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DIARIO
DI UN PELLEGRINAGGIO 31
agosto -
Gli ultimi saluti e si parte. Qualcuno ha già visto qualche luogo della Toscana
e dell’Umbria, ma viaggiare è sempre scoprire qualcosa di nuovo, rivedere
paesi già noti rilevando altri aspetti. Siamo appena fuori Milano che già
viene organizzata una lotteria sul pullman con ricchi premi in palio, ma il
bello è il clima di festa e d’affiatamento che si crea. Un
temporale ci accoglie prima di arrivare a Massa, ma non importa, strada facendo
il parroco ha pronta una sorpresa: una breve fermata a Lucca e così, incuranti
dell’acquazzone, tutti compatti si va al Duomo di San Martino. Il
pomeriggio è dedicato a Pisa, a quella meraviglia che è il “Campo dei
miracoli”, con la Torre, il Duomo, il Battistero, e il Camposanto. Poi
facciamo un giro per la città: piazza dei Cavalieri, S. Michele in Borgo, e il
Lungarno. La sera, dopo aver atteso con fiducia la fine di un altro temporale,
torniamo a vedere la Piazza del Duomo illuminata artificialmente come da una
luce lunare. E, intanto, il cielo si va riempiendo di stelle. 1
settembre - È
una giornata splendida, cielo terso e leggero vento, e la prima meta oggi è la
Certosa di Pisa a Calci. Ammiriamo l’abilità e la sapienza dei certosini che
qui come in altri luoghi (Pavia, Padula, ecc.) hanno costruito monasteri che
sono opere d’arte ed al tempo stesso luoghi di preghiera e lavoro, lode e
meditazione. Mentre si viaggia verso Volterra e san Gimignano lo sguardo corre
lungo le colline toscane: paesaggi infiniti, casolari isolati, filari di viti,
viali fiancheggiati da cipressi, i colori della terra di Siena, l’alternarsi
di distese di verde, di boschi, di campi, di terra incolta, luoghi che il mondo
c’invidia. E d’improvviso, dopo una curva appaiono le città, che chissà
com’erano un tempo, così costruite per difesa sulle cime delle colline, con
le loro torri che erano case d’abitazione ed anche simbolo della potenza delle
famiglie che le possedevano. Chissà com’era la gente che ci viveva e che ci
ha lasciato tutte queste bellissime opere, quante storie di vita tra queste
mura. Ultima tappa della giornata la chiesa ed il convento francescano di san
Lucchese, vicino a Poggibonsi, per celebrare la S. Messa. Al termine tutti
diventiamo collaboratori di Renato, l’autista, per aiutarlo a far manovra per
uscire da un posteggio. 2
settembre – Oggi
andiamo a Siena. E’ una città viva, ricca di tradizioni e di storia e anche
solo a sostarvi per un giorno ci si sente prendere dalla sua vitalità e dallo
spirito contradaiolo dei suoi abitanti. In
Piazza del Campo stanno già preparando un palio straordinario, parte di essa è
già coperta dalla terra su cui correranno i cavalli e stanno montando le
impalcature per le gradinate ove starà il pubblico, così per accedervi
passiamo sotto i ponteggi. Ma ne vale la pena. Siena è unica: ci sono il duomo,
il battistero, la biblioteca Piccolomini, la chiesa di san Domenico, dove si
ricorda Santa Caterina, il Palazzo Pubblico, l’assetto urbanistico che ruota
attorno a tre strade principali: era una tappa importante della Via Franchigena,
quanti pellegrini diretti a Roma l’avranno attraversata nei secoli. Dopo 700
anni dal primo giubileo, anche noi pellegrini del 2000, ci ritroviamo a
ripercorrere i loro stessi passi. Il pomeriggio siamo a San Galgano, una vera
sorpresa, una chiesa slanciata verso il cielo aperto, unica. Mentre il parroco
racconta la storia dell’abbazia, si guarda il “tetto”, cielo azzurro e
nuvole spinte dal vento, e ci si sente portar via lontano, su in alto,
nell’immensità. Poi
tutti insieme per una foto ricordo: spazio ai fotografi del gruppo che
richiamano tutti all’ordine e all’immobilità. La S. Messa stasera si
celebra nel duomo di Colle Val d’Elsa, così si cammina anche per questa
piccola e graziosa città circondata dalle mura. 3
settembre - E’ domenica e vogliamo ricordarlo in
un modo diverso. Visitiamo l’Abbazia di Monte Oliveto. Poi restiamo per la S.
Messa, concelebrata da ventotto sacerdoti, e accompagnata dal canto dei salmi.
Il programma del pomeriggio è ricchissimo, perché la Toscana ha un patrimonio
culturale unico al mondo, nato dall’XI al XVI secolo, soprattutto per l’arte
di costruire le città. E allora si parte: Pienza, città rinascimentale voluta
da Papa Pio II, la cui vita è ricordata dai dipinti della biblioteca
Piccolomini di Siena, poi S. Quirico d’Orcia, graziosa cittadina tutta
imbandierata, poi uno sguardo a Montalcino. E qui comincia l’avventura:
complice un cartello mal collocato, per raggiungere l’Abbazia di
Sant’Antimo, isolata nella campagna, imbocchiamo una strada sterrata che
sembra non finire mai (pensiamo agli antichi pellegrini che vi andavano a piedi,
noi per fortuna seduti in pullman), e ci vuole tutta l’abilità e la pazienza
del buon Renato per portarci a destinazione. Alla fine siamo premiati dalla
visione di una chiesa romanica, della quale tutti lodano lo splendore, e,
gradita sorpresa, un coro tedesco, in gita turistica, vi improvvisa
l’esecuzione di due canti. Sostiamo incantati ad ascoltare: sarà così anche
in paradiso? Ma
la giornata non è finita, il programma va rispettato, ampliato se possibile, ma
non si deve saltare niente, su questo qualcuno non transige: c’è ancora la
sosta ad Abbadia San Salvatore, dove visitiamo l’Abbazia cistercense e
soprattutto la sua magnifica cripta dell’VIII secolo, suggestivamente
illuminata, e poi arriviamo a Todi a tarda sera. 4
settembre - La
giornata si annuncia tranquilla, le tappe oggi sono Todi e Orvieto. Ma se ci si
sposta solo per brevi tratti con il pullman, in compenso si cammina abbastanza.
La nostra guida, che come sempre tranne poche città, è il parroco, dopo la S.
Messa nel duomo, ci fa visitare Todi e si diverte ogni tanto a fare domande per
vedere se i suoi “seguaci” sono stati attenti. E loro infatti lo sono
sempre. Nel
pomeriggio siamo ad Orvieto. L’imprevisto ci attende: dato che i pullman
devono fermarsi fuori delle mura, ci avviamo alla funicolare, ma proprio oggi è
ferma per manutenzione. E allora tutti sul bus di città. Arrivati in Piazza del
Duomo, mentre ne ammiriamo la splendida facciata gotica comincia a piovere. Ma
il gruppo ormai abituato a superare ogni difficoltà, tenace nel raggiungere le
sue mete, anche sotto la pioggia, non perde l’occasione di visitare Orvieto, e
quando lasciamo la città nel cielo appare l’arcobaleno. 5
settembre
–
Entriamo nel cuore dell’Umbria con le sue città e la gente ferite dal
terremoto. E poi le colline umbre, verdissime, rigogliose, paesi abbarbicati
sulle cime dei colli, dove il tempo sembra essersi fermato secoli fa, dove
l’arte si intreccia al paesaggio, la comunione tra natura e uomo è qualcosa
di palpabile. I luoghi da visitare sono tanti: Spoleto, dove per l’occasione
è aperta solo per noi, nonostante sia giorno di chiusura settimanale (ma 2000
anni fa Qualcuno disse “Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà
dato…” e allora perché non osare?), la basilica di sant’Eufemia; Foligno
che è ancora tutta un cantiere, tranne il Duomo e palazzo Trinci, Montefalco,
ma qui siamo un po’ sfortunati perché la pinacoteca è in parte chiusa per
restauri; l’antico borgo di Spello, con la cappella Baglioni ed infine Bevagna
con la caratteristica Piazza Silvestri d’epoca medioevale. La sera giungiamo
ad Assisi, la meta, con la basilica di san Francesco restaurata per il giubileo,
la nuova illuminazione, l’incanto della piazza della basilica inferiore, delle
stradine, del duomo. La sera è bello fare un giro per la città che ha
un’atmosfera particolare e abbiamo anche la fortuna di ascoltare un brano di
un concerto nella basilica superiore. Anche qui ci si chiede come sarà stata
Assisi ai tempi di Francesco e Chiara: due persone che si sono fatte povere per
amore di Dio, quanto è costata questa scelta, quante volte avranno avuto di
dubbi e quanto avranno combattuto per continuare ogni giorno ad avere fede. 6
settembre - Si
va a Perugia e poi a Gubbio. Della prima colpisce l’ottima utilizzazione degli
spazi delle mura, al cui interno sono stati ricavati passaggi, centri
informazioni, bar, librerie, scale mobili per facilitare ai turisti l’accesso
alla città, poi i Collegi della Mercanzia e del Cambio, la chiesa di san
Pietro, di Gubbio l’aspetto di città medioevale che domina dall’alto la
conca eugubina, ed il vasto panorama che si gode dalla Piazza della Signoria. La
sera si va a vedere il musical “Francesco”, molto coinvolgente, ben fatto,
che ci ha fatto emozionare, e tornare a casa cantando “Quando scende il sole e
tutto si fa nero solleva gli occhi al cielo”. 7
settembre
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I giorni corrono e siamo quasi alla fine. Oggi è dedicato ad Assisi: di mattino
la visita e il pomeriggio l’incontro festoso con il gruppo della fiaccolata e
la Messa in santa Maria degli Angeli. 8
settembre
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La mattina si accende la fiaccola, questa luce nelle mani e negli occhi di
Silvia, mentre il frate ci invita ad illuminare la nostra realtà quotidiana. Il
tempo per le foto, per formare due cordate attorno alla fiaccola che si avvia,
l’arrivederci a domenica per la messa al campo dell’oratorio, l’atto
finale del pellegrinaggio e della fiaccolata. Dopo
le strade si dividono. Visitiamo La Verna e Camaldoli e, tra queste foreste, si
resta affascinati dalla sensazione di lontananza dalle cose terrene che si
respira in questi luoghi, ancora permeati dallo spirito di san Francesco,
saliamo al Passo dei Mandrioli, col suo paesaggio mozzafiato, e torniamo a casa.
I
luoghi visitati sono stati tanti, stupendi, ma è bella anche la simpatia e la
complicità che si crea tra tutte le persone che partecipano ad un viaggio,
perché è ognuna di essa che con la sua originalità (chi è stata chiamata a
far parte delle Blue Belles, chi sale scale mobili al contrario, chi si infila
in tutti i vicoli e portoni pur di vedere tutto, e non si capisce come faccia
talvolta ad arrivare prima, chi di sera sfila lungo i corridoi per mostrare gli
ultimi modelli dell’alta moda rovellese, chi si trasforma nel fantasma
dell’albergo, chi davanti ad ogni opera d’arte, sia essa edificio o dipinto
esclama, “che splendore”, con il gruppo che fa eco, il nutrito gruppo dei
fotografi, chi prende appunti per tenere un diario di viaggio, chi con mano
sapiente e tanta disponibilità da anni organizza viaggi) che ha contribuito a
costruire una piccola comunità. Quando
è il momento di salutarci l’emozione ha il sopravvento, gli abbracci sono
calorosi, la malinconia prende tutti, rimane il ricordo di giornate serene,
delle bellezze ammirate, dei sorrisi scambiati, delle persone che c’erano.
E’ il tempo di raccontare a casa, a chi non c’era, ciò che si è vissuto in
quei giorni, di ricordare attraverso le foto e una breve cronistoria. Beatrice
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