La Chiesa Arcipretale dei Santi Pietro e Paolo
Cenni storici Fino
al 1461 la chiesa di Roncegno dipendeva dalla matrice di Borgo Valsugana
che comprendeva tutti i paesi dell'attuale decanato e apparteneva (e
questo fino al 1786) alla diocesi di Feltre. |
La
Chiesa attuale
Il
23 aprile del 1757 l'arciprete Francesco Bruni pose la prima pietra della
nuova chiesa (l'attuale). Ormai la popolazione era aumentata: la Villa contava circa 1000 anime e la montagna 1200, senza dire che in determinate occasioni (ad esempio il Sabato Santo e la festa dei Patroni) in questo sacro tempio dovevano partecipare alle funzioni anche i parrocchiani di Novaledo e di Marter. Il 12 dicembre 1773 la chiesa fu benedetta dallo stesso arciprete e vi fu celebrata la prima messa; fu consacrata dal vescovo di Feltre il 1 luglio 1782. La chiesa che ora ci accoglie è in stile rinascimentale-barocco. E’ ampia: misura all'interno 45 m di lunghezza e 14.50 di larghezza (18 m considerando le rientranze per gli altari laterali). All'interno è alta 19 m mentre la facciata misura 30 m. La progettazione e la direzione dei lavori è degli architetti lombardi Bianchi (Carlo in particolare), immigrati più o meno stabilmente nel Trentino. Una quindicina di chiese portano il loro nome; sono caratterizzate dallo stile tardo barocco, con tipiche leggere decorazioni in stucco. La facciata esterna della chiesa ha due ordini di colonne rotte da due trabeazioni: le colonne superiori sono quadrate mentre quelle inferiori sono rotonde, tutte con capitelli ionici. |
Sopra il modesto rosone, al posto dell'orologio di un tempo, troviamo la pittura a fresco dei santi apostoli Pietro e Paolo, eseguita nel 1927 dal pittore decoratore Angelo Addometti di Verona. |
1.
Altare dell'Annunciazione (entrando dalla porta principale, il 1 a
destra) |
2. Altare del Crocifisso (il 1 a sinistra) E' l'altare più bello, in stile barocco, tutto di marmo bianco. Costruito nel 1717 per la chiesa di S. Francesco di Bassano, è attribuito a Guglielmo Montini. Fu comprato il 3 giugno 1841 (la somma occorrente di 650 fiorini fu raccolta tra il popolo roncegnese, come è testimoniato dalla scritta riportata nella targa a fianco); venne messo in opera al posto del precedente altare in legno. Nel mezzo dell'altare, il bel crocifisso dello scultore meranese Giovanni Battista Pendl. |
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Era chiamato l'altare della Madonna del Carmine, perché nella sua nicchia racchiudeva la bella statua seicentesca della Madonna del Carmelo che ora sta nella cappellina dei Cadenzi. Lo si deduce da un documento del l881, nel quale il parroco chiedeva di benedire la chiesetta ai Cadenzi nella cui nicchia, sarà posta una statua della Madonna del Carmelo, che già si possiede . Il marmo bianco, di cui in parte è composto l'altare, di pochissimo pregio, è sgretolato da ogni parte, causa l'umidità che sale dal di sotto in ogni parte della chiesa. |
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E' di pietra arenaria, fragile; tutto il basamento è appezzato di piccoli riquadri di marmo rosso e di altri colori, marmo più nobile e resistente all'umidità. Questo altare, dello scultore vicentino Giovanni Merlo, fu costruito nel 1690 per la chiesa della SS. Trinità di Trento; fu comprato, adattato, fatto mettere in opera dal dott. Francesco Trogher di Roncegno nel 1804, come dice la targhetta in pietra arenaria che si vede a lato e venne dedicato all'Annunciazione (come dicono la stessa targhetta e il fregio sopra la nicchia in cui si intravede, sotto la scritta "Cor Jesu...", quella originale "Ecce ancilla Domini"). La sostituzione avvenne quando vi fu collocata nel 1949 la statua del 5. Cuore, opera dello scultore gardenese Moroder.
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5. Altare maggiore L'altare maggiore è molto bello e maestoso, alto 10 metri, tutto di marmo, con colonne con capitello corinzio. Una grande conchiglia di marmo bianco fa come da sostegno al timpano arricchito di vasi di marmo e fregi vari; sopra, al vertice di tutto, le chiavi, simbolo del potere di Pietro, e la tiara. Sopra la mensa il grande tabernacolo di marmo bianco, di buona fattura; le due piccole nicchie che si trovano ai lati racchiudevano, fino a non molti anni fa, due statuine di porcellana fine della manifattura di Este. Esse rappresentano l'una l'immacolata e l'altra Giovanni Evangelista; si dice siano molto rare: ne esisterebbe soltanto un'altra simile coppia, a Londra. Per questo loro valore (e Perché facilmente asportabili) le statuine sono state tolte dalla chiesa e sono custodite in un luogo sicuro. Il grande altare racchiude la pala, pittura ad olio raffigurante gli apostoli Pietro e Paolo e la SS. Trinità. Nel 1912 il parroco di allora, don Meggio, scriveva che la pala è di poco effetto e quella dovrebbe essere sostituita da un'altra migliore, perché l'altare se lo meriterebbe . Oggi possiamo invertire la frase e dire che la pala è così preziosa che, anche se l'altare è bello, se ne meriterebbe uno ancora migliore . La pala infatti è del grande pittore Francesco Guardi.* *( Il padre di Francesco Guardi, Domenico, nacque a Mastellina in Val di Sole (Trento). Si recò giovanissimo a Vienna e vi rimase diversi anni: sposò l'atesina Claudia Picler ed ebbe il primo figlio Giovanni Antonio. Si trasferì poi a Venezia dove nacquero i figli Maria Cecilia, che sposò Giambattista Tiepolo, Francesco e Nicolò. Notevole è la produzione di Francesco Guardi: sue opere sono conservate in vari musei del mondo. Produsse molte vedute veneziane, succedendo al Canaletto dopo la morte di quest'ultimo. Pale d'altare ne dipinse poche, e pare che quella dei SS. Pietro e Paolo di Roncegno sia la migliore; è databile intorno al 1775 ). Fu il prof. Michelangelo Muraro, sovrintendente ai monumenti di Venezia, a fare la grande scoperta nel 1957. Durante l'allestimento della mostra dei pittori veneti in America, trovò un disegno del Guardi con l'annotazione autografa: disegno per una pala dell'altare maggiore, chiesa di Roncegno . Rientrato in Italia corse subito qui e trovò che la pala corrispondeva perfettamente al disegno. Fu così scoperto che la pala del monumentale altare maggiore, fino allora ritenuta di ottimo ignoto, è di Francesco Guardi. La preziosa tela fu restaurata nel 1925 dalla pittrice trentina Ady Werner: era infatti molto guastata dall'umidità e dalla polvere e dagli effetti dello scoppio di una granata durante la grande guerra. Questa pittrice restaurò anche, nello stesso periodo, la pala dell'Annunciazione e le tele della Via Crucis. |
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Nella Navata
Nella
parte anteriore, nei pressi dell'altare maggiore, ci sono due
confessionali tardo settecenteschi, con due pitture su legno
rappresentanti l'uno il volto di Gesù incoronato
di spine e l'altro il volto della Madonna (oppure di Maria Maddalena?). |
Porta la data 1796 e l'autore: Gio. Caminada. E' di stucco marmorizzato, di stile barocco e si intona molto bene nel complesso della chiesa; bello pure il baldacchino che sovrasta il pulpito. Anche i Caminada erano architetti lombardi.
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Il crocefisso del presbiterio Ritrovato
in soffitta qualche anno fa (e restaurato nel 1995) questo crocifisso,
del XVII secolo, è caratterizzato
da un'evidente drammaticità, connotazione propria dell'immagine
scolpita di Gesù crocifisso
di quei tempi. Aspetto molto d verso dal crocifisso del Pendl che
presenta un'espressione dolorosa sì, ma
in un atteggiamento di abbandono fiducioso al Padre, come a dire, con
gli occhi rivolti in alto: Tutto è
compiuto,
nelle tue mani affido la mia vita . |
Il battistero E' stato appena restaurato ad opera della Provincia. E' di marmo rosso trentino, a forma ottagonale, e porta la data del 1651; è quasi sicuramente della chiesa primitiva. Ora lo vediamo collocato nei pressi della balaustrata che divide il presbiterio dalla navata. Perché ottagonale? Tutti i battisteri cristiani dei primi secoli avevano otto lati, in quanto tale numero era assunto da tutti i popoli antichi col significato di "rinascita". Solo ad Aquileia e nelle chiese dipendenti da essa vennero preferite le vasche a forma esagonale. |
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L’orchestra
Fabbricata nel 1826 da Giacomo Cipolla con parapetto di stucco marmorizzato, è sostenuta da quattro colonne, pure di stucco marmorizzato. Vi si accede per una bella scala a chiocciola, con ringhiera di ferro battuto, lavorato, costruita nel 1903; in precedenza l'ingresso alla cantoria avveniva dall'esterno. L’organo è più recente, del 1930, di Pugina di Padova ed è accolto in un'elegante cassa tardo settecentesca barocca, che testimonia un precedente organo, definito buon organo, a meccanismo antico, opera di Damiano Damiani, bergamasco, rovinato durante la prima guerra mondiale. |
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La Via Crucis I 14 quadri di autore ignoto, dipinti su tela, sono stati donati alla chiesa da Maria Valcanaia nel 1776; furono benedetti il 25 maggio 1777. |
Gli
affreschi
Come
in quasi tutte le chiese di questo stile, le pitture le troviamo sulla
volta della navata e sul presbiterio. |
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L'affresco di destra del presbiterio rappresenta la conversione di Paolo sulla via di Damasco.
Quello di sinistra raffigura episodi della vita di Pietro descritti negli atti degli apostoli.
Nella
volta a crociera sopra il presbiterio sono rappresentati i quattro
evangelisti con i loro simboli, opera del pittore trentino G. B.
Chiocchetti, portata a compimento nell'ultimo decennio dell'Ottocento. |
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La Sacrestia Merita di essere visitata perché è bella e ricca di opere di un certo valore. Vi si trova un bell'armadio in noce tardo settecentesco, intarsiato, di stile barocco. Sulla volta della sacrestia si ammira la Natività, con l'adorazione dei Magi, di Valentino Rovisi.
Sopra il lavabo in marmo rosso di Trento vediamo l'affresco della Samaritana al pozzo, pure del Rovisi. Questi affreschi, della Natività della Samaritana, sono stati restaurati nel 1927 da Addometti. Sulle pareti della sacrestia vediamo altri quadri:
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La cappella feriale. Il locale fra la chiesa e il campanile fu realizzato, subito dopo quest'ultimo, per accedervi dalla chiesa direttamente senza dover uscire all'esterno. Nel restauro dell'estate 1997 sono venuti alla luce alcuni lacerti d’affresco su quella che era la parte esterna del campanile. Data l'esiguità delle parti, non se ne può dedurre nulla risalgono alla fine del 1400 e appartenevano all'antica chiesa. Su una parete della cappella si vede una tela, appena restaurata, che raffigura la Madonna Assunta in cielo; è opera di Massimiliano Gallelli*, pittore di Cremona. * (Gallelli visse e operò a Roma fino al 1896, poi fino al 1924 lavorò in Francia. Dopo il 1924 si trasferì in Italia dedicandosi principalmente alla pittura e al restauro di soggetti sacri. Per qualche anno Gallelli trascorse le vacanze a Roncegno in quanto imparentato con il prof. Viola, direttore sanitario delle Terme. In uno di quei periodi dipinse la tela dell'Assunta, probabilmente per la chiesetta di S. Giuseppe, dove però non fu mai messa a dimora ). |
Testi
a cura di Vitaliano Modena
Contenuti storici e artistici: don Rodolfo Minati
Fotografie: Aldo Fedele, Stefano Modena, Umberto Trintinaglia,
Gianni Zotta, Beni culturali (P.A.T.)