizie (se sono di aiuto o di danno per la propria e altrui vita) e gli eventuali primi rapporti sentimentali (se in modo superficiale, istintivo ed egoistico, o addirittura per vanità, oppure se già come una vera forma di amore, capace di superare l’egoismo e la pura istintività).

Ecco, fin quando la fede non investe ogni ambito della vita e non diventa criterio con cui vivere in modo nuovo tutte le cose (con quella decisione e nello stesso tempo pazienza di cui s’è detto), è ancora una fede astratta, inutile e destinata a perire o a rimanere in qualche “angolo” della vita; in questo modo non ci farà mai sperimentare la novità di Cristo e non ci salverà!

Questa ricerca del senso vero della vita e delle cose della vita, che ci si dischiude totalmente in Cristo, riguarda però anche la preparazione del futuro (v.scheda n.7), le scelte che un giorno la vita adulta richiederà di fare e che non si potranno improvvisare, pena l’essere banali o il seguire ciecamente le scelte di tutti. Essere giovani vuol dire allora anche e soprattutto preparare la vita adulta, prepararsi ad essere un uomo o una donna autentici, capire la verità ed impegnarsi a viverla. Un giovane, allora, pur vivendo il proprio presente (sia pur con quella esuberanza e talora spensieratezza tipica di questa età), se vuole edificare davvero la propria vita, deve pensare anche alle grande scelte della vita, incominciando a capire la verità di ciò che sarà chiamato a vivere: la famiglia, il lavoro, il denaro, l’impegno sociale, l’educazione dei figli; ma anche quale è la propria vocazione, cioè il particolare disegno di Dio sulla propria vita, per giungere alla santità e per la venuta del Regno di Dio.