La fase progettuale dell'organo per la Chiesa dei SS. Gioacchino e Anna è stata abbastanza lunga e sofferta. Partiti dal presupposto che il modello a trasmissione meccanica è il migliore sotto l'aspetto artistico ed esecutivo, si è ostinatamente cercata una soluzione che permettesse questo tipo di realizzazione; questo tipo di trasmissione, per motivi tecnici, richiede un collegamento diretto tra consolle e corpo sonoro e quindi uno spazio che nella chiesa non era previsto.

Si è pertanto adottata la trasmissione elettrica con le canne ubicate nel vano soprastante la porta centrale e la consolle indipendente collegabile in diversi punti della chiesa.

Lo strumento pur adottando ritrovati moderni nel sistema trasmissivo, è realizzato con principi e tecniche tradizionali; tutte le parte lignee sono in massello: di mogano i somieri (del tipo "a tiro") e le strutture portanti, d'abete le canne dei bassi e la cassa espressiva, di rovere il mobile esterno; sono in pelle le pieghe dei mantici e le guarnizioni dei ventilabri, in lega di stagno e piombo le canne metalliche.

E' composto da due tastiere di 58 note e da una pedaliera di 30 note, azionanti 21 registri sonori; altri registri meccanici di unione e di accoppiamento completano ed ampliano le possibilità foniche di questo organo. Apparati elettronici di memorizzazione posti in consolle permettono all'organista di registrare ogni singola combinazione di registri rendendo superflua la presenza di un'altra persona per i cambi di registri, mentre un sistema avanzato di registrazione permette di riascoltare direttamente dal suono dell'organo i brani eseguiti e memorizzati.

Durante i secoli in cui, a causa delle invasioni barbariche lo strumento subiva in occidente europeo un'eclissi, fu l'impero bizantino d'oriente ad assicurare la sopravvivenza dell'organo. Le canne degli organi imperiali potevano essere d'oro, d'argento, di rame dorato e i pannelli della cassa erano intarsiati di madreperla e gemme.

Il suo ritorno in occidente si fa risalire al 757, anno in cui l'imperatore bizantino Costantino Copronimo inviò in dono a Pipino il Breve, re dei Franchi, un prezioso organo. Negli anni successivi fu nella quiete dei monasteri, più che a corte, che lo strumento trovò condizioni ambientali e culturali favorevoli al suo sviluppo; lo stimolo alla sperimentazione e alla ricerca era connaturale all'ordinamento ascetico della vita monastica. Non fa meraviglia quindi che l'organo, rinato in ambiente mistico e affacciatosi a poco a poco alle soglie del tempio cristiano, vi sia poi entrato, per stabilirvisi come geniale e fortunato servitore della liturgia. Successivamente sempre più frequenti si trovano documenti che confermano la diffusione dell'organo nelle cattedrali e nei grandi monasteri d'Europa.