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13 - MOSE' E IL FARAONE                          
14 - L'ESODO

Osamu Dezaki

Tezuka Productions Co., Osamu Tezuka, Seya Shinji

Yoshimura Masateru, Sugino Akio, Kobayashi Junji, Shimada Hideaki

Okada Kazuo, Saito Masami

Hattori Katsuhisa

Luciano Scaffa, Guerrino Gentilini 

Rete italiana Rai Uno

Elle Di Ci

24, 24 min.

V-20007

Mosè e il faraone   (Esodo cap. 5-14)

Mosè e suo fratello Aronne giungono così in Egitto. Durante la notte chiamano a raccolta gli anziani d’Israele e ad essi il profeta mostra il potere che Dio gli ha donato. Trasforma infatti, davanti ai loro occhi, un bastone in serpente.

Il giorno dopo compie lo stesso prodigio in presenza del faraone che però non sembra intimorito e ordina ai propri maghi di fare altrettanto. Come per rispondere alle richieste di Mosè il tiranno ordina che le fatiche degli schiavi vengano raddoppiate.

Il mattino dopo il profeta chiede ancora la libertà al faraone ma questi non accetta ed egli dunque, stendendo il bastone sulle acque del Nilo, le rende di sangue. Altre catastrofi sono scagliate sull’Egitto: le rane, le zanzare, i mosconi, la moria del bestiame, i bubboni, la grandine, le locuste, le tenebre. Il faraone ordina che gli ebrei vengano liberati, lasciando però i loro beni in Egitto. Mosè si rifiuta di accettare queste condizioni e il monarca decide allora di continuare ad insistere.

Viene scagliata così un’ultima piaga: la morte dei primogeniti. Dentro le case, le cui porte sono segnate con il sangue d’agnello, gli ebrei festeggiano la prima Pasqua, sicuri che presto saranno liberi. Il faraone cena intanto con i propri ministri, che sembrano quasi lodarlo per la propria superbia. Nella stessa stanza il principino e sua madre giocano.

L’angelo della morte invade l’Egitto, le case degli ebrei vengono risparmiate, le case egiziane no. Dentro ogni casa muoiono i primogeniti. Come una bufera, il morbo porta scompiglio nelle stanze del faraone. Il sovrano e i suoi consiglieri si ritrovano per terra, la regina grida per la paura, il principino è morto. Gli egiziani piangono i propri cari morti, Mosè torna dal faraone che, insieme alla moglie, si dispera per il figlioletto: gli ebrei sono liberi ormai, possono abbandonare l’Egitto se lo desiderano.


L'esodo   (Esodo cap. 17-20)

 Mosè e Aronne guidano il popolo d'Israele fuori dall'Egitto. Decidono però di proseguire per la via più lunga, perché quella costiera è costellata da torri egiziane. Mosè crede infatti che il faraone presto tornerà all'attacco. E così infatti avviene, seicento carri da guerra egiziani, guidate da uno dei maggiori comandanti dell'impero, si mette sulle tracce degli ebrei. Proseguono lungo la via costiera ma non li trovano.

Mosè e la sua gente intanto oltrepassano una palude e giungono così alle rive del Mar Rosso, dove si accampano. Alcune spie egiziane riescono a scovare il loro nascondiglio ma vengono catturate da alcuni israeliti e condotte in presenza di Mosè. Uno di essi riesce però a svignarsela e si reca dal comandante egiziano, comunicandogli la posizione degli israeliti. Il generale e i suoi uomini si accampano dunque in prossimità della palude. Durante la notte una colonna di fuoco blocca il passaggio degli egiziani.

Il mattino dopo Mosè divide le acque del Mar Rosso, permettendo agli ebrei di giungere all'altra riva. Gli egiziani li inseguono ma il mare si richiude al loro passaggio. I seicento carri del faraone e il comandante delle truppe finiscono così affogati nelle profondità marine. A riva gli israeliti festeggiano la vittoria. Passano i giorni e gli ebrei, diretti verso il monte Sinai, hanno finito le scorte di cibo. Molti di essi muoiono di fame, il popolo si ribella a Mosè che li incita a rimanere fiduciosi.

Quella stessa giornata piove dal cielo la manna e giungono al campo stormi di quaglie, le quali sono di nutrimento per gli israeliti.

 

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