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800 ANNI DAL PRIMO PRESEPE (1223-2023)



 

Il 24 dicembre 2023, si contano otto secoli esatti dal primo presepe realizzato da San Francesco, a Greccio (Rieti). Dall'8 Dicembre 2023 (Solennità dell'Immacolata Concezione della B. V. Maria) al 2 Febbraio 2024 (Festa della Presentazione al tempio di Gesù Cristo), la Penitenzieria Apostolica concede, alle solite condizioni, l'Indulgenza plenaria ai fedeli che andranno a visitare un presepe in una chiesa affidata ai frati francescani o che, non potendo recarvisi fisicamente, offriranno la loro sofferenza.

L'8 dicembre, è il "giorno dell'impegno" speciale e significativo, ossia: preparare il presepe esprimendo tutta la nostra creatività, lasciandoci ispirare dall'attesa di un Dio bambino, fonte di gioia. Perché mai, San Francesco sceglie di rappresentare il Natale solo attraverso la greppia, il fieno e due animali? Il santo di Assisi, che messaggio potente vorrebbe che, ancora oggi, vibrasse tra noi, nelle nostre case?

Per le risposte a questi e ad altri quesiti, in occasione dell'importante centenario del presepe, la Biblioteca Parrocchiale ti propone vari testi che rendono la tua lettura avvincente, tra cui:

  • Ritorniamo al presepio in famiglia
    (Nora Possenti Ghiglia)
    n° 16027
     
  • Protagonisti del Natale  (come il presepe cambia la nostra vita)
    (Kurt Koch)
    n° 16086
     
  • La notte incantata  (San Francesco e un presepio unico al mondo)
    (Massimiliano Taroni, Agnese Baruzzi)
    n°22122
     
  • La storia del primo presepe
    (Maria Loretta Giraldo, Nicoletta Bertelle)
    n°22129
     
  • Un presepio per educare
    (Pino Pellegrino)
    n°22126
     
  • La storia del presepe
    (Antonio Tarzia, Gino Gavioli)
    n°22002

 

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MARIA si ALZO' e ANDO' in FRETTA  (Lc 1,39)


 

Motto scelto dal Santo Padre per la XXXVIIIa Giornata Mondiale della Gioventù
che si tiene a

Lisbona dal 1 al 6 agosto 2023.

Maria di Nazareth, dopo aver risposto: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38)", e dopo aver appreso, dall'angelo, la notizia che Elisabetta, sua attempata cugina, è in dolce attesa, si alza in piedi e parte in fretta, per il villaggio di Ain Karim per far visita alla parente.
Quell'alzarsi in piedi presenta Maria come donna di carità e come missionaria. Quel partire in fretta rappresenta "l'atteggiamento indicato" per questa GMG.

«Che l'evangelizzazione dei giovani sia attiva e missionaria, cosi riconosceranno e testimonieranno la presenza del Cristo vivente».
«Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini, non ci sono limiti: ci invia a tutti.
Il Vangelo è per tutti, non per alcuni» (dall'Esortazione Apostolica "Christus vivit"- Papa Francesco).

Un po' di storia...

Rispondendo al desiderio d'incontro, di pace e di verità dei giovani,
San Giovanni Paolo II fa nascere nel 1985 la prima edizione di incontri: la prima GMG. I successori di papa Wojtyla segnano ogni edizione della GMG con la loro presenza:

Benedetto XVI
(GMG del 2005) dice ai giovani: «So che voi aspirate alle cose grandi, che volete impegnarvi per un mondo migliore. Dimostratelo agli uomini e al mondo, che aspetta proprio questa testimonianza dai discepoli di Gesù.»

Papa Francesco
(GMG del 2019) sprona i giovani sostenendo: «Non dimenticatevi che non siete il domani, non siete il "frattanto", ma l'adesso di Dio».

Cosa si fa ad una GMG?

Nell'arco di una settimana, i giovani da tutto il mondo (che soggiornano in strutture pubbliche, parrocchiali o in famiglie) vivono momenti di preghiera, condivisione, svago e partecipano a varie iniziative organizzate dal Comitato locale della GMG, in diversi luoghi della città ospitante.
Momenti salienti sono: la cerimonia di benvenuto e di apertura, la Via Crucis, la Veglia di preghiera, la S. Messa di chiusura.

Per il cammino interiore, in biblioteca parrocchiale trovi:

(Dal libro: "Venti voci per un Magnificat. Testimoni della fede sulle orme di Maria"
dell'autrice Maria Di Lorenzo - Ed. Dell'Immacolata) - n° 33080


L'imitazione di Maria ha prodotto nel corso dei secoli sempre nuovi orizzonti dentro cui vivere la propria fedeltà al Vangelo e ciò lo si può apprezzare tra le pagine di questo libro, in cui, venti Testimoni (Santa Clelia Barbieri, il Curato d'Ars, ecc...) col loro itinerario spirituale tracciano una polifonia che celebra un unico straordinario Magnificat a "Colei che generando la Verità, l'ha partecipata all'umanità intera per sempre" (Papa Wojtyla).

 

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SACRO CUORE di Gesù


 

Giugno: mese del Sacro Cuore di Gesù, a cui la Madonna ci ha dischiusi in Maggio, mentre le chiedevamo di insegnarci le vie del vero Amore.

Potremmo unirci a Maria, che tanto amò il Sacro Cuore di suo figlio, recitando questa preghiera:

"O Madre celeste e buona,
presentaci a Gesù,
facci entrare nella sua ferita,
facci perdere in lui".

La devozione al Cuore di Gesù inizia con i primi cristiani che meditavano sul costato e sul cuore aperto del Signore. Il 16 giugno 1675, in un monastero della Borgogna, Gesù, mostrando il suo cuore (circondato da fiamme, coronato di spine, con una ferita aperta da cui sgorgava sangue e spuntava una croce), chiese alla monaca Marguerite-Marie Alacoque (1647-1690) di promuovere uno slancio spirituale in onore del Sacro Cuore. Per anni i papi si mantennero assai riservati verso questa devozione per la difficoltà di stabilirne i fondamenti teologici ma poi, grazie a Papa Pio IX, dal 1856 la Chiesa universale ne celebra ufficialmente la solennità il venerdì dopo il Corpus Domini.

- San Giovanni Evangelista è considerato il primo devoto del Sacro Cuore e quindi patrono di questa devozione. Infatti, avendo avuto l'audacia di reclinare la testa sul petto del Redentore, durante l'ultima cena, egli fu il primo che poté ascoltare i palpiti del Cuore divino (Gv.13,23). Nel gesto di reclinarsi sul petto di Gesù sono espressi l'illimitata fiducia, l'abbandono filiale e la familiarità che l'apostolo aveva verso di Lui. Con quel gesto San Giovanni ricevette un torrente di grazie che gli permise di diventare "l'aquila" del collegio apostolico, che volò più alto di tutti, trasmettendoci le verità più elevate sul Verbo Incarnato.

(Dal libro: Sacro Cuore salvezza delle famiglie e della società" - di Guido Vignelli)
n° 25062

- Santa Paola Frassinetti (fondatrice della congregazione delle Dorotee) suggerì: "Alla scuola del Cuore SS.mo di Gesù imparate ad essere mansueti ed umili di cuore. Il Cuore SS.mo di Gesù ha infiniti scrigni, nei quali tiene riposti i suoi tesori, e questi scrigni si aprono con una sola e medesima chiave che ciascuno di noi ha in mano: la preghiera".

- Papa Giovanni XXIII, nel 1961, invitò tutte le parrocchie del mondo a pregare il Sacro Cuore per il buon esito del Concilio. Egli svelò: "Ogni volta che sento parlare del Sacro Cuore, provo un'impressione di ineffabile contentezza, sento come un'onda di care memorie, di dolci affetti e di liete speranze comunicarsi a tutta la mia povera persona, farmi trasalire e riempire l'anima di soave tenerezza".

- Papa Benedetto XVI spronò a non avere per il Sacro Cuore di Gesù un culto passeggero o un culto riservato ad una parte anatomica del corpo di Gesù: "Il 'cuore trafitto', resta essenziale per un rapporto vivo con Dio, è il culto e la devozione all'intera persona di Gesù. Venite, adoriamo il cuore di Gesù, ferito per amor nostro"

 

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MARIA Madre di Dio


 

MARIA DURANTE L'ASCENSIONE DI GESÙ. Gesù ritorna al Padre suo, ma prima di andarsene, proprio come un buon padre di famiglia, vuole attorno a sé i suoi apostoli, e i suoi discepoli. E li raduna sul Monte degli Ulivi, dove aveva avuto inizio la sua Passione. Perché? Per insegnarci che in cielo si va (...) dopo aver sopportato cristianamente tutti gli affanni quotidiani. Arrivati sul Monte Gesù dice: "Voi sarete miei testimoni in tutti i confini del mondo". Dopo averli benedetti, Gesù si sollevò lentamente verso il cielo, facendosi avvolgere da una nuvola.(...) Dove era Maria? Era lì, con gli apostoli, ripiena di gioia; ma l'anima sua, sin da quel momento si era già unita a quella di suo Figlio nel Paradiso. I suoi occhi mortali non avrebbero potuto più rivedere Gesù. Questa volta c'era in lei la speranza che presto sarebbe andata ad unirsi a suo figlio gloriosamente nel cielo. Da quel giorno, Maria non fece altro che sospirare, l'unione della sua vita, del suo cuore, con l'anima, con il cuore di suo Figlio. La Vergine assiste all'Ascensione, resta con lo sguardo rivolto al cielo, ma ha anche un grande desiderio del cielo. Con l'Ascensione di Gesù una gran parte del suo cuore aveva preso il volo, e attraverso quella splendida nube che aveva tolto Cristo al suo sguardo, aveva penetrato il cielo. L'Ascensione di Gesù ci mette un gran desiderio del Paradiso, ci insegna che siamo poveri pellegrini in questo mondo. (...) Nei travagli, nei dolori, nelle amarezze ripetiamo spesso dentro di noi che non siamo fatti per questo mondo, ma per il cielo.

MARIA E LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO. Prima di salire al cielo, Gesù aveva promesso ai suoi che avrebbe mandato lo Spirito Santo, il quale avrebbe dato loro tutti i consigli e il coraggio per poter predicare il Vangelo: radunarono nel Cenacolo (dove Gesù aveva istituito l'Eucarestia) e là stettero fino alla Pentecoste (cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù). Aspettavano lo Spirito Santo perseveranti nella preghiera per dieci giorni interi, pregando unanimi. Più di tutti e meglio di tutti pregava la Madonna, perché era la più umile, la prima nell'ardore di carità. È proprio l'umiltà che mette le ali alla preghiera per salire a Dio ed è la carità che fa discendere lo Spirito Santo. Chi mai potrà immaginare con quanto desiderio andava ripetendo in quei dieci giorni la Vergine Benedetta: "Veni, Sancte Spiritus". E lo Spirito Santo discese. Dopo la Pentecoste, l'anima della Madonna traboccava di grazia. Occorre prepararci alla solennità di Pentecoste, come fece Maria, ripetendo spesso il "Veni, Sancte Spiritus". E perché la discesa sia piena nelle nostre anime, preghiamo la Madonna di ottenerci dal Signore il dono della perseveranza e concederci il suo materno aiuto.

(Dal libro: ''Maria nella pietà popolare" - di Mons. Girolamo Grillo - Ed. Shalom)
 n° 33008

 

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30° anniversario della morte di Mons. Tonino Bello

(20 Aprile 2023)


 

Purtroppo, siamo spesso spenti. Non siamo risorti. Siamo come gli apostoli che non si accorgono della presenza di Gesù. Vediamo i nostri fallimenti, le falle sulla fiancata della nostra barca, e siamo assaliti dall'idea della resa incondizionata. Quanti atteggiamenti spirituali intrisi di tedio, permeati di rassegnazione, impregnati di fatalismo, corrosi dal calcolo! (...) Il lamento prevale spesso sullo stupore. Lo sconforto prevale sulla gratitudine. Il calcolo sulla speranza. E le foglie che cadono ci sgomentano più di quanto ci facciano trasalire di gioia le gemme che rompono la vecchia corteccia dell'albero.

(Da: "Sepolcri e speranza. Per imparare a servire da risorti" - di Don Tonino Bello - Ed. San Paolo)
n° 20219

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Venire a sapere che la vita di Maria fu piena di sollecitudini familiari e di lavoro come la nostra, ci rende questa creatura così inquilina con le fatiche umane, da farci sospettare che la nostra penosa ferialità non debba essere poi cosi banale come noi pensiamo. Sì, anche lei ha avuto i suoi problemi di salute, di economia, di rapporti, di adattamento. Chi sa quante volte è tornata dal lavatoio con il mal di capo, o sovrappensiero (...)

((Da: "Alfabeto della vita" di Don Tonino Bello - Ed. Paoline)
n° 20032

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Abbiamo tutti le fotografie del passato. Ne volete una del vostro futuro? Guardate Maria. Maria è la donna del terzo giorno, la donna della Risurrezione. (...) Quando la solitudine vi morde l'anima, in quei momenti possiate avere la gioia di poggiare come Gesù, il capo sul cuscino di Maria. Santa Maria compagna di Viaggio, (...) facci il regalo di volerci bene tra di noi, all'interno delle nostre comunità (...). Te lo chiediamo per la nostra Chiesa che non sembra estranea neanch'essa alle lusinghe della frammentazione e della chiusura nei perimetri segnati dall'ombra del campanile.

(Da: "Fotografie del futuro. Le Beatitudini come stile di vita" di Tonino Bello e G. Martirani - Ed. Paoline)
n° 46066

 

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CONFESSIONE, non solo precetto pasquale



 

Nel rapporto di Gesù con Pietro possiamo vedere come egli si comporta con i peccatori. Pietro è un uomo pieno di buona volontà, ma anche lui ha i suoi lati deboli. Quando Gesù viene arrestato, Pietro per tre volte afferma di non conoscerlo. Come reagisce Gesù? Il Vangelo dice: "Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro". Lo sguardo di Gesù colpisce Pietro al punto che "pianse amaramente". Dopo la risurrezione, Gesù domanda tre volte a Pietro se lo amasse veramente. La risposta: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Pietro è diventato profondamente sincero, non preferisce più parole azzardate, sa che Gesù oramai lo conosce con tutti i suoi peccati, ma anche col suo desiderio profondo di amare il Maestro. Gesù ama i suoi prossimi e va loro incontro senza paura di aver a che fare con dei peccatori; anzi, la sua missione nel mondo consiste proprio nello stare accanto a quanti hanno bisogno di Lui. Non siamo mai soli anche nel nostro fallimento, anche nella nostra oscurità spirituale c'è sempre Gesù.

(Da: "Confessarsi è difficile: perché? Suggerimenti pratici"- di Hans Schalk - Ed. Città nuova)
n° 20166

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Iniziando la confessione con il segno della croce, il penitente e il sacerdote si pongono sotto l'amore di Dio misericordioso, che si è manifestato nel modo più visibile sulla croce. Alla luce dell'amore di Dio, il penitente trova il coraggio di offrire a Dio la sua verità e di chiedersi: "Dov'è il punto in cui la mia vita non funziona e in cui io rifiuto la vita che Dio ha pensato per me?" Il penitente può indagare in questi tre ambiti: il rapporto con Dio, con sé stesso e con il prossimo e raccontare, poi, come si rapporta verso ognuno, dove è insoddisfatto di sé stesso e dove si sente colpevole. Non si tratta solo di confessare una colpa: è già molto se si riflette sulla propria vita e se si verbalizzano queste riflessioni. Poco giova che il penitente si accusi e si colpevolizzi, se non è disposto a credere alla misericordia di Dio e a essere misericordioso con sé stesso.

(Da: "la Confessione - Celebrare la Riconciliazione" - di Anselm Grun - Ed. Queriniana)
n° 17043

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"Signore, sono fragile, sono debole, so che posso continuamente cadere, ma tu, per la tua misericordia, cura la mia fragilità, custodisci la mia debolezza, dammi di vedere quali sono i propositi che debbo fare per significare la mia buona volontà di piacerti. Non mi lasciare a lungo esposto alla prova. Voglio sinceramente e realmente entrare nel tuo Regno." Alla luce della potenza pasquale di Cristo che io possa ascoltare la voce: "Ti sono rimessi i tuoi peccati,... pace al tuo spirito..," Nel sacramento della riconciliazione avviene una vera e propria esperienza pasquale: la capacità di aprire gli occhi e di dire: "è il Signore!"

(Da: "Riconciliarsi. La misericordia e il perdono di Dio" - di Carlo Maria Martini Ed. San Paolo)
n° 18044

 

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Tempo di QUARESIMA



 

Il tempo della Quaresima è il tempo della preghiera, dell'elemosina e della penitenza. Questi tre atteggiamenti fortificano lo spirito e convertono il cuore nell'attesa del dono della Pasqua e della Pentecoste. I cristiani sanno che devono prepararsi purificando opere e pensieri. Graham Green dice: "Il cristiano è un uomo che deve convertirsi ogni giorno". Per S. Giovanni Crisostomo: "La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, cosi anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere però una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore". A pregare si impara pregando, facendo fatica ad essere fedeli all'impegno e rinnovando lo slancio del cuore. Allo stesso tempo la preghiera è la presenza gratuita e operante dello Spirito Santo. Nella preghiera, l'umano si incontra col divino e scopre che è possibile la comunicazione per una più grande comunione.

(Da: "La famiglia in preghiera illuminata dalla fede. Cammino di Quaresima e Pasqua - Ed. Elledici)
n° 17056

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L'esperienza del peccato è un'ombra che può rinchiuderci nell'oscurità più rammaricante, oppure trasformarsi, attraverso l'umile e vera confessione delle proprie colpe, in occasione per dare più profondità alla luce che abita in fondo ai nostri cuori. Il Signore Gesù, con le sue parole e i suoi gesti, si è dissociato radicalmente dall'atteggiamento degli scribi e dei farisei, cosicché non è mai il peccatore ad essere condannato, ma è il peccato ad essere diagnosticato e curato. Il Signore si china sul peccato di ciascuno con l'amorevolezza di una madre (...). Il Signore - con le sue parole e i suoi gesti - mai si imbarazza e mai mette in imbarazzo, ma rimette in moto la speranza di poter stare meglio e fare meglio (...). Nella celebrazione del sacramento ciascun battezzato ritorna alla sorgente della grazia filiale, accettando di sapersi fermare per fare il punto del proprio cammino, senza nascondere a se stesso ciò che rallenta il suo passo di discepolo del Vangelo. Questo esige la semplicità di dichiarare i propri peccati non solo nell'intimità della propria coscienza, ma davanti ad una persona che si faccia mediazione di chiarificazione e di correzione: davanti ad un presbitero adatto a curare le proprie e le altrui ferite.

(Da: "La Quaresima un'occasione da non perdere" di Fr. Michael Davide Semeraro - Ed. San Paolo)
n° 17042

 

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L'Adorazione Eucaristica o Ss. Quarantore

L'Adorazione Eucaristica o Ss. Quarantore, che richiama le 40 ore passate dal Signore nel sepolcro, è un tempo di forte intensità spirituale, che ci invita a sostare davanti a Gesù, presenza viva nell'ostia consacrata esposta sull'altare. Adorare è lasciarsi amare da Gesù, fissare con particolare intimità il nostro sguardo nel suo, sapere che Egli ci ascolta, ci parla e ravviva in noi speranza. Non facciamoci distrarre da altro, facciamo silenzio dentro di noi, dimentichiamo gli affanni, l'orgoglio, i successi e gli insuccessi, restiamo semplici e fiduciosi.

Nella nostra Diocesi si iniziò tale pratica nel 1527, come pio esercizio davanti al Tabernacolo chiuso, per scongiurare le calamità belliche del momento. Nel 1537 Fra Giuseppe da Fermo diffuse le Quarantore in altre città italiane e fece in modo che a Milano si venisse a creare, di chiesa in chiesa, un ciclo completo di adorazione durante tutto l'anno. L'Esposizione delle Quarantore viene adottata da S. Filippo Neri, quale pratica devozionale per la sua Confraternita e nel 1897 grazie a Papa Leone XIII viene estesa al mondo.

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La preghiera cristiana è costituita di adorazione, di lode, di offerta di sé, di ringraziamento, di supplica ma, tu non credere che pregare bene significhi mantenere costantemente un'attenzione spasmodica, ossessiva su Dio. Non credere che pregare bene significhi essere sempre in pace con sé stessi, non avvicinarti alla preghiera per avere emozioni (in cerca di sentimenti). Pregare è semplicemente voler conoscere Dio, colloquiare con Lui e osservarci dall'esterno mentre lo facciamo. Domandiamoci: "Dio, cosa pensi di me?", poi rispondiamoci immedesimandoci in Lui. Cerchiamo il silenzio. Con Dio non è importante fare o parlare, ma esserci. L'importante è essere autentici, veri, genuini. Il vuoto che il cristiano fa durante l'adorazione del Santissimo viene riempito dalla pienezza di Gesù Cristo, dalla sua Croce, dal Suo Amore per noi.

(Da: "Guarire con la meditazione cristiana" di Valerio Albisetti - Ed. Paoline)
n° 25041

La Beata Maria Maddalena dell'Incarnazione iniziava l'adorazione Eucaristica dicendo: "Signore Gesù, vero uomo e vero Dio, io ti credo realmente presente qui nella Santissima Eucarestia, Sacramento permanente della tua Chiesa, sacro convito, in cui ci è partecipata la grazia del tuo sacrificio e ci è dato il pegno della gloria futura; Ti adoro profondamente e desidero amarti con tutto lo slancio del mio cuore".

(Da: "Tracce del mistero (la verità della fede in 14 miracoli eucaristici)" - Maria Gloria Riva - Ed. Velar)
n° 25042

 

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Settimana dell'Educazione (21 - 31 gennaio 2023)

Card. Carlo Maria Martini scrisse:

"Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto".
"Non pensare che ti saranno risparmiate le delusioni che attendono ogni educatore: ma mettiti a collaborare con lo Spirito Santo perché tu possa superare in maniera creativa e vincente le delusioni e perché, passando attraverso la prova, tu acquisti quella sofferta paternità e maternità spirituale che rende il tuo cuore simile a quello del Padre che è nei cieli”.

 (Da: "Itinerari educativi" - C.arlo Maria Martini - Ed. Centro Ambrosiano)
n° 13003

Papa Benedetto XVI (1927-2022) scrisse:

“L'educazione tende ampiamente a ridursi alla trasmissione di determinate abilità, o capacità di fare, mentre si cerca di appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratificazione effimere. Sia i genitori sia gli insegnanti sono facilmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata. Ma proprio così non offriamo ai giovani, alle nuove generazioni, quanto è nostro compito trasmettere loro. Noi siamo debitori nei loro confronti anche dei veri valori che danno fondamento alla vita”.

 (Da: “Imparare a credere” - Benedetto XVI - Ed. San Paolo)
n° 20101

 

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