Il trono di Dio e la corte celeste. - [1] Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni [2] - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, [3] lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. [4] Doveva perciò attraversare la Samaria. [5] Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: [6] qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. [7] Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». [8] I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. [9] Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. [10] Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». [11] Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? [12] Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». [13] Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; [14] ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». [15] «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». [16] Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». [17] Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; [18] infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». [19] Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. [20] I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». [21] Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. [22] Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. [23] Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. [24] Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». [25] Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». [26] Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». [27] In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». [28] La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: [29] «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». [30] Uscirono allora dalla città e andavano da lui. [31] Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». [32] Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». [33] E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». [34] Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. [35] Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. [36] E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. [37] Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. [38] Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». [39] Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». [40] E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. [41] Molti di più credettero per la sua parola [42] e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». [43] Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. [44] Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.

 

DIALOGO CON LA SAMARITANA ( 4, 1-42 )

Gesù pone termine alla sua attività di battezzatore e  si dedica esclusivamente alla missione di profeta   itinerante, rivelatore con segni e parole.

Il quarto capitolo, che è uno dei meglio costruiti di tutto il Vangelo, è per gran parte occupato dal racconto dell’incontro con la  donna samaritana e con i samaritani. L’episodio comprende essenzialmente due dialoghi, in cui risaltano la rivelazione di Gesù, la  pazienza di Dio che suscita  le attese umane, l’incomprensione degli uomini di fronte al mistero di Dio e la crescita della fede in chi  è disposto all’ascolto.

Continua la sottolineatura sulla novità di Gesù. L’Evangelista ci ha già presentato  alcuni aspetti di questa novità, come il   vino messianico di Cana, abbondante e squisito, il tempio rinnovato, la rinascita in acqua e spirito; ora  descrive il dono di Dio in Cristo come una fonte di acqua portatrice di vita, che zampilla per la vita eterna, come un culto che si addice a Dio, che è spirito, un culto quindi in spirito e verità.

 

SEBBENE NON FOSSE GESU’ ( 2 )

E’ una correzione di quanto troviamo in 3, 22. Il redattore vuol forse evitare che Gesù possa esser messo sullo stesso piano del Battista.

DOVEVA PERCIO ( 3 )

Gesù sospende la sua attività di battezzatore, esce dalla Giudea e si reca in Galilea, raggiungibile con due strade, una lungo il Giordano e l’altra, più breve, attraverso la Samaria.  L’evangelista dice che  “doveva” passare per la Samaria, certo perché il passaggio per la valle del Giordano era più faticoso a causa del caldo, ma ancor di più perché aveva uno  scopo  ben determinato e importante per passare  in Samaria,  un  dovere superiore che corrisponde  alla volontà salvifica del Padre.

SICAR ( 3 )

Questa Sicar viene comunemente identificata nell’attuale villaggio arabo di Askar, che dista oltre un chilometro dal pozzo. Però già dall’antichità viene identificata  con Sichem, antichissima  città cananea, incontrata da Abramo nella sua discesa in Palestina, distante dal pozzo circa 500 metri.

IL POZZO DI GIACOBBE ( 6 )

Di questo pozzo, non abbiamo altra testimonianza nella Bibbia, ma i racconti dei pellegrini ne parlano fin dal IV secolo  e il pozzo esiste ancora, ha una profondità di 32 metri ed è situato nel luogo  tradizionale della proprietà che Giacobbe aveva acquistato “prima” di Sichem ( Gn 33, 19 ), che poi fu ereditata dalla tribù di Giuseppe e dove furono sepolte le ossa di Giacobbe ( Gn 24, 32 )

Il pozzo nelle civiltà semitiche era un luogo simbolico. In un ambiente spesso ostile, fatto di aridità e di deserto, il pozzo era il luogo della vita e  lo spazio privilegiato degli incontri amorosi ( Gn 24; Gn 29; Es 2, 15-.22 ). Ma era anche  legato all’esodo e  alla legge: un commento di Qunram dice : “ Il pozzo è la legge”.. dono di Dio per eccellenza, secondo i rabbini”

GESU’.. STANCO DEL VIAGGIO ( 4 )

E’ messa subito in risalto l’umanità di Gesù:  è stanco è assetato, come lo sarebbe ogni uomo dopo un lungo cammino e nell’ora più calda. Il mezzogiorno poi è un’ora insolita per andare ad attingere acqua. Qualcuno pensa che la donna andasse  al pozzo molto tempo dopo che le altre avevano riempito i loro recipienti, perché era da loro isolata per il suo genere di vita.

DAMMI DA BERE ( 6 )

Gesù  inizia un dialogo e rompe ogni barriera, di sesso, di razza, di nazionalità, di religione. Ognuno di questi elementi  sarebbe stato un ostacolo tra un  uomo giudeo e una donna samaritana. La meraviglia per questo  abbattimento di barriere è subito espressa dalla samaritana:  “Come mai?”

CHE SONO UNA DONNA ( 9 )

Una grande barriera esisteva nell’ambiente palestinese tra i due sessi. La donna era considerata inferiore all’uomo e viveva ai margini della vita religiosa e politica. I rabbini ritenevano sconveniente entrare in conversazione con  donne e alcuni in pubblico non parlavano nemmeno con la moglie. In un clima simile è comprensibile  la meraviglia della samaritana prima e degli apostoli dopo il il fatto che “Gesù parlava con una donna”.

L’atteggiamento di Gesù che non solo parla con una donna nelle vicinanze del pozzo, ma la mette in condizione di cambiare vita e di diventare missionaria è certamente contro ogni tradizione del tempo. Non si tratta di un episodio isolato. Sempre Gesù ha trattato donne e uomini come persone di pari dignità e per la salvezza di tutti, senza distinzione di sesso, è morto in croce.

GIUDEO….SAMARITANA ( 9 )

I rapporti tra Giudei e Samaritani erano  da tempo tesi. I Samaritani erano una popolazione mista discendente dagli abitanti rimasti nel paese dopo la distruzione del regno d’Israele nel 722 a. C. e dai coloni Assiri. Si sentivano Israeliti, ma per i Giudei  erano niente di più che dei pagani. In particolare erano odiati dai Giudei gli abitanti di Sichem, che nel corso del IV secolo avevano costruito un tempio sul monte Garizim in contrasto col tempio di Gerusalemme, provocando uno scisma. Verso il 180 il Siracide scriveva: “ Due nazioni detesta la mia anima, e la terza non è neppure una nazione: gli abitanti della montagna di Seir e la Filitestea e il popolo stolto che abita in Sichem” ( Sir 50, 25-26 ). L’antipatia era ricambiata dai Samaritani.

SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO ( 10 )

Gesù non bada all’opposizione tra Giudei e Samaritani, ma introduce la donna in un universo per lei strano, iniziando un discorso sul “dono di Dio”, che chiama “acqua viva”.  Quest’acqua  non è più quella del pozzo, ma proviene da Gesù stesso, che diviene “sorgente di acqua viva”.  Gesù sposta l’interesse  su se stesso, dono di Dio, capace di dare l’acqua viva.

GLI DISSE LA DONNA (11 )

La donna non capisce e pensa solo all’acqua del pozzo e al modo che può avere Gesù per attingerne. Forse, pensa la Samaritana, Gesù ha il potere di far sorgere l’acqua dalla roccia come fece Mosè  ( Es 17, 5 ), ma allora è un personaggio più grande dello stesso patriarca Giacobbe, che scavò per i suoi figli e per il gregge il pozzo, attorno al quale avviene il dialogo.

RISPOSE GESU’ ( 13 )

Gesù spiega più chiaramente il genere di acqua che vuol donare e lo fa contrapponendo fra loro l’azione dell’acqua naturale del pozzo  e di quella soprannaturale, che egli vuol donare: l’acqua del pozzo toglie la sete per poco tempo, l’acqua che egli darà spegne la sete per sempre.

SORGENTE DI ACQUA ( 13 )

E’ una fonte perenne che soddisfa le esigenze più profonde del cuore umano

DAMMI DI QUEST’ACQUA ( 13 )

La donna continua a non capire. L’unica cosa che le pare chiara è che deve trattarsi di un’acqua portentosa, il cui possesso  rende superfluo l’andare ad attingere  nuova acqua. Non capisce, ma si fa coinvolgere da Gesù e inizia un cammino di comprensione e di fede. Il “Giudeo” del versetto  9, diventa “ Signore”.

ACQUA VIVA

Di che acqua sta parlando Gesù?  Spesso nella Bibbia si parla di “acqua” con sfumature diverse. Qui il senso pieno pare essere questo: acqua è la salvezza che Cristo comunica nella sue  parola e nella sua opera. Alcuni pensano piuttosto alla Grazia  o al dono dello Spirito Santo.

VA A CHIMARE TUO MARITO ( 16 )

Gesù, vedendo che non giunge allo scopo che si era prefisso, imprime al dialogo un’altra andatura e si rivela come un veggente che scruta i cuori, invitando la donna a far venire il marito.

HAI DETTO BENE ( 17 )

Gesù  dichiara di conoscere bene la situazione irregolare della donna, che attualmente convive, ma che aveva mancato anche nei cinque precedenti matrimoni, come essa stessa ammetterà  davanti ai compaesani ( 29 )

VEDO CHE SEI UN PROFETA ( 19 )

La samaritana capisce che Gesù è uno che conosce i segreti di Dio e  degli uomini. Lei che prima lo aveva considerato solo un “Giudeo”, poi “Signore”, ora lo riconosce come “Profeta”

I NOSTRI PADRI ( 20 )

La questione che viene posta era allora comunemente dibattuta. I Samaritani  avevano eretto sul monte Garizim, ai cui piedi si trovava il pozzo di Giacobbe,  un santuario, in contrapposizione al tempio di Gerusalemme. Il santuario era stato distrutto  nel 128 da Giovanni Ircano; ma essi  continuavano a ritenere il monte l’unico luogo di culto a Dio.

CREDIMI ( 21 )

Gesù non accoglie la domanda relativa al luogo di culto, ma da vero profeta asserisce che col tempo messianico, ogni culto che sia vincolato a un determinato luogo perderà valore.

VOI…NOI ( 22 )

Gesù riconosce espressamente la speciale posizione  religiosa del popolo giudaico.

LA SALVEZZA 22 )

Nel popolo dei Giudei si trova la rivelazione autentica e la storia della salvezza giunge a compimento e dal Giudeo Gesù viene la salvezza per tutti, compresi i Samaritani

I VERI ADORATORI  ( 23 )

Gesù identifica l’ora del vero culto di Dio  con la  sua presenza. I veri adoratori sono quelli che sono nati dallo Spirito ( 3, 3-8 ) e  sono stati santificati, mediante la verità rivelata da Cristo ( 17, 17-19 )

DIO E’ SPIRITO ( 24 )

Il motivo di tutto ciò sta nel fatto che Dio è spirito. Non abbiamo qui una definizione di Dio, una descrizione di ciò che Egli è, della sua natura spirituale, come non sono definizioni di Dio: “ Dio è luce” ( 1 Gv 1, 5 ) o “Dio è amore” ( 1 Gv 4, 8 ).

“Dio è luce” significa che Dio dà all’uomo la vera illuminazione; “Dio è amore” che Egli è principio che  governa le relazioni fra gli  uomini e “Dio è spirito” significa  che riempie gli uomini della sua vita divina, ben superiore a quella “terrena”.

IN SPIRITO E VERITA’ (24 )

Dio che è Spirito è la fonte della vita e quindi l’ispiratore del culto che Egli  gradisce. Adorare “in Spirito” significa porsi nell’ordine dell’influsso dell’azione di Dio, del dono di vita operato dallo Spirito, avere e vivere la vita soprannaturale. “Adorare in verità”  significa porsi nell’ordine della rivelazione di Gesù, base della vita soprannaturale. Il nuovo “luogo” dell’adorazione  è il “tempio spirituale” Cristo verità, sotto l’illuminazione dello Spirito.

SO CHE DEVE VENIRE IL MESSIA ( 25 )

La donna capisce che Gesù sta parlando dell’epoca messianica, ma non si rende conto che Egli  ha detto che quell’ora è già presente  ( “ è giunto il momento” ) ed  esprime la sua convinzione che quando sarà venuto il Messia farà in modo che ogni dubbio in campo  religioso e ogni controversia finiscano. Anche i samaritani , come i Giudei aspettavano il Messia, a cui davano il nome di Taeb ( = colui che ritorna ), lo ravvisavano nel personaggio promesso  in Deuteronomio  18, 15 e lo aspettavano come un profeta, un maestro e un re potente.

SONO IO CHE TI PARLO ( 26 )

Gesù si rivela in modo solenne come Messia. In questo modo non lo farà altrove nel Vangelo. Si presenta come Messia che parla, che rivela, e   con l’asserzione “ Io sono”, che è la presentazione di Dio stesso al Sinai. A questo punto il dialogo giunge al termine e la risposta può essere o la  fede o l’incredulità.

GIUNSERO I DISCEPOLI ( 27 )

Prima di riferire la risposta della Samaritana l’Evangelista presenta i discepoli che rientrano e si meravigliano che Gesù  stia parlando “con una donna”, non perché è una samaritana, ma perché è una donna. . I discepoli, che non ardiscono  esprimere le loro perplessità,  avranno una  chiarificazione dai fatti che seguiranno.

LASCIO’ LA BROCCA ( 28 )

In risposta  all’autorivelazione  la donna finisce per credere  che egli sia davvero il Messia, dimentica del motivo per cui era andata alla fonte, e ritorna in fretta al paese per sentire il parere dei compaesani. Questi vanno subito a constatare di persona.

RABBI MANGIA ( 31 )

Anche il dialogo tra Gesù e i discepoli inizia, come quello con la samaritana, con un equivoco, questa volta sulla parola dell’equivoco è  “cibo”. Gli apostoli  invitano il Maestro a mangiare il cibo che hanno portato, lui parla di un altro “cibo” ed essi pensano che qualcuno gli abbia offerto del vitto durante la loro assenza.

MIO CIBO ( 34 )

Gesù dice chiaramente quale è il “cibo” che lo ha saziato. Il suo “pane quotidiano” è fare la volontà del Padre ed eseguire l’opera che gli ha affidato. Spesso Gesù ripeterà che scopo della sua vita è di fare la volontà del Padre.

NON DITE VOI ( 36 )

Gesù dice  che l’opera  affidatagli  dal Padre si sta realizzando , e che  nel campo della salvezza non vale il proverbio che ricorda i mesi necessari perché dalla semina si giunga ai frutti. In fatto di salvezza ci sono leggi diverse, infatti  Lui ha seminato da poco parlando alla donna  e già si vedono i frutti nei samaritani che accorrono  (“ i campi già biondeggiano “)

CHI MIETE ( 36 )

Nel caso dei samaritani in cui semina e raccolto coincidono, seminatore e mietitore si rallegrano in pari tempo e sono la stessa persona, Gesù. Ma questo è un caso eccezionale

UNO SEMINA E UNO MIETE ( 37 )

Di norma il seminatore e il mietitore sono due persone diverse e il detto : “uno semina e uomo miete” si rivela esatto.

ALTRI HANNO LAVORATO ( 38 )

Questa è un’esperienza che avranno gli apostoli che andranno a raccogliere ciò che altri ha seminato. E’ un’asserzione di difficile interpretazione. Probabilmente  qui Gesù guarda alla missione futura degli Apostoli, che saranno certamente dei seminatori, ma che raccoglieranno quanto Gesù stesso ha seminato

CREDETTERO …PER LE PAROLE ( 38 )

La testimonianza della donna  fa una grande impressione sui samaritani e molti credono che Gesù è  il Messia e  lo invitano a restare con loro ed hanno un’esperienza personale di lui.

NOI STESSI ABBIAMO UDITO ( 42 )

I Samaritani hanno un’esperienza personale con Gesù ed è questo incontro più che la testimonianza della donna fornisce sicuro fondamento alla loro fede.

 

 

 

Gesù in Galilea

[43]Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. [44] Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. [45] Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

 

Secondo segno a Cana: guarigione del figlio di un funzionario reale

[46] Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. [47] Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. [48] Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». [49] Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». [50] Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. [51] Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». [52] S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». [53] Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. [54] Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.

colui che era, che è e che viene!

 

 

 

       
 

GUARIZIONE  FIGLIO DEL FUNZIONARIO  ( 4, 43-54 )

Il secondo  miracolo  Gesù lo fa ancora a Cana, guarendo  il figlio di un pagano. Probabilmente siamo davanti allo stesso episodio ricordato  da Matteo e da Luca ( Mt 8, 5-13; Lc 7, 1-10 ), sebbene si notino varianti importanti, Nei due casi è messa in risalto una fede eccezionale.  che  pare  tanto profonda da giungere alla totale accettazione del Vangelo. Nell’episodio l’autore fa anche  notare un fatto che troviamo varie volte negli Atti: “ credette lui con tutta la sua famiglia”

 

PER ANDARE IN GALILEA ( 43 )

 Dalla Samaria Gesù  passa in Galilea. Quanto Gesù aveva dichiarato quanto ai profeti        che  non sono accettati  nella loro patria era vero anche per lui, ma in questa              circostanza egli  trova un’accoglienza favorevole, perché molti  Galilei,  pellegrini a            Gerusalemme per la Pasqua, sono stati testimoni dei prodigi che ha compiuti ( 2, 23 )

VI ERA UN FUNZIONARIO DEL RE ( 46 )

Era un funzionario di Erede Antipa, tetrarca, chiamato popolarmente “re”. Se era funzionario dell’esercito poteva essere un pagano e sarebbe lo stesso di cui parla Marco e Luca.

SCENDERE A GUARIRE SUO FIGLIO ( 47 )

Il funzionario ritiene che Gesù possa guarire il figlio solo se viene di persona a casa sua. Pur con questa riserva  crede che Gesù possa fare il miracolo

SE NON VEDETE ( 48 )

Se la risposta di Gesù è rivolta al funzionario, che dimostra fiducia in Lui,  desta meraviglia, ma probabilmente Gesù si rivolge al gruppo che lo accompagna  e che esige il miracolo per legittimare la fede, anziché credere alla sua parola di inviato di Dio.. Il funzionario non si scoraggia ma insiste nella richiesta.

VA, TUO FIGLIO VIVE ( 50 )

Con questa risposta Gesù rassicura il funzionario del miracolo avvenuto, ma mette anche la sua fede alla prova, costringendolo a tornare a casa fidandosi solo della parola, che lo rassicura della guarigione.

CREDETTE ALLA PAROLA ( 50 )

L’ufficiale regge alla prova, crede sulla parola e sulla via del ritorno ha la felice notizia della guarigione avvenuta.

CON TUTTA LA SUA FAMIGLIA ( 54 )

La conseguenza del miracolo  è che l’ufficiale, la famiglia  e la servitù, abbracciano la fede.

 

 

     

Tra la fede imperfetta dei Giudei basata sulla vista dei segni ( 2, 23-25 ), quella intellettuale di Nicodemo pronto a riconoscere in Gesù un inviato di Dio ma incapace di aderire alla fede totale in lui, e il percorso compiuto dalla samaritana e dai samaritani, c’è un abisso. Il racconto descrive  l’adesione progressiva al mistero di Gesù di una donna ( e ,attraverso lei, di una comunità ): giudeo ( 9 ) Signore(11 ) più grande di Giacobbe ( 12 ) profeta ( 19 ) Cristo ( 26-29 ) , Salvatore del mondo ( 42 )

 

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