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IL COMPLESSO PARROCCHIALE
Il complesso
sorge nel quartiere Appio-Tuscolano nella zona dell'Arco di Travertino,
tra le Vie Rocca di Papa, Tor Caldara e Castro dei Volsci. Esso si articola
in tre nuclei funzionali: - Il nucleo "A" comprende la canonica, gli uffici
e la sala per le adunanze parrocchiali. - Il nucleo "B" comprende i locali
per le opere assistenziali e per le sedi delle associazioni parrocchiali,
le aule per il catechismo e la palestra. - Il nucleo "C" è costituito
dalla Chiesa, con la Cappella feriale e la Sacrestia. L'intero complesso
presenta un asse longitudinale che è asse di simmetria sia per la
Chiesa, sia per lo spazio verde ad essa circostante.
La ChiesaEsterno
La Chiesa è impostata su base quadrata, con una diagonale coincidente
con l'asse di simmetria generale. L'ingresso principale è sul vertice
del quadrato prospiciente Via Rocca di Papa; altri due ingressi laterali
si aprono agli estremi della diagonale trasversale nei vertici corrispondenti
a Via Castro dei Volsci e Via di Tor Caldara. Le strutture portanti del
complesso sono interamente in cemento armato. La copertura della Chiesa
è in particolare costituita da un sistema di travi rampanti a sezione
variabile, impostate in basso lungo le pareti perimetrali e collegate in
alto alla sommità di due grandi telai a forma triangolare. Dei due
telai, uno dà sostegno in sommità alle travi di copertura
della parte posteriore, l'altro alle travi della parte anteriore della
Chiesa; queste ultime si impostano lungo il bordo inferiore di un finestrone
ovale aperto nella sommità del telaio, mentre le travi della parte
posteriore si impostano in corrispondenza al bordo superiore dell'ovale
InternoTutto il pavimento è inclinato secondo l'asse longitudinale, dall'ingresso principale - corrispondente al punto più alto - al vertice opposto ove è sistemato l'altare, sì che questo sia chiaramente visibile da tutti i punti dell'aula . I telai, tra loro paralleli, sono disposti, in pianta, lungo la diagonale trasversale della Chiesa, e tra loro distanziati di 2 metri circa, in modo da consentire l'illuminazione naturale attraverso due assole che corrono fra i telai lungo i lati inclinati. Alla estremità inferiore le travi rampanti appoggiano sulle pareti di perimetro attraverso una serie di pilastrini orientati ognuno nella giacitura verticale della trave corrispondente. Nelle ore diurne il finestrone convoglia la luce naturale direttamente sull'altare; e nelle ore notturne proietta all'esterno le luci della Chiesa, evidenziandone il ruolo o la presenza.
Nei singoli campi sono state realizzate superfici poliedriche a facce
triangolari,
aventi i vertici sulle rette principali della rigata (materializzate dalle
travi). Gli elementi, prefabbricati, hanno spessore costante di 8 cm.,
con lavorazione in cemento, sul quale sono tracciati i singoli triangoli
e tre sponde mobili (fig. 21). Nell'altare maggiore si possono vedere:
- Il trittico, opera di R. Vistoli, composto del Crocifisso, di Maria e
di San Gaspare del Bufalo. - Le vetrate, opera di L. Vinardi. - Il tabernacolo,
opera del Padre A. Martini; riproduce la leggenda del pellicano. La parte
perimetrale della Chiesa è stata istoriata con vetrate riproducenti
immagini e simboli relativi alla tematica della redenzione. Sono opera
di L. Vinardi. La Via crucis è opera del Padre A. Martini. Per le
fondazioni della Chiesa è stata necessaria l'adozione di pali a
rotazione, con rivestimento di lamierino metallico in tutti i frequenti
tratti di attraversamento di gallerie, essendo l'area della Chiesa interessata
da vecchie cave di pozzolana.
La Cappella ferialeIn corrispondenza del presbiterio la Chiesa si prolunga nella Cappella feriale. Questa ha pianta ottagonale e è parzialmente coperta dallo sbalzo perimetrale della copertura della Chiesa. Fa da sfondo all'altare una grande struttura in ceramica. E' riprodotta l'immagine di San Gaspare del Bufalo e vi è inserito il tabernacolo. Sotto la volta è riprodotto il simbolo dell'Agnello pasquale. Le vetrate sono opera di L. Vinardi. La Via crucis, in stile "maconde", proviene dalla Tanzania.
I testi e le immagini sono tratte da un articolo del prof. ing. Mario
Desideri pubblicato su "L'industria italiana del cemento" n.5 del
1981.
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