Le virtù

La fortezza

 

Preghiera iniziale

Mandaci, o Signore, il coraggio,

il coraggio di agire, di agire senza temerità.

Mandaci, o Signore, il coraggio dell’iniziativa

e il coraggio della disciplina.

Mandaci, o Signore, il coraggio della continuità

e il coraggio di un costante adattamento.

Mandaci, o Signore, il coraggio

di sapere stare spesso soli

e di sempre ricominciare

con quelli che restano e con quelli che arrivano.

Mandaci, o Signore, il coraggio

di non irritarci anche in mezzo agli abbandoni

e di rimanere sempre padroni di noi stessi.

Mandaci, o Signore, il coraggio di trovare sempre

un po’ di tempo per meditare e pregare.

(L. F. Lebret)

 

0. Introduzione

Il Catechismo della Chiesa cattolica così si esprime: «La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene» (n° 1808). La parola fortezza suona un po’ strana, come una parola antiquata e tuttavia siamo coscienti che la realtà indicata da questa parola è molto attuale perché parlare della fortezza vuol dire parlare della paura, dell’ansia, dell’angoscia. Chi di noi non soffre nella vita quotidiana nel compiere il bene delle tentazioni di ripugnanza, di disgusto, di timidezza soprattutto in situazioni pubbliche o difficili. Quante volte non facciamo o non diciamo una cosa che riteniamo giusta per paura, per conformismo, per rispetto umano, per timore di quello che dirà la gente…

 

1. Cinque idee per capire

Noi possiamo essere forti, fermi, resistenti e coraggiosi solo a patto che riconosciamo di essere fragili, sia nel nostro corpo, sia nel nostro animo. Ciascuno ha dentro di sé un fondo di paura; tutti abbiamo qualcosa che ci mette a disagio e ci infastidisce. Spesso, nonostante lo sforzo di nascondere il guazzabuglio delle nostre insicurezze, non vi riusciamo. D’altra parte, se ci credessimo invulnerabili non riusciremmo ad essere coraggiosi; saremmo semplicemente spavaldi, spacconi, ma non saremmo forti nel senso cristiano e nel senso umano profondo: forte è colui che sa di essere debole! Il primo gradino della fortezza cristiana non è stringere i denti, ma prendere umilmente coscienza della nostra debolezza.

La madre di tutte le paure è la paura della morte che si esprime con la paura per tutto quello che in qualche maniera sembra messaggero della morte fisica: dolori, disgrazie, malattie. Noi abbiamo paura anche di tutto quello che è messaggero della morte di noi stessi come persone civili e sociali, cioè abbiamo paura delle umiliazioni, delle accuse, delle calunnie, della carcerazione, della solitudine, paure che spesso portano a forme moderne di malattia (esaurimenti, depressioni, etc.). La fortezza è la capacità di guardare a queste cose senza troppo panico, con fermezza in vista di un bene più grande, di una certezza più grande, di una forza più grande di noi. Perché resistiamo in queste cose? Perché appaia la potenza di Dio, perché la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; in noi opera la morte e tuttavia noi abbiamo fede. Comprendiamo l’importanza della fortezza cristiana perché nel percorso della nostra vita siamo esposti a questi timori e a queste paure; spesso, a causa di queste cose, siamo tentati di tralasciare il bene, di comprometterci. La fortezza è quella che ci fa guardare all’aiuto di Dio, al bene che siamo chiamati a compiere, alla forza che Dio ci dà.

Il martirio è la vittoria cristiana sulla paura della morte, «è – come scrive sant’Ambrogio – l’atto più tipico e specifico della fortezza cristiana». La disposizione al martirio non è qualcosa che è propria solo di qualcuno o di qualche tempo di persecuzione, ma è implicita nelle promesse e rinunzie battesimali. Questo pensiero ci può anche spaventare, ma ci può far comprendere quale passo sono le promesse battesimali: la promessa di aderire a Gesù e di rinunciare al male così da essere pronti a soffrire qualunque cosa pur di non essere infedeli a Gesù, pur di non rinnegarlo, pur di commettere un peccato grave. Da qui capiamo che la fortezza è una cosa molto grande, una cosa sovrumana, una grazia, un dono che riempie l’animo di pace, proprio là dove la paura umana rischierebbe di smarrirsi. È dunque da implorare ogni giorno con umiltà consci che noi non ce la facciamo con le nostre sole forze in un mondo segnato dal peccato originale, dalla paura, dal compromesso, dalla vigliaccheria.

La fortezza è abbandonarsi a Dio. Non è semplicemente una forma di audacia, uno stringere i muscoli, un chiamare a raccolta tutte le forze psicologiche e morali per compiere un atto eroico. La fortezza cristiana è anzitutto un abbandonarsi in pace a Dio e alla sua vittoria; è distensione del cuore e pace della mente. Beati noi quando avremo imparato davvero cos’è la fortezza cristiana!

È principalmente nel resistere alla tristezza che alcuni sono detti forti. La fortezza è resistenza alla tristezza, al tedio, all’accidia che vengono nel compiere il bene. Dunque oltre al caso massimo dei martirio c’è la quotidianità in cui bisogna resistere nel proprio dovere, nel proprio lavoro, nel fare il bene, malgrado tristezze, fatiche fisiche, psicologiche, malinconie, nostalgie. È resistere nel fare il bene anche quando ci sono dei nemici esterni: incomprensioni, maldicenze, strumentalizzazioni, calunnie. Questa fortezza ci è necessaria quanto mai oggi, in una società molle, flaccida, paurosa, in cui ci si spaventa di fronte alla prima difficoltà nello studio, nel lavoro, nella vita di coppia. Non c’è dunque bontà senza fortezza, non c’è giustizia senza capacità di resistere al logorio quotidiano. Ed è qui che si esprime la grandezza del cristiano, la sua magnanimità, cioè la capacità di sopportare per amore di Dio e con la grazia di Dio situazioni pesanti e ingrate.

 

2. Conseguenze

La fortezza è fermezza e costanza nel compiere la volontà del padre: quali i condizionamenti, gli incentivi, le modalità? Quali sono i condizionamenti negativi? È credersi forte, è credere che la fortezza sia stringere i denti, e quindi è mancare di fiducia in Dio e credere solo in se stesso.

Quali gli incentivi? La lectio divina, la meditazione biblica che è una cura quotidiana di fortezza. In particolare la preghiera dei Salmi.

Come coltivare la virtù della fortezza di fronte agli insuccessi, alla sofferenza, alla morte? È soprattutto di fronte alle difficoltà che si mostra la fortezza. Per coltivare la fortezza di fronte alla difficoltà della vita è necessario ringraziare Dio per i contrattempi della vita; cercare il senso delle difficoltà, degli intoppi, degli intralci: che senso hanno? perché Dio ha permesso questo per me? Dio certamente mi ama, quale messaggio d’amore c’è in questa difficoltà? Contemplare il crocifisso perché la fortezza è dono dello Spirito Santo che nasce dalla croce.

Questa virtù è particolarmente necessaria in un tempo come il nostro in cui si cercano dappertutto le facili vie d’uscita, i facili compromessi e si sfugge istintivamente da tutto ciò che comporta un po’ di sacrificio, di rinuncia, l’andare contro corrente. Senza la fortezza nessuno farà il bene sino in fondo e la nostra società diventerà una società di scontenti e di frustrati. La nostra salute viene minata quando manca la fortezza perché chi è debole e non si butta nella fortezza cristiana ma si lascia vincere dalla scontentezza, dalla divisione interna, chi crede di essere forte e perciò è ancora più debole rovina anche la sua salute fisica e psichica. È in Dio solo la nostra fortezza!

 

Domande

·     Tendo all’ingenuità di credere di farcela in tutto?

·     Mi lascio, al contrario, vincere dalle paure: quali?

·     Ho elaborato la noia? Oppure credo ancora nella vita spensierata e facile?