Il Seminatore


Al tempo di Gesù:
Il contadino della Palestina semina il grano prima di arare la terra. I semi vanno a finire un po' dovunque. E il terreno, poi, non è sempre buono. Molti chicchi si perdono o non producono nessun frutto. Nei casi migliori il rendimento di un campo è di 20 chicchi per ogni seme, ma normalmente se ne ricavano solo 10 per 1. Gesù utilizza l'immagine del seminatore per parlare del regno di Dio. t come quando si seminano in un campo dei chicchi di grano: ci sono delle perdite. Ma alla fine c'è pure un raccolto. E non è del 10 per 1, ma del 30, 60, 100 per I. La forza del Regno è più grande di quanto si immagina. Coloro che si stringono attorno a Gesù per ascoltarlo non capiscono sempre bene. Essi trovano interessanti le storie raccontate da Gesù, ma spesso sfugge loro il senso nascosto del racconto. Perché è anche vero che la parabola ha un significato nascosto.
Al tempo dei Vangeli:
Dopo che è terminata la vita terrena di Gesù, storie continuano ad essere raccontate nei villaggi: è quanto avviene a tavola o in occasione di una veglia, e a farlo sono anche persone che non sono diventate cristiane. Quando, quarant'anni più tardi, Marco scrive il suo Vangelo, riprende la parabola del seminatore. Mentre la riporta e la spiega, pensa ai suoi lettori. Non si tratta più della gente di Palestina - come ai tempi di Gesù - ma degli abitanti di Roma. Non si tratta più di ebrei, ma di cristiani. Essi non possono più ascoltare la voce (fisica) di Gesù, ma possono sempre ncevere la Buona novella predicata dai discepoli di Gesù. Marco chiama questa Buona novella "la Parola". Come i chicchi di grano, anche questa Parola cade su terreni differenti. Gli ascoltatori di Marco possono scoprire facilmente a che terreno corrispondono.


Il testo Evangelico
3 "Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; 6 ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. 7 Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8 E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno". 9 E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".
13 Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? 14 Il seminatore semina la parola. 15 Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. 16 Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, 17 ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. 18 Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19 ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. 20 Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".
Vangelo secondo Marco, c.4, vv. 3-9. 13-20.


Per comprendere meglio il testo
1. Leggi prima di tutto la parabola che trovi dal v. 3 al v. 9, e poi il significato nasdcosto che trovi da v. 13 al v. 20.
2. Prova ad individuare la categoria dei cristiani che corrispondono ai 4 differenti terreni.
3. Cerca nel testo queste parole: Parola e ascolto, ascoltare
Per vivere oggi
ASCOLTARE VUOL DIRE ACCOGLIERE Ci sono persone che capiscono quello che viene loro detto, ma quello e stato loro comunicato non è che del vento in mezzo a tanti altri rumori. Un su tra tanti altri suoni. Si è appena parlato con loro ed esse non ci pensano più. Su di loro tutto scivola via, come l'acqua sui sassi, perché sono impermeabili e quando si parla con loro è come se si parlasse nel vuoto, senza alcun riscontro. Ci sono persone che ascoltano quello che viene detto loro e si interessano realmente. Fanno attenzione e talvolta addirittura si rallegrano o si rattristano assieme a colui che parla. Ma non ne conservano alcuna traccia. Accordano poi ai dettagli insignificanti la stessa attenzione che riservano agli avvenimenti importanti. Quello che viene detto loro non le fa uscire dalle loro abitudini, perché se ne dimenticano. Ci sono poi persone che accolgono quello che viene detto loro, gli fanno spazio nella loro vita. E' come se aprissero la loro casa, dicendo: "Vieni, mettiti a tuo agio". Quello che viene detto loro le colpisce nello spirito e nel cuore. Se ne lasci no influenzare, e dicono: "Che cosa bisogna fare?". Quello che viene detto loro trasforma la loro vita: passano all'azione.
LA PAROLA E' Gesù Cristo la Parola: una Parola presente in tutto quello che ha detto una Parola da cogliere in tutto quello che fa, da percepire nella speranza che desta nel mondo e nel significato che assegna all'esistenza. Una Parola da accogliere nel suo Vangelo. Ascoltare la Parola vuol dire accoglierla quando si fa la lettura del Vangelo durante la messa, rifletterci opra assieme ad altri, pregando insieme. Si tratta, però, anche di ascoltarla in tutto quello che gli uomini e le donne compiono sulla terra per radicarvi l'amore di Dio e del prossimo. La Parola viene percepita anche in tutto quello di grande e di bello che viene realizzato.
FRUTTI DELLA PAROLA Chi accoglie la Parola produce naturalmente dei frutti: dice la verità, si riconcilia, condivide quello che ha, prega il Padre, distribuisce tesori di bontà, perdona le offese, fa posto al povero e allo straniero, offre le sue capacità, fa strada a colui che viene sempre relegato all'ultimo posto... Là dove vivono dei cristiani si dovrebbero raccogliere anche i frutti positivi della Parola. Non è dalle buone intenzioni, né dalle parole gentili, ma dai frutti che si riconosce l'accoglienza riservata alla Parola.

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