Per riflettere
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Sì, lo confesso, l’ho fatto anch’io. Ho letto il giornale, ho incontrato realtà drammatiche, ma non mi sono scomposto più di tanto. Perché mi hanno guidato ad identificare i responsabili, a denigrare questo o quel partito, ad avere sospetti su questa o quella autorità. Così ho chiuso il giornale e mi sono sentito bene, come prima; io, in fondo, non ero parte in causa. Sì, lo capisco bene, che in ogni cosa è nascosto un avvertimento, un segno che potrei raccogliere, perché anch’io devo fare la mia parte prima che sia troppo tardi, perché anch’io devo trovare un rimedio prima che il male incancrenisca, perchè anch’io devo rimediare ad uno sbaglio prima che il disastro cresca a vista d’occhio. Signore, oggi tu mi chiedi di non rinviare la mia conversione, di pensare sul serio ad un cambiamento, di decidermi a fare qualcosa di nuovo, quello che mi chiedi tu. La tua pazienza è grande, il tuo amore è pronto al perdono, la tua misericordia è inesauribile, ma è anche alto il rischio di sbagliare tutto, di rovinare ogni cosa, di tagliarmi fuori dal Regno. (Roberto Laurita) |
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(Sulla parabola del figlio prodigo)
Sono io, questo figlio, che batte i pugni per avere l’eredità, questo figlio che sbatte la porta di casa, questo figlio che si sente soffocare dall’amore del Padre, perché vuol fare di testa sua, lanciarsi per sentieri nuovi, compiere esperienze inebrianti. Sono io, questo figlio, che dopo la breve euforia si ritrova senza amici e senza pane, con un buco perenne nello stomaco, con i vestiti laceri e sporchi, costretto a mendicare un lavoro, qualsiasi lavoro per tirare avanti. Sono io questo figlio, che decide di tornare a casa, più per fame che per amore, più per avere pane che per ritrovare un Padre. Sono io, questo figlio che prepara il discorsetto, che inarca le spalle per reggere al peggio, che si aspetta di essere umiliato e svergognato. Sono io, questo figlio, che Dio, tuo Padre, vede da lontano, questo figlio a cui corre incontro, questo figlio che stringe tra le sue braccia, questo figlio che riveste di tutto punto, questo figlio che entra, stordito, nella sala della festa. Sono io, questo figlio, che non crede ai suoi occhi Perché l’amore del Padre tuo È una sorgente inesauribile Di gioia e di misericordia. (Roberto Laurita)
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(sull’episodio
evangelico di Gesù e la donna adultera
Gv. 8,1-11))
Tutto era pronto, tutto era deciso,tutto era chiaro. La violazione della legge? Sorpresa in fragrante! La condanna da infliggere? Prevista dalla Scrittura ! Il mezzo per attuarla? Le pietre le avevano già in mano. E allora, che cosa aspettare? Si proceda all’esecuzione: in nome della legge e della morale, per difendere il matrimonio e il bene dei figli, per volontà di Dio!
Peccato che abbiano voluto fare troppo, peccato che abbiano voluto costringerti a decidere una sentenza di morte.
Ti sei messo a scrivere per terra e hai risposto alle loro domande con una frase secca, che ha avuto il suo effetto: (Roberto Laurita) |
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Corri, Maria Maddalena, vai a portare la notizia agli Undici: di’ loro che Gesù non è più nelle mani della morte, nel freddo sepolcro in cui l’avevano deposto. Corri, Maria Maddalena, perché quello che hai visto è la cosa più sconvolgente che sia mai capitata, Correte, Pietro e Giovanni, andate anche voi a constatare di persona: ci sono le bende e c’è anche il sudario, ma non troverete più il corpo inanimato di Gesù. Correte, andate a toccare quello che è rimasto dentro la sua tomba, quella tomba spalancata per sempre. Ma voi, fratelli e sorelle, che vi siete qui radunati, dove potete andare, verso dove muovere i vostri passi? Il suo sepolcro vuoto è troppo lontano e a voi forse non interessa toccare una pietra e vedere le bende. Per voi e per me quello che conta è incontrarlo vivo: ascoltare la sua Parola, ricevere il suo Pane, trovare la sua Pace. Troverete tutto qui, in questa celebrazione di festa che riempie il giorno di Pasqua di una gioia inaudita: Gesù è vivo, e la morte è stata sconfitta! Gesù è vivo, chi lo cerca lo incontra! Gesù è vivo, e può cambiare la nostra vita! (Roberto Lauritta) |
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T u mi conduci, Signore,ma lo fa discretamente senza tenermi un giogo sulle spalle, senza forzarmi ad andare avanti a qualsiasi costo, senza impormi la tua andatura. Rispetti la mia libertà, riconosci la mia capacità di decidere, apprezzi le mie doti, ascolti quello che ti dice il mio cuore. E’ per questo che ti seguo: perché non devo rinunciare alle mie opinioni, perché non sono obbligato sempre ad obbedire, perché so che posso contare sulla tua compassione, sulla tua misericordia, sulla tua fiducia. Tu sai che riconosco facilmente la tua voce: ha un timbro indistinguibile! Tu sai che non posso confonderti con tante altre guide che vorrebbero accalappiarmi per i loro progetti. Tu sai che solo tu puoi offrirmi non una vita qualsiasi, ma una vita piena, non una vita di lunga durata, ma una vita eterna. Grazie, Signore Gesù, perché camminare con te non elimina la fatica, ma fa cantare il cuore anche quando è notte. (Roberto Laurita) |