Le virtùLa temperanza
Preghiera inizialeLode a te, Signore, Spirito consolatore, dispensatore di ogni bene e di tutti i doni, uguale al Padre e al Figlio in gloria e potenza. Sei lo Spirito che desta i profeti e invia gli apostoli, doni ai martiri la perseveranza sino alla fine, ispiri la difesa ai testimoni di Cristo. Tu rendi intelligenti quanti ti cercano, richiami alla verità quelli che sbagliano, consoli quelli che soffrono e piangono. Tu calmi i forti e intenerisci i cuori duri, fortifichi i deboli e incoraggi i timorosi, curi i feriti e rialzi quelli che sono caduti. Tu ci vivifichi con i tuoi doni, ravvivi nei nostri cuori il fuoco del tuo amore, ci doni la sapienza delle cose del Padre. (Dalla liturgia di Bose)
0. Introduzione «Voglio una vita spericolata, voglio una vita come quella dei film, voglio una vita esagerata… voglio una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto, sì!». La celebre canzone di V. Rossi può essere il paradigma del nostro comune sentire di oggi e, d’altro canto, di che cosa non è temperanza. Temperanza è infatti parola fuori moda, quasi non più in uso nel vocabolario civile. Si tempera una matita, o l’acciaio, o i colori, o i cristalli. Ma anche noi abbiamo un temperamento che definiamo cattivo quando è pieno di difetti macroscopici e amiamo chiamare buono quando vi sono virtù apprezzabili. Così pure il clima è temperato allorché sono smorzati i rigidi freddi invernali.
1. Una società che iperstimola L’impressione della noia quando si parla di temperanza è sempre alla porta. Noia perché si accenna al limite, all’equilibrio, alla misura, alla moderazione. Noi preferiamo l’esagerazione, il consumo, la grandeur, la frenesia dei sensi e delle situazioni. Il comandamento assume l’aspetto antipatico della limitazione. La legge dice: «Non commettere adulterio»; Gesù, radicalizzando il dettato mosaico, interpreta così: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Matteo 5,28). L’uomo grossolano commenta: la legge è assurda, proibisce tutto, vorrebbe proibirci anche le forme più innocenti del compiacimento degli occhi. Grossolano appare questo commento, in quanto esso dimentica quello che invece sa bene ogni uomo che ama; egli vede come la sua compagna possa essere minacciata anche soltanto dagli occhi dell’estraneo. Quanto poi a precisare la qualità di questa minaccia, quanto a distinguere lo sguardo buono che ammira dallo sguardo cattivo per «desiderare», la legge certo non basta; ci vuole ben altro, da ricercare nello spazio della propria coscienza. Noi uomini d’oggi siamo abitualmente iperstmolati. Pubblicità e consumi sono i contrassegni delle società industriali avanzate. Ma è questa la ragione spesso della delusione e della frustrazione. La stimolazione esige soddisfazione, ma non sempre è disponibile o a portata di mano quel che può soddisfarci. Il desiderio, spesso, viene inibito: lo si aggiorna a miglior tempo, lo si rimanda. L’iperstimolazione spinge a consumare sempre più e comunque molto oltre quel che è opportuno e necessario. La conseguenza è una, la delusione o la violenza. La sessualità, per esempio, è cosa buona, ma l’iperstimolazione sessuale è ormai debordante in qualunque pubblicità, nel modo di vestire e di andare, nella vita insomma. Perché dunque chi non ha risorse personali adeguate, chi ha difficoltà nell’instaurare relazioni interpersonali feconde non dovrebbe essere tentato di conquistare a forza ciò a cui l’immaginario sociale costantemente lo invita?
2. La temperanza La temperanza è l’armonia e la bellezza. Il Catechismo la definisce «la virtù morale che domina l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati». Non si tratta di sterilizzare le pulsioni e i desideri ma di ordinarli. L’ordine non è piattume, il dominio di sé non è mancanza di vivacità e di fantasia. Crescere nella virtù della temperanza significa imparare a dominare i desideri senza lasciarsene dominare, ordinare le scelte e osservare le priorità, armonizzare i tempi e i momenti della giornata. Quali sono gli ambiti in cui si esercita la temperanza? · Moderazione nel mangiare e nel bere: ha a che fare con l’astinenza, il digiuno, la cura della salute. Si oppone agli eccessi dell’alcol e della droga. · Controllo degli istinti sessuali: la castità, la custodia dei propri sensi, degli occhi, della fantasia, dei gesti; significa il buon uso della televisione, delle letture, degli spettacoli. · Equilibrio nell’uso del denaro. È questo il tema dell’avidità, dell’avarizia e insieme dell’eccesso sfrenato nelle spese per i vestiti, per la casa, i divertimenti. · Moderazione nella ricerca di onore e successo; la temperanza è collegata con l’umiltà, la modestia, la semplicità del comportamento, contro l’arroganza e il gusto del potere. · Dominio dell’irascibilità: ci aiuta a dominare nervosismi, scatti d’ira, vendette, rabbie e cose simili. Ma vi sono anche altre manifestazioni, ben descritte da Tommaso che dice: evagatio mentis circa illicita est otiositas, somnolentia, importunitas mentis, inquietudo corporis, instabilitas, verbositas, curiositas. E in effetti lo svolazzamento importuno dei pensieri conduce l’immaginazione a fare sempre altro rispetto al proprio dovere, illudendo che altri siano i luoghi propizi per vivere bene; così ogni opera minaccia di rimanere incompiuta. L’inclinazione a sapere di tutto e di tutti, a discorrere senza fine, è alimentata dal difetto di consistenza della vita personale e di suoi impegni. Curiosità e pettegolezzo si concentrano sugli aspetti deteriori della vita altrui, nella ricerca di ciò che deve essere disprezzato, nella consapevolezza (presunta) di essere fatti di altra pasta! Così il fuggire è la tentazione di sostituire, con il semplice trasferimento di luogo, la ricerca più impegnativa di un altrimenti che non è questione di luogo ma di comportamento.
3. Praticamente La temperanza tocca la vita quotidiana tutta e la rende equilibrata, serena, capace di vero godimento, perché il dominio di sé è fonte di vero godimento anche sensibile, che permette di gustare le gioie della vita e di costruire la propria storia. È molto importante allenarsi con sacrifici (che piccoli) al dominio di sé, imparando a rinunciare a qualcosa.
Domande· Come penso questa virtù, in riferimento pure ai cinque ambiti indicati? · Quali danni vengono dalla mancanza di dominio di sé? · Quale rapporto fra temperanza e preghiera? |