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L'Apocalisse — attribuito all'evangelista Giovanni, ma forse
è più accreditato l'ambito della scuola giovannea verso la fine del primo e
l'inizio del secondo secolo d.C.— è tra i libri più affascinanti e suggestivi
della tradizione e dell'arte cristiana. «Di nessun libro del Nuovo Testamento»,
ha scritto il biblista monsignor Pietro Rossano, «si può dire che attira e
respinge, affascina e irrita come il piccolo libro dell'Apocalisse, e ciò non
soltanto per la selvaggia bellezza dello stile e la fitta oscurità del contenuto
che sembra renderlo indecifrabile, ma anche per certe minacce inquietanti e
paurose che contiene, miste a messaggi di speranza e di nuovo inizio». Un
fascino che in certi periodi della storia si è prestato (specialmente tra i
discepoli di Gioacchino da Fiore e Nicola da Lira) a una lettura catastrofica
(da qui l’interpretazione di libro "apocalittico", sinonimo di catastrofico).
"Apocalisse " vuole dire "rivelazione"; «rivelazioni di cose occulte fatte da
Dio sotto forma di visioni, simboli, immagini mistiche e numeri». Gli studiosi
più attenti propendono per un messaggio positivo, di incoraggiamento: il Bene
avrà sempre la meglio sul Male. Non bisogna lasciarsi scoraggiare da nulla, nè
dalle persecuzioni esterne (erano in atto le persecuzioni di Domiziano), né da
quelle interne che provengono dai propri fratelli di fede. Il messaggio che
viene rivolto alle Chiese in difficoltà è chiaro: «Abbiate coraggio, io ho vinto
il mondo» (Gv.16,33), e: «Non temere, io sono il Primo e l'Ultimo, il Vivente;
giacqui morto. Ma ora eccomi vivo per i secoli dei secoli; nelle mie mani sono
le chiavi detta. Morte e dell'Ade» (Ap 1,17-18).
Oggi, con Giovanni Paolo II diremmo: «Duc in altum: prendi il largo» (Lc 5,4).
La Chiesa, che vive tra gli uomini come il grano con la zizzania, ha spesso
bisogno di una parola di conforto. Il messaggio che le viene rivolto attraverso
il libro dell'Apocalisse è quello di non smarrirsi nelle persecuzioni, di
conservare la fede fino alla fine, quando si instaureranno «un cielo nuovo e una
terra nuova» (Ap 21,1). La Babilonia, città infedele e corrotta, e gli inganni
della Roma "prostituta " non vinceranno. La vittoria finale non sarà del drago,
simbolo del male, ma dell'Agnello, Cristo, e a Babilonia subentrerà la
Gerusalemme celeste.
FAMIGLIA CRISTIANA
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