Giugno 2010
Editoriale
Messaggio di Medjugorje
Cari
figli, Dio vi ha dato la grazia di vivere e proteggere tutto il bene
che è in voi ed attorno a voi e di esortare gli altri ad essere
migliori e più santi, ma satana non dorme e attraverso il modernismo vi
devia e vi guida sulla sua via. Perciò figlioli, nell'amore verso il
mio Cuore Immacolato amate Dio sopra ogni cosa e vivete i Suoi
comandamenti Così la vostra vita avrà senso e la pace regnerà sulla terra. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
25 maggio 2010
Editoriale
CORPUS DOMINI FRA SACRO E ”FLOREALE”
La
solennità del Corpus Domini (espressione latina che significa Corpo del
Signore), più propriamente chiamata solennità del santissimo Corpo e
Sangue di Cristo, è una delle principali solennità dell'anno liturgico
della Chiesa cattolica.
Venne
istituita l'8 settembre 1264 da papa Urbano IV con la Bolla Transiturus
de hoc mundo in seguito al miracolo di Bolsena; nacque però in Belgio
nel 1246 come festa della Diocesi di Liegi. Il suo scopo era quello di
celebrare la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia.
Fra
le tradizioni locali più significative della festa del Corpus Domini
c’è senza dubbio l’infiorata, un tappeto naturale costituito da petali
di fiori.
La
tradizione delle decorazioni floreali è nata a Roma nella prima metà
del XVII secolo come espressione della cosiddetta festa barocca. .
Si ritiene, infatti, che la tradizione di creare quadri per mezzo di
fiori fosse nata nella basilica vaticana ad opera di Benedetto Drei,
responsabile della Floreria vaticana, e di suo figlio Pietro, i quali
avevano usato "fiori frondati e minuzzati ad emulazione dell'opere del
mosaico" il 29 giugno 1625, festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di
Roma. Pochi
anni dopo, nel 1633, un altro quadro floreale venne realizzata da
Stefano Speranza, uno stretto collaboratore del Bernini. Oreste Raggi informa che, morto Benedetto Drei, fu proprio Bernini a succedergli, e che "da Roma quest'arte si divulgò".
La
prima infiorata allestita per la festività del Corpus Domini risale al
1778 (anno in cui vennero allestiti alcuni quadri floreali nella via
Sforza di Genzano) oppure al 1782 (anno in cui un tappeto coprì
l'intera via senza soluzione di continuo). Da allora le località in cui
si allestiscono infiorate in occasione nella ricorrenza del Corpus
Domini sono numerose, specialmente dell'Italia centrale, ma anche
dell'estero. Nel
1825 è realizzata la prima infiorata a Cannara, un piccolo centro
rurale ai piedi di Assisi, in occasione del sollenne arrivo in questa
terra del famoso simulacro della Madonna Nera di Loreto. Da allora
Cannara continua l'arte dell'infiorata in occasione della festività del
Corpus Domini insieme alla vicina località di Spello (di più recente
tradizione). Fra quelle fuori Italia merita di essere ricordata
l'infiorata dell'Orotava, nelle Isole Canarie, in quanto i quadri sono
ottenuti con la posa di erbe colorate, anziché petali di fiori. In
alcune località non italiane (per es., Kōbe, in Giappone) da qualche
anno si allestiscono infiorate sul modello di quelle tradizionali, ma
prive di legame con le festività religiose cristiane.
Alessio
Il Santo Padre
Benedetto XVI in portogallo insegna a sperare in Dio
Il
messaggio che viene da Fatima è un messaggio “consolante”, non di
paura, che parla di speranza in Dio. Di una speranza che va oltre gli
orrori della storia. Parlando di fronte a circa 30 mila persone il Papa
ha spiegato che quello affidato dalla Madonna ai tre pastorelli “è un
messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla
conversione, che si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori
della storia, per invitare l’uomo ad avere fiducia nell’azione di Dio,
a coltivare la grande Speranza, a fare esperienza della grazia del
Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell’amore e della pace”.
“Un’esperienza toccante e ricca di doni spirituali” così ha
descritto il Pontefice il suo viaggio in Portogallo, durante il quale,
ha confessato, si è “sentito spiritualmente sostenuto” da Giovanni
Paolo II, che per ben tre volte si è recato a Fatima, per ringraziare
la Vergine dopo l’attentato del tredici maggio in piazza San Pietro.
Benedetto XVI ha detto di essersi fatto “pellegrino con i pellegrini” e
di aver affidato alla Vergine le gioie e le sofferenze del mondo, come
pure la vita dei sacerdoti.
“In questa nobile Terra – ha continuato il Santo Padre –, come in ogni
altro Paese segnato profondamente dal cristianesimo, è possibile
costruire un futuro di fraterna intesa e di collaborazione con le altre
istanze culturali, aprendosi reciprocamente ad un dialogo sincero e
rispettoso”. Successivamente
ha rivolto ai giovani l'invito “ad essere docili all'azione dello
Spirito Santo”; parlando ai malati li ha incoraggiati ad accoglierlo
come Consolatore che li “aiuti a trasformare la sofferenza in offerta
gradita a Dio per il bene dei fratelli”;
mentre
ai novelli sposi, ha auspicato che la vita di ogni famiglia “sia sempre
alimentata dal fuoco dello Spirito, che è l'Amore stesso di Dio”. Per
essere più vicini ai fedeli e promuovere una maggiore testimonianza
cristiana, il Papa ha chiesto ai Vescovi di “programmare efficacemente
le risorse pastorali”, in particolare permeando ogni agente
evangelizzatore di “un vero ardore di santità, consapevoli che il
risultato deriva soprattutto dall’unione con Cristo e dall’azione del
suo Spirito”. In una società in cui la fede cattolica è spesso “un seme
insidiato e offuscato da 'divinità' e signori di questo mondo”, questa
potrà difficilmente “toccare i cuori mediante semplici discorsi o
richiami morali, e meno ancora attraverso generici richiami ai valori
cristiani”. Ciò che affascina, infatti, è soprattutto “l’incontro con
persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia
di Cristo, rendendo testimonianza di Lui”. A questo proposito, il Papa
ha confessato la sua “piacevole sorpresa” nel prendere contatto con i
movimenti e le nuove comunità ecclesiali portoghesi, incontrati nel
pomeriggio sempre a Fatima.“Osservandoli, ho avuto la gioia e la grazia
di vedere come, in un momento di fatica della Chiesa, in un momento in
cui si parlava di 'inverno della Chiesa', lo Spirito Santo crea
una nuova primavera, facendo svegliare nei giovani e negli adulti
la gioia di essere cristiani, di vivere nella Chiesa, che è il Corpo
vivo di Cristo”.
Gianluca
Tempo d’estate
ESTATE TEMPO DI VACANZE …… MA LO SPIRITO?
Finalmente
ci siamo!!! Dopo un lungo inverno freddo e piovoso sembra che il sole
stia entrando in punta di piedi nelle nostre frenetiche giornate e con
esso l’idea delle sospirate vacanze inizia ad essere un pensiero fisso.
In questo numero del “San Giuseppe” vorremmo proporre alcuni stralci di
una delle ultime udienze generali di Paolo VI° (5 luglio ’78) a
proposito delle vacanze estive affinché ci aiuti a trascorrere questo
periodo non facendoci dimenticare che la nostra fede non deve
andare mai in ferie.
Ecco allora cosa il Santo Padre ci suggeriva per trascorrere un periodo di ferie fecondo.
“Dobbiamo
ricordare che le vacanze, specialmente per chi entra o già gode della
maturità fisica, e avverte la potenziale ricchezza delle proprie
facoltà spirituali, hanno un’importanza grandissima, spesso decisiva,
per lo sviluppo intellettuale e morale dell’uomo. La lettura d’un
libro, l’assistenza ad uno spettacolo, il compimento intelligente d’un
viaggio, la nascita d’un’amicizia, ed anche, in certi casi,
l’esperienza d’una sventura o di una malattia, possono avere
un’efficacia pedagogica, che vale e talora supera quella della scuola
regolare. Noi qui ci limitiamo ad osservare che le vacanze non hanno
soltanto uno scopo utile e saggio per il ristoro e per lo sviluppo
delle forze fisiche, e neppure un’incomparabile virtù formativa
mediante il contatto sensibile col mondo fisico, che esse, le vacanze,
dispiegano davanti al soggetto umano, aprendogli come nuove le pagine
della natura, per la loro bellezza, per la loro estensione, per la loro
complessità, per la loro stessa terribilità, ma hanno anche uno scopo
spirituale. Quando mai l’uomo pensa in se stesso, quando si riconosce
persona, quando sfiora, per sentirne l’ebbrezza o il timore, la
profondità, la problematicità del proprio essere, se non nei momenti
liberi e solitari della propria coscienza? Le vacanze non sono soltanto
una bellissima pausa, che interrompe con un godimento fisico ed
esteriore la monotonia professionale del proprio lavoro, ma sono
altresì ed ancor più un incontro dell’uomo con se stesso, con la
propria esistenza. Di questo secondo aspetto del periodo di riposo e di
ristoro proprio delle vacanze, l’aspetto personale, l’aspetto
interiore, l’aspetto spirituale, vogliono dire una parola. Non per
appesantire le vacanze stesse, ma per aprire le loro finestre all’aura
dello spirito. Per esempio, e come capo primo. Non è forse questo
benedetto periodo di disimpegno dalle cento cose che assillano il
nostro animo il momento propizio per una riflessione fondamentale
sull’impegno della propria vita? ….. Capo secondo. Nel programma delle
vacanze non potrebbe inserirsi un momento, di due o tre giorni, di
raccoglimento spirituale? di riflessione? di ritiro spirituale?
d’un’escursione-pellegrinaggio a qualche santuario, o a qualche
convegno di preghiera, e diciamo pure, di penitenza? un momento di
rinascita? quanti ricordi superiori, quante promesse generose non porta
ciascuno con sé? inerti, dimenticate, smentite? e non potrebbero
rinascere e rifiorire questi istanti, profondamente personali, per la
vita di domani, e trasformare in essa la prosa piatta e volgare, in
poesia di forte energia e di bontà lietamente vissuta? E terzo. Ma
questo esigerebbe un discorso a parte. Le vacanze non sono forse fatte
anche per la lettura? Nei giorni piovosi, quando le escursioni sono
impedite, o nei giorni di sosta, postumi alle grandi passeggiate, un
libro, un buon libro non riempie forse bene questi margini di vacanze?
Sì, un libro buono e di facile lettura è un amico che può dare alle
vacanze un valore nuovo. Ma purché davvero sia un amico, cioè un libro
che offre grato riposo alla mente e fertile semente di sani, gradevoli
e corroboranti pensieri. Pur troppo il mercato dei libri non è sempre
conforme ai bisogni dello spirito, anzi...! ma cerchiamo di scegliere;
oggi la scelta è possibile”.
Andrea
Corpus Domini
Corpus Domini: un giorno dell’anno, oppure tutti i giorni dell’anno?
La
festa del Corpus Domini venne istituita nel 1264, il suo scopo era, ed
è quello di celebrare la reale presenza di Cristo nell’eucaristia.
L’Ostia
consacrata è il più grande tesoro della Chiesa, è preziosa per noi
cristiani, che sappiamo vedere in quel piccolo pezzo di pane l’amore
immenso di Dio.
Tali
sentimenti sembrano radunarsi in un giorno solo, la festa del Corpo del
Signore, dove l’ostia consacrata viene portata in processione,
racchiusa in un ostensorio, per la pubblica adorazione, e tale festa in
alcune località, tra cui San Cesareo, viene accompagnata
dall’infiorata, che rende la giornata ancora più bella e memorabile. In
questo giorno si crea un clima di forte comunione spirituale fra tutti
quelli che volgono il loro cuore a Cristo.
Una
volta finita la processione, dopo che i petali non copriranno più le
strade del paese, per rivivere un momento simile di contemplazione del
Signore, si deve aspettare un intero anno, una nuova infiorata? Ciò
sarebbe vero solo se l’eucaristia fosse un rito isolato, ma sappiamo
bene che ciò non è così, perché nella nostra vita di fedeli niente è
fine a se stesso, ma ogni cosa è parte di quel grande meccanismo che ci
avvicina a Dio, che ci fa essere veramente suoi figli, e ci porta verso
la santità. Ciò è ancor più vero se si parla del Corpo di Cristo, Pane
di Vita, cuore della nostra cristianità: la sua contemplazione non può
limitarsi ad un singolo giorno dell’anno, non può essere un semplice
rituale che si deve eseguire per tradizione o abitudine, ma deve essere
parte di noi, della nostra vita da “coloro che amano il Signore”. La
nostra parrocchia ci aiuta offrendoci la possibilità dell’adorazione
perpetua, in cui ci si trova a tu per tu con Gesù, ed in solitudine
apriamo il nostro cuore a Lui, ma l’adorazione non è solo all’interno
della Chiesa, è anche al suo esterno ogni giorno dell’anno, con la
nostra preghiera, amando i nostri fratelli, cercando di adorare il
Signore anche con gli atti concreti.
In
tal modo prepariamo il nostro cuore al Corpus Domini, una festa che
rappresenta la festosa conclusione di un anno passato ad amare Gesù
nella nostra quotidianità, e l’inizio splendido di un nuovo anno di
adorazione giornaliera.
Essa
è la gioiosa esplosione di quell’adorazione continua, dentro e fuori la
Chiesa, che facciamo ogni giorno dell’anno, tutti i giorni dell’anno.
Anna
Tempo d’estate
FAMIGLIA E TEMPO LIBERO: FINITE LE SCUOLE, COME TRASCORRERE IL TEMPO LIBERO NELLE FAMIGLIE? (senza scarpe!)
Mi
ricordo che da piccola tanti miei compagni di scuola, finite le
lezioni, andavano al mare con la mamma, o alla casa in montagna con i
nonni. Insomma tutto girava intorno alle vacanze di quei ragazzi. (Io,
abitando in campagna e andando a scuola in città, spesso d'estate
rimanevo a casa e queste erano le mie vacanze. Qualche anno però sono
andata al lago di Vico dalla nonna).
Oggi
che lavoro e che le ferie sono davvero contate (ferie che nel corso
dell'anno vanno a coprire anche le malattie dei piccoli) cerco di
barcamenarmi con mio marito per incrociare i giorni di riposo e fare in
modo che almeno per un breve periodo questi possano coincidere:
finalmente tutti a casa e tutti insieme!
Sì,
tutti a casa e tutti insieme: dove? Riuscire a far coincidere anche il
portafogli non sempre è possibile! Quest'anno forse ce la caveremo con
qualche giorno nella casetta di famiglia in Abruzzo: bisogna cucinare e
rifare i letti, ma almeno si respira un po' d'aria buona tutti insieme.
E
che faremo? Oltre alle classiche dormite per recuperare le forze e alle
mangiate 'sane' per sostituire il terribile panino quotidiano di questo
inverno o le pietanze un po' plasticose della mensa, con i bambini che
ci inventiamo?
Si
è pensato questo: passeggiate (anche nel paesino che ci ospita, senza
stancare troppo i muscoli intorpiditi dalla scrivania e dai banchi),
gite culturali di mezza giornata con pranzo al sacco, qualche
escursione naturalistica (ci sono quelle grotte là che non abbiamo
ancora visto...),forse il parco acquatico con gli scivoli d'acqua.
E
tutti gli altri giorni di vacanze? A parte che basta poco per perdersi
nella bellezza della natura che ci circonda anche qui a San Cesareo,
nei boschi e nelle colline verdi, nelle giostre delle rondini che ti
volano davanti al naso quando ti affacci al terrazzo, il tempo dei
giorni di riposo va salvaguardato dalla monotonia dell'anno (scolastico
e lavorativo) passato.
Va
reso fecondo e reso silenzioso, e non solo perché ci mettiamo alle
orecchie le cuffie dell'I-pod e non parliamo (ma dondoliamo la
testa...): proprio reso silenzioso di intimità di famiglia.
Prometto
che mi sforzerò di non urlare al piccolino che tuffa le manine nel
piatti di minestrina ormai fredda, che non strillerò il più grandicello
se non vuole lavarsi i denti, prometto che non ingaggerò lotte
intestine col marito per arrivare a dire “guarda, caro citrullo, che ho
ragione io”. Quest'estate voglio impegnarmi a lasciare fuori casa le
sovrastrutture dell'inverno di lavoro, della corsa all'arrivismo. Come
d'estate si sta tutti in ciabatte, così voglio che le scarpe
pretenziose e scomode della quotidianità stiano fuori, sullo zerbino,
nei giorni di riposo. E noi, tutti in ciabatte, riusciremo a camminare
anche piano però comodi, senza correre perché altrimenti le ciabatte
volerebbero via.
Piano
piano ci ritroveremo a ridere e chiacchierare tutti assieme, a pregare
assieme, a trovare un po' di fresco nella chiesetta di campagna. Magari
riusciremo a leggere favole ai bimbi che ce le hanno chieste tutte le
sere di quest'inverno e noi troppo stanchi non siamo riusciti ad
accontentarli. Magari potremo finire i compiti delle vacanze con loro:
dai temi meno fantasiosi, agli esercizi di matematica che proprio non
ci viene la soluzione (e le figuracce coi figli sono in agguato).
Magari potremo riaprire la Bibbia, che se ne sta tutto l'anno lì sul
leggio in bella mostra o sul comodino e ci guarda passare, ma mai
qualcuno che si ferma a sfogliarla. Magari potremo riuscire a imparare
il Salmo 8 che parla dei pesci che “percorrono le vie del mare”, o a
insegnarlo ai bambini.
Magari
davvero senza scarpe impostate e scomode, ma con le semplici ciabatte
di tutti i giorni potremo quest'estate provare a rivivere la semplicità
della nostra famiglia. E se proprio il figlio o la figlia non resistono
e devono andare in discoteca acchittati, truccati e profumati (anche
troppo) e si metteranno le solite scarpe scomode ma alla moda,
pazienza: noi qui a casa preghiamo per loro e guardiamo la luna che
illumina il lettone con le nostre ciabatte a terra.
Una mamma di San Cesareo.
Medjugorie
Il festival dei giovani a Medjugorie
Medjugorie
ormai è conosciuto come quel paesino della Bosnia-Erzegovina, dove
appare ancora la Madonna, luogo di pellegrinaggio ambito da molti
fedeli dove avvengono numerosissime conversioni. In realtà non è solo
questo, è molto di più. Oltre ad essere un luogo dove si avverte una
pace mai provata prima d’ora, è un luogo dove la gente riceve una
forza e un coraggio nuovi nel loro cammino di fede e dove,
sembrerà strano, accorrono ogni anno migliaia di giovani. Nella prima
settimana di agosto infatti si svolge un incontro internazionale di
preghiera, il cui programma inizia al mattino alle ore 9.00 con la
preghiera a cui seguono canti e testimonianze molto toccanti. Alle
18.00 viene recitato il rosario in tutte le lingue del mondo e a
seguire, nucleo centrale della giornata, viene celebrata la Santa Messa
da più di 500 sacerdoti. Durante tutta la giornata sono presenti
centinaia di confessori a disposizione. È un evento meraviglioso.
Andarci significa rinnovarsi e ricevere una grande carica per quando si
torna a casa. È sorprendente infatti vedere tutti questi giovani
insieme che trasmettono così tanta
gioia.
È un esperienza che ti cambia o che quantomeno ti invita a riflettere e a pensare:
molti
giovani vivono lasciandosi vivere, sono spenti, già stanchi della vita
e si rifugiano nella droga, nell’alcool, nel sesso e in tutte quelle
false felicità che lasciano in loro un vuoto ancora più grande. Al
festival sono presenti anche questi. Non ci sono solo “bravi ragazzi
cristiani” che vanno in chiesa come qualcuno potrebbe pensare, anzi,
Medjugorie è piena di ragazzi feriti dalla vita, dalle loro famiglie,
che hanno toccato il fondo, che hanno visto le tenebre, che sanno cos’è
l’inferno, l’hanno vissuto nella loro vita quotidiana. Ma dopo le
tenebre c’è sempre la luce, dopo la morte c’è sempre la risurrezione,
per cui sono rinati. E sono stati proprio questi giovani ad insegnare a
noi “cristiani” cos’è la vera gioia.
Cecilia
Parrocchia
Il malato
I
cristiani sappiamo bene che il malato, chiunque sia, è un’icona del Dio
in cui crediamo. Da questo mistero nascono per noi i diritti umani e il
riconoscimento di tali diritti. E così possiamo affermare che quando si
difende e protegge la vita umana, stiamo difendendo i principi
fondamentali della stessa vita, n, radicati nel Dio della vita, nel Dio
di Gesù Cristoel Dio in cui crediamo, speriamo e amiamo. Questa realtà
è più forte ancora nei più indifesi, nei più poveri, e non c’è povertà
più grande, e alla quale siamo sottomessi tutti gli essere umani, che
la povertà della malattia, del dolore, della stessa morte. Cosa fare
con questa realtà? Dobbiamo lottare con tutte le nostre capacità per
cercare di sradicare questi mali, e se non possiamo farlo, allora
cercare di trarne tutto il frutto possibile. Ricordiamo le pagine del
vangelo: sono stato malato e sei venuto a trovarmi, è una pagina
cristologia del vangelo. Quando si è vissuta in carne propria
l’esperienza della malattia o nelle persone più vicine al n ostro
cuore, sappiamo bene che ci si avvicina di più a Dio se vissuta con gli
occhi della fede, della speranza, dell’amore. Quello che non possiamo
con le nostre forze, lo possiamo con l’aiuto di Dio, con la forza dello
Spirito paraclito, il consolatore. Rispondiamo alla domanda del Signore
Gesù: potete bere il calice che io devo bere? Possiamo! Con il tuo
aiuto Signore! E Tu, amico infermo, fratello, ti ricordo ancora
una volta che con l’offerta della tua sofferenza unita alla sofferenza
di Cristo, puoi collaborare alla salvezza di tanti. Puoi vivere la
comunione dei santi che proclami nel credo, offrendo il tuo dolore. In
quest’anno sacerdotale ricorda nella tua offerta i sacerdoti, in
particolare quelli della tua parrocchia. Ricordo anche che accanto al
malato ci sono poi alcune persone che soffrono tanto come lui o forse
un po’ di più davanti all’impossibilità di alleviare il dolore dei
propri cari o di chi li è stato affidato. Diamoci da fare per
riscoprire il senso salvifico della malattia e del dolore. Cristo ci
rassicura.
P.Luis Alfredo
Cinema
LA NOSTRA VITA
Claudio
è un operaio edile trentenne che lavora nei cantieri della periferia
romana e vive con la moglie Elena e i due figli, in attesa del terzo.
Gran lavoratore e marito devoto e innamorato, rimane sconvolto e
impreparato dalla morte che raggiunge la donna, proprio mentre sta
dando la vita al piccolo Vasco. Incapace di fronteggiare il dolore, si
mette in testa di dover risarcire i figli, dandogli tutte quelle cose
che, se non altro, si possono comperare. Si infila così in un affare
più grosso di lui, dalle ripercussioni economiche e morali.
Daniele Luchetti non è tra i registi più prolifici del nostro panorama,
ma quando parla lo fa con qualcosa da dire, con una formula di regia da
sperimentare, con una curiosità sincera da soddisfare prima ancora per
se stesso che per il pubblico.
Con La nostra vita, titolo troppo grande o troppo piccolo, a seconda
della prospettiva, va a guardare il mondo delle nuove borgate romane
(ma non solo): quei conglomerati di recente costruzione, esclusi dai
servizi culturali della città ma abitati dalle giovani famiglie, dai
bambini, luoghi tutt'altro che tristi o ignoranti. Sugli abitanti di
questo mondo, molto più “persone” che “personaggi”, e sugli immigrati
con cui dividono l'ambiente di vita e di lavoro, lo sguardo di Luchetti
è fermo, non solo apregiudiziale ma empatico, onesto, forse ottimista.
.
Nulla,
dei macrodifetti del cinema italiano borghese, pare riguardarlo. Eppure
la squadra al lavoro è quello, alla sceneggiatura ci sono sempre Rulli
e Petraglia (sempre bravi, certo, ma sempre loro), alle musiche
Piersanti, alle scenografie Basili. Professionisti evidentemente in
grado di lavorare vario e meglio, se messi nelle condizioni.
Il film di Luchetti può conquistare o meno, per esempio la performance
di Elio Germano, così improntata al massimo del realismo psicologico, è
sempre ad un passo dal finire sopra le righe e dal rivelare la
recitazione anziché cancellarla, e il film soffre un poco del fatto di
essere un film su un personaggio più che su una storia, ma non
c'è dubbio che segni un punto e a capo. Forse non è ancora un nuovo
inizio, ma è certamente un film di transizione, che di una nuova
modalità mette le basi e rispetto al quale non sarà più facile fare
come se niente fosse i film di prima.
Fonte www.mymovies,.it
Avvisi Parrocchiali
Attività parrocchiali
Recita del Santo Rosario
Ogni giorno alle ore 7,00
Sabato, Domenica e festivi ore 7.30
Santo Rosario: gruppo San Pio
Lunedì ore 16.00
Adorazione Eucaristica
Dal Lunedì al Sabato dalle ore 6.00 alle ore 23.30 inoltre il lunedì e il venerdì Adorazione Notturna
Coroncina della Misericordia
Dal Lunedì al Sabato ore 15.00
Incontro gruppo catechisti
Lunedì ore 19,00
Incontro comunità Gesù Risorto
Lunedi ore 19.30
Incontro Gruppo Giovanissimi
Martedì ore 18,00
Incontro Gruppo Giovani
Martedì ore 21.00
Incontro comunità Neocatecumenale
Martedì ore 21,00 la Parola di Dio
Sabato ore 20,00 cel. Eucaristica
Incontro Azione Cattolica Adulti
Venerdi ore 16
Incontro gruppo fidanzati
Venerdì ore 20,00
Prove coro adulti
Venerdì ore 21.00
Comunione ai malati
Tutti i venerdì
Confessioni
Ogni giorno mezz’ora prima della S. Messa
Sante Messe Domenicali
Ore 8.00, 10.00, 11.30 e 18.30
Feriale: 18.30
Adorazione gruppo famiglie
Martedì e Mercoledì ore
19,30
in famiglia
Giovedì ore 20
in chiesa
Venerdì ore 20,00
nelle case dei single
Programma Emittente Parrocchiale:
· Ore 6,45: Santo Rosario;
· Ore
8.00 (Lun e
Sab):
Lodi e Adorazione Eucaristica;
· Ore
15.00:
Coroncina della Misericordia;
· Ore
18.00: Santo
Rosario;
· Ore
18.30:
Santa Messa;
· Giovedì
Ore 18.00:
Adorazione Eucaristica;
· Ore 8.00, 10.00, 11.30 e 18.30: Sante Messe Domenicali
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