La figlia di Giairo


Al tempo di Gesù:
Le persone malate sono molte. E si curano come possono. La medicina non gode sempre di buona fama. E così la gente dice: "Quella donna si è fatta curare da molti medici che l'hanno fatta soffrire parecchio e le hanno fatto spendere tutti i suoi soldi, ma senza risultato. Anzi, è andata sempre peggio" (Marco 5,26). Molti pensano che i morti possono anche risuscitare. Dio non è forse il padrone della vita e della morte? Così si raccontano le guarigioni miracolose realizzate otto secoli prima dal profeti Elia ed Elisco. I malati vanno in cerca di coloro che sono capaci di aiutarli. E la fama di cui gode Gesù è già consistente. Un capo della sinagoga, Giairo, si rivolge a lui perché gli guarisca la figlia che sta morendo. Gesù si reca a casa sua. Tutti pensano che la ragazza sia già morta, ma Gesù la prende per mano e le dice nella sua lingua (in aramaico): " Talità kum ", che tradotto significa: "Fanciulla, alzati!". E la ragazza si alza, cammina, e mangia. Ha dodici anni, l'età in cui una ragazza si può sposare. Suo padre capisce allora ancora meglio il significato del suo nome: perché "Giairo" significa proprio "Dio risveglierà". Gesù non agisce astutamente, per vantarsi. Egli permette solo ad alcune persone di accompagnarlo nella camera della ragazza e chiede che non si dica a nessuno quello che è accaduto. Perché? Perché il gesto che ' ha appena compiuto potrà essere capito veramente solo dopo la sua morte e risurrezione.
Al tempo dei Vangeli:
Marco non ha fatto parte del gruppo che accompagnava Gesù. Ha conosciuto questa storia grazie a Pietro, che era presente. Marco scrive circa quarant'anni più tardi e per persone che abitano a Roma e non capiscono l'aramaico, la lingua parlata da Gesù. Ecco perché egli deve tradurre la frase che Gesù dice alla ragazza: " Talità kum ". Per tradurla egli usa due termini: "Destati" e poi Messa si alzò". Destarsi e alzarsi sono gli stessi verbi che gli apostoli e i primi cristiani hanno usato per parlare della risurrezione di Gesù: "Egli si è destato. Si è alzato dai morti ". Alla luce della fede nella risurrezione i lettori di Marco possono capire meglio quello che dice Gesù davanti alla figlia di Giairo: "Non è morta. Dorme". Essi sanno che la morte è solo un sonno da cui Dio può destarci. Sanno che la potenza di Dio agisce in Gesù. Ma c'è una differenza fondamentale tra la storia della risurrezione della figlia di Giairo e quella di Gesù. La ragazza si desta per continuare la sua vita sulla terra, ma morrà di nuovo. Gesù risorto, invece, è stato trasformato totalmente e vive una vita nuova. Per lui non ci sarà più morte alcuna. I cristiani che leggono il racconto di Marco riprendono coraggio davanti alla morte dei loro cari e alla loro stessa morte. Sanno che Dio li risusciterà, e non per continuare una vita terrena come la figlia di Giairo, ma per vivere una vita senza fine come Gesù risorto.


Il testo Evangelico
21 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
Vangelo secondo Marco, c.5, vv. 21-24. 35-43.


Per comprendere meglio il testo
I. Qual è l'attegiamento che assumono i diversi personaggi o gruppi davanti a Gesù? Cosa fanno:
" la folla numerosa?
" Giairo?
" le persone riunite nella casa?
" le persone che accompagnano Gesù?
2. Qual è la frase che rivela che si guardava a Gesù come ad un guaritore, ma non come a qualcuno che poteva ridonare la vita?
3. Quale frase pronunciata da Gesù potrebbe darvi maggior coraggio?
Per vivere oggi
MORTE Che sofferenza quando muore una persona amata! Siamo tristi, vedendola uscire dalla nostra vita: non possiamo più toccarla, parlarle, abbracciarla. E' partita, lontana per sempre. Ci si dice: "E' scomparsa la sua gioia? Il suo amore non esiste più? La rivedremo? E proprio partita per sempre? Resterà senza vita, senza parola, senza forza, senza riso, inerte, irrigidita in un'assenza eterna? ". Siamo immersi nella pena ed afferrata dalla paura. Se morire vuol dire scomparire per sempre c'è da disperarsi: nulla serve! E invece Gesù ci porta la speranza! A noi, impauriti dalla morte egli annuncia che la morte non spezza la vita e che con lui la vita segue la morte, come la sveglia del mattino segue il sonno della notte. L'afferma, e lo realizza.
LE MORTI QUOTIDIANE La morte arriva alla fine di ogni vita terrena e precede il risveglio alla vita in Dio. Ma ci sono delle morti più perfide che - se non facciamo attenzione - si insinuano facilmente nella vita di tutti i giorni. Si diventa "morti" anche quando ci si lascia prostrare dalla disperazione, o quando si decide di non fare più nulla o anche quando ci si lascia andare sprofondando nella pigrizia. Si lascia venire la morte quando non si fa più nessuno sforzo per vincere il male, quando ci si dice che il Vangelo è troppo difficile da vivere e quando non si tenta più di vivere da cristiani autentici. Perché quando ci si occupa solo di se stessi e ci si adagia nell'egoismo si è veramente morti... Si sta lì, inerti, come perduti in un sonno da larve, un sonno da cui non si vuol essere destata.
GESU' COLUI CHE RIDESTA Grazie a Gesù Cristo, dopo la morte ci si può ridestare alla vita con Dio. Ma fin d'ora, fin da quaggiù, Gesù ci ridesta alla grande vita. Ci libera da tutto ciò che tenta, fin da adesso, di immergerci nella morte, diminuire il nostro amore e spegnere la nostra fede. E' Gesù, colui che ci ridesta e ci fa levare di nuovo. E' sempre qui, pronto a prenderci per mano e a scuotere il nostro spirito e il nostro cuore, per ridestarci all'amore di Dio, il nostro Padre, alla difesa dei più piccoli e dei più poveri, alla condivisione dei beni e del pane, alla gioia diffusa ovunque, alla preghiera piena di fiducia.

 


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