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I giorni del Buon Pastore

Parrocchia - 01 Mag 2021

Carissimi fratelli e sorelle di Rovello,
come ogni anno, anche quest’anno la liturgia della quarta domenica di Pasqua presenterà l’appassionato discorso dove Gesù, in piena polemica con la classe dirigente d’Israele, si presenta come “il buon pastore”, ossia come colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire la sua stessa vita.

Pastore contro mercenario…

La differenza tra essere il pastore o essere il mercenario è che il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita, mentre il mercenario lo fa solo per interesse personale o per denaro, ed è quindi logico che nel momento del pericolo abbandoni le pecore al loro destino. L’evangelista per indicare il pericolo usa l’immagine del lupo che “rapisce e disperde” le pecore. A guardarle bene, l’opera del lupo è congeniale all’atteggiamento del mercenario. Ad ambedue, infatti, interessa solo il proprio tornaconto, la propria soddisfazione, il proprio guadagno e non quello delle pecore; dobbiamo purtroppo constatare la triste e crudele alleanza tra lupi e mercenari, tra gli indifferenti e coloro che cercano solo di trarre vantaggi personali da tali sbandamenti.

Gesù è il vero Pastore: perché?

Purtroppo noi diciamo tante parole, ma spesso non abbiamo l’esperienza del dolore vero. Ma perché Gesù è il vero pastore? Perché “non ha difeso il suo privilegio di essere uguale a Dio, ma si è fatto solidale con l’uomo, fino a prendere la figura di schiavo”. Conoscere comporta un coinvolgimento totale, che arriva fino a dare la vita, espressione ripetuta per ben quattro nel brano del Vangelo di Giovanni. Noi sappiamo cosa significano queste parole nell’esperienza umana di Gesù. In esse c’è tutto il dramma della sua passione e della morte in croce, affrontata per rimanere fedele alla sua vocazione di servizio, per stare vicino agli uomini più poveri, più deboli, più indifesi.

Dare la vita: cosa significa per noi?

Non ci manca davvero una grande ispirazione. ”Dare la vita”, in concreto, per noi, significa dare la nostra disponibilità, il nostro tempo, i nostri soldi, significa sacrificare qualche nostro progetto di fronte a urgenze più serie di altri. In altre parole: un amore che non si fermi alle parole. Quando i credenti, quando la nostra comunità, sia pure con i propri limiti, saprà ispirarsi di più al modello di umanità e di servizio che ci offre il Vangelo, la nostra fede sarà più credibile per tanti uomini e qualche cosa comincerà a cambiare attorno a noi.

Il gesto di una comunità

Ecco perché, come Parroco, ho deciso di collocare la statua di Gesù Buon Pastore - che trovate esposta questa domenica a fianco dell’altare e che benediremo domenica 25 aprile alla S. Messa delle ore 10.00 - nel giardinetto antistante la porta della nostra chiesa, che si affaccia su via Dante: perché chiunque passi, rovellese e non, si ricordi di essere stato amato fino alla fine proprio dal bel Pastore. Solo lui è colui che ci guida e ci condurrà verso i pascoli erbosi del cielo.

Un ricordo per i nostri defunti, in tempo di Covid

Grazie a coloro che vorranno aiutarci nella collocazione di questa statua, ma sopratutto nel ristrutturare la porta della chiesa (che dà su via Dante) che mi piacerebbe fosse chiamata “porta del cielo”. Abbiamo istituito un legato presso la curia arcivescovile di Milano che prevede la celebrazione di una S. Messa per 25 anni a tutti coloro che vorranno ricordare i propri cari (in modo particolare per i morti a causa della pandemia o per coloro che non hanno avuto la possibilità di avere un funerale). Per i legati potrete rivolgervi direttamente a me, alla segreteria parrocchiale o mettendo le vostre offerte in fondo alla chiesa nell’apposita cassetta, indicando nome e cognome del defunto/a.

Sono certo che la generosità dei rovellesi, anche in questa occasione, non mancherà!

Un grande abbraccio.
Il vostro Parroco
don Fabio


Le immagini della benedizione - 25 aprile 2021, IV domenica di Pasqua, del Buon Pastore.